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Sogni della metafisica o sogni della scienza?
Un saggio sull’epistemologia
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“Aristotele afferma che, vegliando, noi abbiamo un mondo comune ma, sognando, ciascuno ha il suo. A me sembra che si possa invertire l'ultima posizione e dire: quando tra diversi uomini, ciascuno ha il suo proprio mondo, è da presumere che essi sognino” Immanuel Kant, Sogni di un visionario chiariti con sogni della metafisica (1766)
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Così afferma Immanuel Kant ( ) criticando le visioni Swedenborg e, per analogia, le pretese di tutti i filosofi, “i sognatori”, che hanno elaborato un sistema metafisico. Ognuno di essi crea infatti un proprio mondo, “ne disegnano la pianta”, però poi “la rimutano o la rigettano come è loro abitudine”, tutto ciò partendo da premesse illusorie (“esalazione ipocondriache,chiacchiere da balia e miracoli claustrali”).
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“È possibile la metafisica come scienza?”
Kant, allora, si chiede: “È possibile la metafisica come scienza?”
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“Finora si è creduto che ogni nostra conoscenza debba regolarsi sugli oggetti; ma tutti i tentativi, condotti a partire da questo presupposto, di stabilire, tramite concetti, qualcosa a priori intorno agli oggetti, onde allargare in tal modo la nostra conoscenza, sono andati a vuoto. È venuto il momento di tentare una buona volta, anche nel campo della metafisica, il cammino inverso, muovendosi dall’ipotesi che siano gli oggetti a dover regolarsi sulla nostra conoscenza”. Immanuel Kant, Critica della ragion pura, a cura di p. Chiodi, UTET, Torino, 1967
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La rivoluzione copernicana
Questo passo della Critica della Ragion Pura (1781) ci mostra la nuova prospettiva da cui Kant intende intraprendere la propria ricerca verso la definizione della metafisica come scienza esatta. Seguendo lo stesso processo con cui Copernico aveva spostato il centro dell’universo dalla Terra al Sole, Kant propone di considerare il soggetto (non più l’oggetto) come il fulcro del processo conoscitivo. L’universalità del soggetto conoscente è la nuova certezza su cui si basa la filosofia kantiana.
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Quali conseguenze ebbe questa impostazione?
“Quando Galilei fece rotolare le sue sfere su di un piano inclinato, con un peso scelto da lui stesso, e Torricelli fece sopportare all’aria un peso, che egli stesso sapeva di già uguale a quello di una colonna d’acqua conosciuta, (…) Essi compresero che la ragione vede solo ciò che lei stessa produce secondo il proprio disegno, e che, con principi de’ suoi giudizi secondo leggi immutabili, deve essa entrare innanzi e costringere la natura a rispondere alle sue domande; e non lasciarsi guidare da lei, per dir così, colle redini; (…) È necessario dunque che la ragione si presenti alla natura avendo in una mano i principi, secondo i quali soltanto è possibile che fenomeni concordanti abbian valore di legge, e nell’altra l’esperimento, che essa ha immaginato secondo questi principi: per venire, bensì, istruita da lei, ma non in qualità di scolaro che stia a sentire tutto ciò che piaccia al maestro, sibbene di giudice, che costringa i testimoni a rispondere alle domande che egli loro rivolge. (…) Così la fisica ha potuto per la prima volta esser posta sulla via sicura della scienza, laddove da tanti secoli essa non era stato altro che un semplice brancolamento” Immanuel Kant, Critica della ragion pura (1781)
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In pratica, egli vuole applicare il metodo scientifico individuato da Galilei nella ricerca delle condizioni per cui l’uomo può formulare una conoscenza scientifica, universale e necessaria. Partendo dalla convinzione per cui la fisica di Newton sia una conoscenza di questo tipo, e dall’idea che l’uomo sia un essere immutabile nelle sue facoltà conoscitive, Kant arriva all’individuazione delle forme a priori con cui l’essere umano modifica e conosce la realtà che lo circonda.
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Quali sono i limiti di questa impostazione?
A nostro parere, possono essere individuati nei suoi presupposti: la fisica newtoniana come scienza universale e necessaria, l’universalità e l’omogeneità delle facoltà umane, nel tempo e nello spazio, i quali hanno perso la loro validità alla luce delle scoperte scientifiche dell’Ottocento e del Novecento.
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La fisica di Newton come scienza “parziale”
All’epoca di Kant l’interpretazione di Newton veniva applicata a tutti i fenomeni meccanici dell’universo, indipendentemente dal sistema di riferimento adottato. Nel Novecento, Albert Einstein (1879 – 1955) mise in discussione la fisica newtoniana elaborando la teoria della relatività.
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La fisica di Newton come scienza “parziale”
Per Einstein spazio e tempo non sono più quantità assolute e distinte, di valore primordiale come aveva supposto Newton (il “sensorio”, ossia un punto di vista assoluto e divino sul mondo), oppure forme a priori caratteristiche degli esseri umani come proposto da Kant, ma entità intrinsecamente relative, tra loro indistinguibili; sono gli eventi di interazione tra energia e materia che determinano dimensioni variabili dello spazio/tempo nell'universo. Poiché l’uomo stesso è materia in movimento, non può avere la pretesa di possedere una visione assoluta del mondo, ma deve adeguarsi alle leggi che regolano tra loro i vari sistemi di riferimento. “Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività.” Albert Einstein, Journal of Exothermic Science and Technology, vol. 1, n.° 9 (1938)
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La scienza probabilistica
Benchè la teoria della relatività abbia superato la convinzione assolutistica della meccanica newtoniana, essa mantiene ancora dei presupposti che altre teorie hanno smentito. Nella fisica quantistica, ciò che governa i fenomeni dell’universo non è la necessità caratteristica delle ideologie di Newton e Einstein, ma la casualità. L’universo descritto dalla quantistica è un universo probabilistico, nel quale le leggi scientifiche esprimono la probabilità che un fenomeno avvenga, e come esso probabilmente proseguirà nel tempo. La scienza perde quindi il carattere di necessità con cui Kant l’aveva caratterizzata. "Einstein [...] sbagliò quando disse: «Dio non gioca a dadi». La considerazione dei buchi neri suggerisce infatti non solo che Dio gioca a dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si può vedere". Stephen Hawking
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Kuhn e la negazione dello sviluppo lineare della scienza
La visione relativistica di Einstein e la meccanica quantistica sembrano aver soppiantato e sostituito la meccanica newtoniana. Secondo lo storico della scienza Thomas Kuhn (1922 – 1996), questi possono essere interpretati come paradigmi, (teorie scientifiche di “transizione” che si applicano in seguito ad un momento di “rivoluzione” nella scienza) che " dicono cose differenti sugli oggetti che popolano l' universo e sul comportamento di tali oggetti” (Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1963) In tal modo, Kuhn respinge ogni concezione della scienza come processo continuo di assorbimento e ampliamento dei risultati precedenti; ad un certo punto, ogni paradigma diventerà obsoleto a causa del mutamento della mentalità e dei preconcetti con cui gli scienziati guardano il mondo. In futuro, vicino o lontano, queste teorie risulteranno inadeguata a descrivere i fenomeni che avvengono nell’universo.
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Ciascuno comprende in base ai suoi preconcetti
Hans Georg Gadamer ( ), afferma che la conoscenza è sempre condizionata da una pre-comprensione, la quale deriva dal contesto storico, sociale, culturale e geografico in cui è collocato il soggetto conoscente. L’omogeneità delle facoltà conoscitive umane predicata da Kant viene così annullata: l’uomo è un essere finito in un contesto finito. “L'autentica esperienza è quella in cui l'uomo diventa cosciente della propria finitezza” Hans-Georg Gadamer, Verità e metodo (1960)
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L’essere umano come tappa dell’evoluzione
Non sono solo i preconcetti a cambiare, ma anche l’uomo stesso, come ci dimostra Charles Darwin (1809 – 1882) ha subito e subirà in futuro un’evoluzione delle sue caratteristiche fisiologiche e, di conseguenza, delle sue facoltà conoscitive. Mentre per Kant la struttura dell’uomo era immutabile nel tempo e nello spazio, oggi sappiamo che l’homo sapiens sapiens è solo un gradino di una specie in divenire. Ad esempio, in seguito al cambiamento di particolari condizioni ambientali, l’essere umano potrebbe in un eventuale futuro essere in grado di percepire le emissioni dell’ultravioletto o, addirittura, perdere la facoltà della vista. “L'uomo nella sua arroganza si crede un'opera grande, meritevole di una creazione divina. Più umile, io credo sia più giusto considerarlo discendente degli animali”. Charles Darwin, L'origine dell'uomo (1871)
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Conclusione Abbiamo così dimostrato in che modo, a nostro parere, Kant si sia basato su presupposti non del tutto fondati: Einstein, Kuhn, i meccanici quantistici, Gadamer e Darwin ci hanno fornito differenti punti di vista che ci hanno permesso di capire che la scienza deriva da numerosi fattori, i quali non la rendono né universale né necessaria né eterna. Che senso ha allora per noi una scienza, seppur limitata? Come afferma John Locke, “La candela che è accesa in noi fa luce abbastanza per tutti i nostri propositi. Dobbiamo essere soddisfatti delle scoperte che possiamo fare alla sua luce; e faremo un uso corretto della nostra intelligenza, quando entreremo in rapporto con tutti gli oggetti nel modo e nella proporzione adatta alle nostre facoltà, e sulla base dei fondamenti che possono essere proposti a noi, e se non richiederemo perentoriamente o con intemperanza la dimostrazione e chiederemo la certezza dove la probabilità soltanto può essere ottenuta, una probabilità che sarà sufficiente a dirigere tutti i nostri interessi”. (da Saggio sull’intelletto umano, 1690)
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Forse la scienza è un sogno, ma non un’illusione.
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La scelta dello sfondo Immagine di apertura: abbiamo scelto un quadro di Seurat, pittore che rappresenta l’illusione della creazione di una pittura scientifica. Presentazione: la serie dell’albero di Piet Mondrian, il quale ritiene che l'arte sia un prodotto della ragione, che realizzi una fusione di razionalità e idealità, per cui il suo astrattismo è ispirato alla perfezione delle leggi matematiche e scientifiche. Abbiamo invertito la serie per comunicare l’idea che la scienza non sia un mero insieme di leggi (le linee rigorose della “Composizione in blu, grigio e rosa”), ma di cultura, emozioni e intelligenza.
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Bibliografia e sitografia
Immanuel Kant, Critica della Ragion Pura (1781); Sogni di un visionario chiariti con sogni della metafisica (1766) Albert Einstein, Journal of Exothermic Science and Technology, vol. 1, n.° 9, (1938) Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1963) Charles Darwin, L'origine dell'uomo (1871) Hans-Georg Gadamer, Verità e metodo (1960) J. Locke, Saggio sull'intelletto umano (1690) “Albert Einstein e la teoria della relatività. Cos'è il tempo? E lo spazio?” ( “Hans-Georg Gadamer” ( “Thomas Kuhn” ( “Sogni di un visionario” ( Immagini di sfondo: Piet Mondrian ( Citazioni da Wikiquote (
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