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ANALISI DEL TERRITORIO Corso B Dott. Arch. Maria Giuffrida

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Presentazione sul tema: "ANALISI DEL TERRITORIO Corso B Dott. Arch. Maria Giuffrida"— Transcript della presentazione:

1 ANALISI DEL TERRITORIO Corso B Dott. Arch. Maria Giuffrida
LEZIONE 1 La normativa e gli strumenti urbanistici di riferimento Novembre 2008

2 LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Legge Urbanistica Nazionale n. 1150/1942 Legge n. 1089/1939 Legge n. 1497/1939 Testo Unico n. 490/1999 Decreto Ministeriale n. 1444/1968 Legge urbanistica Regionale della Calabria n. 19/2002

3 LEGGE URBANISTICA NAZIONALE N. 1150/1942
Rappresenta ancora oggi il corpo fondamentale della legislazione urbanistica Viene approvata sotto il regime fascista , durante la seconda guerra mondiale, in un momento di tumultuosi cambiamenti in cui non si aveva ancora la percezione dei successivi disastri

4 I PRINCIPI DI RIFERIMENTO
Una forte propensione ai principi della proprietà privata – dei manufatti e dei suoli – amministrata, almeno formalmente, dallo Stato centralista che deve garantire il soddisfacimento di esigenze di utilità collettiva. Il Piano ha una funzione di prefigurazione di uno stato futuro ottimale – e ordinato – attraverso il Piano Regolatore Generale. Nell’articolazione degli strumenti urbanistici si riflette un’impostazione rigidamente gerarchica dello Stato. Il tecnicismo delle regole assegna all’urbanista il ruolo di specialista al di sopra della collettività che subisce le trasformazioni del “proprio” insediamento.

5 Inoltre L’attenzione all’edificato pone le aree non urbanizzate in uno stato di marginalizzazione e le relega allo stato indifferenziato di “aree agricole”. All’art. 1 si legge L’assetto e l’incremento edilizio dei centri abitati e lo sviluppo urbanistico in genere nel territorio dello Stato sono disciplinati dalla presente legge. Il Ministero dei Lavori Pubblici vigila sull’attività urbanistica anche allo scopo di assicurare, nel rinnovamento e ampliamento della città, il rispetto dei caratteri tradizionali, di favorire il disurbanamento e di frenare la tendenza all’urbanesimo.

6 La L. 1150/42 assegna: Allo Stato il compito di indirizzo e coordinamento delle linee fondamentali dell’assetto del territorio nazionale, con particolare riferimento agli interventi di interesse statale; Ai Comuni il compito di disciplinare l’assetto del territorio comunale NON ESISTONO LIVELLI INTERMEDI Successive normative specifiche (D.P.R. 8/72 e 616/77) trasferiscono gran parte delle competenze urbanistiche alle Regioni

7 Art. 7 (come modificato dalla L. 1187/78)
Il PRG deve considerare la totalità del territorio comunale. Esso deve indicare essenzialmente: La rete delle principali vie di comunicazione stradali, ferroviarie e navigabili e dei relativi impianti. La divisione in zone del territorio comunale destinate all’espansione dell’aggregato urbano e la determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciascuna zona. Le aree destinate a formare spazi di uso pubblico o sottoposte a speciali servitù. Le aree riservate ad edifici pubblici o di uso pubblico, nonché ad opere ed impianti di interesse collettivo o sociale. I vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale, paesistico. Le norme per l’attuazione del piano.

8 Il PRG si attua attraverso i PIANI PARTICOLAREGGIATI
(o attuativi) che in una prima fase erano indeterminati e successivamente si articoleranno in: Piani di Recupero del centro storico (previsto dalla L. 457/78) Piani di lottizzazione Piani per gli insediamenti produttivi (previsto dalla L. 865/71) Piani di Zona (previsto dalla L.167/62) LA VALIDITA’ DEL PRG E’ – ANCORA – INDETERMINATA NEL TEMPO

9 LE LEGGI E 1497 DEL ‘39 La Legge n del 1° giugno 1939 riguarda la “Tutela delle cose d'interesse artistico o storico” La Legge n.1497 del 29 giugno riguarda la “Protezione delle bellezze naturali”

10 Art.1 Sono soggette alla presente legge le cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, compresi: a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; b) le cose d'interesse numismatico; c) i manoscritti, gli autografi, i carteggi, i documenti notevoli, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni aventi carattere di rarità e di pregio. d) le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico. Sono soggette alla disciplina della presente legge le opere di autori viventi o la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni.

11 Art.18 I proprietari, possessori e detentori, a qualsiasi titolo, delle cose mobili od immobili, contemplate dalla presente legge, hanno l'obbligo di sottoporre alla competente Sovraintendenza i progetti delle opere di qualunque genere che intendano eseguire, al fine di ottenerne la preventiva approvazione.

12 Strumenti fondamentali della L. 1497/39 erano:
Il vincolo paesistico (che venia apposto con decreto specifico sulla singola area) L’autorizzazione (che con la L.10/77 viene demandata alle Soprintendenze) Il piano territoriale paesisitico facoltativo La L. 431/85 “Legge Galasso” riforma la tutela del paesaggio e: rende obbligatori i Piani paesistici per le Regioni impone vincoli paesistici su specifiche categorie di aree trasferisce alle Regioni tutti i poteri in materia di tutela del paesaggio e la gestione delle aree protette

13 La normativa di riferimento viene raccolta e riorganizzata nel TESTO UNICO n. 490 del 19 ottobre 1999 che: Ripropone, in toto, i contenuti della Legge 1089/39; Amplia le disposizioni alla disciplina della fruibilità dei beni culturali; Disciplina il movimento dei beni mobili all’interno del territorio dell’Unione Europea; Comprende nelle proprie competenze anche quelle della L. 1497/39 e della L.435/85 e, dunque, anche i beni ambientali e paesaggistici di interesse pubblico come: a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati a norma delle disposizioni del Titolo I, che si distinguono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale; d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.

14 DECRETO MINISTERIALE N. 1444/68
Attua le disposizioni della L. 765/67 (detta “Legge Ponte”) Stabilisce: Le Zone Territoriali Omogenee Gli standards edilizi Le quantità minime di spazi pubblici all’interno delle singole ZTO I rapporti massimi tra spazi pubblici, parcheggi e verde pubblico I limiti di densità edilizia per le singole ZTO Le altezze massime nelle singole ZTO I Limiti di distanza tra i fabbricati per le singole ZTO Le deroghe per mancanza di aree

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17 LEGGE URBANISTICA REGIONALE DELLA CALABRIA N. 19/2002
ART. 1 La Regione Calabria: 1. assicura un efficace ed efficiente sistema di programmazione e pianificazione territoriale orientato allo sviluppo sostenibile del territorio regionale, da perseguire con un’azione congiunta di tutti i settori interessati, che garantisca l’integrità fisica e culturale del territorio regionale, nonché il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, dei connotati di civiltà degli insediamenti urbani, delle connessioni fisiche e immateriali dirette allo sviluppo produttivo e all’esercizio della libertà dei membri della collettività calabrese;

18 2. promuove un uso appropriato delle risorse ambientali,
2. promuove un uso appropriato delle risorse ambientali, naturali, territoriali e storico-culturali anche tramite le linee di pianificazione paesaggistica;

19 3. detta norme sull’esercizio delle competenze
3. detta norme sull’esercizio delle competenze esercitate ai diversi livelli istituzionali al fine di promuovere modalità di raccordo funzionale tra gli strumenti di pianificazione e valorizzazione del suolo, attraverso la rimodulazione delle diverse competenze;

20 4. favorisce la cooperazione tra la Regione, le Province,
4. favorisce la cooperazione tra la Regione, le Province, i Comuni e le Comunità montane, e valorizza la concertazione tra le forze economiche, sociali, culturali e professionali ed i soggetti comunque interessati alla formazione degli strumenti di pianificazione, o la cui attività pubblica o d’interesse pubblico possa essere incidente sull’assetto del territorio;

21 5. garantisce la semplificazione dei procedimenti
5. garantisce la semplificazione dei procedimenti amministrativi, assicurando la trasparenza dei processi decisionali e promuove la partecipazione dei cittadini alla formazione delle scelte che incidono sulla qualità dello sviluppo e sull’uso delle risorse ambientali.

22 GLI OBIETTIVI GENERALI
 promuovere un ordinato sviluppo del territorio, dei tessuti urbani e del sistema produttivo;  assicurare che i processi di trasformazione preservino da alterazioni irreversibili i connotati materiali essenziali del territorio e delle sue singole componenti e ne mantengano i connotati culturali conferiti dalle vicende naturali e storiche;  migliorare la qualità della vita e la salubrità degli insediamenti urbani;  ridurre e mitigare l’impatto degli insediamenti sui sistemi naturali e ambientali;

23 . promuovere la salvaguardia, la valorizzazione ed il
 promuovere la salvaguardia, la valorizzazione ed il miglioramento delle qualità ambientali, architettoniche, culturali e sociali del territorio urbano, attraverso interventi di riqualificazione del tessuto esistente, finalizzati anche ad eliminare le situazioni di svantaggio territoriale;  prevedere l’utilizzazione di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative derivanti dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti, ovvero dalla loro riorganizzazione e riqualificazione.

24 Art. 20 PIANO STRUTTURALE COMUNALE (P.S.C.) Il Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) definisce le strategie per il governo dell’intero territorio comunale, in coerenza con gli obiettivi e gli indirizzi urbanistici della Regione e con gli strumenti di pianificazione provinciale espressi dal Quadro Territoriale Regionale (Q.T.R.), dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) e dal Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.).

25 Le tre dimensioni della Pianificazione secondo la LUR

26 Dalla dimensione strutturale e dalla dimensione strategica derivano:

27 Dalla dimensione operativa deriva:

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30 Art. 3 individua nella “conoscenza sistematica del territorio” il principio su cui deve basarsi il processo di pianificazione: “La pianificazione territoriale ed urbanistica si fonda sul principio della chiara e motivata esplicitazione delle proprie determinazioni. A tal fine le scelte operate sono elaborate sulla base della conoscenza, sistematicamente acquisita, dei caratteri fisici, morfologici ed ambientali del territorio, delle risorse, dei valori e dei vincoli territoriali anche di natura archeologica, delle utilizzazioni in corso, dello stato della pianificazione in atto, delle previsioni dell’andamento demografico e migratorio, nonché delle dinamiche della trasformazione economico-sociale, e sono definite sia attraverso la comparazione dei valori e degli interessi coinvolti, sia sulla base del principio generale della sostenibilità ambientale dello sviluppo”.

31 IL PRIMO PASSO la costruzione di un Quadro conoscitivo sistematico delle condizioni del territorio sia morfologico, funzionale, normativo e socio economico. LA FINALITÀ GENERALE costituire una base sistematica e razionale su cui fondare le scelte di pianificazione. Posto l’obiettivo di una condivisione delle scelte nasce la necessità che anche il quadro conoscitivo sia condiviso ed elaborato in forma partecipata, attraverso gli opportuni strumenti di partecipazione ed informazione.

32 Il quadro conoscitivo deve raccogliere ed organizzare in maniera strutturata tutte le informazioni necessarie: alla verifica di coerenza; alla valutazione della compatibilità ambientale; alla individuazione delle strategie di sviluppo locale sostenibile; alla predisposizione del progetto strutturale di assetto del territorio.

33 STRUTTURAZIONE DEL QUADRO CONOSCITIVO
Quadro di riferimento normativo e di pianificazione Quadro ambientale Quadro strutturale economico e capitale sociale Quadro strutturale morfologico

34 QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO E DI PIANIFICAZIONE
Contiene tutte le analisi necessarie per verificare la coerenza del piano con il quadro della pianificazione sovracomunale a partire dal quadro legislativo e normativo a livello europeo, nazionale e regionale e includendo: Quadro della pianificazione a livello regionale e provinciale (piani generali e di settore) e dei vincoli da esso derivanti, con particolare riferimento alla pianificazione paesaggistica, dei beni culturali ed ambientali, delle aree protette e della difesa del suolo; La pianificazione vigente alla scala comunale: piani generali ed attuativi, programmi di sviluppo, ecc.. e del loro stato di attuazione.

35 QUADRO AMBIENTALE Contiene tutte le informazioni necessarie alla valutazione della compatibilità ambientale e restituisce un quadro completo delle risorse esistenti sul territorio, dei loro caratteri e dei valori. Esso prevede in particolare: censimento delle risorse ambientali naturali (acqua, aria, suolo, flora, fauna) e antropiche (beni culturali, aree agricole, aree produttive, aree archeologiche, ecc…); individuazione dei caratteri, dei valori e della vulnerabilità, allo scopo di valutare le vocazioni, le potenzialità di trasformazione, o al contrario la resistenza alla trasformazione e i possibili effetti delle trasformazioni sulle varie risorse; Identificazione e valutazione dei rischi naturali ed antropici esistenti sul territorio che comportano una resistenza alla trasformazione con particolare riferimento a rischio sismico e rischio idrogeologico.

36 QUADRO STRUTTURALE ECONOMICO E CAPITALE SOCIALE
Contiene le informazioni necessarie alla definizione di un modello di sviluppo locale sostenibile ed esamina tutti gli aspetti relativi a: Dinamica demografica (andamento della popolazione, tasso di invecchiamento, ecc..), le caratteristiche sociali (scolarizzazione, fenomeni di emarginazione, associazionismo, ecc..), la situazione economica in termini di occupazione, imprenditorialità, settori produttivi emergenti, ecc.. Risorse del territorio utilizzabili a fini di sviluppo: aree di interesse naturale e paesaggistico, beni culturali ed archeologici, aree boscate ed agricole, risorse di carattere geologico, ecc.. Infrastrutture territoriali: viabilità e trasporti, aree industriali ed artigianali, ecc..; Valori, risorse e identità per la costruzione e/o il rafforzamento del capitale sociale, ovvero quel sistema di relazioni (fiduciarie, di scambio di informazioni, ecc.) che possono crearsi all’interno di una comunità allo scopo di cooperare per un fine comune.

37 QUADRO STRUTTURALE MORFOLOGICO
Consente una visione sintetica e descrittiva delle condizioni insediative e dell’assetto del territorio. Il passaggio da una forma di pianificazione per “zone omogenee” alla pianificazione strutturale per ambiti o sistemi territoriali presuppone che anche il Quadro conoscitivo venga costruito attraverso un approccio a carattere strutturale sistemico. L’analisi sull’assetto territoriale dovrà pertanto restituire un quadro “sistemico” dei diversi ambiti o sottosistemi che compongono il sistema territoriale complessivo e delle relazioni che legano tali sistemi.

38 Lo studio del sistema insediativo tenderà pertanto ad individuare le parti che compongono il sistema urbano più complessivo ed il sistema delle reciproche relazioni. L’indagine dovrà considerare le diverse aree urbane (aree storiche, città consolidata, periferia diffusa, ecc,) il sistema delle attrezzature e dei servizi pubblici, il sistema degli spazi pubblici e del verde urbano Lo studio del sistema relazionale esaminerà tutti i sistemi di connessione fra le diverse aree insediative, considerando le reti di trasporto, la viabilità principale e secondaria comprensiva delle aree di parcheggio, il sistema delle reti energetiche (acqua, luce, gas) dello smaltimento (fognatura, rifiuti solidi urbani, ecc..) e delle telecomunicazioni.

39 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
IN: CALDARETTI S. , Il territorio del Piano, Jason Editore, Reggio Calabria, 1997 “La Legge urbanistica del 1942”, da pag. 69 a pag. 74; “La normativa generale fondamentale: la L. 1150/42” da pag. 240 a pag. 242. “La pianificazione paesistica: dalla L. 1497/39 alla L. 431/85” da pag. 255 a pag. 261 Regione Calabria, Assessorato Urbanistica e Governo del Territorio, Linee Guida della pianificazione regionale e schema base della Carta regionale dei luoghi in attuazione della Legge Urbanistica della Calabria n. 19 del 16/04/2002.


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