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Ellenismo filosofico: Lo Stoicismo
Zenone di Cizio ( a.C.)
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Ellenismo filosofico: Lo Stoicismo
Zenone di Cizio ( a.C.) Zenone di Cizio ( a.C.), nato a Cizio, odierna Larnaca, nell'isola di Cipro, è considerato il fondatore dello stoicismo. Non era di origine greca, ma fenicia. Fu allievo del filosofo cinico Cratete e, suc-cessivamente, di Polemone, scolarca del-l'Accademia platonica di Atene nell'ultimo quindicennio del IV secolo. Cizio
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Ellenismo filosofico: Lo Stoicismo
Zenone di Cizio ( a.C.) Nel 308 fondò ad Atene la Stoà (in greco στοὰ ποικίλη, Stoà poikíle, Portico dipinto). Il suo contributo alla storia delle idee si rivela notevole soprattutto nel campo dell'etica, in cui espresse posizioni spesso condizionate dalla sua formazione cinica, e della gnoseologia (sua è la teoria della rappresentazione catalettica o concettuale). Morì suicida. La fonte più importante riguardo alla sua vita è una biografia scritta da Diogene Laerzio, nel libro VII dell’opera Raccolta delle vite e delle dottrine dei filosofi.
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La seguente cronologia mostra le varie fasi dello stoicismo e i personaggi più rappresentativi di ognuna di esse: Stoicismo Antico (III sec. a.C.-II sec. a.C.): Zenone di Cizio Cleante di Asso Crisippo di Soli Stoicismo Medio (II sec. a.C.-I sec. a.C.): Panezio di Rodi Posidonio di Rodi Stoicismo Nuovo o Romano (I sec. d.C.-III sec. d.C.): Cicerone di Arpino Seneca di Cordova Epitteto di Ierapoli Marco Aurelio di Roma Zenone di Cizio ( a.C.)
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Zenone di Cizio ( a.C.) Gli stoici dividevano la filosofia in tre branche: la logica, che si occupa del procedimento del conoscere e delle regole del pensare; la fisica che si occupa dell'oggetto del conoscere; l'etica che si occupa della condotta conforme alla nostra natura razionale.
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Zenone di Cizio ( a.C.) La logica comprende la gnoseologia, la dialettica e la retorica. Sebbene sia certo che il sistema sia subordinato all'etica, questa si fonda su un principio che ha origine nella fisica. Infatti, tutta la conoscenza deriva dai sensi: la mente umana è una carta bianca (tabula rasa) sulla quale vengono a registrarsi le rappresentazioni sensibili. Queste sono impronte o segni delle cose che diventano poi assenso, quindi rappresentazione catalettica (concet-tuale) ed, infine, scienza.
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Zenone di Cizio ( a.C.) La fisica stoica, di stampo materialistico, a sua volta, deriva dalla concezione eraclitea del Fuoco come forza attiva, dinamica e divina della materia, che per sua natura è passiva. In essa il Fuoco immette i lògoi spermatokòi, rationes seminales, semi dotati di potenzialità che si sviluppano secondo molteplici forme. Da ciò deriva la visione stoica panteistica e pampsichistica della realtà. Da questo Fuoco artigiano (πύρ τεχνικόν) si genera il mondo il quale, dopo un periodo determinato di tempo, si distrugge, ma poi torna a rinascere.
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Zenone di Cizio ( a.C.) Per questa ragione si è soliti parlare di eterno ritorno del medesimo che si produce ciclicamente sotto forma di conflitto universale o ecpirosi (εκπύρωσις). Ogni periodo che si produce dal Fuoco e che culmina nella distruzione attraverso il Fuoco stesso è definito diakòsmesis (διακόσμησις).
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Zenone di Cizio ( a.C.) Questo ordinamento è retto da una ragione (Λόγος) universale. Essa può essere intesa come un movimento: necessario, determinato dal logos, immanente, cioè non dovuto a una forza esterna, eterno, inerente a qualunque forma di essere, dal più semplice ed infimo, al più grande e complesso, vivente e non vivente, secondo una necessità assoluta, che è detta anche provvidenza.
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Zenone di Cizio ( a.C.) L'etica stoica si fonda sul principio che l'uomo è partecipe del Lógos e portatore di una "scintilla" di fuoco eterno. Esso è l'unica creatura, fra tutti i viventi, nella quale il Lógos si rispecchia perfetta-mente: egli è pertanto … un microcosmo, una totalità nella quale tutto l'universo è riprodotto. Les Très Riches Heures du Duc de Berry XV sec.
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Zenone di Cizio ( a.C.) La guida dell'azione va invece ricercata, ancora una volta, nel principio attivo dell'anima (heghemonikòn), al quale deve sottostare quello passivo (pàthos). Sono le passioni, infatti, che impediscono l'adegua-mento della condotta umana alla razionalità. Raggiungendo lo stato di dominio sulle passioni o apàteia (απάθεια), ciò che poteva apparire come male e dolore si rivela come un elemento positivo e neces-sario. Anche la malattia e la morte, quindi, vanno accettate.
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Zenone di Cizio ( a.C.) Pertanto, la virtù consiste nel vivere in modo conforme (ομολογία) alla natura del mondo, secondo il princìpio di conservazione (oikeiosis). Mentre gli animali tendono a preservare se stessi obbedendo agli impulsi, gli uomini devono scegliere sempre quel che conviene alla loro natura di esseri razionali: è l’unica libertà possibile in un mondo governato dalla necessità. Il principio guida della condotta, quindi, non può essere la ricerca del piacere come sostengono gli epicurei: «Il piacere, se mai esiste, è un prodotto successivo, quando la natura, dopo aver cercato le cose adatte, lo fornisce in sé e per sé alla costituzione: e in questo modo gli animali appaiono lieti e le piante fioriscono.» (Hans Von Arnim, Stoicorum veterum fragmenta III 178, Lipsia 1903 ) Rita Levi-Montalcini parte 2° (Razionalità, emotività)
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Zenone di Cizio ( a.C.) Si tratta di un'etica del dovere riassunta da Epitteto nel celebre motto: «ανέχoυ καί απέχoυ» (anéchou kài apékou) «sopporta e astieniti» Non è, tuttavia, un invito a sopportare sempli-cemente il dolore e ad astenersi dai piaceri, ma un’esortazione ad accogliere serenamente quel che riserva il destino o fato evitando il coinvol-gimento emotivo.
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Zenone di Cizio ( a.C.) Questo è anche il senso della famosa metafora stoica che paragona la relazione Uomo-Universo a quella di un cane legato ad un carro. Il cane ha due possibilità: adeguarsi alla marcia del carro o resistere. La strada da percorrere sarà la stessa in entrambi i casi; però se si adegua all'andatura del carro, il tragitto sarà agevole e dolce. Se, al contrario, oppone resistenza, l’andatura sarà faticosa e dolorosa, poiché sarà trascinato dal carro contro sua voglia. L'idea centrale di questa metafora è espressa in modo sintetico e preciso da Seneca, quando sostiene: Ducunt volentem fata, nolentem trahunt [Epistole a Lucilio (107, 11, 5)]: Il destino guida chi lo accetta, e trascina chi è riluttante.
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Zenone di Cizio ( a.C.) In questa situazione di necessità la saggezza consiste nella capacità di raggiungere la serenità, ataraxia, o assenza di turbamento dell'animo. Ad essa il saggio approda divenendo padrone di se stesso. Cioè aderendo perfettamente al suo dovere (kathèkon, officium), obbedendo volentieri ad una forza che non agisce esteriormente su di lui, bensì dall'interno.
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Zenone di Cizio ( a.C.) E poiché il bene consiste nel vivere secondo il Lógos, il male è solo ciò che vi si oppone. Risultano così tre tipologie di azioni: quelle dettate dalla ragione, come il rispetto per i genitori, per gli amici e per la patria; quelle contrarie al dovere, e quindi da evitare, in quanto irrazionali ed emotive; quelle indifferenti sia al bene che al male (adiáphora), vestirsi in un modo o in un altro, essere sano o ammalato, essere ricco o povero.
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Zenone di Cizio ( a.C.) Nell’ultima categoria rientrano di fatto tutte quelle azioni in grado di determinare salute, ricchezza, potere, schiavitù, ignominia, ecc. Queste qualità per gli stoici non hanno importanza, perché non esistono beni intermedi: la felicità o l'infelicità dipendono unicamente da noi, non possono essere il risultato di una mediazione. Da qui la netta contrapposizione: o si è sapienti, o si è stolti, tutto il resto è indifferente. (in greco ἀδιάφορα, “cose indifferenti”). Nessuno, di conseguenza, è schiavo per natura: l'essere umano è assolutamente libero di approdare alla saggezza, mentre schiavo è soltanto colui che si fa dominare dalle passioni.
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Zenone di Cizio ( a.C.) In epoca romana questa visione rigida sarà attenuata e tra gli indifferenti si distingueranno gli aspetti preferibili (proegména), aventi dunque valore, da quelli non preferibili e dunque costituenti dei disvalori: per cui la salute è da preferire alla malattia, il benessere materiale all’indigenza, ecc. «Panezio e Posidonio sostengono che la virtù non è suf-ficiente, ma occorrono anche buona salute, abbondanza di mezzi di vita, e forza». (Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei filosofi, VII, 128) Il saggio, tuttavia, anche nella malattia e nell’indigenza saprà mantenere l’imperturbabilità dell’animo: ataraxia.
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Zenone di Cizio ( a.C.) Contrariamente a quanto si potrebbe credere, a differenza dei cinici, fra i doveri principali degli uomini, in quanto esseri razionali, vi è soprattutto la politica. Questa nuova forma di attivismo fu introdotta in particolare quando alcuni esponenti della media stoà, come Panezio di Rodi, entrarono in contatto con l'am-biente romano.
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Zenone di Cizio ( a.C.) Fu così che numerosi stoici dell'antichità divennero attivi statisti (Seneca, Marco Aurelio). In loro si avverte soprattutto una dimensione cosmopolita, che scaturisce da quel sentimento di compassione e partecipazione agli eventi del mondo proprio della sympàtheia, ossia dell'intima connessione esistente tra la sfera dell'uomo e quella dell'Anima cosmica (Anima mundi): essi sono sudditi di una patria universale, non c'è avvenimento che non li riguardi.
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Zenone di Cizio ( a.C.) Con la nuova Stoà verrà recuperata una concezione dell'etica nuovamente rigorosa sul modello di quella antica, pur mantenendo delle notevoli tendenze al cosmopolitismo e al filantropismo. Cicerone parla di humanitas, sentimento di benevolenza e solidarietà disinteressata verso i propri simili. Epitteto affermerà di sentire tutti gli uomini come suoi fratelli, essendo al pari di lui ugualmente figli dello stesso Lógos. Più di un secolo prima Terenzio così si era espresso: Homo sum: nihil humani a me alienum puto (Terentius, Heautontimorumenos, v. 77)
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