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PubblicatoMauro Repetto Modificato 9 anni fa
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Politiche sociali Lavinia Bifulco
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testi Testi per studentesse e studenti frequentanti Bifulco L. (2015, in stampa), Il welfare locale, Carocci, Roma. Castel R. (2004), L’insicurezza sociale. Cosa significa essere protetti?, Einaudi, Torino (parti scelte) Testi per studentesse e studenti non frequentanti Bifulco L. (2015, in stampa), Il welfare locale, Carocci, Roma. Bifulco L., Facchini C. (2013, a cura di), Partecipazione sociale e competenze, Angeli, Milano Castel R. (2004), L’insicurezza sociale. Cosa significa essere protetti?, Einaudi, Torino
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Strumenti concettuali Idee Capabilities (A. Sen) Governance Capacità di aspirare Rescaling Stateness/statualità Giustizia sociale: universalismo, esigibilità dei diritti, democrazia
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Welfare State « la definizione di welfare state deve stare per qualcosa di più della politica sociale ; essa indica una costruzione storicamente unica, una ridefinizione esplicita di ciò in cui lo stato consiste » p. 64)… « un nuovo impegno politico, la definizione di un nuovo contratto sociale fra stato e popolo ((Esping Andersen 2000 p 64). « Ciò che esso ha promesso non è solo l’introduzione di politiche di welfare attraverso le quali alleviare i mali sociali e redistribuire il peso dei rischi fondamentali, ma riscrivere il contratto sociale fra lo stato e i cittadini » (p. 63).
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Welfare State “Uno stato può adottare politiche sociali senza per questo trasformarsi in welfare state, anche se non vale il contrario. Possiamo parlare di politiche sociali tutte le volte in cui, in risposta a un determinato rischio sociale, è stato organizzato un qualche tipo di azione politica collettiva. Le distribuzioni di cibo ai poveri della Roma antica possono essere considerate una politica sociale, ma non dimostrano certo l’esistenza di un welfare state, e lo stesso si può dire delle beneficenze ed elemosine distribuite dalla chiesa, dalle corporazioni o dalla nobiltà; o ancora dell’aiuto ai poveri introdotto per legge.. dai nascenti stati nazionali e dalle monarchie assolute” Esping Andersen (p. 64).
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Cambiamenti «nuovi» rischi sociali cambiamenti dei welfare state che hanno investito innanzitutto (ma non solo) il ruolo dello Stato. diffusione di forme miste, pubblico-private, di erogazione dei servizi e degli interventi sociali affermazione della governance come modello del decision-making riorganizzazione territoriale dei poteri pubblici che ha visto avanzare processi di decentramento e, in alcuni casi, di devolution vera e propria. A monte: uno scenario sociale progressivamente ridefinito dalla globalizzazione e dai suoi effetti; trasformazioni del lavoro; trasformazioni socio-demografiche; nuovi rischi sociali La recente crisi finanziaria ed economica ha portato allo scoperto la vulnerabilità profonda e le contraddizioni costitutive degli assetti del capitalismo democratico, incalzato (o messo in scacco) dal capitalismo finanziario.
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Welfare state I welfare nordici abilitanti… “sono stati più capaci di trasformarsi per tenere conto della entrata in massa delle donne nel mercato del lavoro: assumendo il lavoro di cura come una dimensione importante di intervento del welfare e allo stesso tempo definendo i servizi per l’infanzia e per le persone non autosufficienti come strumenti di pari opportunità per i bambini e per le persone non autosufficienti, non solo per le donne che si prendono cura di loro. Sono stati anche i più capaci di proporre modalità di attivazione dei disoccupati e di coloro che ricevono assistenza economica perché in povertà non legate prevalentemente alla riduzione dei benefici, ma al contrario ad una offerta di risorse – formative, di counseling, di esperienza – alternative (Saraceno, Stato e mercato, 2013).
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Rescaling Sovranazionale Locale
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Anni 50: patto fra economico e sociale. Integrazione dell’economia nello spazio europeo, la solidarietà e i diritti sociali nello spazio nazionale (Natali 2013). A cavallo fra gli 80 e i 90 ha inizio una fase più ambiziosa che ingloba nel progetto di integrazione anche le politiche sociali. Armonizzazione e coesione diventano due parole-chiave della agenda europea, dotate di appositi strumenti che, anziché sul controllo, sono incentrati su logiche soft di incentivazione e di verifica. Europa
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Metodo aperto di coordinamento, che vincola i decisori nazionali al conseguimento di obiettivi condivisi attraverso la valorizzazione delle buone pratiche e l’individuazione di un set di indicatori da soddisfare (lancio della strategia europea dell’occupazione nel 1997). La leva in questo caso agisce – dovrebbe agire- sull’innesco di processi di apprendimento reciproco.
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Europa la Strategia della coesione, un principio che aveva ispirato gli stessi trattati costitutivi dell’Unione. Summit di Lisbona del 2000_ “un nuovo obiettivo strategico: diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. In senso stretto, nella sfera europea la coesione indica principalmente la necessità di ridurre disparità territoriali e rafforzare legami sociali. Ma la coesione evoca anche l’esigenza di coordinare le politiche economiche, del lavoro, sociali e ambientali in modo da renderne evidente la reciproca interdipendenza; e di orientare la crescita economica a parametri di sostenibilità. Gli strumenti principali sono i finanziamenti disponibili grazie a diverse linee di programmazione.
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Europa Modello sociale europeo: modello di organizzazione delle società europee caratterizzato dalla capacità di tenere insieme inclusione sociale e crescita economica servizi di welfare e protezione sociale, regolazione dell’economia, relazioni industriali basate sul dialogo sociale. ‘The simplest difference between the USA and Europe is that we have welfare states, they do not’ (Wickham, 2002: 1, cit.in Alber 2010).
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Europa Strumenti per l’equilibrio fra economico e sociale che hanno dato prova di debolezza fin dall’inizio. Il coordinamento fra le politiche nazionali in materia di lavoro e inclusione sociale ha avuto risultati limitati Linee di finanziamento per la coesione: nel primo ciclo (2000- 2006) lo sforzo di integrare la dimensione sociale con quella economica, di promuovere insieme crescita e inclusione sociale è ben visibile in programmi come Equal e come Urban. Il ciclo successivo (2007-2013) è tutto concentrato sulla crescita, sull’occupazione, sulla creazione di infrastrutture e posti di lavoro. Prevale perciò un’idea economica della coesione incardinata sulla competitività. Leonardi (2009): la dimensione sociale è poco valorizzata anche a causa della stessa predominanza degli attori politici economici − cioè dei ministri dell’economia - al livello europeo.
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Europa Dal 2009, a seguito della crisi finanziaria ed economica, obiettivo della stabilità delle economie dei paesi membri (in primis dei paesi dell’euro zona. Strumenti di controllo (ex-ante ed ex-post) sulle politiche di bilancio dei paesi membri secondo logica dell’austerità. (Natali 2013). Anche strumenti per coesione sociale: Libro bianco sulle pensioni del 2012, Misure in materia di occupazione (Employment Package), Misure per l’occupazione giovanile (Youth Employment Package) Misure per Social Investment Package
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Europa le misure di austerità sono una priorità. Tagli alla spesa sociale Natali (2013): Divaricazione in atto tra i diversi paesi. I paesi dell’Europa continentale e del nord hanno ridotto la spesa sociale, senza intaccare le istituzioni di welfare. Nei paesi dell’est e del sud Europa i tagli sono maggiori Contraddizione: Le politiche d’investimento sociale, centrali nella Strategia Europa 2020, sono sotto poste a riduzioni di spesa Frammentazione del Modello sociale europeo più che fine del Modello?
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L’investimento sociale.. Secondo la Commissione Europea, investimento sociale “[…] significa politiche volte a rafforzare le competenze e le capacità delle persone e aiutarle a partecipare pienamente al mondo del lavoro e alla vita sociale. I settori chiave includono l'istruzione, l'assistenza all'infanzia, la sanità, la formazione, l’assistenza nella ricerca di un lavoro”. Le politiche orientante all’investimento sociale mirano ”[…] a rafforzare le capacità attuali e future delle persone, e a migliorare le loro opportunità di partecipare nella società e nel mercato del lavoro” e sottolineano “la necessità di prevenire piuttosto che curare, riducendo la necessità di prestazioni. In questo modo, quando le persone hanno bisogno di sostegno, la società può permettersi di aiutarle”. I beneficiari sono:
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“Bambini e giovani: sostegno precoce per interrompere la trasmissione intergenerazionale dello svantaggio e affrontare il grave problema della disoccupazione giovanile. Persone in cerca di lavoro: supporto integrato e più accessibile per trovare lavoro. Donne: accrescere le pari opportunità, migliore accesso al mercato del lavoro e migliore protezione sociale. Anziani: più opportunità di partecipazione attiva nella società e nell'economia Disabili: sostegno alla vita indipendente e luoghi di lavoro adeguati Senzatetto: aiuto nel reinserimento sociale e nel lavoro I datori di lavoro: una forza lavoro più numerosa, più sana e più qualificata Le nostre società: maggiore produttività, maggiore occupazione, una migliore salute e inclusione sociale, più prosperità e una vita migliore per tutti”. http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1044&
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Le critiche: - L'attenzione per il futuro significa che i poveri di oggi sono lasciati da parte. Alcune ricerche dimostrano effettivamente che la prospettiva dell’investimento sociale ha paradossalmente contribuito all’aumento della povertà (Cantillon, 2011). - La questione della qualità del lavoro fatica a scalzare il modello secondo il quale è accettabile qualsiasi posto di lavoro. - Le politiche per l’uguaglianza di genere subiscono una ridefinizione in termini strumentali. L'obiettivo di aumentare i livelli di occupazione delle donne viene infatti di frequente motivato da ragioni economiche (la necessità di aumentare la base contributiva) e non dall’esigenza di promuovere le aspirazioni delle donne. - Anche le politiche per l’infanzia subiscono una torsione di questo tipo dal momento che i bambini sono presi in considerazione in qualità di "cittadini-lavoratori” del futuro piuttosto che come “cittadini- figli" del presente, titolari di diritti sociali benché non produttivi (Lister, 2003).
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