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Prof. Bertolami Salvatore
Immanuel Kant Immanuel Kant (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804) è stato un filosofo tedesco. Uno dei più importanti esponenti dell'illuminismo tedesco, e anticipatore degli elementi fondanti della filosofia idealistica. VITA Immanuel Kant nacque a Konigsberg, nella Prussia orientale, nel 1724, da una famiglia di modeste condizioni economiche. Nel 1732 entrò nel Collegium Friedercianum e dal 1740, per circa sei anni, frequentò i corsi di filosofia, matematica e di teologia dell'università della sua città natale, dove studiò la dottrina newtoniana e l'opera di Wolf. Conclusi i suoi studi universitari, Kant divenne per circa nove anni istitutore presso alcune famiglie nobili in varie località della Prussia orientale. Nel 1755 ottenne la libera docenza all'università di Konigsberg, dove tenne dei corsi liberi, finché nel 1770 non gli venne assegnata la cattedra ufficiale di filosofia, cattedra che conservò fino al Gli ultimi anni del suo insegnamento furono segnati da un contrasto sorto con il governo prussiano, che gli vietò l'insegnamento di alcune dottrine religiose presentate in un suo scritto. Morì a Konisberg nel PENSIERO Il periodo precritico La prima fase della produzione di Kant è caratterizzata dall'interesse verso le scienze e la filosofia naturale, nell'intento di descrivere i fenomeni senza dover ricorrere a cause puramente ipotetiche. Nella Storia universale della natura e teoria del cielo, sotto l'influsso di Newton, questi applica le forze di attrazione e repulsione per elaborare una teoria meccanicistica riguardante la formazione dell'universo, senza la necessità di dover ricorrere ad argomenti teologici al fine di spiegare i fenomeni naturali. Alle opere di argomento scientifico, segue una serie di scritti tesi a tentare una riorganizzazione della filosofia, nei quali vanno progressivamente delineandosi i temi di quella che sarà poi la filosofia trascendendale kantiana. Qui Kant si propone di cercare un metodo filosofico rigoroso per approdare ad una certezza metafisica che sia paragonabile a quella raggiunta nell'ambito delle scienze sperimentali. Egli critica la metafisica tradizionale, contrapponendole una metafisica intesa come scienza dei limiti della ragione. La Critica della ragion pura Nella Critica della ragion pura Kant si propone di sottoporre a giudizio la ragione umana. Per critica della ragion pura qui si intende l'indagine rigorosa "della facoltà della ragione riguardo a tutte le conoscenze a cui può aspirare indipendentemente da ogni esperienza", al fine di poter stabilire la possibilità di una metafisica come scienza. La conoscenza dovuta all'esperienza è detta a posteriori, mentre quella che è indipendente dall'esperienza è detta a priori. Solo la conoscenza a priori è universale e necessaria. La conoscenza si compone di una materia (le impressioni sensibili derivanti dall'esperienza) e da una forma (l'ordine e l'unità che le nostre facoltà conferiscono alla materia). La conoscenza scientifica, come opera nella matematica e nella fisica, è una sintesi a priori, vale a dire che contiene giudizi sintetici a priori, dove sintetico significa che il predicato aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto, e a priori vuol dire universale e necessario e perciò non derivante dall'esperienza. L'opera ha quindi lo scopo di rispondere alla domanda come siano possibili giudizi sintetici a priori, ovvero come è possibile la scienza, visto che opera con simili giudizi. Tali "condizioni di possibilità" della scienza e della conoscenza risiedono negli elementi a priori che ordinano le impressioni: l'oggetto dell'esperienza risulta da una sintesi tra un dato della sensibilità e un elemento a priori e Kant chiama tale oggetto fenomeno. La Critica della ragion pura vuole indagare gli elementi formali, o trascendentali, della conoscenza, dove con trascendentale si intende una conoscenza "che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti". Tale inversione nel rapporto conoscitivo per cui è l'oggetto ricevuto dalla sensibilità e pensato dall'intelletto che si adegua al soggetto conoscente e non viceversa viene definita da Kant la rivoluzione copernicana del pensiero. La Critica della ragion pura si divide nell'estetica trascendentale e nella logica trascendentale, la quale è a sua volta suddivisa in analitica trascendentale (analitica dei concetti e analitica dei princìpi) e dialettica trascendentale. L'estetica trascendentale determina le forme pure della sensibilità, entro cui le sensazioni sono ordinate. Queste sono le intuizioni pure di spazio e di tempo, che possiedono una realtà empirica ed una idealità trascendentale, condizionando il modo delle cose di apparire a noi. Se la sensibilità è recettività, l'intelletto è spontaneità e la sua attività è il giudizio. Ne deriva che pensare altro non è che giudicare. La logica trascendentale astrae dal contenuto empirico e tratta dei concetti puri, o categorie dell'intelletto. L'attività dell'intelletto si esplica nel giudicare secondo classi (quantità, qualità, relazione, modalità) che si articolano in funzioni intellettuali, le dodici categorie: unità, realtà, sostanzialità e inerzia, possibilità e impossibilità, molteplicità, negazione, causalità e dipendenza, esistenza e inesistenza, totalità, limitazione, comunanza e reciprocità di azione, necessità e casualità. Per applicare le categorie agli oggetti dell'esperienza occorre il passaggio della deduzione trascendentale. Se infatti nella sensibilità il molteplice dell'esperienza viene ordinato secondo le intuizioni di spazio e di tempo, nell'intelletto il molteplice dato dalla sensibilità deve sottomettersi "alle condizioni dell'unità sintetica originaria dell'appercezione": l'Io penso. Il pensiero di un oggetto mediante i concetti dell'intelletto può diventare conoscenza solo se relazionato agli oggetti dei sensi. Questo significa che pensare e conoscere non sono la stessa cosa: un oggetto può essere pensato tramite le categorie, ma tale oggetto pensato può essere conosciuto solo mediante le intuizioni sensibili di spazio e tempo. L'analitica dei princìpi insegna ad applicare i concetti ai fenomeni, e questo implica che sia trovata una mediazione tra sensibilità e intelletto, tra intuizione e concetto. Occorre cioè un terzo termine, omogeneo con il concetto, che è intellettuale, e con il fenomeno, che è sensibile: si tratta dello schema trascendentale, un prodotto dell'immaginazione. L'immaginazione configura nel tempo (che è a priori come le categorie dell'intelletto e intuibile come le forme pure della sensibilità), secondo le varie categorie, il materiale fornito dalla sensibilità. La dialettica trascendentale intende dimostrare che i giudizi sintetici a priori valgono solo per le cose come appaiono, per i fenomeni. I giudizi sintetici a priori risultano pertanto illegittimi se applicati alle cose in sé, che Kant definisce noumeni e ci dice essere inconoscibili. Ne deriva che se le categorie hanno una funzione costitutiva nella conoscenza, le tre idee di anima, mondo e Dio, fondamento del sapere metafisico, hanno solo una funzione regolatrice e sono pensate dalla ragione, che a differenza dell'intelletto non opera sui dati sensibili, gli unici veramente conoscibili. La ragione tende ad unificare i dati interni attraverso l'idea di anima, i dati esterni attraverso l'idea di mondo e a fondare tutto l'esistente nell'idea di Dio. L'errore nasce se la ragione pretende di entificare, di trasformare cioè in enti reali, queste idee di cui non abbiamo alcuna esperienza, traendone una conoscenza, la metafisica tradizionale, che è illusoria poiché pretende di andare oltre i limiti dell'esperienza sensibile. Risulta perciò negativa la risposta alla domanda iniziale, ossia se sia possibile una metafisica come scienza. La Critica della ragion pratica Scopo della Critica della ragion pratica è la ricerca delle condizioni della morale. Nell'uomo è presente una legge morale (un fatto della ragione) che comanda quale imperativo categorico, vale a dire incondizionatamente. Questa legge del dovere comanda per la sua forma di legge, come norma che prescrive di obbedire alla ragione, e perciò a differenza della massima (che regola la condotta individuale) deve essere universale, principio oggettivo valido per tutti: indica come fine il rispetto della persona umana e afferma l'indipendenza della volontà come pure l'autonomia della ragione. Il dovere per il dovere indirizza quindi a quell'ordine morale, il regno dei fini, in cui il valore di un'azione dipende dalla conformità della volontà alla prescrizione della legge morale. I postulati della legge sono innanzitutto e fondamentalmente la libertà (se l'uomo non fosse libero non ci sarebbe moralità), l'immortalità dell'anima (poiché nel nostro mondo non si realizza mai la piena concordanza della volontà alla legge che rende degni del sommo bene) e l'esistenza di Dio (che fa corrispondere la felicità al merito acquisito). Così le idee della ragione (anima e Dio), solo pensabili nella Critica della ragion pura, ora si presentano come postulati della moralità. La Critica del giudizio Tra il mondo dei fenomeni, di cui si dà scienza, e il regno dei fini, sottratto al determinismo e del tutto libero, c'è eterogeneità, eppure il mondo noumenico (cioè "pensato quale deve essere secondo i dettami della legge morale") deve avere qualche riflesso su quello sensibile perché la libertà possa attuarvisi. L'attività del giudizio, argomento della Critica del giudizio, deve proprio scorgere questo riflesso del regno dei fini sul mondo fenomenico e lo può fare in due modi: quale giudizio determinante o quale giudizio riflettente. Il caso del giudizio determinante è quello del giudizio gnoseologico e morale, in cui è già data una norma universale che permette all'intelletto e alla volontà di determinare il particolare, ossia il dato della scienza o l'azione della morale, sussumendolo sotto le categorie dell'intelletto o sotto la legge morale (per esempio: la combustione del legno è dovuta al fuoco; questa azione è giusta). L'esigenza del giudizio riflettente consiste nel fatto che, dato il molteplice empirico, è necessario trovare il suo principio unitario, la finalità della natura, formulato dalla facoltà di giudizio riflettendo su se medesima e sulla propria esigenza di unità. Il giudizio riflettente può essere di tipo estetico, riguardante cioè la bellezza, e di tipo teleologico, o finalistico, riguardante cioè gli scopi della natura: entrambi si fondano sulla finalità, vale a dire su un rapporto di armonia e di accordo reciproco fra parti, e non hanno valore conoscitivo. La libertà politica [modifica] « Non c'è da attendersi che i re filosofeggino o che i filosofi diventino re, e neppure è da desiderarlo, perché il possesso della forza corrompe il libero giudizio della ragione » (Immanuel Kant, Per la pace perpetua, 1795) Il Diritto [modifica] Secondo Kant, il diritto consiste nella «limitazione della libertà di ciascuno alla condizione che essa si accordi con la libertà di ogni altro». La libertà di ognuno coesiste con la libertà degli altri. Ovviamente l'uomo kantiano non può non avere bisogno di un padrone, data la facilità con cui cede all'istinto egoistico. Ma il padrone non è un altro uomo, bensì il diritto stesso. Kant analizza l'uomo e in lui trova una tendenza egoistica, ovverosia una "insocievole socievolezza": gli uomini tendono a unirsi in società, ma con una riluttanza a farlo davvero, con il rischio di disunire questa società. In poche parole: si associano per la propria sicurezza e si dissociano per i propri interessi. Ma è proprio questa conflittualità a favorire il progresso e le capacità del genere umano, perché lottano per primeggiare sugli altri, come gli alberi: «si costringono reciprocamente a cercare l'uno e l'altro al di sopra di sé, e perciò crescono belli dritti, mentre gli altri, che, in libertà e isolati fra loro, mettono rami a piacere, crescono storpi, storti e tortuosi». La libertà e i limiti dello Stato [modifica] Kant non ignora affatto le tesi lockiane sul liberalismo, perché anche lui afferma che lo Stato mira a garantire la libertà di ogni persona contro chiunque altro. Lo "Stato repubblicano" che delinea si basa su "Tre principi della ragione": * La Libertà (in quanto uomo). * L'Uguaglianza di tutti quanti di fronte alla legge (in quanto sudditi). * L'Indipendenza dell'individuo (in quanto cittadino). Questa visione dello Stato va in conflitto con un qualsiasi dispotismo presente, anche paternalistico. Secondo Kant infatti, «un governo paternalistico è il peggiore dispotismo che si possa immaginare», dato che costringe i sudditi ad attendere che il capo dello Stato giudichi solo mediante la sua bontà. C'è solo una soluzione a questo problema: «essere liberi per poter esercitare le proprie forze nella libertà». Prof. Bertolami Salvatore
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Prof. Bertolami Salvatore
SOCIEVOLEZZA Kant analizza l'uomo e in lui trova una tendenza egoistica, ovverosia una "insocievole socievolezza": gli uomini tendono a unirsi in società, ma con una riluttanza a farlo davvero, con il rischio di disunire questa società. Si associano per la propria sicurezza e si dissociano per i propri interessi (società civile). Prof. Bertolami Salvatore
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Conflittualità e progresso
Questa innata conflittualità dell’uomo tende a favorire il progresso e le capacità del genere umano, perché gli individui lottano per primeggiare sugli altri, come gli alberi: «si costringono reciprocamente a cercare l'uno e l'altro al di sopra di sé, e perciò crescono belli dritti, mentre gli altri, che, in libertà e isolati fra loro, mettono rami a piacere, crescono storpi, storti e tortuosi». Prof. Bertolami Salvatore
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ANTAGONISMO E CONFLITTO
L’antagonismo sociale può correggere le inclinazioni naturali negative, quindi Kant non condanna il conflitto nella società: la competizione ha giovato alla nascita della civiltà, l’Uomo isolato sarebbe rimasto privo di alcuna sollecitazione a migliorarsi. Prof. Bertolami Salvatore
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Cultura e Stato ideale Percorso evolutivo, sorretto dalla Cultura, verso lo Stato razionale (ideale) Vs Stato storico (reale) Prof. Bertolami Salvatore
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SOCIETA’ Unione civile Convivenza tra individui imposta con la forza da una autorità suprema: sovrano e sudditi Società civile Convivenza scelta dagli individui, mediante contratto originario, e regolata da norme comuni: governanti e cittadino (libro, eguale e indipendente economicamente) Prof. Bertolami Salvatore
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DIRITTO Secondo Kant, il diritto consiste nella «limitazione della libertà di ciascuno alla condizione che essa si accordi con la libertà di ogni altro» - norme negative La libertà di ognuno coesiste con la libertà degli altri. Ovviamente l'uomo kantiano non può non avere bisogno di un padrone, data la facilità con cui cede all'istinto egoistico. Ma il padrone non è un altro uomo, bensì il diritto stesso. Prof. Bertolami Salvatore
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Morale e Diritto Il comportamento giuridico in generale è prescritto dalla morale; se il comportamento è antigiuridico, è immorale Prof. Bertolami Salvatore
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LO STATO Stato paternalistico L’autorità riconosciuta (sovrano) decide arbitrariamente – estrema soggettività Stato patriottico La comunità decide liberamente per il benessere comune dei suoi consociati secondo le regole autonomamente imposte dal diritto Prof. Bertolami Salvatore
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LIMITI DELLO STATO Questa visione dello Stato va in conflitto con un qualsiasi dispotismo presente, anche paternalistico. Secondo Kant infatti, «un governo paternalistico è il peggiore dispotismo che si possa immaginare», dato che costringe i sudditi ad attendere che il capo dello Stato giudichi solo mediante la sua bontà. C'è solo una soluzione a questo problema: «essere liberi per poter esercitare le proprie forze nella libertà». Prof. Bertolami Salvatore
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LIBERTA’ E STATO Lo Stato mira a garantire la libertà di ogni persona contro chiunque altro. Lo "Stato repubblicano" si basa su “tre principi della ragione": La Libertà (in quanto uomo). L'Uguaglianza di tutti quanti di fronte alla legge (in quanto sudditi). L'Indipendenza, anche economica, dell'individuo (in quanto cittadino). Prof. Bertolami Salvatore
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Lo Stato liberale Fondato sulla divisione e sulla indipendenza dei poteri dello Stato: Potere sovrano, ovvero di fare le leggi, che appartiene al popolo; Potere esecutivo, ovvero il governo, cui spetta la gestione della res pubblica; Potere giudiziario, che spetta ai giudici popolari, ovvero soggetti eletti dal popolo col compito di valutare il fatto controverso Prof. Bertolami Salvatore
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PACE PERPETUA Le condizioni necessarie per realizzare la pace perpetua sono: Affermazione di una costituzione repubblicana Federazione mondiale di tutti gli Stati Definizione di un diritto internazionale che garantisca la libertà di circolazione tra gli stati. Prof. Bertolami Salvatore
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Violenza e guerra Ripudio sul piano morale e giuridico, accettazione passiva sul piano storico in quanto generatrice di situazioni migliorative: rivoluzione francese Prof. Bertolami Salvatore
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Riferimenti bibliografici
Tra le opere precritiche, si ricordano: -- Storia universale della natura e teoria del cielo (1755) -- Monadologia fisica (1756) -- Geografia fisica (1757) -- Unico argomento possibile per una dimostrazione dell'esistenza di Dio (1763) -- Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime (1764) -- Sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica (1766) Tra le opere cosiddette critiche, si ricordano: -- Critica della ragion pura (edita in due edizioni una nel 1781 ed una nel 1787) -- Prolegomeni ad ogni futura metafisica che voglia presentarsi come scienza (1783) -- Fondazione della metafisica dei costumi (1785) -- Princìpi metafisici della scienza della natura (1786) -- Critica della ragion pratica (1788) -- Critica del giudizio (1790) -- Religione nei limiti della pura ragione (1793) -- Metafisica dei costumi (1797) -- Antropologia pragmatica (1798) Prof. Bertolami Salvatore
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RAZIONALISMO EMANCIPAZIONE DELL’ INDIVIDUO pretende LA FILOSOFIA DI KANT confluiscono risponde a EMPIRISMO Cosa compete alla ragione? sono CHE COSA POSSO CONOSCERE? COME DEVO AGIRE? COSA POSSO APSETTARE? Elementi che la rendono possibile per AGIRE PER IL DOVERE per ESSERE LIBERO E RAZIONALE CONCETTI A PRIORI CATEGORIE come LA FELICITA’ sono Sono solo se SOSTANZA Si sperimenta nella SPAZIO Si esprime nell’ Per la RELAZIONE TEMPO È la convergenza di IMPERATIVO CATEGORICO PERFEZIOINE determinano la síntesi dell’ CAUSA-EFFETTO è AMICIZIA COMANDATO DALLA VOLONTA’ Educarsi determinano CULTURA richiede IMMAGINAZIONE Autoconocersi LEGGE MORALE BELLEZA CONOSCENZA POSSIBILE E REALE CONCETTO FORMALE UNO STATO LEGGE DELLA NATURA che garantisce Il suo ambito e limite INCONDIZIONATO Si autoimpone la legge morale LA GIUSTIZIA UNIVERSALE I FENOMENI DIGNITA’ con CITTADINO DI DUE MONDI IL FINE ULTIMO RISPETTO è Prof. Bertolami Salvatore le tre domande si riassumono in le tre domande si riassumono in CHE COSA è L’UOMO?
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