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PubblicatoPetronella Bellucci Modificato 10 anni fa
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A cura di: Carlo Ruocco Alfonso Giordano Francesco Ceglia
La mafia che ci uccide. A cura di: Carlo Ruocco Alfonso Giordano Francesco Ceglia
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Le origini. Molte sono le «leggende» che narrano la nascita della Mafia… Ma noi abbiamo scelto la più famosa. Siamo nella metà dell’800. In questi anni i limoni di Sicilia sono richiesti da ogni parte del mondo, perché si stava diffondendo una malattia, lo scorbuto, che consisteva nella carenza di Vitamina C. Alcuni ragazzini che volevano essere assunti probabilmente come guardiani, iniziarono a distruggere i limoni, minacciando così, il padrone della campagna ad assumerli. Avvengono i primi fenomeni di delinquenza, che porteranno alla creazione della MAFIA
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Ma da cosa deriva la parola mafia?
L’origine del termine mafia secondo alcuni studiosi derivi da un accostamento alla parola araba MAHYAS, ovvero spavalderia. Altri studiosi sostengono che il termine mafia derivi da un dialetto piemontese o dalle iniziali dell’espressione politica MAZZINI AUTORIZZA FURTI INCENDI AVVELENAMENTI.
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L’organizzazione, oggi.
Boss Sottocapo Capidecina Uomini d’Onore Consiglieri Alla sommità troviamo il Boss, che controlla l’intera famiglia. Sotto di lui c’è il Sottocapo, affiancato dai Consiglieri. Poi ci sono i Capidecina che controllano i Soldati o Uomini D’Onore.
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La cerimonia d’entrata.
Ci troviamo in una specie di cella, dove viene accompagnato il neomafioso che incontra per la prima volta il boss. L’arrivato deve forare il pollice e l’indice con un ago e con cura fa scorrere il sangue su un santino, che successivamente viene bruciato e fatta tenere in mano all’aspirato criminale fin quando il fuoco non si spegne. Dopo aver recitato vari giuramenti, il neomafioso è oramai pronto ad intraprendere la vita da mafioso, rinnegando anche la sua famiglia. Dopo il rito, il mafioso viene tatuato con frasi minacciosi per gli anti-mafia.
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Le leggi, o la legge. La mafia tende a darsi delle leggi interne finalizzate ad assicurare il massimo profitto economico e l’impunità degli affiliati. La prima regola è quella dell’omertà e consiste nel non rivelare alcunché a poliziotti o estranei, soprattutto in caso di interrogatorio o arresto. Questa legge del silenzio è valida sia per gli affiliati che per i comuni cittadini. La punizione per la violazione dell’omertà è la morte e ciò contribuisce a creare un’atmosfera di paura che ostacola di non poco le indagini giudiziarie.
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Il DECALOGO del mafiusu.
1-Non ci si può presentare da un amico da soli se non è un terzo a farlo. 6-Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti. 2- Non si guardano mogli di amici nostri. 7-Ci si deve portare rispetto alla moglie. 3-Non si fanno comparati con gli sbirri. 8-Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità. 4-Non si frequentano né taverne, né circoli. 9-Non ci si può appropriare dei soldi di altre famiglie. 5-Si ha il dovere in qualsiasi momento di essere disponibili, anche se nostra moglie sta per partorire. 10-Non può entrare a far parte chi ha un parente stretto nelle varie forze dell’ordine, chi ha tradimenti familiari in famiglia e chi ha un comportamento pessimo e non tiene ai valori morali.
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Cosche in guerra! Spesso fra le stesse cosche non esistono più patti di non belligeranza; la prospettiva di profitti sempre più consistenti spinge continuamente i vari capi a tentare di estendere il proprio dominio territoriale a danno delle cosche limitrofe. Tutto ciò genera di frequente vere e proprie guerre fra i vari clan. La spietatezza delle lotte tra le varie famiglie hanno creato un enorme allarme sociale a cui lo Stato sta tentando da tempo di risolvere.
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Gli affari. La Mafia si occupa di gestire i propri guadagno con ordine e i mafiosi tengono molto ai soldi. Nelle casse delle principali mafie girano centinaia di miliardi di euro. Ma i guadagni non sono del tutto leciti perché le fonti di guadagno sono tutt’altro che umili. Ecomafia Prostituzione E ancora: Contraffazione di moda e sigarette, uranio, furti, gioco d’azzardo.. Armi Droga
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Le varie organizzazioni criminali.
Camorra; ‘Ndrangheta; Sacra Corona Unita; Cosa Nostra.
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La Camorra. Nata in Campania, la Camorra è composta da più di 100 cosche, penetrate anche in Lazio e Lombardia. Le molte lotte tra le diverse famiglie, l’hanno resa più debole ma l’hanno resa più crudele e pericolosa. Le attività di cui si occupa vanno dal traffico di stupefacenti e di contrabbando di sigarette alla prostituzione minorile. Ultimamente in Campania è in corso una particolare lotta fra Camorra e cosche nigeriane per la spartizione delle droghe.
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La terra dei fuochi. Diciamo BASTA al rovino delle nostre terre.
La Camorra trae beneficio dalla morte delle persone, smaltendo rifiuti tossici nelle nostre terre campane. Molte sono le zone sotto sequestro da parte della magistratura, ma sono ancora molti coloro che coltivano veleno ed esportandolo sulle nostre tavole. Secondo alcuni dati statistici sono centinaia le persone che sono morte di tumore allo stomaco per aver ingerito del semplicissimo CIBO di supermercato, contenente però elementi cancerogeni per il nostro organismo. Diciamo BASTA al rovino delle nostre terre.
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La ‘Ndrangheta. Sorta in Calabria, la ‘Ndrangheta ha coltivato radici anche nel nord Italia, a seguito dei flussi migratori dei calabresi, fino a diventare oggi l’organizzazione più pericolosa in assoluto. Si occupa del traffico di droga e ha contatti con l’Europa dell’est per la prostituzione e le armi. La sua strategia è quella di evitare lotte con altre mafie per non indebolire ulteriormente l’economia.
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La Sacra Corona Unita. Nata in Puglia, è l’organizzazione malavitosa più giovane ed è forte di 50 cosche. Si occupa di traffici di droga e contrabbando di sigarette. Ha strettissimi rapporti con la mafia albanese.
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La Mafia Siciliana (Cosa Nostra)
La più antica delle mafie e la più grande, Cosa Nostra può contare su ben 180 cosche, ben distribuite sul territorio siciliano. Negli ultimi anni ha fatto un enorme salto nell’organizzazione politica. Essendo la più conosciuta si trova a dover fronteggiare una forte repressione da parte dello Stato.
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Il ruolo delle donne nella Mafia.
Come citato nella diapositiva 7, in cui troviamo «il decalogo del mafioso», la donna è molto tutelata e non è assolutamente oggetto di «scambio» tra uomini. Ma essa ha il dovere di dare alla luce quanti più maschi possibilmente per favorire l’intera cosca. Spesso, in assenza del marito, prende il suo posto e collabora con la mafia, mentre altre confessano tutto alla giustizia.
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Rita Atria. Nata a Partanna il 4 settembre 1974 e morta a Roma il 26 Luglio 1992, Rita è stata una collaboratrice schieratosi contro la mafia. All’età di 11 anni, ha subito la morte del padre Vito, un mafioso, e successivamente del fratello Nicola, anch’egli mafioso, da cui riuscì a rilevare notizie molto importanti sulla mafia. Dopo la morte dei suoi cari si unisce insieme alla cognata Piera e al giudice Borsellino, per lei come un padre, permettendo la carcerazione di tantissimi mafiosi tra Partanna, Marsala e Sciacca. Dopo l’omicidio di Paolo Borsellino, Rita si suicida buttandosi dal 7° piano di un palazzo di Roma.
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Giovanni Falcone.
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