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Tecnologie per la riduzione dell’handicap Modulo 1: Le parole e i luoghi dell’integrazione [martedì 15 aprile_parte prima] di Luca Ferrari.

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1 Tecnologie per la riduzione dell’handicap Modulo 1: Le parole e i luoghi dell’integrazione [martedì 15 aprile_parte prima] di Luca Ferrari

2 L’importanza delle parole

3 Linguaggio Formazione di stereotipi e pregiudizi Analisi dei bisogni estemporanee Decisioni => Preconcezioni Comportamenti/azioni

4 Chiariamo alcuni termini ? E’ la stessa cosa definire una persona disabile piuttosto che handicappata o diversamente abile?

5 Un esempio… Visione Video: - “David Targato H”(intervista)David Targato H - Spezzone spettacolo (1) Spezzone spettacolo - Spezzone spettacolo (2)Spezzone spettacolo

6 Chiariamo alcuni termini: deficit Deficit = anomalia o modificazione fisiologica oggettivamente osservabile e valutabile. E’ da considerare come parte della struttura permanente dell’individuo Come vedremo Rapporto tra deficit/handicap => non c’è una relazione causale…

7 Chiariamo alcuni termini: handicap Handicap = svantaggio la cui eziologia è determinata dall’interazione di diversi fattori: ambiente contesto deficit

8 Dunque, per Handicap intendiamo: il risultato di un processo sociale e culturale: è la conseguenza dell'incontro di un individuo, delle sue caratteristiche fisiche, psicologiche (comprendenti anche un eventuale deficit) e della sua storia, con un particolare contesto.

9 Facciamo degli esempi: deficit Prendiamo, ad esempio, una persona sorda: il deficit sensoriale, che si manifesta nella diminuzione della capacità o nella impossibilità totale di percepire suoni e rumori,rappresenta una caratteristica permanente. E' un dato "oggettivo", misurabile, allo stesso modo della corporatura, del colore dei capelli e degli occhi. L'utilizzo di una protesi, che sostituisca o amplifichi, in parte, la funzione mancante dell'organo di senso, può diminuire in qualche modo gli effetti del deficit, favorendo un aumento di percezione uditiva, ma non interviene sul deficit o sulla disfunzione dell'apparato uditivo, che rimane invariata.

10 Facciamo degli esempi: handicap 2 possibilità: …La persona sorda può essere circondata da un ambiente portato a considerare quel tipo di deficit come non grave, e, quindi, a non svalutare l'individuo che ne è affetto. Oppure può accadere il contrario. In ogni caso l'handicap non è insito nella persona, ma è una "condizione contestuale": Si parla di "situazione handicappante" (che si può creare anche in assenza di un deficit – es. della lingua), determinata dall'incontro di diverse variabili, e come tale può modificarsi o essere modificata. Es. CLAUDIO IMPRUDENTE - CDH Accaparlante: Comunicare una disabilità che piace. - video - testovideotesto

11 Conseguenze operative 1/2 La distinzione, apparentemente solo terminologica, tra deficit e handicap porta con sé importanti conseguenze operative. da un lato la comprensione del deficit, delle sue caratteristiche e di come concretamente si manifestano nella storia di quella persona, dà indicazioni in merito a su che cosa non può e non deve intervenire l'educatore con le competenze che gli sono proprie, dall'altro lato apre immediatamente delle possibilità di intervento nel momento in cui sposta l'attenzione sulle conseguenze e cioè sugli handicap che si possono creare dall'incontro con i contesti di vita.

12 Conseguenze operative 2/2 contesto Non si interviene sull'individuo, ma insieme a lui sul contesto, per modificare insieme la situazione di handicap.  Si entra in un'ottica evolutiva e di cambiamento, a partire dalla considerazione degli elementi negativi (barriere) per modificarli e degli elementi positivi (risorse) per valorizzarli e coordinarli.

13 Dunque: L'attenzione di un educatore, di un insegnante, non è rivolta solamente alla persona e alle sue difficoltà, ma si sposta alle relazioni che si possono leggere tra individuo e contesto.

14 Costruire un progetto educativo finalizzato alla riduzione dell’handicap La costruzione di un progetto educativo finalizzato alla riduzione degli handicap passa attraverso alcune fasi: 1) Individuazione dei deficit e degli handicap; 2) Conoscenza e approfondimento dei deficit a livello scientifico e/o storicoculturale; 3) Analisi delle barriere che contribuiscono a creare gli handicap; 4) Analisi delle risorse a disposizione; 5) Formulazione di ipotesi e individuazione di percorsi educativi, strategie, cambiamenti da introdurre.

15 Un esempio: implementare un modello pedagogico problematico in classe E. Giliberti propone 3 livelli di intervento: 1) Intervento immediato; 2) Costruire un percorso formativo individualizzato; 3) Costruire occasioni di crescita per tutta la classe.

16 Lavoro di gruppo Il caso di Daria_ Discussione collettiva

17 Tecnologie per la riduzione dell’handicap Modulo 1: Gli strumenti dell’integrazione [martedì 16_parte seconda]

18 Il concetto di disabilità secondo l’ICF Disabilità: qualsiasi restrizione o carenza della capacità di svolgere una attività nel nei modi e nei limiti ritenuti normali per un essere umano. Secondo la Classificazione Internazionale del Funzionamento della disabilità e della salute (ICF, 2002), la disabilità “è una condizione di salute derivata da un contesto sfavorevole; può essere una condizione transitoria, permanente, regressiva, progressiva”.

19 Chiariamo alcuni termini: disabilità L’ICF è uno strumento importante perché valuta lo stato di salute attraverso un modello “biopsicosociale”: Tale modello valuta contemporaneamente 3 livelli: corporeo, personale e sociale.

20 La situazione globale di una persona secondo l’ICF La situazione di salute di una persona è la risultante globale delle reciproche influenze tra i fattori sottostanti

21 La situazione globale di una persona secondo l’ICF Condizioni fisiche: malattie varie acute, croniche, fragilità… Strutture corporee: mancanza di un arto… Funzioni corporee: deficit visivi, motori, attentivi… Attività personali: scarsa capacità di apprendimento, di applicazione delle conoscenze, di comunicazione… Partecipazione sociale: difficoltà a partecipare in situazioni sociali tipiche nei vari ambienti e contesti… Fattori contestuali e a ambientali: famiglia problematica, situazione sociale difficile, carenza di servizi e risorse Fattori contestuali personali: scarsa autostima, reazioni emozionali eccessive, scarsa motivazione…

22 Per l’insegnante L’ICF può essere un’importante strumento per leggere in modo “globale” nell’alunno, i BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) (Special Educations Needs)

23 Ma cosa sono i Bisogni educativi speciali? Innanzitutto ogni alunno ha dei bisogni educativi, per esempio: bisogno di appartenenza, di identità, di valorizzazione, di accettazione… Gli alunni con BES vivono situazioni particolari che gli ostacolano nell’apprendimento e nello sviluppo: questa situazione negativa può essere a livello organico, biologico, familiare, ambientale… o in combinazione di queste. In questi casi i normali bisogni educativi che tutti gli alunni hanno, si “arricchiscono” di qualcosa di particolare, di “speciale”. Per esempio il loro bisogno normale di sviluppare competenze di autonomia è complicato dal fatto che possono esserci deficit motori, cognitivi, difficoltà familiari… In questo senso il Bisogno educativo diventa “Speciale”. Per lavorarci adeguatamente avremo bisogno di competenze e risorse speciali, migliori più efficaci.

24 Il progetto di vita della persona disabile Parlare di progetto di vita significa innanzitutto fari i conti con le dimensioni dell’essere adulto… Molto spesso infatti, capita che alla persona disabile non vengano riconosciute possibilità di crescita evolutiva (es. persone con sindrome di Down )

25 Il progetto di vita della persona disabile In sostanza, come intervenire? Innanzitutto come ci ricorda Dario Ianes il lungo viaggio per diventare adulti comincia dalla percezione di possibilità: “…per iniziare questo viaggio, è necessario che qualcuno ci creda, che qualcuno immagini questa possibilità, che qualcono cominci a dare il permesso di crescere e cambiare”[1].[1] [1] D.Ianes, S.Cramerotti, Il Piano Educativo individualizzato, Progetto di vita.Guida 2005-2007, Erickson, Trento 2005, pg. 43.

26 Il progetto di vita della persona disabile E quindi: il progetto di vita (PDV) inizia dalla famiglia, la quale si deve liberare presto dal senso e dalla percezione di impossibilità di miglioramento della situazione psico-fisica di un figlio o una figlia disabile.

27 Il progetto di vita della persona disabile Anche gli insegnanti, dovrebbero imparare a guardare oltre alla scuola. Si denota come una “…buona qualità della vita adulta dovrebbe essere l’elemento di riferimento per orientare l’insegnamento a un’integrazione sociale più ampia, un’indipendenza più matura e un lavoro più soddisfacente per gli alunni disabili che diventeranno adulti tra un po’ di anni.[1]”[1] [1] Ibidem, pg. 44.

28 Le tre ottiche del progetto di vita Secondo Dario Ianes, il PDV può essere visto attraverso tre ottiche tra loro integrate: quella tecnico-didattica, quella psicologica quella relazionale.

29 Tecnico didattico

30 Psicologica

31 Relazionale


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