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La società di massa Laura Capantini Cecioni
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Cosa significa società di massa
Società caratterizzate da un significativo ruolo delle masse nello svolgimento della vita politica e sociale, ma anche da una loro crescente omologazione, perdita di autonomia individuale, atomizzazione, conformismo, facilità di manipolazione ed eterodirezione. (Enciclopedia Treccani)
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Massa: con questo termine, nonostante le diverse accezioni, si intende un insieme di individui che hanno come caratteristica comune un comportamento uniforme relativamente a determinati stimoli. Moderna sociologia: Indistinta molteplicità di persone, tendenzialmente passive e dipendenti rispetto alle istituzioni, facilmente influenzabili e manipolabili, perché suggestionabili soprattutto emotivamente
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Che cos’è la “massificazione”?
È la perdita della individualità delle persone annullata nell’insieme. Una moltitudine uniforme di uomini e donne, omogenea negli stili di vita, nei gusti, nei consumi, nella cultura. Una folla anonima senza una specifica identità. La massificazione è frutto della seconda rivoluzione industriale che con la produzione di massa ha reso possibili beni di consumo accessibili a tutti: consumi di massa mezzi di comunicazione di massa partiti di massa cultura di massa
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L'ingresso delle masse quali protagoniste della scena sociale è stato il fenomeno più rilevante degli ultimi due secoli. A una civiltà rigorosamente aristocratica, basata sull'esclusione istituzionalizzata delle classi lavoratrici, è subentrata, per tappe successive e grazie soprattutto alle conseguenze di lungo periodo della rivoluzione industriale, una civiltà caratterizzata dalla fruizione, da parte di categorie sociali sempre più ampie, di quei beni - merci, servizi, conoscenze, diritti, ecc. - che nelle società preindustriali erano patrimonio esclusivo di esigue minoranze.
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Sviluppo industriale e società di massa
: innovazioni tecnologiche, nuovi settori produttivi (acciaio, chimica, elettricità). Germania e Stati Uniti, nuove potenze industriali. : sviluppo generalizzato della produzione in tutti i settori. Nuovi arrivi: Italia e Russia. L’indice di produzione industriale e quello del commercio raddoppiano. Dal 1873 i prezzi, che prima calavano costantemente, cominciano a crescere. Crescono anche i salari (mediamente più dei prezzi), il PIL dei paesi industrializzati e la popolazione in questi paesi. Per conseguenza: allargamento del mercato. La domanda di beni e servizi si fa di massa: Produzione in serie econsumi di massa Nascono i cicli di produzione industriale di beni di consumo e le reti commerciali di vendita e distribuzione (negozi, grandi magazzini, vendita per corrispondenza, rateizzazione e finanziamenti, pubblicità). L’aumento della produzione induce una razionalizzazione produttivae la meccanizzazione. 1913, Detroit, stabilimenti Ford: nasce la prima catena di montaggio. Nuovi metodi di produzione di massa: parcellizzazione del lavoro, taylorismo*. Consumi di massa, prezzi competitivi, alti salari, il fordismo. * F.W. Taylor, “Principi di organizzazione scientifica del lavoro”, 1911
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Cambia l’organizzazione sociale
Maggiore uniformità nei comportamenti e nei modelli culturali, maggiore mobilità e stratificazione sociale. Classe operaia: distinzione fra manodopera generica e lavoratori qualificati (aristocrazie operaie). Ceto medio: aumenta la sua consistenza con i lavoratori autonomi (nuove professioni: fotografo, dattilografo…), i dipendenti pubblici e gli addetti del settore privato che non svolgono attività manuali (tecnici, commessi, impiegati…). Comparsa dei “colletti bianchi” (ad es. in Germania fra il 1883 e il 1925 i colletti bianchi aumentano di 5 volte, mentre quello degli operai raddoppia). Borghesia impiegatizia in contrapposizione al proletariato non per reddito, ma per usi, costumi e aspirazioni.
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Cultura e valori Cultura e valori della borghesia impiegatizia. Nella scala dei redditi, i ceti medi impiegatizi occupavano una posizione molto distante da quella dell’alta borghesia e tendenzialmente più vicina a quella degli strati «privilegiati» della classe operaia. Dal punto di vista della cultura, della mentalità, dei comportamenti sociali, la distinzione fra piccola borghesia e proletariato era però molto netta. I ceti medi rifiutavano ogni identificazione con le masse lavoratrici, erano per lo più refrattari a inquadrarsi nelle organizzazioni sindacali e puntavano sul merito individuale per progredire nella scala sociale. Agli ideali tipici della tradizione operaia (la solidarietà, lo spirito di classe, l'internazionalismo) contrapponevano i valori storici della borghesia: l’individualismo e la rispettabilità, la proprietà privata e il risparmio, il senso della gerarchia e il patriottismo. Anzi, si atteggiavano a depositari di questi valori, magari in polemica con l’alta borghesia industriale e bancaria che tendeva a diventare cosmopolita e ad assumere modelli di comportamento tipici delle classi aristocratiche.
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Piccola borghesia Proletariato
- contraria ai sindacati a in generale alle organizzazioni di massa; individualismo, rispettabilità, proprietà privata, risparmio, senso della gerarchia, patriottismo; sempre più importante col crescere della società di massa; Destinataria di beni di consumo, di diritti politici (elettorato di massa) che ne fanno oscillare le simpatie, ora progressiste ora conservatrici. Proletariato l’organizzazione e la battaglia collettiva produce più diritti; solidarietà, spirito di classe, internazionalismo; fondamentale col crescere dell’industrializzazione; Il proletariato è il motore del progresso perché lotta per i diritti collettivi e per la ridistribuzione del reddito.
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L’istruzione di massa La scuola si trasforma in servizio pubblico, un’opportunità offerta alla collettività. La scolarizzazione diffusa diventa uno strumento di promozione sociale, una forma di educazione e controllo del popolo. La scuola veicolo di nazionalizzazione delle masse: lo stato diffonde, attraverso l’istituzione, contenuti e messaggi patriottici che rinsaldano il senso di appartenenza alla nazione. Dal 1870 in poi: progressiva estensione della scuola elementare obbligatoria in tutti gli stati dell’Europa industrializzata. Laicizzazione e statalizzazione dell’istruzione. Nel 1913 in tutta l’Europa per i bambini sotto i 10 anni era la regola andare a scuola. Nel 1914 il tasso di analfabetismo in Europa era sceso al 10% nelle aree più avanzate ed era sotto il 50% in quelle più arretrate. Diffusione della stampa quotidiana e periodica: il numero delle testate europee raddoppia fra il 1880 e il In Francia la tiratura dei quotidiani era di 300/400 mila copie nel 1876, diventa di 8/9 milioni nel 1914. I giornali permettono l’accesso a un numero sempre più alto di persone a informazioni generali, quindi formano la pubblica opinione.
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Il ruolo degli eserciti di massa
Dopo il 1870 in tutta Europa (escluso Regno Unito) si istituisce il servizio militare obbligatorio per i maschi. Trasformazione delle caratteristiche degli eserciti: da lunga ferma (professionisti) e ferma breve (di leva). Esercito di massa come deterrente alla guerra. Esercito di massa come destinatario delle armi e dei prodotti dell’industria pesante (lobbies) Difficoltà economiche a sostenere i costi dell’esercito di massa da parte degli stati. Difficoltà politiche a giustificare l’esercito di leva: addestrare proletari che poi avrebbero potuto ribellarsi… Difficoltà a reclutare membri del ceto medio e composizione degli eserciti sulla base del reclutamento nelle campagne. Guerre mondiali come conseguenza della formazione degli eserciti di massa. Cambia il modo di combattere.
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Il suffragio universale
Società di massa non è sinonimo di società democratica. Società di massa comprende in Europa il progressivo allargamento della partecipazione alla vita politica. Diritto di voto: progressiva estensione. Nel 1890 il suffragio universale maschile c’era il Germania, Francia e Svizzera. Nel 1914 in tutta Europa esclusi Regno Unito e Olanda. In Italia il suffragio universale maschile dal 1912 (con limitazioni). Alle donne dal 1911 in Norvegia e Finlandia), molto dopo nel resto dell’Europa. Diritto di voto: l’allargamento cambia le caratteristiche della politica. Nuovo modello di partito, ricavato da quello socialista. Struttura permanente: sezioni, federazioni, partiti di massa basati sull’iscrizione e sulla partecipazione.
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I sindacati Funzione di organizzazione e socializzazione delle masse.
Nel 1890 le Trade Unions inglesi – il sindacato più vecchio e importante – avevano oltre un milione e mezzo di iscritti. In Europa i sindacati nascono in parallelo col movimento socialista. Tutelano i lavoratori organizzando battaglie per i diritti e il salario, ma anche promuovendo la mutualità. Nascono come sindacati locali, poi si federano a comporre grandi organismi: Commissione centrale dei sindacati tedeschi (1890) Confédération Générale du Travail (CGT) (1895) Confederazione Generale del Lavoro (CGL) (1906) ISCRITTI NEL 1914: GB e GERMANIA , FRANCIA , ITA
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L’emancipazione femminile
Inferiorità economica, politica e giuridica delle donne incompatibile con la società di massa. Primi movimenti di emancipazione alla fine del 1700 in Francia: nulla di fatto. Ancora alla fine del 1800 le donne non hanno diritto di elettorato, né attivo né passivo. In numerosi paesi sono escluse dall’università e dalle professioni. 1902 nasce in Inghilterra il Women’s Social and Political Union, sotto la guida di Emmeline Pankust. Lotta per il diritto al suffragio (le militanti si chiamano suffragette). Nel 1912 l’Inghilterra concede il diritto di voto alle donne, seguita da Norvegia e Finlandia. Nel 1914 nessun paese europeo conservava le limitazioni alle donne nell’accesso agli studi universitari e alle professioni.
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Il voto alle donne … la lunga marcia del suffragio femminile
Nuova Zelanda 1893 Australia 1901 Finlandia 1906 Norvegia 1913 Danimarca 1915 Islanda Unione Sovietica 1917 Austria 1918 Canada Gran Bretagna Irlanda Olanda 1919 Germania Usa 1920 Svezia 1921 Spagna 1931 Giappone 1945 Francia 1946 Italia Belgio 1948 Grecia 1952 Svizzera 1971 Il voto alle donne … la lunga marcia del suffragio femminile 1917: suffragiste manifestano davanti alla Casa Bianca
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La legislazione sociale e fiscale
Su pressione delle organizzazioni sindacali, dei partiti socialisti e delle organizzazioni cattoliche, fra il 1890 e il 1900 i governi europei introducono forme di legislazione sociale. Assicurazione contro gli infortuni, previdenza per la vecchiaia, sussidi per i disoccupati, controllo delle condizioni di lavoro (sicurezza e igiene), limitazioni di orario, divieto di lavoro infantile, diritto al riposo settimanale. Estensione dei servizi pubblici (acqua, gas, trasporti, scuola, biblioteche, musei, ospedali, ospizi, asili, edilizia popolare…). Per fare fronte ai maggiori oneri aumenta la pressione fiscale: imposte dirette (sul reddito o sul patrimonio) in aumento imposte indirette (riferite ai consumi) in diminuzione per sostenere il popolo. Si introduce nella tassazione il criterio della progressività.
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I partiti di massa Essi si differenziavano dalle forme politiche dell’età precedente per il fatto di avere una struttura organizzativa stabile e capillare, una diffusa militanza di base e un’ideologia di riferimento che ne costituiva il principale fattore d’identità.
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I partiti di massa : i socialisti
1870: i movimenti socialisti sono piccoli, emarginati e speso clandestini. Il marxismo è la base teorica, filosofica e ideologica comune a tutti i movimenti 1900: i partiti socialisti costruiscono il modello del “partito di massa” e si attrezzano per partecipare alla competizione democratica per il governo delle nazioni. 1885: nasce il Partito Socialdemocratico tedesco, un modello per organizzazione, successi e ideologia. 1882, nasce in Francia il Parti Ouvrier, ma si sfalda ben presto in molte correnti. Solo nel 1905 nascerà un forte partito socialista la SFIO. 1906, nasce in Gran Bretagna il Labour Party ad opera delle organizzazioni sindacali. 1889: nasce la Seconda Internazionale a Parigi prima e a Bruxelles poi. Obbiettivo comuni dei socialisti europei: giornata lavorativa di otto ore. Internazionalismo e pacifismo, valori comuni dei socialisti europei. Conflitto fra rivoluzionari e riformisti e fine della Seconda internazionale. Gli anarchici e il sindacalismo rivoluzionario.
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I partiti di massa : i cattolici
Battaglia contro l’ individualismo borghese e l’ ideologia socialista. Tentativo di contrastare la secolarizzazione della società di massa, prodotto della mobilità geografica e sociale: parrocchie, associazioni di carità, movimenti di azione cattolica. Leone XIII ( ) e l’enciclica Rerum Novarum. Base per la fondazione di partiti cattolici. Promozione di società operaie e artigiane ispirate ai principi cristiani. Nascita della dottrina sociale della chiesa, attraverso la condanna del socialismo. Nascita del modernismo, reinterpretazione della dottrina cattolica in chiave “moderna”
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Il Nazionalismo Fino al 1870 il nazionalismo è il principio ispiratore dei movimenti di liberazione (sovranità popolare, unificazione politica…). Dopo il 1870 il Nazionalismo combatte il socialismo internazionalista e pacifista. Si sposta a destra. Il nazionalismo si sposa con il razzismo (Francia e Germania) e con l’imperialismo (Gran Bretagna). Il mito del popolo “volk”concepito come comunità di sangue e legame quasi mistico con la terra d’origine (pangermanesimo). Il panslavismo come estensione del mito del volk. I pogrom (in russo: devastazione, saccheggio). La reazione all’antisemitismo: il sionismo di Theodor Herzl verso la costituzione di uno stato ebraico in Palestina. Il Nazionalismo e la nascita dei partiti nazionalisti in Europa.
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Critica alle masse: la Psicologia delle masse
GUSTAV LE BON ( ), Etnologo e psicologo (fu uno dei fondatori della "Psicologia sociale") nato in Francia a Nogent-Le Retrou, fu il primo psicologo a studiare il comportamento delle folle, cercando di identificarne i caratteri peculiari Le folle non si lasciano influenzare dai ragionamenti. Le folle sono colpite soprattutto da ciò che vi é di meraviglioso nelle cose. Esse pensano per immagini, e queste immagini si succedono senza alcun legame. L 'immaginazione popolare é sempre stata la base della potenza degli uomini di Stato, dei trascinatori di folle, che il più delle volte, non sono intellettuali, ma uomini d'azione.
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Il contagio emotivo Le folle sono attraversate dal fenomeno del contagio emotivo È effetto della suggestionabilità L’emozione si trasmette come nell’orda primitiva e trascina il singolo a comportamenti che mai assumerebbe se si trovasse da solo Non solo, il singolo è disposto a sacrificare i suoi interessi personali a favore di quelli collettivi Le emozioni prevalgono sui processi di ordine cognitivo
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Rischio per la democrazia
Le masse quindi rappresentano un rischio per la democrazia, perché impongono la tirannia e l’onnipotenza di una maggioranza guidata solo da emozioni e istinti Si impone un annullamento della creatività individuale e della soggettività (Stuart Mill)
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Nietzsche e la massa la massa come trionfo della quantità sulla qualità e insieme di individui mediocri Contro il conformismo, l’annullamento dell’individualità nella massa Contro i valori della massa L’oltre-uomo si distacca necessariamente dalla massa per abbracciare il proprio individuale destino
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L’uomo di Kafka: uno scarafaggio
L’uomo di Musil: senza qualità
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Massa e totalitarismo Dopo la prima guerra mondiale cambiarono gli strumenti della politica. Insieme ai partiti di massa si affermano modi nuovi di fare politica, anche in seguito alle esperienze compiute durante la prima guerra mondiale. Un primo effetto dell’esperienza bellica fu il trasferimento dell’uso della violenza organizzata dalla sfera militare a quella della lotta sociale e politica. Un secondo effetto fu l’uso della propaganda come strumento di mobilitazione delle masse a fini politici. Un terzo effetto fu l’emergere di capi politici che istituivano un rapporto diretto con le masse, simile al rapporto esistente in guerra tra ufficiali e truppe.
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I nuovi fini della politica
Terminava l’epoca in cui i fini della politica e del governo erano quelli definiti, in linea teorica, dalla cultura e dalla tradizione liberale: convivenza civile, difesa, potenza nazionale, ordine pubblico, giustizia e amministrazione, promozione dell’istruzione popolare. Le nuove attese si erano tradotte, nel dopoguerra, in una diffusa aspirazione ad un nuovo ordine.
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Ora la politica dilatava i propri confini e questa dilatazione raggiunse il suo culmine nelle ideologie totalitarie. Nelle ideologie totalitarie la politica si proponeva fini ultimi e supremi, che riguardavano non solo l’ordine sociale o l’organizzazione degli Stati, bensì l’uomo nella sua interezza e tutto il sistema di valori che ne dovevano orientare la vita, anche privata. Esse proclamavano come fine della politica la creazione di un uomo nuovo.
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La politica si assumeva pertanto aspetti sacrali, si alimentava di riti e di miti collettivi, penetrava nella sfera delle coscienze, richiedeva una dedizione totale e incondizionata, era autorizzata a servirsi di qualunque mezzo. In questo senso le ideologie totalitarie sono state definite religioni secolari, in quanto proponevano ai loro seguaci una salvezza terrena, cioè la realizzazione di un ordine perfetto in nome di valori supremi, ai quali tutti gli altri dovevano venire subordinati.
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Le ideologie totalitarie erano diverse tra loro in quanto ai contenuti e ai valori proclamati, ma erano simili in questo assegnare alla politica un significato di assolutezza e di totalità. Per questo motivo tutte si presentano come ideologie aggressive e intolleranti.
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L’uomo massa – Ortega y Gasset
Il mondo che fin dalla nascita circonda l’uomo nuovo, non lo costringe a limitarsi in nessun senso, non gl’intima nessun veto né alcuna remora ma, al contrario, eccita i suoi appetiti, che, per principio, possono crescere illimitatamente. Allora accade – e ciò è molto importante – che questo mondo del secolo XIX e degl’inizi del XX non soltanto possiede le perfezioni e le ampiezze che di fatto ha, ma inoltre ispira ai suoi cittadini l’assoluta sicurezza che domani esso sarà ancora piú ricco, piú perfetto e piú vasto, come se godesse d’uno spontaneo e inesauribile accrescimento. (…) l’uomo comune, nell’incontrarsi con questo mondo della tecnica e socialmente tanto perfezionato, crede che lo ha prodotto la Natura stessa, e non pensa mai agli sforzi geniali di individui eccezionali che presuppone la sua creazione. E ancora meno s’indurrà ad ammettere che tutte queste facilità continuano a sostenersi su certe difficili virtú degli uomini, il cui minimo difetto volatilizzerebbe la magnifica costruzione. Tutto ciò ci porta a segnare nel diagramma psicologico dell’uomo-massa attuale due primi tratti: la libera espansione dei suoi desideri vitali, pertanto, della sua persona, e l’assoluta ingratitudine verso quanto ha reso possibile la facilità della sua esistenza. L’uno e l’altro tratto costituiscono la nota psicologica del bimbo viziato. (…) Vezzeggiare, viziare equivale a non frenare i desideri a dare l’impressione a un essere che tutto gli è permesso e che a nulla egli è obbligato. La creatura sottomessa a questo regime non ha l’esperienza dei suoi propri confini. A forza di evitarle ogni pressione dell’ambiente, ogni scontro con altri esseri arriva a credere effettivamente che soltanto essa esiste, e si abitua a non tenere in conto gli altri soprattutto a non considerare nessuno come superiore a se stessa. Questa sensazione della superiorità altrui gliela poteva dare soltanto chi piú forte di lei l’avesse obbligata a rinunziare a un desiderio, a ridursi, a contenersi. Cosí avrebbe appreso questa disciplina essenziale: “Qui arrivo io e qui comincia altri che può piú di me. Nel mondo, evidentemente, siamo almeno in due: io e un altro superiore a me”. All’uomo medio di altre epoche il suo stesso “mondo” insegnava quotidianamente questa elementare saggezza, perché era un mondo cosí duramente organizzato, che le catastrofi erano frequenti e non c’era in esso nulla di sicuro, né abbondante, né stabile. E invece le nuove masse s’incontrano con un paesaggio pieno di possibilità e inoltre sicuro, e tutto ciò pronto, a loro disposizione, senza dipendere da un previo sforzo, come appunto troviamo il sole in alto senza che ce lo siamo caricato sulle spalle. Nessun essere è riconoscente ad altri dell’aria che respira, perché l’aria non è stata fabbricata da nessuno: appartiene all’insieme di ciò che è qui, di ciò che chiamiamo “naturale”, perché non manca mai. Queste masse “viziate” sono poco intelligenti per non finire col credere che questa organizzazione materiale e sociale, posta a loro disposizione come l’aria, sia della stessa origine, dato che non sbaglia mai apparentemente, ed è quasi perfetta quanto quella naturale.
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L’uomo massa La mia tesi è dunque questa: la perfezione stessa con cui il secolo XIX ha dato un’organizzazione a certi ordini della vita, è la prima causa per cui le masse che ne beneficiano non siano disposte a considerarla come un’organizzazione, ma come “natura”. In tal modo si spiega e si definisce l’assurdo stato d’animo che queste masse rivelano: non sono preoccupate se non del loro benessere, e, nello stesso tempo, non si sentono solidali con le cause di questo benessere. Siccome non vedono nei vantaggi della civiltà una scoperta e una costruzione prodigiosa, che soltanto si possono mantenere a costo di grandi sforzi e cautele, credono che la propria funzione si riduca a esigerli perentoriamente, come se fossero diritti nativi. Nelle sommosse che la carestia provoca, le masse popolari cercano di procurarsi il pane, e il mezzo a cui ricorrono suole essere quello di distruggere i panifici. Questo può servire come simbolo del comportamento che, in piú vaste e sottili proporzioni, usano le masse attuali di fronte alla civiltà che le nutre. J. Ortega y Gasset, La ribellione delle masse [1930]; trad. it. a cura di S. Battaglia, Il Mulino, Bologna, 1962, pagg
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In particolare, sfugge all'uomo-massa la percezione che una civiltà è un'accumulazione di esperimenti, di istituzioni, di conoscenze, di valori, insomma una tradizione culturale preziosa quanto fragile. L'assenza di coscienza storica fa dell'uomo-massa una sorta di "barbaro verticale", generato spontaneamente dalla rivoluzione industriale, dalla tecnologia scientificamente orientata e dalla democrazia.
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Tipico movimento di uomini-massa diretto da capi estemporanei e privi di coscienza storica, il fascismo, nella misura in cui intende instaurare il dominio totale dello Stato sulla società civile, è l'anti-Europa. Ciò che per secoli ha caratterizzato l'esperimento di vita collettiva compiuto nel "laboratorio europeo" è stato il pluralismo, vale a dire la coesistenza, competitiva e perfino conflittuale, di una molteplicità di forze sociali e culturali; il che ha impedito la reductio ad unum della società europea. Per contro il fascismo, non diversamente dal bolscevismo, è dominato dal progetto di rendere onnipotente lo Stato, di modo che nulla al di fuori di esso possa nascere e crescere. Il che, a giudizio di Ortega, rivela il senso profondo della "ribellione delle masse": il rifiuto dell'intera tradizione liberale in nome di un nazionalismo tribale e aggressivo che, qualora non venisse arginato da un vigoroso movimento europeista, farà precipitare i popoli d'Occidente in una insensata e autodistruttiva guerra fratricida.
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Reich, Fromm, Lederer, Neumann e Arendt nel ventennio successivo alla pubblicazione della Ribellione delle masse di Ortega giungono tutte alla stessa conclusione e cioè che i successi dei movimenti totalitari vanno spiegati tenendo costantemente presente il nuovo tipo antropologico apparso sulla scena europea fra le due guerre.
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Uomo-massa: un essere privo di relazioni sociali normali, di vincoli comunitari, di valori interiorizzati e, proprio per questo, irresistibilmente attratto dai movimenti totalitari, i soli capaci di soddisfare in qualche modo il suo bisogno di appartenenza. In aggiunta, gli effetti atomizzanti e alienanti della massificazione spontanea, generata dal collasso delle tradizionali strutture comunitarie, vengono intensificati dalla massificazione programmata dagli stessi movimenti totalitari, determinati ad annientare tutte le associazioni intermedie onde poter manipolare a piacimento il materiale umano su cui si esercita la loro smisurata volontà di dominio
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uno degli aspetti più inquietanti dei movimenti totalitari è che in essi il leader svolge il ruolo di "funzionario delle masse". Egli può suggestionare e mobilitare le masse proprio in quanto ne incarna i desideri più profondi. Sicché il travolgente successo dei movimenti totalitari non è stato affatto un mero fenomeno congiunturale, bensì la manifestazione più spettacolare di un processo storico iniziato nell'Ottocento, il secolo in cui la rivoluzione industriale, trasformando le classi lavoratrici in plebe, ha preparato il terreno di coltura degli uomini-massa e dei loro leaders naturali: i costruttori della società totalitaria, vero e proprio laboratorio in cui si compiono esperimenti tesi a realizzare la mutazione biologica dell'umanità in nome del nichilistico principio 'tutto è possibile'.
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Hanna Arendt: la banalità del male
Processo ad Eichmann: "le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, ne demoniaco ne mostruoso“ La percezione dell'autrice di Eichmann sembra essere quella di un uomo comune, caratterizzato dalla sua superficialità e mediocrità che la lasciarono stupita nel considerare il male commesso da lui, che consiste, nell'organizzare la deportazione di milioni di ebrei nei campi di concentramento. Ciò che la Arendt scorgeva in Eichmann non era neppure stupidità ma qualcosa di completamente negativo: l'incapacità di pensare. Eichmann ha sempre agito all'interno dei ristretti limiti permessi dalle leggi e dagli ordini
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Egli non era l'unica persona che appariva normale mentre gli altri burocrati apparivano come mostri, ma vi era una massa compatta di uomini perfettamente "normali" i cui atti erano mostruosi. Dietro questa "terribile normalità" della massa burocratica, che era capace di commettere le più grandi atrocità che il mondo avesse mai visto, la Arendt rintraccia la questione della "banalità del male". Questa "normalità" fa sì che alcuni atteggiamenti comunemente ripudiati dalla società - in questo caso i programmi della Germania nazista - trova luogo di manifestazione nel cittadino comune, che non riflette sul contenuto delle regole ma le applica incondizionatamente
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La capacità di pensare, di stare da soli con se stessi, d pensare con la propria testa: unico antidoto alla banalità del male Vedere anche: Le rigini del totalitarismo
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Scuola di Francoforte Questo è il totalitarismo: una smisurata volontà di dominio e di manipolazione della realtà attraverso gli strumenti della scienza, della tecnologia, della fabbrica, dell'industria culturale e dell'apparato statale. Grazie a essi, la modernità ha potuto materializzare il suo ideale: la società scientificamente amministrata, dove gli uomini stessi sono ridotti a cose fra le cose. Attraverso una intensa opera di indottrinamento, gli imperativi funzionali dell'organizzazione scientifico-tecnologica della produzione e della riproduzione della vita materiale, la società industriale fa sì che gli uomini sentano il dovere di agire secondo i criteri della razionalità strumentale; e ciò li trasforma in esseri spersonalizzati, atomizzati, reificati. Sicché, in definitiva, la massificazione degli uomini, che è la nota dominante della civiltà moderna, va imputata alla scienza, alla tecnologia e all'industrialismo. Tutte cose che possono essere riassunte in una parola: illuminismo.
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Marcuse Totalitario non è solo il dominio esercitato con il terrore e i campi di sterminio; totalitario è anche il dominio di una organizzazione tecnico-economica che opera mediante un'astuta manipolazione dei bisogni da parte degli interessi costituiti, che preclude per tale via l'emergere di un'opposizione efficace contro l'insieme del sistema. Il risultato di tale manipolazione universale, condotta con l'imponente strumentazione dell'industria culturale, è la formazione di un '"uomo eterodiretto“ - l'"uomo a una dimensione", il quale, fruendo di una "confortevole e ragionevole non libertà", si è docilmente fatto integrare dal sistema. Ciò significa, a giudizio di Marcuse, che la concezione positivistica della ragione ha trionfato su tutta la linea: ha creato un universo totalitario non più terroristico bensì consensuale, animato dalla "illusione della sovranità popolare" e dominato da un mastodontico apparato tecnologico che è riuscito a trasformare il mondo intero in materia di amministrazione totale, assorbente in sé anche gli amministratori.
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I consumi culturali nella società di massa
incremento dei consumi culturali Industria culturale e del tempo libero Scuola Mediazione e intervento delle ideologie politiche e dello Stato consenso politico formazione dell’identità nazionale [processo di nazionalizzazione delle masse]
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… si riduce l’analfabetismo
Intervento dello stato nella scuola istruzione elementare e obbligatoria istruzione superiore tecnico professionale integrazione e nazionalizzazione delle masse lingua e coscienza storica comuni forza lavoro flessibile educazione civile ai fini della stabilità sociale
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… cresce il numero dei lettori dei giornali
Anno di fondazione dei primi quotidiani italiani Osservatore Romano 1851 La Nazione 1859 Corriere della Sera 1876 Il Mattino 1891 La Stampa 1895 La Gazzetta dello Sport 1896 inserti: manuali di istruzione almanacchi romanzi d’appendice Il QUOTIDIANO, da foglio per intellettuali o gazzetta di informazione economica, diviene… Esempio: “Times” copie nel 1820 … organo di informazione accessibile a tutti e veicolo di diffusione della cultura popolare copie nel 1855
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… si allarga il pubblico di lettori: i primi best-seller
La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe Pubblicato a puntate nel su un giornale di Washington; Nel 1852 vende copie Ben Hur di Lew Wallace nel 1880, inserito in un catalogo di vendite per corrispondenza, vende un milione di copie Pinocchio Carlo Collodi Cuore Edmondo De Amicis anch’essi pubblicati a puntate
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Quattro invenzioni di fine Ottocento rivoluzionano la vita privata e pubblica del Novecento
Il fonografo Edison 1877 Il cinematografo F.lli Lumière 1895 La lampadina Edison 1879 Il telefono Meucci-Bell 1876
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