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FOCUS CLINICI DISFUNZIONI ARTICOLARI Artrosi
Con il termine artrosi si indica un’affezione a carattere degenerativo delle articolazioni, causata da molteplici fattori; è possibile quindi distinguere forme primitive e forme secondarie. Le forme primitive sono dovute a un’alterazione di natura biochimica della composizione della sostanza fondamentale della cartilagine articolare, mentre le forme secondarie conseguono ad alterazioni morfologiche delle articolazioni o del carico cui vengono sottoposte. Nelle artrosi secondarie ad alterazioni meccaniche si osserva precocemente una modificazione della composizione della sostanza fondamentale della cartilagine, in particolare della composizione dei mucopolisaccaridi, con variazioni nel contenuto dei glicosaminoglicani e dell’acido condroitinsolforico. Per questo motivo la distinzione tra forma primaria e secondaria è andata pian piano annullandosi, dal momento che la patogenesi sembra essere unica, mentre l’eziologia è varia e rappresentata da: segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
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forme infiammatorie e reumatiche, turbe nutritive o vascolari (forme aterosclerotiche), alterazioni del carico (carico irregolare o concentrato in un solo punto dell’articolazione) o, infine, alterazioni morfologiche dei capi articolari che determinano la cosiddetta “incongruenza articolare”, dovuta a fattori acquisiti (esiti di fratture articolari mal saldate) o congeniti (esiti di displasia dell’anca). Si spiega pertanto come possano esistere forme “giovanili” e forme “senili”. L’artrosi può colpire tutte le articolazioni ma, in particolar modo, quelle sottoposte a carico; pertanto la patogenesi di questa affezione è individuabile in: • alterazione strutturale della composizione articolare, che determina una percezione alterata del carico; • sollecitazione meccanica eccessiva o inegualmente ripartita, che sottopone a eccessivo stress le strutture della cartilagine articolare. La cartilagine articolare consta di cellule immerse in una sostanza fondamentale, costituita da mucopolisaccaridi, entro cui sono immerse fibrille collagene; l’orientamento delle fibrille è tale che esse si oppongono elasticamente al carico, deformandosi in parte per azione del carico stesso e ritornando elasticamente alla condizione normale al cessare del carico. segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
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2. le alterazioni della forma articolare;
Fattori condizionanti tale elasticità sono rappresentati dalle fibrille stesse e dalla composizione della sostanza fondamentale; se le fibrille si rompono e/o la sostanza fondamentale si altera, le forze pressorie del carico non possono più essere egualmente ed elasticamente distribuite sulla superficie articolare, non venendo più ammortizzate dall’impalcatura fibrillare e scaricandosi, pertanto, direttamente sull’osso sottocondrale. La sostanza fondamentale si modifica con l’età, divenendo meno ricca di acido condroitinsolforico. Pertanto sono condizioni favorenti l’artrosi: 1. l’età; 2. le alterazioni della forma articolare; 3. l’alterazione del normale carico; 4. i ripetuti traumatismi; 5. l’eccessiva richiesta funzionale; 6. la modificazione delle condizioni statiche; 7. le alterazioni metaboliche; 8. le malattie primitive o secondarie della sinovia articolare, quali: artrite reumatoide, reumatismo articolare, artriti settiche, artriti enteropatiche, artrite psoriasica ecc. segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
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Se viene a mancare un normale movimento articolare o se la sinovia è alterata e non produce più un liquido sinoviale normale, si verifica una sofferenza delle cellule cartilaginee che si tradurrà in alterazioni cellulari, alterazioni della sostanza fondamentale, presenza di fibrille meno elastiche e meno resistenti al carico e che si spezzano, determinando delle ulcerazioni della cartilagine e delle fissurazioni nella sua compagine (lacune di Weichselbaum). La cartilagine così alterata trasmette il carico direttamente all’osso sottostante che si sclerotizza, come meccanismo di difesa, divenendo sede di un eccessivo riassorbimento, che porta alla formazione di cavità (geodi) sottocondrali; infine si verifica anche una contrattura muscolare antalgica che immobilizza ulteriormente l’articolazione. L’accumulo di materiale catabolico o di sfaldamento cellulare favorisce la precipitazione di sali di calcio, che determinano il formarsi di un tessuto di granulazione ricco di depositi amorfi calcarei, sollecitato a evolversi in senso osteogenetico. Nascono così gli osteofiti, a sede paraarticolare, che deformano e ingrossano l’articolazione, aumentandone l’incongruenza articolare. Inoltre il dolore determina una limitazione del movimento articolare, che causa una ipotrofia muscolare da disuso, con mancata azione ammortizzante e protettiva sulla cartilagine articolare, che riceve in pieno l’azione del carico. segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
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La sintomatologia di accompagnamento è caratterizzata da:
Quindi nelle artrosi la cartilagine scompare e l’osso sottocondrale in parte si ispessisce (sclerosi), divenendo meno resistente per la presenza delle cavità geodiche; inoltre sempre per azione del carico si possono avere microfratture e crolli parcellari dell’osso sottocondrale. La sintomatologia di accompagnamento è caratterizzata da: • dolore, che peggiora con il carico e cessa con il riposo ed è maggiore all’inizio del movimento; • contrattura muscolare, che fissa l’articolazione in una posizione obbligata; • limitazione dei movimenti articolari. La presenza di versamento articolare, per aumento del liquido sinoviale, non è costante e si presenta in funzione della partecipazione della membrana sinoviale al processo artrosico. La possibilità di una guarigione spontanea dell’artrosi si ha quando la progressiva limitazione articolare arriva all’anchilosi, che sopprime ogni forma di movimento e, di conseguenza, anche il dolore. Con la terapia si può fare in modo che l’anchilosi avvenga in posizione fisiologica per l’articolazione. segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
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La terapia medica trova utile impiego solo nelle fasi iniziali della malattia e consiste nella somministrazione di fattori che entrano nella composizione della sostanza fondamentale (mucopolisaccaridi, acido condroitinsolforico, aminoacidi ecc.) e di sostanze ad azione antiflogistica (aspirina, cortisone, FANS), che diminuiscono la flogosi dei tessuti sinoviali, consentendo una più efficace mobilizzazione dell’articolazione. Anche l’applicazione di calore locale (da evitare se la flogosi è acuta, ovvero in presenza di artrite) trova indicazione come analgesico, così come la terapia termale. Traumi da frattura Spesso l’esito di traumi a carico delle articolazioni è rappresentato da fratture, che devono essere prontamente e adeguatamente trattate per permettere un ripristino del movimento, cui l’articolazione è deputata. Pertanto il loro trattamento deve mirare a: • ottenere una ricostruzione il più perfetta possibile della superficie articolare; • permettere una mobilizzazione più precoce possibile dell’articolazione, al fine di ottenere un valido recupero funzionale. segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
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Il segmento articolare sottoposto a trauma è rivestito di cartilagine, sprovvisto di periostio e bagnato dal liquido sinoviale; la mancanza del periostio impedisce una corretta formazione del callo osseo con conseguente difficoltà dei processi riparativi, peggiorata anche dalla presenza del liquido sinoviale nel focolaio di frattura, che ostacola la formazione dell’ematoma, anch’esso indispensabile alla formazione del callo. La sintomatologia è caratterizzata da impotenza funzionale, dolore, gonfiore, presenza di ematoma e deformazione dell’articolazione per alterati rapporti dei capi articolari. Molto spesso la riduzione delle fratture articolari avviene tramite l’applicazione di un peso all’arto, che agisce in senso gravitario, consentendo il ripristino dei normali rapporti articolari. Una riduzione cruenta e/o un intervento di osteosintesi si rendono necessari solo in caso di fratture scomposte, mentre nel caso di fratture vertebrali non è prevista l’ingessatura, ma è necessaria l’immobilizzazione a letto per un congruo periodo di tempo. Di assai rilevante importanza è l’intervento riabilitativo, per consentire un recupero totale della mobilità articolare. segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
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Lussazioni La lussazione è caratterizzata dalla fuoriuscita permanente di un capo articolare dalla sua sede, favorita dalla rottura della capsula articolare. Nelle lussazioni traumatiche ciò è dovuto alla violenza del trauma, che spinge il capo articolare fuori dalla sua sede, con rottura della capsula articolare. Si parla di lussazione pura quando vi è solo lo spostamento del capo articolare, e di lussazione associata a frattura quando il capo articolare, nella sua corsa fuori dall’articolazione, provoca anche la frattura di un osso o di una sua parte (per esempio, quando la testa del femore, nel lussarsi, rompe il ciglio dell’acetabolo). Le lussazioni traumatiche, associate a rottura della capsula articolare, sono sempre extracapsulari, differendo dalle intracapsulari, il cui capo articolare, seppur lussato, rimane all’interno dell’articolazione, come avviene per esempio nella lussazione congenita dell’anca. La lussazione può recidivare se si verifica una incompleta o mancata cicatrizzazione della breccia capsulare; in quest’ultimo caso si ha una retrazione dei tessuti capsulari per i processi di cicatrizzazione e il cavo articolare si riempie di coaguli, che si organizzano in tessuto fibroso, per cui è praticamente impossibile ottenere una riduzione incruenta della lussazione. Infine le lussazioni possono essere complete, quando la perdita del contatto con il cavo articolare è totale, o incomplete. segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
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Lesioni legamentose, meniscali e tendinee
Anche le formazioni anatomiche attigue all’articolazione (tendini, vasi e nervi) possono venire coinvolte dalla lussazione e dare una sintomatologia vascolare o nervosa di accompagnamento (per esempio, edema, parestesie, disestesie ecc.); talora le formazioni tendinee possono essere dislocate all’interno dell’articolazione e rappresentare, per la loro presenza, causa di irriducibilità della lussazione. Il trattamento delle lussazioni recenti prevede una manovra manuale di trazione distale dell’arto (articolazione della spalla e dell’anca), dapprima extrarotandolo e poi intrarotandolo (manovra di Kocher), oppure abducendolo e nello stesso tempo operando un’energica pressione sul segmento osseo interessato (manovra di Mothes), che permette di ridurre la lussazione in modo abbastanza agevole. È ovviamente necessario che vi sia un completo rilasciamento muscolare, che generalmente si ottiene in narcosi generale. L’avvenuta riduzione viene confermata da un netto rumore di scatto, dovuto al rientro del segmento osseo nel cavo articolare. Dopo l’avvenuta riduzione, è sufficiente immobilizzare la parte per giorni con una fasciatura. Lesioni legamentose, meniscali e tendinee Questi tipi di lesione sono solitamente secondari e/o associati a traumi e ne costituiscono spesso un’ulteriore complicanza; il loro trattamento è sempre chirurgico. Per una trattazione approfondita di questo argomento si rimanda ai testi specialistici di Ortopedia. Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
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