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Linguaggio e mente negli animali non umani
Animal loquens (1) Linguaggio e mente negli animali non umani (Stefano Gensini, )
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Le voci degli animali intorno a noi
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… e i loro nomi (in latino)
Leoni fremere, rugire Tigri rancare Pantere caurire Cinghiali frendere Linci urcare Porci grunnire Cani latrare Caproni miccire Topi pipitare …… Le voces degli uccelli Caccabare, cacillare, crispire, crocitare, cucubire, cuculare, fringulire, fritinnire, gliccire, glottorare, graccitare, pipare, pulpulare, pusitare, soccitare, tetrinnere, tinnipere, zinziare…
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Due volti di un mito Gli animali parlanti (Esopo [VII-VI a.C.], Fedro [I d.C.], G.B. Casti [1802], Leopardi…); Gli animali come portatori di saggezza (il cane logicizzante di Crisippo, il grillo parlante di Pinocchio…). L’animale come bruto, soggetto solamente ai sensi; “Fatti non foste a viver come bruti”; L’animale come vivente degradato; Alogon zoon = vivente senza logos, cioè senza parola e senza mente.
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Ma che vuol dire linguaggio e che vuol dire mente?
Non si tratta di termini neutri: a seconda di ciò che si intende con essi, cambia la natura del nostro problema. Ad esempio: “linguaggio” vuol dire “parola” o anche “gesto”, “segnale visivo”, “segnale olfattivo” ecc.? E la “mente” cos’è? Una sostanza o una funzione? Se un computer riconosce la mia voce ha una mente? E se un cane capisce un mio comando?
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Oppure vogliamo dire che quella del cane (o del computer) è un po’ come una mente e un po’ no? E dove si trova allora il confine?
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Un punto di partenza moderno: Cartesio
Nel Discorso sul metodo (1637) Cartesio sostiene che mente e parola sono solo degli esseri umani; gli animali sono macchine: non hanno vita interiore, ma solo reazioni fisiche; i loro “versi” sono solo escrescenze meccaniche degli stimoli ricevuti. Caso limite: gazze e pappagalli: “sembrano” parlare, ma non è così: essi imitano la voce umana senza coordinarle alcun significato.
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Una pagina celeberrima
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Cartesio è il vertice di una tradizione discontinuista iniziata con gli Stoici
Dicono che l'uomo non differisce dagli animali irragionevoli (áloga) per il discorso in quanto discorso esternato [lógos prophorikós] (emettono voci articolate anche i corvi, i pappagalli, le gazze), ma per il discorso interiore [endiathétos] ; e non per la rappresentazione pura e semplice (anche gli animali possono avere rappresentazioni), ma per la rappresentazione capace di passare da un oggetto all' altro e di forma complessa. Perciò l'uomo, che ha nozione della conseguenza, può immediatamente passare, in virtù di questa, alla nozione del segno: 'se è questo, è quest'altro'. Che il segno esista, dipende direttamente dalla natura e dalla struttura dell'uomo. (Sesto Empirico Adv. log., II, 275)
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In questa tradizione dunque…
Mente è una sostanza spirituale (res cogitans) innata nell’essere umana e (secondo alcuni) infusavi da Dio; Linguaggio è un dispositivo di esternazione del pensiero: esso non serve a pensare, non aiuta il pensiero, ma lo esprime, lo comunica.
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Un cartesiano dei nostri tempi: Noam Chomsky
Il linguista statunitense riprende le tesi di Cartesio: Mente e linguaggio sono dispositivi separati e specie-specifici Gli animali sono privi di sintassi e di creatività; non hanno un vero linguaggio ma solo un sistema di comunicazione di bisogni elementari.
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Due difficoltà: che cosa fanno gli scimpanzé qui fotografati?
Mamma scimpanzé insegna al suo cucciolo come usare un ba- stoncino per estrarre le termiti dalla tana. Strumento? Riconoscersi allo specchio sarebbe una esclusiva degli esseri dotati di coscienza. Dunque?
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C’è una seconda tradizione: quella del “Filosofo” per eccellenza…
Aristotele (Historia animalium, De partibus animalium, Politica): Gli animali hanno voce (phoné) dotata di significato: esprime il piacere e il dolore; Alcuni uccelli condividono la dialektos (voce articolata): essa non è innata, inoltre gli uccelli apprendono il canto di altre specie, possiedono “dialetti” canori. . Aristotele visto da Raffaello San- zio (Scuola di Atene)
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… e del grande poeta materialista
Lucrezio (V libro del De rerum natura): Animali e umani hanno tutti “voci” differenti con le quali esprimono bisogni, affetti, desideri; Gli animali hanno forme di comunicazione corporea che svolgono la stessa funzione; Il “bisogno” (utilitas) governa lo sviluppo del linguaggio
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