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PubblicatoErcole Adamo Modificato 9 anni fa
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La casta e l’impatto della dominazione britannica: L’imposizione del dominio coloniale introduce criteri nuovi nella definizione del potere di una casta a livello locale In particolare, la presenza o meno nella casta di un numero elevato di persone istruite alla maniera occidentale La professione svolta dai membri della casta (con particolare riferimento a occupazioni nella burocrazia o altro tipo di occupazione in grado di accrescere l’influenza della casta)
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A livello più generale, il mondo coloniale modifica i valori di riferimento del sistema in quanto introduce dei valori nuovi, legati alla sfera economica e politica, che sono valori “universali”, cioè abbracciano tutte le caste, a prescindere dalla posizione gerarchica, che vanno a sostituirsi ai fini “tradizionali”, distinti per varna
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-Il processo di trasformazione della casta prende forma con la politica britannica post-1857 di indagine sulla società indiana, che si esprime in particolare con il primo censimento del 1871 -Attraverso i censimenti i Britannici non rispondono soltanto all’esigenza di conoscere la società indiana, ma danno altresì corpo alla propria visione teorica dell’India, enumerando e classificando la popolazione in una pluralità di caste e comunità sociali e religiose. -Una visione funzionale all’esigenza di dimostrare la legittimità politica del dominio coloniale
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Le conseguenze di questa politica furono due: A partire dalla pubblicazione dei censimenti, si introdusse un processo di trasformazione del modo attraverso il quale le caste concepivano se stesse e il proprio ruolo nella società. Ciò avvenne in due modi, uno ancora in parte «tradizionale» e uno già «moderno» Dal primo punto di vista, le caste hanno iniziato a esercitare una pressione sulle autorità per migliorare la propria posizione nei censimenti, cioè per essere classificati come sovraordinati, cioè come appartenenti a un varna superiore; dunque per mezzo di una riscrittura della propria storia. Ciò porta le caste a fare una sorta di «invenzione della tradizione» per riscrivere le proprie origini e dimostrare una vera o presunta origine ksatriya o brahmanica (si dirà del caso degli Yadav)
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Ma oltre alle dinamiche tradizionali, le caste incominciavano a competere tra loro sulla base di criteri moderni Visto che i numeri diventavano fondamentali, le caste si danno da fare per aumentare il proprio numero Dunque dalla «qualità» si tende a passare alla «quantità» Per aumentare di numero, le caste dovevano sia eliminare le divisioni intracastali, sia quelle intercastali spesso si diedero alla riforma interna, facendo pressioni sulle sottocaste affinché abbandonassero le distinzioni rituali, abbandonassero l’endogamia, e si unissero alle altre caste
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inoltre la casta, che ha una natura locale, ma che talvolta si estende su diverse regioni per questioni matrimoniali (dinamica “interlocale”), tende a dare vita a associazioni regionali che rappresentano l’intera casta e inglobano le varie sottocaste locali In ciò esse sono favorite dal nuovo sistema di comunicazione e di trasporti messo in piedi dai Britannici nel 19° secolo. Ciò ha ovviamente nel lungo periodo l’effetto di indebolire I fattori rituali e antropologici legati alla contaminazione come elementi di distinzione castale
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Oltre alla logica dei numeri, c’è la tendenza a migiorare lo status di una casta sulla base dei criteri già citati in precedenza, ovvero educazione (occidentale) e accesso alle professioni moderne In ciò le caste cercavano di promuovere il miglioramento della propria condizione come associazioni di interesse, come lobbies Ad esempio formando scuole per i giovani della casta dove si insegnasse un’educazione «utile», delle cooperative tra i membri delle caste, e a sfruttare i vantaggi offerti dalla politica, facendo pressione sulle autorità per ottenere dei privilegi
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Queste associazioni castali erano «moderne», nella misura in cui avevano fini economici e politici, anche se la dimensione socio- religiosa e la sanscritizzazione non erano ancora del tutto scomparsi Come dei gruppi di pressione moderni, esse avevano un organigramma, una sede sociale, delle pubblicazioni, una lista di membri E i leader erano normalmente scelti non tra i capi tradizionali della caste, cioè i più autorevoli, ma tra i più istruiti all’occidentale, e quindi meglio in grado di interagire con le istituzioni coloniali Ciò porta a una graduale trasformazione delle leadership interne alle caste.
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Progressivamente la questione della gerarchia passava in secondo piano, e dunque le richieste di essere posti in una posizione più elevata nel censimento diventarono meno pressanti, a favore sempre di più richieste di tipo socio- economico Dunque la competizione tra caste, da verticale diventa orizzontale Ma se prima i valori erano distinti a seconda del gruppo si avanzava mediante la scanscritizzazione, ora i valori sono universali, quindi condivisi da tutti; dunque la competizione orizzontale è molto più intensa
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Questo passaggio è stato definito da Dumont «sostanzializzazione» della casta, ovvero: «il passaggio da un universo strutturale, fluido, dove l’accento è messo sull’interdipendenza, dove non ci sono dei livelli privilegiati, non vi è una unità solida, ad un universo di blocchi impenetrabili, autosufficienti, essenzialmente identici e in concorrenza l’uno con l’altro, un universo nel quale la casta appariva come un individuo collettivo, come una sostanza»
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Vi è dunque certamente, a partire dal tardo 19° e primo 20° secolo, un aumento della competizione socio-politica Tuttavia, paradossalmente, questo sviluppo ha probabilmente favorito l’introduzione del sistema politico democratico rappresentativo da parte degli stessi inglesi queste “nuove” caste, erano simili ai gruppi di interesse dell’occidente moderno, che sono state uno degli elementi di base della società civile e del processo di democratizzazione Dunque le caste potevano in effetti svolgere un ruolo nella formazione di un sistema politico democratico, cioè come gruppi di interesse organizzati Però perché questo si realizzasse era necessario un secondo passaggio, ovvero quello dal pluralismo sociale a quello politico Questo sarà realizzato con le riforme elettorali
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Dagli anni ottanta dell’ottocento in avanti, i Britannici costruiranno un sistema di elezioni che sarà altresì basato sulla rappresentanza per gruppi. Quattro momenti fondamentali: Local Self Government Act, 1882 Government of India Act, 1909 (riforme Morley-Minto) Government of India Act, 1919 (riforme Montagu- Chelmsford) Government of India Act, 1935
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Nel 1882, il Local Self Government Act introduce gli elettorati separati per i musulmani e la rappresentanza per gruppi di interesse e corporazioni (che finivano per coincidere con le caste). Nel 1909 si creano dei consigli legislativi nelle singole province e al centro, per le quali il sistema elettorale è basato su seggi elettorali separati (per i musulmani, le associazioni mercantili, le università, i proprietari terrieri). Nel 1919 il sistema viene esteso ulteriormente: nell’assemblea nazionale sono previsti 6 tipi di elettorato: non musulmani (60 seggi), musulmani (29 seggi), Europei (1), proprietari terrieri (6), camere di commercio (3), università (1)
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Sempre con la riforma del 1919, nelle province le assemblee legislative estesero elettorati separati anche ad altri gruppi (nel Panjab ai Sikh, nella provincia di Madras ai cristiani indiani, nel Bengala agli anglo-indiani e infine gli Europei di cinque province) In alcune province si istituirono già dei seggi separati per le caste basse («non brahmani»). Anche se come gruppi svantaggiati (backward classes).
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Per la verità non mancarono, nel 1919, delle voci britanniche dissenzienti, a partire dagli stessi Montagu e Chemsford, che nel loro rapporto sulle riforme deploravano il fatto che gli elettorati separati portassero gli elettori a ragionare per fazioni e non come cittadini Tuttavia non i britannici non vollero rimettere in discussione il sistema. Influente era la filosofia «whig» sulle idee di molti amministratori britannici, che li portava a vedere una rappresentanza basata sui gruppi «naturali» come la migliore possibile
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Il tipo di rappresentanza ideato dai britannici mirava non tanto a difendere gli interessi degli individui quanto gli interessi collettivi Per sua natura tendeva a ad accordare maggiore protezione agli interessi delle élite, che erano meglio organizzate È vero che a partire dal 1919 i britannici inserirono in alcune province una parziale protezione di gruppi più deboli, come i lavoratori delle fabbriche, che ottennero un seggio in alcune province; ma questi furono solitamente dominati dai rappresentanti sindacali, che erano in qualche modo la elite degli operai
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La strutturazione della società castale in gruppi di interesse, gradualmente si sarebbe trasferita al mondo politico indiano attraverso la formazione dell’Indian National Congress, questo infatti nasce nel 1885 proprio come una camera di rappresentanza dei vari interessi locali, e dunque degli stessi gruppi di interesse castali e socio- economici provinciali che i Britannici avevano iniziato a rappresentare
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Il Congress nascerà proprio da quelle elite di indiani di alta casta che chiedevano ai Britannici di dare loro maggiore spazio nel governo dell’India Questa logica, questo rapporto stretto tra caste e struttura del Congresso si è trasferito con poche modifiche nel sistema politico dell’India indipendente
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Vi è un altro punto importante: le associazioni castali infatti non vengono formate solo dal mondo delle caste elevate, ma anche da quelle basse o intermedie, cioè caste intoccabili o caste intermedie, comprese tra vaisiya e intoccabili, essenzialmente shudra.
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Nel corso del novecento alcuni attivisti appartenenti a caste basse, soprattutto nelle regioni del sud, iniziano a proporre una identità «non brahmanica» come identità collettiva da contrapporre alle caste alte e da fare accettare dal governo coloniale Nell’aprile del 1920, nella presidenza di Madras, lord Chelmsford ricevette una lettera indignata dai “non Brahamani” della provincia, in cui si protestava perché solo 28 dei 65 seggi dell’assemblea provinciale erano stati loro riservati Il memorandum allegato descriveva i «non brahmani» come contrapposti ai brahmani sul piano etnico, distinti per maniere, costumi, interessi e persino dal punto di vista della legge personale Secondo il testo, si trattava di due categorie appartenenti a due «razze diverse» in quanto i primi erano dravidici mentre i secondi ariani (riferimento alle famiglie linguistiche) in conclusione i «non brahmani» ottennero dai britannici una quota supplementare nell’assemblea provinciale
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Associazioni analoghe si svilupparono in altre regioni, ad es. nella presidenza di Bombay, dove i Maratha si lamentavano perché avevano solo 5 seggi riservati nell’assemblea Nel 1920 questi costituiscono una loro Backward Class Association e chiedono non solo che la loro rappresentanza sia aumentata da 8 a 15 seggi, ma che l’appellativo Backward Class sia applicato a tutte le caste «arretrate».
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Ciò aprì la strada a un gran numero di richieste provenienti da caste che lamentavano una situazione di arretratezza socio-economica e di discriminazione da parte dei Brahmani Non tutte queste richieste furono accolte, ovviamente, ciò nonostante il sistema di rappresentanza «proto- parlamentare» britannico basato sui gruppi costitutivi della società indiana si estese gradualmente fino a raggiungere anche caste che non si erano ancora strutturate in gruppi di interesse socio-economici
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A partire dalla commissione Simon del 1928, creata per studiare il funzionamento della nuova costituzione, i britannici furono sommersi di richieste e petizioni provenienti dai gruppi più disparati che chiedevano rappresentazioni particolari di qualche tipo Associazioni professionali, soldati in pensione, artigiani, comunità religiose (jain, musulmani sciiti), e ovviamente gruppi castali
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Interessante notare che il rapporto della commissione Simon lamentava che il radicamento della rappresentanza per interessi era poco conforme alla logica della rappresentanza degli individui Ciò nonostante, si accettava il sistema, sulla base del fatto che «la rappresentanza delle comunità e degli interessi era il solo principio vitale per costituire mediante elezioni dirette le istanze legislative dell’India»
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Questo sistema fu quindi confermato e ampliato ancora nel Government of India Act del 1935 Con questa legge fu organizzato un sistema di consultazione per provincia, in cui i vari gruppi potevano chiedere alle autorità una certa quota di seggi riservati o elettorati separati Seguì ovviamente una valanga di petizioni
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Alla fine, l’ampiezza dei gruppi rappresentati nel 1935 fu grande, comprendendo sia nelle assemblee legislative provinciali che nella capitale categorie sociali, religiose, socio-demografiche, come caste basse, le minoranze religiose sikh, cristiane e musulmane, e anche le donne, che ottenevano o elettorati separati o seggi riservati
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I seggi riservati su base castale si moltiplicavano, in quanto oltre a quelli riservati per specifiche caste, venne aggiunta una riserva speciale per le Scheduled Castes («caste catalogate»), un eufemismo per indicare gli intoccabili, che si aggiungeva alla categoria Backward, che indicava invece le caste basse (shudra) ma non intoccabili. Di queste caste fu prodotta dalle autorità una lista, anche questa volta sulla base delle petizioni avanzate dalle varie caste
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Alla fine anche nel caso delle caste intoccabili, come già era avvenuto per i «non brahmani», si avrà un passaggio dal sociale al politico Vi fu però una differenza sensibile nella strategia seguita dalle caste tra nord e sud Innanzitutto era differente la struttura castale: mentre nel nord la società indiana si avvicinava molto alla tradizionale struttura in 4 varna, nel sud le caste alte erano ridotte e talvolta persino assenti, brahmani e ksatriya in particolare; in genere i «nati due volte» non presentavano mai una struttura completa.
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Questo in parte perché l’induismo ortodosso era più solido a nord che a sud In parte perché a sud mancavano minacce militari esterne In parte perché le riforme fondiarie britanniche effettuate dalla fine del ‘700 in poi nel nord avevano quasi sempre favorito le élites (zamindari system), mentre nel sud erano stati favoriti i coltivatori (raiyatwari system).
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Infine rilevante era la maggiore importanza dei movimenti di di riforma religiosa (Arya Samaj) nel nord rispetto al sud Secondo il censimento del 1931 (l’ultimo nel quale la casta compariva ancora come categoria ufficiale), la caste alte rappresentavano, ad esempio, il 13,6% in Bihar, il 24,2% in Rajasthan. Mentre in Andhra Pradesh i brahmani erano il 3% e gli ksatriya l’1,2% della popolazione.
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La conseguenza fu una differenza di atteggiamento delle caste basse: nel nord, queste si sono espresse attraverso l’associazionismo, come abbiamo visto, ma questa attività si è limitata generalmente a promuovere riforme e a difendere gli interessi della casta senza mettere in discussione la gerarchia delle caste e i suoi valori
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Cioè vi è stato un processo di mobilitazione delle caste, ma questo è rimasto dentro il discorso della sanscritizzazione Queste associazioni non hanno sfidato il sistema delle caste, né hanno messo in discussione il sistema dei varna, ma hanno semplicemente rivendicato uno status più elevato attraverso una ricostruzione delle loro origini e più esattamente attraverso una «arianizzazione»
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Un esempio sono gli Yadav, nome che copre una grande varietà di caste tradizionalmente dedite alla cura delle greggi, come pastori, e produttori di latte, soprattutto presenti nella pianura del Gange, dove costituiscono circa il 10% della popolazione. Nel Bihar e Uttar Pradesh attuali sono una delle più numerose caste, con rispettivamente il 11% e 8,7%. Gli Yadav discenderebbero da una popolazione centroasiatica (gli Abhira) che avrebbe stabilito dei regni nell’India del nord. Tuttavia gli Yadav sono rimasti legati ai valori del sistema castale, che li ha relegati a una posizione inferiore
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Nel tardo 19° secolo vennero scritte le prime storie degli Yadav che misero in discussione questa ricostruzione La History of the Yadav, completata nel 1959, attraverso una rilettura dei testi delle epopee (Mahabharata e Purana) si sforzò di dimostrare che gli Yadav erano Ariani quindi ksatriya. Dunque si è cercato di promuovere il loro status entro il sistema dei varna e della sanscritizzazione.
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Invece nel sud, le caste basse non solo hanno dato vita a movimenti di emancipazione sociale e politica, ma hanno anche prodotto delle vere e proprie ideologie alternative, che hanno sfidato alla radice la sanscritizzazione Cioè delle visioni egalitarie, in contrasto con l’etica dei Varna. Un esempio di queste teorie è quella dei popoli pre- ariani, il caso di Jotirao Phule (1827-90)
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Phule fu il primo degli ideologi della caste basse ad aprire scuole per intoccabili già nel 1835 Fonda una associazione nel 1875 (la Satyashodak Samaj, «associazione per il perseguimento della verità») per rafforzare i sentimenti di appartenenza e unità tra le caste basse La narrazione di Phule si basava proprio sulla ricostruzione tradizionale (di matrice occidentale) delle invasioni ariane Secondo questa teoria le caste basse originavano dalle popolazioni pre-ariane, dravidiche, dunque erano gli originali abitanti dell’India, soprattutto meridionale In questa categoria entravano dunque tutti i non brahmani, con una logica egalitaristica e etnicistica che spezzava la logica delle caste e la sanscritizzazione.
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Un caso ancora più noto è quello del movimento fondato da Bhim Rao Ambedkar (1891-1956) a difesa degli intoccabili Secondo la sua visione, fondata in gran parte su studi sociologici fatti negli Usa, gli intoccabili o Dalit («uomini spezzati», «frammentati»), erano popolazioni sottomesse dai Brahmani ma (a differenza della teoria di Phule) non etnicamente differenti erano popolazioni sparse, frammentate sul territorio, ai quali le tribù dominanti avevano attribuito ruoli marginali (la sorveglianza dei confini dei villaggi) e lo stigma dell’impurità per mantenerne la sottomissione.
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Secondo una ricostruzione (molto arbitraria) queste popolazioni erano state le prime ad abbracciare il Buddhismo, anche se poi erano state riconvertite all’Induismo Dunque la cultura buddhista, con la sua logica egalitaria, divenne per Ambedkar la dottrina cui gli intoccabili dovevano fare riferimento Infatti Ambedkar nel 1956, poco prima di morire, organizzò una conversione di massa degli intoccabili al Buddhismo
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Punti essenziali: l’impatto britannico lascia in eredità una struttura castale organizzata in gruppi sempre più simili tra loro, in competizione su base socio-economica e che tendono altresì a tradurre queste identità sul terreno della partecipazione politica È un sistema articolato e pluralista sebbene di carattere elitario: è infatti un sistema che avvantaggia I gruppi meglio organizzati e dotati di maggiore livello di istruzione e rapporti con le istituzioni Benchè si noti già in epoca coloniale il principio della politicizzazione delle caste basse, questo fatica a emergere, mentre le caste legate ai tre varna superiori sono avvantaggiate
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Il partito del Congresso si basa infatti su di un’alleanza tra caste intellettuali (essenzialmente brahmani) e mondo mercantile è dunque un movimento politico essenzialmente elitario, al quale Gandhi dona solo in parte un carattere più di massa Dopo il 1947 il carattere elitario della base sociale del Congresso sarà evidente
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