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PubblicatoDelfina Colucci Modificato 10 anni fa
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Storia della lingua italiana: dal Latino all’Italiano
Di Diana Dragoni
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«Fecisti patriam diversis gentibus unam» (Rutilio 415 d.C.)
«Hai fatto di genti diverse una patria unica». Rutilio si rivolge a Roma per celebrare la potente opera di civilizzazione esercitata dalla città nei confronti dei più diversi popoli europei e mediterranei. Eppure, quando Rutilio scrive, siamo a cinque anni dal saccheggio di Roma da parte dei Visigoti di Alarico (410), l’impero vacilla sotto i colpi dei barbari e della crisi economica, e il paesaggio che gli si presenta in questo viaggio di ritorno nella sua patria, la Gallia, è abbandonato. Ciononostante, Rutilio ha la certezza che a Roma, come in Gallia, in Portogallo, in Spagna o in Romania, potrà parlare una sola lingua, il Latino.
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I popoli dell'Italia antica nell'età del ferro (dal 1200 a.C.)
Originariamente il Latino era solo il dialetto di Roma. Dal III sec. a. C. si parla in latino in tutta la penisola Dal II sec. d. C. si parla latino in quasi tutta Europa e molte zone dell’Oriente
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Il latino non era unico e indifferenziato
LATINO LETTERARIO CLASSICO (100 a.C. – 100 d.C.), quello dei più famosi autori (Cicerone e Virgilio) LATINO VOLGARE parlato dal vulgus in tutti i periodi LATINO LETTERARIO della DECADENZA DELL’IMPERO e del MEDIOEVO o della Chiesa Letterario e volgare si differenziano per: Modifiche nella pronuncia di alcune parole (domina, domna) Parole diverse per indicare lo stesso significato (ignis, focus) Il LATINO LETTERARIO della DECADENZA DELL’IMPERO E DEL MEDIOEVO o della Chiesa È diverso da zona a zona perché dipendente dalla sovrapposizione alla LINGUA DI SUBSTRATO che aveva lasciato residui nella pronuncia, nei procedimenti morfologici e sintattici, nella conservazione di alcune parole. Dal V sec. l’isolamento linguistico progredisce.
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ISOLAMENTO LINGUISTICO DELLE VARIE REGIONI
DAL LATINO PARLATO ANALFABETISMO + ISOLAMENTO LINGUISTICO DELLE VARIE REGIONI + AFFIORARE DEL SUBSTRATO LINGUISTICO PRECEDENTE + INFLUENZA DELLE LINGUE DEGLI INVASORI GERMANICI LINGUE ROMANZE
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Il latino volgare darà luogo alle lingue neolatine o romanze
Il latino volgare darà luogo alle lingue neolatine o romanze. Queste lingue si dicono romanze traendo spunto dall’espressione latina "romanice loqui" (parlare alla maniera romana). La Romània all’incirca corrispondeva all’estensione dell’impero romano fino al II sec. d.C. Infatti dal V – VI sec. tornano a galla le lingue di substrato e contemporaneamente prendono piede le lingue dei nuovi dominatori (per lo più di origine germanica) che davano il loro contributo sul piano del lessico e della pronuncia. Sono lingue romanze: Rumeno Ladino Sardo francese Franco-provenzale Catalano Spagnolo Portoghese italiano
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Nella sola penisola italiana convivono numerosi volgari, le lingue parlate nelle diverse regioni (DIALETTI). Secondo Sensini i dialetti sono una realtà dal VI-VIII sec., ma solo dal 1200 cominciano a essere usati in testi orali e scritti, di carattere pratico e letterario.
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Latino classico Latino volgare Italiano DOMINA DOMNA DONNA CALIDUM
CALDUM CALDO OCULUM OCLUM OCCHIO NEBULA NEBLA NEBBIA IGNIS FOCUS FUOCO EQUUS CABALLUS CAVALLO OS BUCCA BOCCA Nel passaggio dal latino al volgare italiano si sono verificati mutamenti significativi nella pronuncia delle parole, nella morfologia e nella sintassi della lingua. Fenomeni di VOCALISMO (es. cadono le vocali più deboli, cioè non accentate) Capillum > capello Fenomeni di CONSONANTISMO Es. somnus > sonno MORFOLOGIA e SINTASSI Es. graduale abbandono dei casi grammaticali e delle desinenze, il cui uso risultava difficile per le persone meno colte; comparsa dell’articolo; creazione di tempi verbali composti; sintassi in cui domina la paratassi… SELEZIONE DELLE PAROLE Es. ingresso nell’italiano di vocaboli di popoli con i quali il mondo latino-medioevale è entrato in contatto (vino, zucchero, cifra, algebra) e la sostituzione di termini letterari con altri di uso quotidiano…
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GIURAMENTO DI STRASBURGO (842)
La consapevolezza di una differenza tra lingua latina scritta e il volgare emerge nel: CONCILIO DI TOURS (813) Ogni atto della Chiesa deve essere scritto in Latino puro, ma il vescovo deve tradurre nella lingua romana rustica. GIURAMENTO DI STRASBURGO (842) I figli di Carlo Magno, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, per suddividersi l’impero giurano nelle lingue dei popoli che governano: nell’antico francese e nell’antico tedesco. Il latino volgare, ormai trasformatosi sensibilmente ad opera dei parlanti, viene avvertito come un’entità linguistica diversa dalla lingua scritta dell’età romana. La presa di coscienza di impiegare uno strumento comunicativo nuovo avviene in tempi diversi da zona a zona. In generale comunque è nel IX secolo ( tra l800 ed il 900 d.C. ) che emerge la consapevolezza di utilizzare nuovi idiomi. La prima testimonianza si ha nell’813 con il Concilio di Tours, al tempo del Sacro Romano Impero di Carlo Magno, quando esplicitamente si prende atto dell’esistenza di due lingue con diverse finalità comunicative: un latino corretto destinato alla comunicazione tra gli alti ranghi della gerarchia politica ed ecclesiastica. la lingua romana rustica o le parlate tedesche delle prediche che i chierici traducono per i fedeli Nel Giuramento di Strasburgo ( 842 ), effettuato tra i figli di Carlo Magno per suddividersi l’impero, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico impiegano le lingue dei popoli che governano in modo da farsi capire dal proprio esercito: l’antico francese e l’antico tedesco.
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L’indovinello veronese (VIII ?)
Se pareba boves Alba pratalia araba Et albo versorio teneba Et negro semen seminaba. Occorre tempo perché i volgari emergano alla scrittura, per secoli e secoli saldamente in mano al latino. Ma qua e là e poi sempre di più, per ragioni diverse, i documenti scritti recano tracce dei diversi volgari. L’emersione dei volgari avviene in documenti di tipo notarile e in testi pratici, giuridici, mercantili, religiosi, che si faranno via via più numerosi dal XII secolo e specialmente dal XIII, con lo sviluppo dei comuni toscani. L’ Indovinello Veronese è uno dei più antichi testi in volgare italiano (8°-9° sec.) o misto di volgare e latino, rinvenuto nel 1924 da L. Schiaparelli in un codice della Biblioteca capitolare di Verona. Secondo la ricostruzione più vicina all’originale, consiste in 4 brevi versi a rima incrociata, significanti per metafora l’atto dello scrivere. È un indovinello scolastico che allude alla scrittura: le dita dello scrittore (i buoi) scrivono sul foglio bianco (i bianchi prati) con una penna d’oca (un aratro bianco) e l’inchiostro (seme nero). Pur presentando ancora dei latinismi (pareba da parabat; boves, albo, semen), il testo è intenzionalmente scritto in volgare per la mancanza di desinenze nei verbi (caduta della t finale); se al posto di sibi; o al posto di um negli accusativi (albo versorio; negro al posto di nigrum).
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L'Iscrizione della catacomba di Commodilla (IX sec.)
Non dicere ille secrita a bboce Col passare del tempo, in tutte le parti d'Italia vi sono documenti e testi scritti interamente o parzialmente in volgare. Fra queste testimonianze: L‘iscrizione della catacomba di Commodilla in Roma (metà del secolo IX). È un graffito: «Non dicere ille secrita a.bboce» [«Non dire quelle cose segrete a voce (alta)»]. Con questa formula si invitava il celebrante a non recitare a voce alta quelle preghiere della messa, dette secrete. Dal punto di vista linguistico si noti, oltre alla forma dell'imperativo negativo (non + infinito) diversa da quella latina (ne diceas, con congiuntivo esortativo), dicere, volgare a Roma, dove s'è usato in modo esclusivo per tutto il medioevo; ille con valore di articolo femminile plurale e secrita, non neutro, ma un plurale in -a (l'articolo sarebbe la conferma); a-bboce, con raddoppiamento fonosintattico e betacismo.
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Placito capuano (960) Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parti Sancti Benedicti «So che quelle terre per quei confini che qui sono descritti, per trent’anni le ha possedute la parte di San Benedetto». Indubitabilmente volgare meridionale, pur con persistenti residui formulari e grafici del latino, è quello delle testimonianze rese a Capua nel 960 e nei dintorni, nel 963, in cause di usucapione (Castellani 1973). Tre testimoni, comparsi a Capua davanti al giudice Arechisi, tenendo una carta in cui erano segnati i confini del luogo discusso e toccandola con l'altra mano, deposero a favore del monastero. Vera o fittizia che sia stata la lite (è sembrato, infatti, a taluni che fosse preoccupazione dall'abate avere una carta notarile in cui si dichiarasse il possesso trentennale di quelle terre), il documento di Arechisi registra l'atto di nascita della lingua italiana scritta, pur se in una varietà dialettale, in cui il tratto più appariscente è la sparizione dell'appendice labio-velare u in ko (latino quod), kelle, ki (italiano quelle, qui; ma resta in que). Nel “placito” (dal latino placitum, “ciò che è piaciuto al giudice”) si osservi la presenza di latinismi (parte Sancti Benedicti) e di termini della tradizione cancelleresca (fini, dal latino fines, “parte”) fa ritenere che il testo sia stato elaborato in precedenza da altri, ma in maniera da renderlo comprensibile a persone senza cultura; gli atti notarili erano infatti redatti normalmente in latino.
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La Postilla amiatina Ista cartula est de caput coctu. Ille adiuvet de illl[u] rebottu qui mal consiliu li mise in corpu La Postilla amiatina (San Salvatore di Monte Amiata, non molto distante da Grosseto; 1087): «Ista cartula est de caput coctu. / Ille adiuvet de illl[u] rebottu / qui mal consiliu li mise in corpu». Tre versi (forse endecasillabi), con assonanza, misti di latino e volgare, scritti dallo stesso notaio che redasse la cessione dei beni fatta da Micciarello e la moglie, Gualdrada, in favore dell'abbazia di San Salvatore. Controverso è il significato della postilla. La donazione sarebbe stata fatta per evitare guai, e magari sortilegi (la Postilla sembra un breve, un talismano), che un mal consiliu di rebott/u/ (il diavolo? un avversario? un «consigliere fraudolento»?) poteva procurare a caput coctu (o Caput-coctu «testa-cotta», evidente soprannome). Qualcuno pensa anche ad una donazione fittizia, per evitare aggravi fiscali (il «mal consiglio» sarebbe dunque la frode). Per la lingua, si possono mettere in evidenza almeno le finali in -u.
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L’iscrizione di San Clemente (fine XI sec.)
Sisinium: "Fili dele pute, tràite". Gosmarius: "Albertel, trai". "Fàlite dereto colo palo, Carvoncelle". (San Clemente:) "Duritia(m) cordis vestri(s), saxa traere meruistis" L'Iscrizione di San Clemente (fine XI secolo). L’affresco della Basilica di San Clemente a Roma rappresenta un frammento della Passio Sancti Clementis. Sisinnio, prefetto di Roma, volendo eliminare certi suoi dubbi, segue non visto la moglie Teodora, la quale, infatti, diventata cristiana, entra in una catacomba per assistere ad una Messa celebrata da papa Clemente (88-97). Ivi la raggiunge l'irato marito, ma nello stesso istante egli viene colpito da cecità; e riottiene la vista solo per intercessione del santo pontefice. Invece di dimostrargli gratitudine, Sisinnio ordina ai suoi soldati di catturare il papa, ed essi obbediscono. Ma, miracolo!, i soldati sono convinti di aver preso e legato il papa, e lo stesso prefetto ne è testimone, mentre invece essi hanno semplicemente legato una pesante colonna che non riescono a trascinare; donde l'ira e l'imprecazione di Sisinnio: "Fili de le pute, trahite!". Si leggono, a mo’ di fumetto, queste espressioni (la cui attribuzione ai singoli personaggi è fortemente discussa). Due personaggi, Albertello e Gosmari, trascinano una colonna, mentre un terzo, Carboncello, la spinge; Sisinnio sta in atto di chi comanda. Accanto ai protagonisti sono scritte brevi frasi. San Clemente si esprime in latino, quasi con le parole della tradizione, mentre gli altri personaggi usano il volgare: «Sisinium: "Fili dele pute, tràite» = Figli di puttana, tirate « Fàlite dereto co lo palo Carvoncelle» cioè "Fagliti dietro col palo, Carboncello» Il latino serve a spiegare l'affresco e funge da giudizio: « Duritiam cordis vestris saxa traere meruistis » cioè « La durezza dei vostri cuori vi ha fatto meritare di trascinare pietre ». Le parole di Clemente spiegano perché egli è rappresentato con un sasso. Già nel latino si osservi la necessità di espunzione in duritiam e vestris, e la mancanza dell'h in trahere (e si dovrebbe anche trovare Sisinius, al nominativo), segno che chi scrisse aveva scarsa conoscenza del latino. Per lo stile, nelle frasi in volgare, si rilevi il realistico insulto di Sisinnio, che parla non da patrizio ma da vero popolano (nonostante l'affresco sia in una chiesa e l'argomento sacro); e si noti ancora Albertel, con forma troncata com'è nell'uso parlato; e, in Carvoncelle, la B > v, oltre alla -e finale (non vocativo).
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L’ALTO MEDIOEVO 476 – 1000 d.C. Contesto storico
Invasioni barbariche VIII-IX sec. Sacro Romano Impero d’Occidente sotto il dominio di Carlo Magno: temporanea unificazione politica di gran parte dell’Europa Feudalesimo dal IX sec.: - latifondo, vassallaggio - struttura sociale statica (ECONOMIA CHIUSA) - classi sociali rigidamente separate (clero, nobili, contadini) Disgregazione del mondo antico: - calo demografico e spopolamento delle città abbandono attività produttive e diminuzione circolazione monetaria - crollo sistema comunicazioni - separazione e isolamento delle autonomie locali (viene a mancare del tutto la struttura politica dello stato) - ruolo politico della CHIESA (popoli germanici convertiti, diffusione capillare, unico punto fermo)
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CONTESTO CULTURALE: LA RELIGIONE HA UN RUOLO PREDOMINANTE
Analfabetismo Chiesa unica custode e detentrice della cultura scritta: scuole vescovili e biblioteche dei monasteri (scriptoria) uniche sedi di elaborazione e trasmissione della cultura. Amanuensi Conservate opere che potevano essere reinterpretate in chiave cristiana o allegorica o con funzione pratica (manuali di grammatica, medicina, agricoltura) Respinte opere che apparivano immorali e pagane Atteggiamento negativo nei confronti della vita terrena (scarso interesse per la conoscenza del mondo fisico) Universalismo Enciclopedismo
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Fonti C. DEL POPOLO, Primi documenti della lingua e della letteratura italiana, in Storia della letteratura italiana, dirr. E. Cecchi - N. Sapegno, Garzanti, Milano MIGLIORINI B., Storia della lingua italiana, Bompiani, SENSINI M., Parole come strumenti, Mondadori, BOTTIROLI G., CORNO D., Comunicare come, Paravia, 1988.
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