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PubblicatoGerardo Pinto Modificato 9 anni fa
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SALUTE DONNA E LAVORO A cura di dott.sa Cantore Gabriella
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SALUTE DONNA E LAVORO La tutela della lavoratrice e della sua gravidanza ….è un indicatore….della civiltà e della equità di una società che non voglia limitarsi a guardare al lavoro soltanto come sfruttamento……* dott. Stefano Beccastrini, responsabile del Centro Regionale di documentazione per la prevenzione ambientale e del lavoro (Regione Toscana)
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ART.37 DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale, adeguata protezione
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Oltre ai dettati costituzionali, in Italia esistono diverse leggi che intervengono per la tutela dei diritti delle donne: diritti civili e di pari opportunità diritti collegati alla specificità femminile, soprattutto per quanto attiene la gravidanza e la maternità. Su questo argomento la legislazione italiana è in linea con quella europea e, a volte, più avanzata.
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PRINCIPALI LEGGI E DECRETI
legge 903 del 1977 legge 1204 del 1971 legge n. 53 dell’8 marzo del 2000 Decreto legislativo 645 del 1996 Linee Direttrici emanate dall’UE il 5 ottobre 2000 (la legge di parità) (tutela della maternità) (legge sui congedi parentali) che ha recepito la Direttiva U.E. n.85 del 1992 (prescrizioni per la salute e la sicurezza delle lavoratrici in gravidanza, puerperio e allattamento) in applicazione della Direttiva 85/92
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Testo Unico sulla tutela della maternità e della paternità:
DECRETO 151/2001 Testo Unico sulla tutela della maternità e della paternità: ricomprende in un unico testo molte normative precedenti ricomprende anche tutti i diritti e doveri per assicurare la salute e sicurezza sul lavoro ricomprende e innova significativamente anche i diritti dei genitori già recepiti con il precedente D.Lgs 645/96 che viene pertanto abrogato
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Il secondo capo del D.Lgs 151/2001 è dedicato alla tutela della salute della lavoratrice in gravidanza, puerperio e allattamento. Introduce l’obbligo per il datore di lavoro della valutazione dei rischi che potrebbero nuocere alla gravidanza; obbligo di informare preventivamente le lavoratrici. Discorso sulla direzione provinciale del lavoro
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IN CASO DI RISCHIO PER LA DONNA IN GRAVIDANZA, PUERPERIO O ALLATTAMENTO
IL D.L. deve adottare tutte le misure necessarie per evitare l’esposizione se le modifiche non sono possibili il D.L. deve informare la Direzione del Lavoro, affinché predisponga l’astensione anticipata dal lavoro della donna gravida. Se la valutazione rivela un rischio per la donna in gravidanza, puerperio o allattamento, il datore di lavoro deve adottare tutte le misure necessarie per evitare l’esposizione
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IL DECRETO 151/2001 evidenzia che la valutazione dei rischi e la messa in atto di appropriate misure preventive si impongono anche senza la presenza di lavoratrici in gravidanza. Questa normativa prevede speciali garanzie e diritti idonei ad assicurare l’essenziale funzione familiare della donna.
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Le linee direttrici della UE approvate il 5 ottobre del 2000, approvate con il Decreto Legislativo 151/2001 riguardano: la valutazione degli agenti chimici, fisici e biologici i processi industriali ritenuti pericolosi i movimenti e le posizioni di lavoro, la fatica mentale e fisica e gli altri disagi fisici e mentali connessi con l’attività svolta.
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la valutazione del rischio per le lavoratrici costituisce una valutazione addizionale e non “asessuata”del rischio che deve essere eseguita conformemente alle disposizioni del D.Lgs 626/94 Da ciò deriva che..
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La valutazione deve comprendere identificazione dei pericoli
identificazione delle categorie di lavoratrici valutazione del rischio sia in termini qualitativi che quantitativi (agenti fisici, chimici e biologici; processi industriali; movimenti e posture; fatica psicofisica ) ( gestanti, puerpere o in allattamento)
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Natura, grado e durata dell’esposizione dovranno essere valutati dal datore di lavoro al fine
valutare tutti i rischi e tutte le ripercussioni sulla gravidanza o l’allattamento definire le misure da adottare.
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Una seconda riflessione sul binomio donna-lavoro è relativa alle caratteristiche del lavoro svolto prevalentemente da personale femminile, quindi alla cosiddetta "divisione sessuale" del lavoro, che differenzia i compiti lavorativi di maschi e femmine.
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La tutela della salute, dell’igiene e della sicurezza sul lavoro è un diritto garantito dalla Costituzione e da numerose leggi e valido in ogni luogo di lavoro, per ogni mansione e in ogni settore di attività. Il diritto alla tutela si applica a chiunque lavori, donna o uomo, adulto o minore, portatore di handicap o no, italiano o straniero.
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valutare “tutti” i fattori di rischio e le loro conseguenze
PER GARANTIRE TALE DIRITTO OCCORRE valutare “tutti” i fattori di rischio e le loro conseguenze considerare “tutti” i possibili soggetti esposti definire le opportune misure di sicurezza
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(Work-Related-Disorders)
Una corretta stima dei rischi lavorativi deve integrare valutazioni quantitative con il contributo di esperienze, conoscenze, percezione di lavoratori e lavoratrici. La stima corretta permette di evidenziare la presenza di disturbi e patologie non strettamente correlati all’ambiente di lavoro (Work-Related-Disorders) quali, ad esempio, i disturbi muscoloscheletrici ed i disturbi legati allo stress. Le donne, per le caratteristiche del lavoro svolto, sono più esposte a questo tipo di disturbi.
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Al fine di raggiungere l’obiettivo di un approccio complessivo alla valutazione e gestione dei rischi lavorativi occorre inoltre la partecipazione attiva di tutti i lavoratori, uomini e donne, valorizzando le singole esperienze, la soggettività e le aspettative.
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Nella valutazione occorre valutare le specificità biologiche e le caratteristiche anatomiche e fisiologiche tra gli individui, in particolare tra: uomini e donne adulti e minori persona e persona i fattori di rischio possono provocare conseguenze e danni diversi a seconda dell’individuo esposto. (per la specificità femminile, fertilità, funzione riproduttiva) ( soggettività individuale, ipersensibilità, condizioni di salute e condizioni sociali).
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Banca Dati INAlL e ISTAT. (anno 2000) popolazione fem. residente = 51%
Popolazione fem. occupata = 38% prevale attività di tipo dipendente: 7% posizioni dirigenziali 55% impiegata 38% operaia. Nell’anno 2000 la popolazione femminile residente in Italia ammonta al 51%, ma alla stessa data solo il 38% degli occupati è donna. In generale le donne svolgono attività di tipo dipendente e tra queste solo il 7% occupa posizioni dirigenziali,mentre il 55% è impiegata ed il restante 38% è operaia.
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incremento del 9% circa di denunce Analisi dei dati:
Infortuni ( ) incremento del 9% circa di denunce Analisi dei dati: calo del numero di casi in Agricoltura (anche per la riduzione degli occupati nel settore) aumento dei casi nell’Industria e nei Servizi Infortuni nell’ultimo triennio si è registrato un incremento nel numero di denunce del 9% circa. Nell’anno 2000 sono state oltre le denunce all’INAIL relative a donne,pari al 23% circa del complesso degli infortuni. Analizzando i dati più in dettaglio,si osserva un calo del numero di casi in Agricoltura,anche per effetto della riduzione degli occupati nel settore, ed un aumento dei casi nell’Industria e nei Servizi
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Modalità di accadimento:
settore agricolo = 40% degli infortuni determinato da colpi e cadute Industria e Servizi = non è individuabile una forma prevalente. Tessile ago e macchina per cucire Alimentare coltelli e attrezzi da taglio Sanità mov. manuale di degenti Nel settore agricolo circa il 40% degli infortuni è determinato da colpi e cadute Nell’Industria e Servizi non è individuabile una forma prevalente. Agenti materiali più frequenti sono quelli caratteristici delle specifiche attività, come l ’ago e la macchina per cucire nel tessile,il coltello nel commercio e negli alberghi e ristoranti, la persona nella sanità (si pensi agli infortuni occorsi al personale medico e paramedico nella fase di sollevamento di degenti da letti o barelle). Oltre alla numerosità degli infortuni è importante,ai fini prevenzionali,individuare anche le forme secondo le quali si verificano gli eventi lesivi,nonché gli agenti che risultano più pericolosi.Nel
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il maggior numero di malattie si registra nel Nord: Emilia Romagna 26%
malattie professionali : andamento crescente dei casi denunciati, dal 1996 al 2000 aumento del 39%. maggiore informazione relativa alla indennizzabilità della malattia e maggiore predisposizione della donna a seguire l ’iter Le malattie non tabellate costituiscono il 70% delle denunce (per gli uomini la percentuale è pari a 50). il maggior numero di malattie si registra nel Nord: Emilia Romagna 26% Lombardia 12% malattie professionali : andamento crescente dei casi denunciati, del 39% nel 2000 rispetto al 1996. L ’aumento delle denunce può attribuirsi ad una maggiore informazione relativa alla indennizzabilità della malattia e ad una maggiore predisposizione della donna a seguire l ’iter,talvolta lungo, delle malattie non tabellate che costituiscono il 70% delle denunce (per gli uomini la percentuale è pari a 50). A livello territoriale nel Nord che si registra il maggior numero di malattie alle donne. Le regioni nelle quali è più elevato il numero di casi sono l ’Emilia Romagna e la Lombardia nelle quali si segnalano rispettivamente il 26% ed il 12% dei casi sul totale nazionale.
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studi internazionali dimostrano, nelle occupazioni a dominanza maschile:
le donne hanno un tasso di assenze dal lavoro doppio l’abbandono anticipato del lavoro per cause di salute è dovuto per le donne prevalentemente a disturbi muscolo-scheletrici e psicologici, per gli uomini a malattie cardiovascolari.
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delle caratteristiche proprie del lavoro femminile
il percorso della prevenzione che salvaguardi la salute della donna deve tener conto: delle caratteristiche proprie del lavoro femminile della specificità biologica del lavoro domestico (ai fattori di rischio legati all'attività produttiva si aggiungono quelli presenti nell'attività di casalinga, con l'ulteriore sovraccarico di stress dato dalla frequente inconciliabilità dei compiti di lavoratrice con quelli derivanti dal "secondo lavoro" svolto tra le pareti di casa).
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“salute = benessere psico-fisico-sociale”
L’OCSE ha pubblicato nel 1993 un Rapporto sulla situazione donne, salute, lavoro. Tale rapporto ripropone il principio dell’OMS “salute = benessere psico-fisico-sociale” nell’ambito di un approccio globale ai rischi che consideri ed integri la dimensione di genere nelle strategie di prevenzione e collochi la prevenzione dei rischi lavorativi in una corretta strategia di pari opportunità.
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“Gender issues in safety and health - A review”
Nel 2003 è stata presentata ufficialmente la relazione dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro “Gender issues in safety and health - A review” (Problemi di genere nella sicurezza e la salute – Resoconto) che esamina le differenze legate al genere negli infortuni e nelle malattie sul luogo di lavoro, le lacune nelle conoscenze e le implicazioni per il miglioramento della prevenzione dei rischi.
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tra gli obiettivi della “Strategia comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro” , figura il “mainstreaming”, ovvero l’integrazione della dimensione di genere nelle attività di sicurezza e salute sul lavoro. La relazione intende contribuire all’attuazione dell’integrazione della dimensione di genere nelle attività di sicurezza e salute sul lavoro
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Tra la vita lavorativa delle donne e quella degli uomini vi sono differenze fondamentali che influiscono sulla loro sicurezza e salute sul luogo di lavoro (SSL). Le misure attuate per la prevenzione dei rischi devono, quindi, tenere conto di tali differenze Al fine di contribuire al raggiungimento di tale obiettivo, l’Agenzia ha elaborato una relazione in cui vengono esaminate le differenze legate al genere in materia di lesioni e malattie sul lavoro, le lacune a livello di conoscenze e le implicazioni per il miglioramento della prevenzione dei rischi. Le principali conclusioni della relazione sono state raccolte nella scheda “Problematiche legate al genere nel campo della sicurezza e salute sul lavoro”, disponibile on line sul sito dell’Agenzia, insieme con un’altra pubblicazione sul tema dedicata a “Inserire le problematiche legate al genere nella valutazione dei rischi”. Nella relazione particolare interesse viene rivolto all’importanza, ai fini della prevenzione dei rischi professionali, di un approccio olisitco nella sicurezza e salute sul lavoro, compresa l’interfaccia lavoro-vita privata ed i problemi più vasti dell’organizzazione del lavoro e dell’occupazione.
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L’indagine rivela che nelle realtà lavorative europee la progettazione del lavoro, la sua organizzazione e la sua dotazione in attrezzature sono spesso basate sul modello dell’uomo “medio” Anche i rischi legati al lavoro per la sicurezza e la salute delle donne sono stati sottovalutati e trascurati rispetto a quelli per gli uomini, sia nella ricerca che nella prevenzione. ”, benché il principio dell’adeguamento del lavoro ai lavoratori sia contemplato nella legislazione dell’UE.
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Nella presentazione della relazione, il commissario Anna Diamantopoulou ha affermato
“La presente relazione dimostra quanto, nella prevenzione dei rischi, sia importante prendere in considerazione il genere allo scopo di migliorare la prevenzione dei rischi connessi al lavoro sia per gli uomini che per le donne”
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Il direttore dell'Agenzia, Hans-Horst Konkolewsky, ha sottolineato
“Il nostro studio rivela che l’orientamento tradizionale sulla prevenzione può dare una sottovalutazione dei rischi effettivi, specialmente nei confronti della salute delle donne……” La valutazione e la prevenzione dei rischi devono essere maggiormente volte al genere e prendere in considerazione la crescente diversità nella forza lavoro europea
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La disuguaglianza tra i sessi all’interno del luogo di lavoro può influire sulla sicurezza e salute sul lavoro delle donne. Le donne svolgono ancora la maggior parte dei lavori domestici non retribuiti e si prendono cura dei bambini e dei parenti anche se lavorano a tempo pieno. e vi sono importanti collegamenti tra problemi di discriminazione in generale e salute. Questo fa aumentare il loro tempo di lavoro quotidiano ed esercita una pressione supplementare su di esse, soprattutto se vi è un’incompatibilità tra la loro organizzazione professionale e la loro vita privata. È quindi importante inserire le problematiche relative al genere nella valutazione dei rischi sul posto di lavoro e l’integrazione di queste problematiche nella prevenzione dei rischi.
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PRINCIPALI CONCLUSIONI DELLA RELAZIONE
Sono necessari sforzi continui per migliorare le condizioni di lavoro sia delle donne che degli uomini. Le differenze di genere nelle condizioni di lavoro si ripercuotono sulle differenze di genere nelle conseguenze per la salute legate al lavoro. La ricerca e gli interventi devono tenere conto del tipo effettivo di lavoro che fanno gli uomini e le donne e delle differenze nelle condizioni di esposizione e di lavoro.
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sarebbe possibile applicare le direttive esistenti in modo più sensibile al genere.
Il successo di questi interventi, che tengono conto del genere, richiede la partecipazione di tutti i lavoratori interessati e l’esame delle situazioni di lavoro effettive.
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Un approccio globale, partecipato ed attento alle differenze alla SSL, migliorerebbe la prevenzione dei rischi professionali per il bene tanto delle donne quanto degli uomini. Le donne non formano un gruppo omogeneo e non tutte le donne svolgono lavori tradizionalmente “femminili”. Lo stesso vale per gli uomini. Un approccio globale deve tenere conto della diversità. Le azioni intese a migliorare l’equilibrio lavoro-vita privata devono tenere conto degli orari di lavoro delle donne e degli uomini e devono essere concepite in modo da piacere ad entrambi. compresi i problemi più vasti dell’organizzazione del lavoro e dell’occupazione
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le donne e gli uomini sono esposti ad ambienti di lavoro diversi.
forte segregazione per quanto riguarda il genere nel mercato del lavoro dell’UE le donne e gli uomini sono esposti ad ambienti di lavoro diversi. forte segregazione verticale sul luogo di lavoro. Gli uomini, in genere, occupano posti più importanti. Le donne sono più numerose nei lavori ad orario ridotto, in cui la segregazione è ancora più pronunciata. La segregazione si manifesta tra settori e tra lavori nello stesso settore e, anche se assunti per svolgere lo stesso compito, uomini e donne spesso fanno lavori diversi.
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altre differenze dovute al genere nelle condizioni di lavoro che si ripercuotono anche sulla sicurezza e salute sul lavoro: si trovano più donne in attività precarie e mal retribuite, il che si ripercuote sulle loro condizioni di lavoro e sui rischi cui sono esposte.
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La consultazione e la partecipazione dei lavoratori sono un fattore importante per una corretta prevenzione dei rischi, ma le donne spesso lavorano in posti in cui la rappresentazione sindacale è più debole e sono meno presenti a tutti i livelli del processo decisionale.
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Le donne non sono sufficientemente rappresentate nei processi decisionali riguardanti la salute e la sicurezza sul lavoro. Le donne dovrebbero partecipare in modo più diretto e le loro esperienze, conoscenze e competenze dovrebbero essere prese in considerazione nell’attuazione delle strategie di SSL.
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Movimenti ripetuti arti superiori:
ALCUNI ESEMPI Movimenti ripetuti arti superiori: elevata incidenza in alcune attività altamente ripetitive svolte da donne, quali i lavori alla catena di montaggio “leggera”, l’attività di introduzione dati, i lavori nelle aziende del settore alimentare e nel settore tessile-abbigliamento. le donne svolgono spesso, e certamente più degli uomini, mansioni monotone e ripetitive, nelle quali i fattori di rischio più rappresentati sono: il mantenimento prolungato di posture fisse movimenti ripetitivi degli arti superiori, condizioni che possono portare a malattie professionali muscolo-scheletriche.
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elevati tassi anche per gli uomini donne molestie sessuali
Stress elevati tassi anche per gli uomini donne molestie sessuali discriminazione lavori poco qualificati lavori con elevato peso emotivo doppio peso del lavoro domestico non retribuito che si aggiunge al lavoro retribuito
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Sostanze sensibilizzanti: prodotti detergenti, sterilizzanti, polvere nei guanti protettivi di latex, lavoro con mani bagnate (catering) o contatto con sostanze detergenti o prodotti chimici per parrucchieri. Agenti infettivi: nell’assistenza sanitaria o nelle attività a contatto con bambini Numerose attività svolte prevalentemente da lavoratrici nella scuola, nel comparto sanitario e socio-assistenziale, e nel settore delle pulizie espongono a rischio biologico, con possibili effetti, rispetto ai lavoratori maschi, che si manifestano nella vita riproduttiva. Un rischio professionale nel lavoro femminile è il rischio allergologico (per la cute e l'apparato respiratorio) presente nell'attività di parrucchiera, o nelle attività di assistenza presso le strutture sanitarie, che prevedono l'impiego di guanti in lattice, detergenti, disinfettanti e farmaci.
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Attrezzature di lavoro: molti indumenti e attrezzature di lavoro sono stati concepiti per “l’uomo medio”, con problemi per molte donne e anche per molti uomini che escono dalla media Salute riproduttiva: fertilità, disturbi mestruali, menopausa e salute riproduttiva anche maschile Un numero elevato di donne è addetto al lavoro d'ufficio, i cui rischi più frequenti sono l'affaticamento visivo (uso prolungato di videoterminali) il mantenimento di posture incongrue
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Lavoro d'ufficio: interessa un numero elevato di donne, i rischi più frequenti sono l'affaticamento visivo (uso prolungato di videoterminali) il mantenimento di posture incongrue Orario di lavoro inadeguato: in genere gli uomini hanno orari molto lunghi di lavoro retribuito, mentre le donne svolgono più lavoro domestico non retribuito.
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INSERIRE LE PROBLEMATICHE LEGATE AL GENERE NELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI
Per migliorare le condizioni di lavoro sia delle donne che degli uomini sono necessari sforzi continui. Se si adotta una strategia che non tiene conto del genere, si corre il pericolo di sottovalutare o addirittura di ignorare le donne come lavoratrici. Quando si pensa ai pericoli sul lavoro, in genere si pensa agli uomini che lavorano in settori ad elevato rischio di infortuni, quali i cantieri edili e metalmeccanica, e non alle donne che operano nel campo dell’assistenza sanitaria e sociale o in nuovi settori, come i centri chiamata. Se però si esaminano attentamente tutte le condizioni di lavoro, si vede che in realtà tanto le donne quanto gli uomini affrontano notevoli rischi sul lavoro. È inoltre evidente che se si rende il lavoro più facile per le donne, lo si renderà più facile anche per gli uomini. È quindi importante inserire le problematiche relative al genere nella valutazione dei rischi sul posto di lavoro e l’integrazione di queste problematiche nella prevenzione dei rischi è attualmente un obiettivo della Comunità europea
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TABELLA 1 — ESEMPI DI PERICOLI E DI RISCHI RISCONTRATI IN ATTIVITÀ LAVORATIVE PREVALENTEMENTE FEMMINILI (1) “Adattarsi alle trasformazioni del lavoro e dalla società: una nuova strategia comunitaria per la salute e la sicurezza del lavoro ”. Comunicazione della Commissione europea, COM (2002).
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SETTORE SANITARIO Rischi Biologici: malattie infettive
Fisici: MMC, posture incongrue, radiazioni ionizzanti e non Chimici: detergenti, sterilizzanti, disinfettanti, farmaci, gas anestetici Psicosociali: lavoro ad alto coinvolgimento emotivo, lavoro a turni e lavoro notturno, violenza da pazienti e da utenti
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SETTORE PULIZIE Rischi Biologici: malattie infettive
Fisici: MMC, posture incongrue, scivolamenti e cadute Chimici: detergenti Psicosociali: orari di lavoro
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SETTORE PRODUZIONE ALIMENTARE
Rischi Biologici: malattie infettive trasmesse da animali Fisici: movimenti ripetuti degli arti superiori, ferite, basse temperature, rumore Chimici: residui di pesticidi, agenti sterilizzanti, integratori e spezie sensibilizzanti Psicosociali: stress da lavoro ripetitivo in catene di montaggio
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SETTORE TESSILE E ABBIGLIAMENTO
Rischi Biologici: polveri organiche Fisici: rumore, Movimenti ripetuti degli arti sup., posture incongrue, MMC. Chimici: tinture e altri prodotti Psicosociali: stress per lavoro ripetitivo in catena
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SETTORE MANIFATTURA LEGGERA
Rischi Fisici: movimenti ripetitivi arti sup., MMC, posture incongrue Chimici: in microelettronica Psicosociali: stress per lavoro ripetitivo a catena
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SETTORE PARRUCCHIERI Rischi
Fisici: posture incongrue (postura eretta statica), movimenti ripetitivi arti sup., ferite da taglio Chimici:molteplici prodotti, tra cui sostanze sensibilizzanti e irritanti Psicosociali: lavoro a ritmo sostenuto, stress per contatto con i clienti
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SETTORE AGRICOLTURA Rischi
Biologici:malattie infettive trasmesse da animali, muffe,spore. Fisici: MMC, posture incongrue, microclima Chimici: pesticidi
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UN MODELLO PER RENDERE LA VALUTAZIONE DEI RISCHI PIÙ “SENSIBILE AL GENERE”
La valutazione dei rischi deve tenere conto delle problematiche, delle differenze e delle disuguaglianze legate al genere. Il lavoro, la sua organizzazione e le attrezzature per svolgerlo devono essere concepiti per adattarsi alle persone e non viceversa.
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La legislazione richiede che i datori di lavoro procedano ad una gestione dei rischi basata sulla valutazione dei rischi, il che può essere suddiviso in cinque fasi 1. Individuazione dei pericoli 2. Valutazione dei rischi 3. Scelta e Attuazione delle soluzioni 4. Controllo 5. Riesame
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FASE 1: INDIVIDUAZIONE DEI PERICOLI
considerare i pericoli più frequenti nei lavori a prevalenza maschile e in quelli a prevalenza femminile chiedere ad ogni lavoratore, donna e uomo, quali problemi incontra nel suo lavoro, in modo strutturato evitare di dare per scontato ciò che può sembrare “evidente” non dimenticare il personale ad orario ridotto, temporaneo o interinale incoraggiare le donne a segnalare i problemi che, secondo loro, possono influire sulla loro sicurezza e salute sul lavoro considerare l’intera forza lavoro, ad es. il personale addetto alle pulizie eal ricevimento; Per esempio, inserire la dimensione del genere nel modo seguente:
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FASE 2: VALUTAZIONE DEI RISCHI
esaminare i lavori che vengono svolti realmente e il vero ambiente di lavoro non stabilire nulla a priori sull’esposizione fare attenzione ad evitare i pregiudizi legati al genere nell’attribuire una priorità alta, media o bassa ai rischi fare partecipare le donne alla valutazione dei rischi. L’ergonomia partecipativa e gli interventi sullo stress possono offrire alcuni modelli; assicurarsi che gli addetti alla valutazione dispongano di informazioni sufficienti ed abbiano una formazione adeguata in merito alle problematiche legate al genere nel campo della sicurezza e salute sul lavoro (SSL); verificare che gli strumenti ed i dispositivi usati per la valutazione tengano conto dei problemi specifici per le donne e per gli uomini. In caso negativo, adeguarli. basandosi esclusivamente sulla descrizione o sul titolo del posto di lavoro; per la salute riproduttiva: inserire i rischi riproduttivi tanto per gli uomini quanto per le donne; considerare tutti i settori interessati dalla salute riproduttiva, non soltanto la gravidanza. PER I DISTURBI MUSCOLOSCHELETRICI esaminare con occhio critico il “lavoro leggero” Quanto sforzo muscolare statico comporta? Esige molto tempo in piedi? Quali carichi sono realmente manipolati in pratica e con quale frequenza?
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FASE 3: ATTUAZIONE DELLE SOLUZIONI
cercare di eliminare i rischi alla fonte al fine di fornire un luogo di lavoro sicuro e sano per tutti i lavoratori. Questo comprende anche i rischi per la salute riproduttiva considerare le diverse popolazioni e adeguare il lavoro e le misure preventive ai lavoratori. Ad esempio, scegliere l’equipaggiamento di protezione in base alle esigenze individuali, adatto anche alle donne ed agli uomini “non medi”
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fare partecipare le donne al processo decisionale e all’attuazione delle soluzioni
assicurarsi che tanto le donne quanto gli uomini ricevano informazioni e formazione sulla SSL verificare che sia considerato anche il personale ad orario ridotto, il personale temporaneo e quello interinale.
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FASI 4 E 5: CONTROLLO E RIESAME.
verificare che le donne partecipino ai processi di controllo e di riesame tenersi aggiornati sui nuovi sviluppi nel campo della salute professionale in relazione al genere. La sorveglianza della salute può far parte sia della valutazione dei rischi che del controllo inserire la sorveglianza relativa ai compiti sia degli uomini che delle donne
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MISURE GENERALI PER PROMUOVERE LA “SENSIBILITÀ AL GENERE” NELLA GESTIONE DELLA SSL
Riesaminare le politiche di sicurezza, aggiungendovi un impegno specifico per l’integrazione della dimensione del genere, ed i relativi obiettivi e procedure Assicurarsi che i servizi di salute professionale utilizzati, interni ed esterni, adottino una strategia “sensibile al genere”
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Fornire un’adeguata formazione e informazione necessarie sulle problematiche relative al genere ai responsabili della valutazione dei rischi, ai responsabili della loro gestione, ai responsabili del controllo, ai rappresentanti sindacali, ai comitati di sicurezza ecc. Cercare modi per incoraggiare maggiormente le donne a partecipare ai comitati di sicurezza, ad esempio, cercando di organizzare le riunioni in ore in cui le donne possono partecipare.
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Una strategia di prevenzione che affronti i rischi uno ad uno risulterà sempre incompleta. Ma anche una strategia che consideri in modo “neutro” chi è parte del processo lavorativo lo sarà. Occorre invece riuscire a tenere conto di tutta la complessità delle condizioni e situazioni reali di lavoro. E’ in questo contesto di approccio (globale, partecipato ed attento alle differenze) alla questione salute-lavoro/persone-ambiente che si inserisce quindi la necessità di considerare anche la specificità di genere.
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il miglioramento delle condizioni di lavoro deve mirare a garantire una protezione equivalente e pari opportunità, dal punto di vista della salute e del benessere, tanto per gli uomini quanto per le donne. Da ciò può derivare una più efficace promozione della salute per tutti. Certamente la valutazione dei rischi e l’attività di prevenzione nei luoghi di lavoro non possono da sole considerare ed affrontare tutti gli elementi che fanno da ostacolo alla eterogeneità del lavoro, poiché molti di tali elementi si situano al di fuori del luogo di lavoro, ma può porsi a criterio che
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Ai sensi dell’art. 17 del D.Lgs 151/2001, la Direzione Provinciale del Lavoro “… può disporre, sulla base di accertamento medico, avvalendosi dei competenti organi del Servizio Sanitario Nazionale……l’astensione anticipata
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Fattori di rischio individuati dal 151
Allegato A:elenco dei lavori faticosi, pericolosi e insalubri vietati Esempi Trasporto e sollevamento pesi Lavori vietati ai minori di 18 anni Lavori che comportano una stazione in piedi per più di metà dell’orario o che obbligano ad una posizione particolarmente affaticante Lavori a bordo di ogni mezzo di comunicazione in moto
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Agenti fisici Agenti biologici Agenti chimici Allegato B
(lavori vietati, indipendentemente dall’esposizione) Agenti fisici Agenti biologici Agenti chimici Allegato B: lavoro in atmosfera di sovrapressione elevata (ad esempio in camere sotto pressione, immersione subacquea) Agenti biologici: toxoplasma virus della rosolia Agenti chimici: piombo e suoi derivati
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Allegato C: agenti, processi e condizioni di lavoro che devono essere valutati al fine di adottare misure di prevenzione e protezione adeguate L’allegato C introduce un doppio sistema di valutazione dei lavori pregiudizievoli Agenti fisici Agenti biologici Agenti chimici Agenti fisici: vibrazioni, rumore, radiazioni ionizzanti e non, movimenti e posizioni di lavoro, spostamenti, fatica mentale e fisica e altri disagi fisici connessi all’attività svolta. Agenti biologici: quando sia noto che tali agenti o le terapie che essi rendono necessarie mettono in pericolo la salute delle gestanti e del nascituro Agenti chimici: quando msia noto che mettono in pericolo la salute delle gestanti e del nascituro, ad es. R40, R45, R46, R47.
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D.Lgs 626/94 art. 3 Norme generali di tutela Comma f: rispetto dei principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro monotono e ripetitivo
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GRAZIE PER L’ATTENZIONE
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