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Italia: dalla Liberazione al 1948

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Presentazione sul tema: "Italia: dalla Liberazione al 1948"— Transcript della presentazione:

1 Italia: dalla Liberazione al 1948
Dal CLN alla Costituente Il Comitato di Liberazione Nazionale I governi di Unità nazionale Referendum e Assemblea Costituente 1947: anno di transizione I socialisti si dividono Dall’unità nazionale al centrismo La Costituzione repubblicana La scelta del 18 aprile 1948 Il Piano Marshall Elezioni e attentato a Togliatti La guerra civile rientrata I.I.S. “Carlo Urbani” – Ostia A cura del prof. Luigi O. Rintallo

2 Dal CLN alla Costituente
Dalla Liberazione al 1948/1 Dal CLN alla Costituente Nel nord Italia a guidare le formazioni partigiane è il CLNAI, che mira a creare uno Stato di natura nuova e diffida dei compromessi adottati a Roma. Per questo nel giugno 45 a capo del governo è posto Ferruccio Parri, azionista e capo partigiano. Nell’aprile 1944, a Salerno divenuta capitale del Regno, Ba-doglio presiede un governo co-stituito dai partiti del CLN (Comi-tato di Liberazione Nazionale). Alla vice-presidenza, il comunista Togliatti, che consente al manteni-mento della monarchia (Svolta di Salerno). Col Pci, vi sono Dc, Psi, Dl, Pli e Partito d’Azione. Dopo la liberazione di Roma, a giugno 44, la stessa coalizione di partiti dà vita al governo Bonomi che a dicembre si ricompone con l’esclusione di socialisti e azionisti, avversi al decreto di nomina del Luogotenente. Nel governo sono chiamate personalità illustri: da Croce a Sforza. E’ quest’ultimo a preten-dere l’abdicazione del re Vittorio Emanuele III in favore del nipote infante Vittorio Emanuele IV. Si giunge al compromesso, per cui il figlio Umberto II diviene Luogo-tenente del Regno. A sinistra, solo il Psi sostiene la pregiudiziale repubblicana, mentre il Pci è pronto a soprassedere e rimanda a dopo la guerra la scelta sulla forma istituzionale. Il 2° governo Badoglio, per la debolezza del presidente, ha comunque vita breve. Col ministro degli Esteri De Gasperi, il nuovo governo avvia le trattative di pace, ma senza successo. Per volontà inglese, la questione di Trieste rimane insoluta. Cresce lo scontento nel Paese contro il go-verno, alimentato dalla campagna del movimento dell’Uomo qualunque. Preso il posto di Bonomi, il governo Parri affronta i primi problemi del dopoguerra e vara la Consulta nazionale, sorta di Parlamento scelto dai partiti di unità nazionale in attesa delle elezioni. A novembre, per il disimpegno di liberali e democristiani, Parri è costretto a dimettersi. Gli succede il dc De Gasperi, che guida ancora un governo di unità nazionale: l’ultimo del Regno e il primo della Repubblica. Il ministro di Giusti-zia, il comunista Togliatti, emana l’amnistia a copertura sia dei fa-scisti, sia dei delitti commessi dai gruppi partigiani (Volante rossa). Il 2 giugno 46 si vota il referendum Repubblica/Monarchia e l’Assem-blea costituente. Dopo un lungo e contrastato spoglio dei voti, è proclamata la vittoria della Repubblica. Umberto II, divenuto re il 9 maggio 46, lascia l’Italia e il 28 giugno Enrico De Nicola assume la carica di capo provvisorio dello Stato. All’Assem-blea costituente la Dc è il primo partito, mentre il Partito d’Azione, protagonista della resistenza, ottiene solo l’1,5%. Il socialista Giuseppe Saragat è eletto presidente dell’Assemblea costituente che, nei diciotto mesi successivi, procede alla stesura della Costituzione repubblicana. Il testo sarà il risultato del compromesso fra le culture delle diverse forze politiche: cattolici, liberal-democratici e social-comunisti. Intanto, nel governo si delinea la frattura sulla politica estera fra De Gasperi, che punta a costruire un rapporto privilegiato con gli USA, e il comunista Togliatti, allineato alle direttive dell’Unione sovietica. L’Italia nel febbraio 47 firma a Parigi il trattato di pace, con condizioni assai dure: internazionalizzazione della città di Trieste, perdita delle colonie e dell’Istria.

3 1947: anno della transizione
Dalla Liberazione al 1948/2 1947: anno della transizione Durante il viaggio negli USA, De Gasperi ottiene un prestito per risanare le finanze italiane. Si delinea l’esaurimento dei governi di unità nazionale. Contrario all’unità d’azione col Pci, al congresso socialista del genna-io 47, Saragat capeggia la scissio-ne di Palazzo Barberini e fonda il Psli, filo-occidentale e socialdemo-cratico. De Gasperi comunica a Nenni e Togliatti di non considerare rispon-dente ai bisogni del Paese la coalizione di governo e si dimette per formare un governo senza Psi e Pci, composto da Dc e liberali. Nel nuovo ministero il Bilancio è affidato a Luigi Einaudi e l’Interno a Mario Scelba. Contro il governo le opposizioni presentano in set-tembre mozioni di sfiducia che sono respinte. Dopo la scissione socialista, De Gasperi vara un governo a tre composto da Dc, Psi e Pci. Intanto, la Guerra fredda tra USA e URSS è ormai realtà: il presi-dente americano Truman si impe-gna a intervenire a difesa degli Stati democratici minacciati dal comunismo. Le proteste contadine nel Mezzogiorno favoriscono il successo elettorale del Blocco del popolo (social-comunista) nelle elezioni regionali siciliane. Il 1° maggio avviene la strage di Por-tella delle Ginestre, con il coinvolgimento del bandito Sal-vatore Giuliano: muoiono 11 manifestanti. Il 15 dicembre De Gasperi può così effettuare un rimpasto di governo, allargandolo a socialdemocratici (Psli) e repubblicani, i cui segretari sono nominati vice-presidenti del Consiglio. Il nuovo gabinetto ottiene la fiducia della Costituente. Al congresso di Napoli di novembre la Dc si colloca al centro dello schieramento politico e ricerca nuove alleanze con le forze moderate. Nel corso dell’anno, a marzo, la Costituente ha votato intanto l’art. 7 che conferma i Patti Lateranensi con la Chiesa cattolica, con l’opposizione di laici e socialisti. A luglio ratifica i trattati di pace e a dicembre è approvato il testo definitivo della nuova Costituzione. Dopo 170 sedute, la legge fondamentale dello Stato è firmata dal capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola. Il 28 dicembre muore ad Alessandria d’Egitto Vittorio Emanuele III. Il 1° gennaio dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, la Costituzione repubblicana entra in vigore. Il testo costituzionale, di 139 articoli, è rigido ed è il risultato di una paura che ha percorso i costituenti: quella dell’uomo forte, che possa assumere il controllo esclusivo del potere. Per questo la Repubblica, di natura parlamentare, non dà grandi poteri al governo e limita fortemente la libertà di decisione dell’esecutivo, condizionato dal Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento e dalla Corte costituzionale. Ciò è all’origine della sequela di ministeri deboli che caratterizzano la storia italiana del secondo dopoguerra: se ne succederanno in 45 anni quasi uno ogni anno.

4 Dalla Liberazione al 1948/ 3 La scelta del 18 aprile 1948
I riformisti Ivan M. Lombardo e Ca-lamandrei lasciano il PSI dopo la sua adesione al Fronte democra-tico voluto dal PCI. Confluiranno nel PSLI, che nel I congresso si propone come terza forza, dando vita alla sigla Unità socialista. Liberali e Uomo qualunque co-stituiscono invece il Blocco nazio-nale. Prende corpo il Piano per la ripre-sa europea finanziato dagli USA (Piano Marshall, dal nome del segretario di Stato). Non aderisco-no gli Stati satelliti dell’URSS. In linea con le direttive sovietiche, la Cgil rifiuta di partecipare al convegno sindacale internazionale di Londra per esaminare il piano Marshall. Saranno presenti invece le componenti cattoliche e laico-socialdemocratiche. L’Assemblea costituente vota gli statuti speciali di Sicilia, Sardegna, Trentino e Val d’Aosta. Il 2/2/1948, il ministro degli Esteri Sforza firma il trattato di amicizia decennale con gli USA. L’ERP (European Recovery Pro-gram), annunciato nel giugno 47, integra gli aiuti alimentari inviati nell’immediato dopoguerra. Stanzia 17 mld. di dollari in 4 anni per avviare la ricostruzione dell’Europa. I fondi, divisi in aiuti gratuiti e a titolo di prestito, sono amministrati dall’ECA. All’Italia giunsero oltre 12 milioni di dollari, che contribuirono ad abbassare il volume della spesa pubblica, senza tuttavia dar luogo a un vero e proprio programma di impiego dei fondi per la ripresa e lo sviluppo. In questo clima di guerra fredda, si svolge in Italia la campagna elet-torale per il voto del primo parla-mento repubblicano. Da un lato la Dc e i suoi alleati, sostenuti dai Comitati civici della Chiesa, e dall’altro il Fronte democratico social-comunista. Intanto, a febbraio del 48, i comu-nisti cecoslovacchi con un colpo di Stato conquistano il potere ed estromettono gli altri partiti dal governo, instaurando una dittatura anche a Praga. Il 18 aprile 1948 l’Italia sceglie di rimanere democratica e occiden-tale: la Dc ottiene la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento (48,5%), mentre il Fronte social-comunista si arresta al 31%. Il 10 maggio a Camere riunite iniziano le votazioni per il Presidente della Repubblica: al quarto scrutinio, contro V.E. Orlando sostenuto dalle sinistre, è eletto Luigi Einaudi che conferma capo del governo De Gasperi. Questi dà vita al suo 5° ministero (DC-PSLI-PRI-PLI). Il 14 luglio 1948 Antonio Pallante, un estremista, ferisce gravemente il segretario del PCI Togliatti. Nel centro-nord militanti comunisti armati si sollevano e assaltano edifici pubblici. La componente comunista della Cgil proclama da sola lo sciopero generale. In Senato è presentata una mozione di sfiducia che viene respinta (173 a 83). Gravi incidenti si verificano in Liguria e Toscana. Dopo 24 ore, il direttivo Cgil ordina la ripresa del lavoro e le sommosse hanno termine. Il ministro dell’Interno Scelba denuncia alla Camera il tentativo insurrezionale del PCI e traccia il bilancio delle due giornate di scontri: 7 morti e 120 feriti tra le forze dell’ordine, 7 morti e 86 feriti tra i civili. Il 19 luglio Togliatti è dichiarato dai medici fuori pericolo. L’esito dei fatti di luglio è la rottura dell’unità sindacale. L’11 agosto viene sciolto il Fronte democratico, su richiesta del PSI. A settembre le ACLI (Associazioni cattoliche dei lavoratori italiani) approvano la costituzione della Libera Confederazione generale italiana dei lavoratori (Lcgil), nominandone segretario Giulio Pastore.


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