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LA SCUOLA SI CONFRONTA CON IL BULLISMO
ogni giorno A cura di Pia Blandano Dirigente scolastico ICS “A. Ugo” Palermo
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A chi ci rivolgiamo come educatori/formatori
Situazioni di “Normalità” Presenza di valori Apparente legalità “normale” illegalità
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2. SITUAZIONI A “RISCHIO”
Modelli con connotazioni mafiose: Violenza Prevaricazione Omertà indifferenza Modelli di illegalità “riconosciuta” BULLISMO
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Il Sistema scolastico è strutturato per gestire la “normalità”
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IDENTIFICAZIONE rispetto ai modelli di socializzazione
Primaria: la famiglia Secondaria: scuola ed extrascuola Gli insegnanti sono dentro il sistema, ne condividono i valori, le regole hanno difficoltà a leggerne le disfunzioni, a pensare in termini di cambiamento
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Cosa succede quando la scuola si confronta con le situazioni a “rischio”?
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REAZIONE NEGATIVA Presa di distanza/gli appelli alla famiglia
Difficoltà a comprendere Difficoltà ad accettare Difficoltà a “mettersi in gioco” Difficoltà ad avviare il cambiamento Presa di distanza/gli appelli alla famiglia Stigmatizzazione/le note sul registro Sospensioni Espulsione
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REAZIONE POSITIVA RICERCA/AZIONE SPERIMENTAZIONE LABORATORI PROGETTI
DIALOGO E COOPERAZIONE CON LA FAMIGLIA
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PER Mettere in discussione i modelli educativi e della socializzazione
Proporre modifiche dei comportamenti Indurre ripensamenti valoriali In una parola: PREVENIRE
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Innanzitutto bisogna precisare che se è vero che la scuola da sola, senza il sostegno delle altre Istituzioni, può fare poco per cambiare il contesto sociale in cui opera e da cui provengono i bambini e i ragazzi che la frequentano, e’ anche necessario aggiungere un’altra riflessione: gli insegnanti, che rappresentano l’Istituzione scuola, sono innanzitutto educatori e quindi come tali hanno il dovere professionale di essere “migliori” del contesto sociale in cui operano e offrire prospettive di impegno civile e legalità ai loro alunni.
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cosa può (deve) fare la comunita’?
Cosa può fare la scuola, cosa può (deve) fare la comunita’? 1° individuare precocemente le vittime e i bulli (quanti-qualificare il fenomeno) 2° stendere un progetto d’intervento che coinvolga la comunità la singola scuola la classe interessata i minori coinvolti 3° promuovere una cultura contro la violenza e per il rispetto del diritto di tutti al benessere e alla sicurezza
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STRATEGIE D’INTERVENTO
DI TIPO cognitivo/prescrittivo/organizzativo Controllo del mondo adulto sulle relazioni tra i ragazzi: sorveglianza specialmente negli spazi comuni, interventi immediati, Raccolta di dati e informazioni per “capire” il fenomeno/ non sottovalutazione dei segnali anche minimi Elaborazione delle regole di convivenza/ patto educativo di corresponsabilità
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Strategia centrata sull’individuo
Il bullo è responsabile singolarmente del proprio comportamento Ricerca del colpevole Sanzione ( applicazione del regolamento, voto di condotta) Sia il bullo che la vittima sono visti come soggetti con problemi da recuperare (invio ai servizi sociali, alla ASL,ecc) Limiti: Si favorisce il comportamento esibizionistico del bullo Può aumentare il disagio ed esaspera la dinamica di coppia
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Strategia di carattere “sistemico”
Il bullismo nasce da un disagio del gruppo. Intervento educativo/formativo centrato sui conflitti L’educatore è il mediatore dei conflitti Centrato sul gruppo/comunità Per valorizzare e orientare le dinamiche socio-affettive del gruppo Per educare alla prosocialità
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Esplicitare che educare alla prosocialità ed alla cittadinanza è una educazione trasversale e non compito di una singola disciplina Esplicitare che educare alla prosocialità ed alla cittadinanza è obiettivo educativo generale di tutta la scuola POF
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LA PROPOSTA La prosocialità La progettazione partecipata
Progetti mirati, pensati e calibrati sui bisogni del contesto Modelli alternativi centrati sul “vissuto democratico” Lavoro sul territorio Sperimentazione di nuovi approcci teorici e metodologici ( R/A): La prosocialità La progettazione partecipata
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