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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE SCIENZE PEDAGOGICHE PEDAGOGIA DELLA DISABILITA’ - MODULO A II SEMESTRE Dott.ssa.

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Presentazione sul tema: "UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE SCIENZE PEDAGOGICHE PEDAGOGIA DELLA DISABILITA’ - MODULO A II SEMESTRE Dott.ssa."— Transcript della presentazione:

1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE SCIENZE PEDAGOGICHE PEDAGOGIA DELLA DISABILITA’ - MODULO A II SEMESTRE Dott.ssa Angela Fiorillo

2 GIOCO E DISABILITA’ Premesse:  piena partecipazione alle attività di gioco da parte dei bambini disabili,  processo di inclusione a livello sociale.

3 GIOCO E DISABILITA’ OMS: Adattamento dell’ICF alla fase evolutiva dell’uomo, Versione per bambini e adolescenti.

4 GIOCO E DISABILITA’ Funzione di supporto all’apprendimento (“Apprendimento di base”). Funzione educativa (“Educazione). Funzione relazionale (“Fattori ambientali”).

5 GIOCO E DISABILITA’ Bambini con danno cognitivo e ritardo mentale: o difficoltà nella comunicazione, o nell’interazione sociale, o nello sviluppo di attività di immaginazione, o scarso gioco con i coetanei, o preferenza per attività note, o preferenza per il gioco con bambini più piccoli. o non si accede al gioco simbolico.

6 GIOCO E DISABILITA’ Bambini autistici o con disturbo grave del comportamento: o limitazioni funzionali che rendono difficile la partecipazione a un’attività ludica. Bambini con limitazioni funzionali visive: o decremento della qualità e quantità di giochi possibili. Bambini con disabilità motoria: o compromissione delle attività di gioco, o posizione di passività.

7 GIOCO E DISABILITA’ Contesto riabilitativo:  Fase propedeutica e di allenamento che può approdare al gioco spontaneo.  Individua limiti e possibilità del bambino, tipologie di giochi da fare.  armonizza le attività con quelle effettuate dai coetanei nei contesti naturali di vita: famiglia, scuola, parco giochi, palestra.  Includere le preferenze dl bambino.  Coinvolgere il bambino all’interno dell’intervento terapeutico.

8 SESSUALITA’ E HANDICAP Fa parte della vita di ogni persona. E’ una esperienza fondamentale di ogni essere umano. E’ connessa a processi che concorrono alla formazione di una identità sana. Rientra nel processo di costruzione del sé della persona. E’ espressione di un linguaggio che appartiene al corpo. E’ manifestazione di una soggettività aperta alla relazione.

9 SESSUALITA’ E HANDICAP Capacità di intimità che va costruita con l’educazione e che appartiene alla vita personale e privata di ogni singola persona. Richiesta di riconoscimento sociale. Riconoscimento e accettazione come bisogno che appartiene alla società umana.

10 SESSUALITA’ E HANDICAP Prerequisiti di accettazione dell’esercizio della sessualità sono:  Giusta età,  Coscienza di sé,  Volontarietà,  Reciprocità,  Rispetto delle regole di decenza,  Responsabilità.

11 SESSUALITA’ E HANDICAP Nella disabilità intellettiva: Problemi che fanno riferimento alla difficoltà di gestione del bisogno sessuale e anche allo sviluppo equilibrato globale della persona e della sua identità di genere. La sessualità della persona con disabilità intellettiva va scoperta, riconosciuta, rispettata, compresa e educata verso forme culturalmente accettabili.

12 SESSUALITA’ E HANDICAP Si tende a evitare il problema attivando dei meccanismi di: Logica della negazione: far finta di non vedere il problema perché non si sa come intervenire in modo adeguato; Logica della rimozione: smettere di vedere perché ci si sente in difficoltà; Logica dello scarto: il problema viene isolato da tutto il resto e scartato perché non si riesce a integrarlo.

13 SESSUALITA’ E HANDICAP Interventi educativi su quattro aree fondamentali:  Ludica: scoprire il proprio corpo,  Emotiva: scoprire il proprio mondo interiore,  Relazionale: scoprire il corpo e il mondo interiore dell’altro,  Etica: scoprire il valore della propria e altrui corporeità.

14 DISABILITA’ E INTEGRAZIOEN LAVORATIVA Per capacità lavorativa si intendono le potenzialità a espletare una o più attività qualora ne sussistano le caratteristiche fisiche, psicologiche, sociali e tecnico professionali.

15 DISABILITA’ E INTEGRAZIOEN LAVORATIVA La legge 68 /99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” ha permesso di iniziare a ragionare sul fatto che il disabile non è un soggetto passivo da collocare in azienda, ma una persona dotata di sue abilità e capacità, che richiedono di essere formate per divenire competenze.

16 DISABILITA’ E INTEGRAZIOEN LAVORATIVA La legge quadro 104/92 ha contribuito a: –Passaggio al concetto di handicap come concetto sociale. –Riconoscimento della capacità lavorativa alla persona disabile, attraverso l’introduzione di parametri per l’identificazione delle capacità lavorative e delle competenze. –Considerazione della specificità delle diverse istituzioni e la considerazione della utilità dei rapporti interistituzionali per il recupero delle risorse umane e finanziarie.

17 DISABILITA’ E INTEGRAZIOEN LAVORATIVA La proposta di crescita verso il ruolo lavorativo e lo status di lavoratore deve essere compresa in un progetto di vita. Tre livelli di avvio al lavoro: Inserimento terapeutico che corrisponde al progetto ampio di recupero della persona in difficoltà, di cui l’inserimento lavorativo costituisce una parte, Inserimento lavorativo che corrisponde a un avviamento al lavoro vero e proprio, articolato in fasi precise, Integrazione lavorativa che, accanto all’inserimento, comporta anche lo sviluppo nella persona diversamente abile della consapevolezza di essere un lavoratore e di vivere una esperienza paritaria a tutti gli effetti nel mondo del lavoro.


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