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PubblicatoEnzio Falco Modificato 9 anni fa
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Ogni esperienza tramandata dai nostri cari finisce in qualche modo per segnarci, inconsapevolmente.
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E’ ancora vivo in me il ricordo di quando, ancora bambina, trascorrevo tante sere
seduta accanto al fuoco in una casa di campagna, ad ascoltare i discorsi dei grandi.
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tangibile, presente, vivo.
Raccontavano di fatti e avvenimenti passati, di persone morte da tanto tempo, ma ne parlavano rammentando episodi leggeri, con un affetto ancora tangibile, presente, vivo.
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Il concetto del distacco definitivo,
non sembrava trapelare dai loro racconti, era una tenerezza più vicina alla nostalgia o, al più, a una dolce malinconia.
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Nasceva, senza che me ne rendessi conto, una catena di affetti
Così, non riuscivo a capire, allora, il vero senso di definitivo distacco; persone che non avevo conosciuto entravano nella mia vita attraverso le loro descrizioni e diventavano ‘miei’ gli episodi che li riguardavano. Nasceva, senza che me ne rendessi conto, una catena di affetti sconosciuti ma presenti e veri.
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Ma nella vita di ognuno capita di sperimentare direttamente quel distacco, purtoppo senza eccezioni.
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Arriva, inevitabilmente, quella sensazione lacerante che rende muti,
quando lo sgomento paralizza.
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Troppo piccole le parole per descrivere e per confortare:
vestiti troppo stretti quando il dolore sanguina per la perdita di una persona cara
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Le reazioni sono diverse:
di disperazione a volte, incredulità, immobilismo o pianto.
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volutamente negato e rifiutato.
Tutte manifestazioni della debolezza umana che si oppone a un evento che, pure, è naturale ma paventato, volutamente negato e rifiutato.
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Soltanto il tempo riconduce alla ragionevolezza, le ferite
cicatrizzano e si riprende lentamente il cammino.
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Nulla potrà mai più essere come prima; ma il tempo insegna ad affrontare gli eventi che non si possono cambiare e fa comprendere che neppure il dolore è sterile, che c’è in ogni esperienza qualcosa da cui imparare.
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Mi tornano alla mente quei racconti ascoltati da bambina e capisco ora che l’insegnamento era lì, nel tramandare gli esempi di vita delle persone che ci hanno lasciato:
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e quella futura, che non li ha conosciuti.
Il loro contributo all’evoluzione umana non è terminato, lo hanno soltanto lasciato nelle nostre mani perché possiamo renderci catena di unione fra la generazione passata e quella futura, che non li ha conosciuti.
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nel nostro quotidiano vivere
Questo è, probabilmente, il modo migliore per onorare i nostri cari defunti, rendendoli affettuosamente presenti nei nostri cuori ma anche nel nostro quotidiano vivere
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vicini, sempre. Musica: “Cavalleria Rusticana”
– Intermezzo- Pietro Mascagni- Orch. James Last Testo e grafica:
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