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1 - PROTEZIONE CIVILE: PRESENTAZIONE
L’evoluzione tecnologica dei mezzi di comunicazione e la loro capacita’ di penetrazione ci consente di partecipare con immediata tempestivita’ alle vicende dell’intero pianeta. La possibilita’ di vivere e partecipare alla piu’ vasta gamma di eventi umani ed a subirne i riflessi, sia tramite i mezzi di informazione che attraverso la mobilita’ fisica individuale, induce a riflettere sulla fragilita’ e sulla vulnerabilita’ dell’intero sistema sociale. Recenti e tragici fatti della storia contemporanea dimostrano che una societa’ altamente integrata consente lacerazioni e offese piu’ gravi del passato. Fatti ed eventi, che un tempo si potevano considerare remoti, provocano oggi ripercussioni sociali, economiche, emotive, sanitarie e di ogni altro genere da un continente all’altro, producendo situazioni di squilibrio, di dissesto e di rischio un tempo impensabili. La Protezione Civile, che ha per naturale vocazione il compito di affrontare gli stati di emergenza, non puo’ prescindere da questi nuovi scenari che, sotto definizione del “villaggio globale” segnalano una nuova realta’ planetaria. In questo senso, la Protezione Civile deve anche essere intesa come diffusione di una cultura di prevenzione e autodifesa che il singolo individuo e l’intera societa’ devono attivare a propria tutela.
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IL RISCHIO La vita quotidiana di ciascuno di noi presenta situazioni di rischio continue e diversificate. Potremmo dire che la vita stessa e’ un continuo rischio, poiche’ implica una continua serie di azioni, dal camminare al nutrirsi al lavorare, che devono essere eseguite correttamente, per non incorrere in inconvenienti e danni. Sotto questo profilo il rischio non e’ una spada di Damocle che incombe costantemente su di noi, ma e’ il normale modo di presentarsi dell’esperienza quotidiana, che esige scelte e decisioni coerenti con la nostra sopravvivenza e con i cammini e le scelte di vita di ciascuno di noi.
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IL RISCHIO La vita quotidiana di ciascuno di noi presenta situazioni di rischio continue e diversificate. Potremmo dire che la vita stessa e’ un continuo rischio, poiche’ implica una continua serie di azioni, dal camminare al nutrirsi al lavorare, che devono essere eseguite correttamente, per non incorrere in inconvenienti e danni. Sotto questo profilo il rischio non e’ una spada di Damocle che incombe costantemente su di noi, ma e’ il normale modo di presentarsi dell’esperienza quotidiana, che esige scelte e decisioni coerenti con la nostra sopravvivenza e con i cammini e le scelte di vita di ciascuno di noi.
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RISCHI RISCHIO IDROGEOLOGICO RISCHIO METEOROLOGICO RISCHIO VALANGHE
RISCHIO INCENDI RISCHIO SISMICO RISCHIO MAREMOTO RISCHIO INDUSTRIALE RISCHIO TRASPORTI E TRAFFICO RISCHIO MARINO RISCHIO INCENDI BOSCHIVI RISCHIO DIGHE E INVASI RISCHIO RADIAZIONI RISCHIO NUCLEARE RISCHIO TERRORISTICO
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CONTRASTARE I RISCHI ! NON ALZARSI AL MATTINO
COLAZIONE A LETTO - TIEPIDA SPIEGARE CHE È MEGLIO NON ANDARE A SCUOLA NON SCENDERE LE SCALE NEPPURE CON L’ASCENSORE NON USCIRE DI CASA NON USARE MOTORINI O AUTOMEZZI NON ATTRAVERSARE LE STRADE CERCARE UNA SCUOLA CON AULE AL PIANO TERRA NON PARLARE CON GLI ALTRI SPECIE SE HANNO IL RAFFREDDORE NON OFFRITEVI VOLONTARI NELLE INTERROGAZIONI NON BACIATEVI …
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LA VITA DI OGNI GIORNO La vita quotidiana di ciascuno di noi presenta situazioni di rischio continue e diversificate. Potremmo dire che la vita stessa e’ un continuo rischio, poiche’ implica una continua serie di azioni, dal camminare al nutrirsi al lavorare, che devono essere eseguite correttamente, per non incorrere in inconvenienti e danni. Sotto questo profilo il rischio non e’ una spada di Damocle che incombe costantemente su di noi, ma e’ il normale modo di presentarsi dell’esperienza quotidiana, che esige scelte e decisioni coerenti con la nostra sopravvivenza e con i cammini e le scelte di vita di ciascuno di noi.
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qualcosa di improvviso, di diverso … … di catastrofico
La vita quotidiana di ciascuno di noi presenta situazioni di rischio continue e diversificate La storia dell'uomo e' segnata da un costante confronto con l'ambiente circostante … e spesso qualcosa di improvviso, di diverso … … di catastrofico segna il nostro cammino La vita e le attività dell'uomo comportano sempre un certo grado di rischio: viaggiare, lavorare, fare sport, giocare, … ogni occupazione del tempo comporta una certa possibilita' che qualcosa non funzioni correttamente, che un evento straordinario provochi un danno alla persona. La storia dell'uomo e' segnata da un continuo confronto con l'ambiente circostante: la natura ha sempre offerto opportunita' e difficolta' attraverso le quali l'individuo e la collettivita' dovevano avventurarsi. Si trattava di combattere gli elementi ostili e di sfruttare gli elementi favorevoli, per consentire la vita e la sopravvivenza del singolo e del gruppo a cui il singolo apparteneva. Questa continua competizione e' dunque profondamente connaturata con l'evoluzione dell'Homo Sapiens. La storia, anche quella piu' antica, rivela l'intreccio profondo fra circostanze negative e sforzi compiuti dall'umanita' per destreggiarsi fra le difficolta' e per trovare soluzioni.
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2 L’evoluzione tecnologica dei mezzi di comunicazione e la loro capacita’ di penetrazione ci consente di partecipare con immediata tempestivita’ alle vicende dell’intero pianeta. La possibilita’ di vivere e partecipare alla piu’ vasta gamma di eventi umani ed a subirne i riflessi, sia tramite i mezzi di informazione che attraverso la mobilita’ fisica individuale, induce a riflettere sulla fragilita’ e sulla vulnerabilita’ dell’intero sistema sociale. Recenti e tragici fatti della storia contemporanea dimostrano che una societa’ altamente integrata consente lacerazioni e offese piu’ gravi del passato. Fatti ed eventi, che un tempo si potevano considerare remoti, provocano oggi ripercussioni sociali, economiche, emotive, sanitarie e di ogni altro genere da un continente all’altro, producendo situazioni di squilibrio, di dissesto e di rischio un tempo impensabili. La Protezione Civile, che ha per naturale vocazione il compito di affrontare gli stati di emergenza, non puo’ prescindere da questi nuovi scenari che, sotto definizione del “villaggio globale” segnalano una nuova realta’ planetaria. In questo senso, la Protezione Civile deve anche essere intesa come diffusione di una cultura di prevenzione e autodifesa che il singolo individuo e l’intera societa’ devono attivare a propria tutela.
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DEFINIZIONE DI PROTEZIONE CIVILE
Definiamo Protezione Civile tutto cio' che viene predisposto e configurato per prevedere, prevenire o affrontare eventi eccezionali che colpiscono il territorio e la comunita' sociale. In altri termini la Protezione Civile viene considerata come: l'insieme coordinato delle attivita' volte a fronteggiare eventi straordinari che non possono essere affrontati da singole forze ordinarie Definiamo Protezione Civile tutto cio' che viene predisposto e configurato per prevedere, prevenire o affrontare eventi eccezionali che colpiscono il territorio e la comunita' sociale. - La previsione consiste nelle attivita’ dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi. - La prevenzione consiste nelle attivita’ volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilita’ che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi. - Essere pronti ad affrontare l'evento significa aver organizzato le strutture e le risorse appropriate, nonche' aver predisposto le procedure necessarie per una corretta reazione alle situazioni verificatesi. In questo spazio di previsione, prevenzione (oltreche’ di intervento) si colloca, per eccellenza, la Protezione Civile.
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PROTEZIONE CIVILE: UNO SCHEMA E UN METODO LOGICO
Le situazioni di emergenza, a fronte delle quali deve essere attivato un sistema di protezione civile, sono caratterizzate da complessita' e gravita'. Gli eventi catastrofici di cui si tratta, in altri termini, sono tali da richiedere una risposta straordinaria, da parte del sistema sociale. In base a quanto affermato emerge pertanto l'importanza del concetto di coordinamento, *** Le definizioni e i concetti sopra esposti sono comunque generici e non offrono un disegno schematico di come affrontare i problemi della Protezione Civile. Se trattassimo un argomento sportivo, potremmo dire che finora, abbiamo chiarito che il gioco propone l’invio di una palla all’interno di un contenitore a rete opportunamente predisposto. Cio’ non basta a definire quante persone o quante squadre giochino, su quale terreno ci si muova, quali siano le regole, quali siano gli schemi e le formazioni, come ci si debba allenare, ... Non sappiamo ancora se si stia parlando di calcio, di pallacanestro o di pallanuoto. Occorre chiarire ancora molte cose.
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Se consideriamo “catastrofe” un fenomeno improvviso, violento, travolgente e incontrollabile , il primo caso di catastrofe nella storia dell’Universo avvenne probabilmente circa 14 miliardi di anni fa (14 x 109 ). Tale evento e’ denominato “Big Bang”. Rispetto alle catastrofi successive e piu’ recenti, il Big Bang ebbe un innegabile vantaggio: quello di avvenire in un periodo privo di esseri viventi e di oggetti che ne potessero subire le immani conseguenze. Anzi, almeno in teoria, fu proprio dal Big Bang che ebbe inizio tutto cio’ che oggi esiste, ovvero dell’intero Universo. La teoria del Big Bang e’ sostanzialmente basata sull’osservazione che i corpi e le formazioni celesti (stelle, galassie, nebulose e simili) si stanno allontanando fra loro, come per effetto di una sorta di esplosione iniziale. In questo campo e’ difficile spiegare, con parole semplici e con espressioni accessibili, concetti che implicano formulazioni matematiche e fisiche di altissima specializzazione e complessita’, come le leggi della fisica quantistica. Non tutti gli scienziati sono d’accordo sul fatto che il Big Bang sia veramente avvenuto, ma a noi serve, per il momento, pensare che siamo figli di un evento grandioso.
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Per mettere a punto una logica delle operazioni che abbia un senso accettabile, prendiamo piu’ precisamente spunto da uno scenario di combattimento: Il primo elemento da definire e' l'ambiente da prendere in considerazione per eventuali azioni di protezione civile, e cioe' il territorio su cui si intende operare. L'ambiente sul quale si muovono le nostre attivita' di protezione civile deve essere conosciuto a fondo dal punto di vista morfologico, bisogna possederne la cartografia, acquisire informazioni territoriali e sociali precise, conoscere le leggi giuridiche e ambientali che lo governano; esiste un evento ostile che sferra l'attacco (e' la catastrofe connessa ai rischi presenti sul territorio); esiste un sistema di forze amiche (le risorse disponibili); devono essere pronte strategie di risposta (le procedure gia' definite). E tutto deve essere coordinato da uno stato maggiore, che sia in grado di comprendere la situazione e di disporre le azioni di comando necessarie.
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IL METODO ARRP COME UN VIDEOGAME
1 INFORMAZIONI GENERALI Cartografia 3 RISORSE: Aree Fabbricati Istituzioni Operatori Mezzi Alimentari Farmaceutici 2 RISCHI: Idrogeologico Industriale Traffico Radiazioni … 4 PROCEDURE DI EMERGENZA: Allarme Attivazione Soccorso - - - - In altre parole un buon sistema di Protezione Civile deve: 1. acquisire la conoscenza dell’ambiente o del territorio su cui si intende operare, secondo le modalita' sopra descritte; 2. approfondire lo scenario dei rischi ai quali si trova esposto l'ambiente considerato, sia esso ente, territorio, l'impianto su cui stiamo lavorando; 3. cercare e mappare, in forma di archivio, di cartografia,... ogni risorsa disponibile per affrontare l'emergenza, sia essa umana (geologi o ingegneri, medici o volontari,…), istituzionale (Prefettura o Comando VVFF, Ministero o Comune,...), tecnologica (Ditte che dispongono o commercializzano mezzi, strumenti o beni utili all'emergenza) o economica (disponibilita' finanziarie); 4. sulla base di quanto noto sul territorio, sui rischi e sulle risorse, elaborare le procedure (strategie di risposta) ricordando che i ruoli e i compiti, all'interno dell'attivita' d'emergenza, devono essere chiari, completi e senza sovrapposizioni. E tutto deve essere gestito da una sala operativa (lo stato maggiore), il cui compito e' quello di studiare e perfezionare i metodi migliori per contrastare il nemico (attivazione delle procedure adatte). COME UN VIDEOGAME
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3 L’evoluzione tecnologica dei mezzi di comunicazione e la loro capacita’ di penetrazione ci consente di partecipare con immediata tempestivita’ alle vicende dell’intero pianeta. La possibilita’ di vivere e partecipare alla piu’ vasta gamma di eventi umani ed a subirne i riflessi, sia tramite i mezzi di informazione che attraverso la mobilita’ fisica individuale, induce a riflettere sulla fragilita’ e sulla vulnerabilita’ dell’intero sistema sociale. Recenti e tragici fatti della storia contemporanea dimostrano che una societa’ altamente integrata consente lacerazioni e offese piu’ gravi del passato. Fatti ed eventi, che un tempo si potevano considerare remoti, provocano oggi ripercussioni sociali, economiche, emotive, sanitarie e di ogni altro genere da un continente all’altro, producendo situazioni di squilibrio, di dissesto e di rischio un tempo impensabili. La Protezione Civile, che ha per naturale vocazione il compito di affrontare gli stati di emergenza, non puo’ prescindere da questi nuovi scenari che, sotto definizione del “villaggio globale” segnalano una nuova realta’ planetaria. In questo senso, la Protezione Civile deve anche essere intesa come diffusione di una cultura di prevenzione e autodifesa che il singolo individuo e l’intera societa’ devono attivare a propria tutela.
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RISCHI ANTROPICI E RISCHI NATURALI
Un’analisi sistematica dei rischi ricorrenti nelle attivita’ umane conduce ad un’elencazione decisamente considerevole. L’indice potrebbe configurarsi come segue. · RISCHIO ANTROPICO - Incidenti industriali - Inquinamento falde - Disastro ambientale diffuso - Traffico - Trasporto merci pericolose - Gallerie e manufatti viari - Comunicazioni - Radiazioni ionizzanti - Radiazioni non ionizzanti · RISCHIO SISMOTETTONICO - Terremoti - Eruzioni - Bradisismo
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Le catastrofi nel tempo I rischi naturali I rischi antropici
Per scenari scenario sismico, scenario vulcanico, scenario chimico, scenario idrogeologico, scenario fuoco, scenario nucleare. In base alle componenti dell'ecosistema umano rischi del suolo, rischi dell'aria, rischi dell'acqua, rischi tecnologici, rischi del fuoco, rischi sanitari, rischi individuali e sociali. · RISCHIO IDROGEOLOGICO - Idrologico e Alluvioni - Geomorfologico - Frane - Valanghe - Collasso dighe e invasi · RISCHIO MARINO E ACQUATICO - Onde anomale - Inquinamento acque - Disastro dell’ecosistema marino - Incidenti subacquei - Incidenti di superficie - Dispersi e profughi in mare · RISCHIO METEORICO - Caduta corpi celesti - Temporali - Venti e uragani - Neve - Siccita’ e carestie
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… la natura ed il suo corso
L’uomo e le sue opere … · RISCHIO GENERICO - Domestico - Animali domestici - Incidenti sportivi - Dispersi · RISCHIO SANITARIO - Epidemie - Epizoozie - Avvelenamenti diffusi RISCHIO SOCIALE E TERRITORIALE - Terrorismo - Incidenti in area urbanizzata - Black out - Collasso e disfunzioni grandi edifici - RISCHIO INCENDI - Incendi in ambiente lavoro - Incendi domestici - Incendi boschivi … la natura ed il suo corso
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- + +++ ++ ++++ ? Naturale Vittime Antropico Big Bang Dinosauri
Diluvio +++ Pompei ++ Peste manzoniana Terremoto Messina ++++ Bhopal Black out ? Analizzando una sequenza catastrofica, distribuita nel corso della preistoria e della storia umana, possiamo porci una serie di domande provocatorie, legate alla presenza dell’uomo. Per fare cio’ definiamo: antropico, ogni evento nel quale la responsabilita’ umana e’ elevata e determinante; naturale, ogni evento nel quale il fattore scatenante sia determinato dalla natura e non influenzabile da parte umana. Al di la’ della gravita’ del fatto (quantificabile ad esempio nel numero di vittime) possiamo anzitutto formulare una domanda di questo genere: Quale responsabilita’ ha avuto l’uomo nel determinare l’andamento della catastrofe? Se ragioniamo in questi termini (… responsabilita’ nel determinare l’andamento …) possiamo intravvedere il fatto che l’uomo non e’ del tutto esente da un contributo, piu’ o meno attivo, nel condizionare gli eventi. Talvolta (caso diluvio) tentando di costruire un “antidoto”, come l’arca. Talvolta (caso black out) essendo comunque all’origine di tutta la sequenza incidentale.
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DI FRONTE A QUESTI EVENTI … :
Erano prevedibili? · Si potevano prevenire? · Quali fattori umani le hanno generate o favorite? · Esisteva una forma di prevenzione? · Quali fattori possono aver aggravato l’evento? · Che cosa si potrebbe fare, oggi? Di fronte ad un determinato fatto catastrofico possiamo piu’ complessivamente prendere in esame alcune questioni fondamentali: - L’evento puo’ essere considerato antropico? - L’evento e’ stato condizionato dal comportamento umano? - Questa catastrofe poteva essere evitata? - Le informazioni sono state correttamente diffuse? - Quali sono gli errori commessi? - Quali sono state le azioni di contrasto corrette? - Sono stati predisposti piani e procedure adeguate? - Questo tipo di evento e' ancora possibile? Dove e come? - L’evoluzione tecnologica consente una diversa evoluzione? - Quali insegnamenti ne derivano per il nostro comportamento?
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NOE’
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Abituati a considerare la storia del Diluvio Universale all’interno della cultura religiosa, non ne cogliamo gli aspetti storici e antropologici. Pregiudizi di fondo, religiosi e antireligiosi, hanno spesso impedito di affrontare la vicenda sotto un profilo obiettivo e scientifico. Si trattava e si tratta di comprendere in quale misura distinguere fra mito, leggenda, racconto e realta’. Un numero elevato di archeologi e di ricercatori si sono affannati a cercar di portar luce a questo enigma e il tema rimane ancora interessante e stimolante. Fra le analogie che uniscono le varie manifestazioni del Diluvio nel mondo, sarebbe interessante anche notare che molte tradizioni hanno in comune anche altri elementi, sopra non citati. - Alcune tradizioni riferiscono che il Navigatore risparmiato dalla Divinita’, alla fine del viaggio, compue un sacrificio di ringraziamento - Altre poi attribuiscono a lui l’invenzione del vino. - E’ diffusa anche la notizia che il Noe’ di turno abbia inviato un volatile o un altro animale, per verificare se il disastro fosse veramente finito. - Riferito da varie parti e’ un fenomeno di manifestazione cromatica, come l’arcobaleno. Gli elementi di stimolo sono molti e provocatori.
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TEMPLARI
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TEMPLAR KNIGHTS ST. JOHN HOSPITALLERS
29 In spite of the official history they are not born to fight but for rescue purposes for all the travellers and all the pilgrims, of any religion, crossing the Palestinian land later their expertize in terms of swords and duels has been used for conquest purposes TEMPLAR KNIGHTS ST. JOHN HOSPITALLERS Piu’ complessa ed avventurosa e’ la storia di un altro caso di organizzazioni rivolte alla sicurezza dei cittadini, dei viaggiatori: Gli Ordini Cavallereschi. In particolare: I Templari Gli Ospitalieri – oggi Cavalieri di Malta Furono fondati attorno al 1100.
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IL CONTRIBUTO DEI TEMPLARI E DEI GIOVANNITI ALLA CULTURA:
scriptorium. it IL CONTRIBUTO DEI TEMPLARI E DEI GIOVANNITI ALLA CULTURA: FURONO I PRIMI CORPI DI PROTEZIONE CIVILE
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CAMPI ROMANI
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Le descrizioni particolareggiate degli accampamenti, a noi pervenute, sono costituite da quanto riportato nelle opere di Polibio (VI, 27-32) per l'età delle guerre puniche, e di Igino, nel Liber de munitionibus castrorum, per il tempo di Traiano . L'accampamento descritto da Polibio doveva servire a circa uomini, mentre quello di Igino a circa Le descrizioni particolareggiate degli accampamenti, a noi pervenute, sono costituite da quanto riportato nelle opere di Polibio (VI, 27-32) per l'età delle guerre puniche, e di Igino, nel Liber de munitionibus castrorum, per il tempo di Traiano . ACCAMPAMENTI E DIMENSIONI ABITATIVE L'accampamento descritto da Polibio doveva servire a circa uomini, mentre quello di Igino a circa In realtà i Romani distinguevano due specie di accampamento: - quello temporaneo, indicato con il nome di Castra aestiva, fatto di semplici tende, per le campagne di guerra estive: si piantava alla sera di ogni giornata di marcia e si abbandonava il mattino, o dopo una o più notti; - quello denominato Castra stativa o hiberna, era l'alloggiamento invernale fatto di baracche nel quale l'esercito, nell'intervallo fra due campagne estive, riposava delle fatiche pregresse e raccoglieva nuove forze per la prossima campagna. Naturalmente la disposizione e l'ordinamento degli accampamenti romani variarono attraverso il tempo, secondo le innovazioni dei grandi generali, il numero delle legioni che vi si dovevano alloggiare, le modificazioni nella struttura della legione (come avvenne per opera di Mario) e la natura del terreno dove si impiantava il campo. LA SCELTA DEL SITO Il sito, ove insediare il campo, veniva scelto accuratamente, sulla base di considerazioni di sicurezza e funzionalità. Il luogo era scelto e il campo era tracciato dagli exploratores, distaccamento che precedeva l'esercito, accompagnato da un tribuno e da due centurioni, più un augure il quale doveva prendere gli auspici e sorvegliare che il campo fosse tracciato secondo le prescrizioni del rito religioso. Nella costruzione del campo tutto era meticolosamente regolamentato, e poiché le operazioni si compivano sempre nel medesimo ordine, l'impiantarlo e il levarlo si faceva sempre con grande rapidità. Venivano preferite località che assicurassero un adeguato rifornimento d’acqua e foraggio per gli animali. Era preferibile collocare il campo sul pendio di una collina era così possibile attaccare in condizioni più favorevoli, approfittando del declivio, che favoriva la velocità e l'impeto dei legionari. Se non veniva trovata una località ideale, si cercava comunque di non insediare il campo in pianura (cosa ritenuta “barbara”), ma di cercare comunque una localizzazione collinare. 32
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SCHEMA PROGETTUALE Lo schema finale dell'accampamento romano può essere ricostruito sempre secondo la descrizione fornita da Polibio (VI, 27-32), che è possibile seguire nella figura complessiva riportata nelle pagine seguenti. Il sistema protettivo intorno all’area, innanzitutto, era costruito secondo i dettami etruschi. L’area complessiva era infatti protetta da un fosso e dal vallo (vallum), quest’ultimo costituito da un terrapieno (agger, realizzato con la terra scavata dal fosso) sul quale veniva eretta una palizzata. Al di fuori di questo perimetro pernottavano solamente i velites, che potevano così effettuare un controllo e lanciare un allarme in caso di movimenti sospetti di nemici o di estranei in genere. Cuore del campo era la tenda del console (praetorium) posta nella posizione più adatta per sorvegliare l’intero campo e trasmettere gli ordini. Il punto prescelto per l’installazione della tenda del console veniva individuato collocando un’insegna e tracciandovi attorno un’area quadrangolare, in modo che ciascuno dei lati distasse dall'insegna cento piedi e che l’area totale fosse di circa 4000 m2. (quattro pletri). Attorno a questo nucleo si forma il campo romano, tenendo conto delle seguenti esigenze: - ogni console comandava due legioni; - ogni legione aveva sei tribuni, - con ogni console militavano pertanto dodici tribuni. Le tende dei tribuni venivano disposte lungo una linea diritta, distante cinquanta piedi dall’area del console, in modo da poter controllare l’intero campo e da lasciare spazio sufficiente per il transito di uomini, cavalli ed animali da soma. Si determinava così la posizione di una Via larga o "cardo" parallela alle tende dei tribuni, ma situata dall'altra parte dello spiazzo, che si estendeva per tutta la lunghezza del campo. Lungo la parte superiore di essa erano accampati i cavalieri scelti alleati [n], le tende dei quali erano rivolte verso il foro, il pretorio e il questorio. Nel mezzo degli accampamenti di questi cavalieri e di fronte al pretorio viene lasciato un passaggio di cinquanta piedi [via decumana], perpendicolare al cardo, che conduce al lato posteriore dell'accampamento. L’area del campo viene ulteriormente suddivisa, in modo da generare tre vie principali: - la via praetoria (decumanus maximus), - la via principalis, - la via quintana. 3333
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Campo romano visto da Masada
Vi era anche una strada perimetrale, detta via sagularis. Vengono definiti (come si può vedere in figura) spazi per le varie forze presenti : - la cavalleria, - la fanteria, - i triari - gli astati, - i cavalieri alleati, - i fanti alleati. I cancelli del campo erano larghi circa 12 metri. Veniva predisposto quanto necessario per chiudere gli ingressi di notte o in caso di attacco. Campo romano visto da Masada 34
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LA SFIGA CI VEDE BENISSIMO
SE LA FORTUNA È CIECA LA SFIGA CI VEDE BENISSIMO La vita quotidiana di ciascuno di noi presenta situazioni di rischio continue e diversificate. Potremmo dire che la vita stessa e’ un continuo rischio, poiche’ implica una continua serie di azioni, dal camminare al nutrirsi al lavorare, che devono essere eseguite correttamente, per non incorrere in inconvenienti e danni. Sotto questo profilo il rischio non e’ una spada di Damocle che incombe costantemente su di noi, ma e’ il normale modo di presentarsi dell’esperienza quotidiana, che esige scelte e decisioni coerenti con la nostra sopravvivenza e con i cammini e le scelte di vita di ciascuno di noi.
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LA SFIDA SI VEDE BENISSIMO
SE LA FORTUNA È CIECA LA SFIDA SI VEDE BENISSIMO La vita quotidiana di ciascuno di noi presenta situazioni di rischio continue e diversificate. Potremmo dire che la vita stessa e’ un continuo rischio, poiche’ implica una continua serie di azioni, dal camminare al nutrirsi al lavorare, che devono essere eseguite correttamente, per non incorrere in inconvenienti e danni. Sotto questo profilo il rischio non e’ una spada di Damocle che incombe costantemente su di noi, ma e’ il normale modo di presentarsi dell’esperienza quotidiana, che esige scelte e decisioni coerenti con la nostra sopravvivenza e con i cammini e le scelte di vita di ciascuno di noi.
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