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…nel tempo e nello spazio…
Il processo educativo …nel tempo e nello spazio…
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La “materialità” del processo educativo:
Un tempo “altro”: un tempo scandito almeno da tre fasi, un inizio, uno svolgimento e una fine che segnano un’esperienza differente da quella che si svolge nel quotidiano; Uno spazio “altro”: l’istituzione di un’ “area potenziale” attraverso la predisposizione intenzionale di spazi, tempi, oggetti, ruoli, linguaggi particolari e riconoscibili Esperienze particolari: oggetti, azioni, contenuti che “fanno la differenza” anche e in qualche caso soprattutto per le modalità con cui sono offerti Relazioni particolari: l’incontro di soggetti particolari, che ricoprono ruoli e svolgono funzioni differenti da quelle abituali È qui in gioco la dimensione finzionale dell’educazione: perché un processo affettivo che sia anche un processo educativo avvenga, è necessario distinguere la qualità del tempo che si vive all’interno di quel processo, delimitando gli spazi in cui esso avviene e connotando di significati particolari oggetti e strumenti utilizzati, nonché facendo sì che le relazioni che si danno all’interno siano relazioni “differenti”… A volte, nella relazione a due o a piccoli gruppi, nei contesti educativi, la circoscrizione di questo spazio non è formale o istituzionale, ma in qualche modo si dà tra due persone attraverso dei particolari rituali di saluto, che inaugurano un salto tra l’esperienza vicina o precedente e quella attuale. Un po’ come se si creassero delle “nicchie”, in cui si avverte che la qualità della relazione, e quindi del tempo e dell’esperienza condivisa, è differente. L’area potenziale è quell’area in cui si possono “coltivare le potenzialità”, potremmo chiamarla del “poter essere”: quel poter essere che si può esprimere consentendosi anche di sbagliare senza essere per questo sanzionati. È quell’area in cui si è già differenti da quello che comunemente si è: “un gradino più sopra del proprio livello di sviluppo”, perché proprio in relazione con quell’ambiente, che sembra un po’ essere una sorta di “incubatrice”, si possono sperimentare dimensioni, elementi, e parti di sé che altrove non sarebbe possibile non solo esprimere ma anche vedere. Solo questa condizione di “sperimentazione” può rendere possibile la trasformazione. È uno spazio-tempo dell’”esitazione”, “transizionale”: in cui è possibile tollerare di essere in “lavori in corso”, per potersi appunto “formare”. Potenzialità giaà nei luoghi di formazione, prima che nei soggetti… Nella situazione di handicap o nei servizi per persone disabili il rischio è che la cronicità delle situazioni individuali ma anche dei gruppi abbiano travolto la possibilità di riconoscere spazi e tempi transizionali, differenti, diventando i centro luoghi di vita, e non più di formazione… questo succede quando il tempo non scorre, si è fermato, è all’interno di un’eternità ciclica che svuota di senso la finzione, consegnandola da un lato alla routine, dall’altro alla caricatura di se stessa (si finge di esser tutti giovani, tutti contenti… la dimensione ludico-infantile impera, ma senza più nessuno scopo realmente educativo…).
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La “materialità” del processo educativo:
Esercitazione: Pensando alla vostra esperienza di tirocinio/lavoro, provate a riflettere: Il contesto educativo: in cosa consiste? È qui in gioco la dimensione finzionale dell’educazione: perché un processo affettivo che sia anche un processo educativo avvenga, è necessario distinguere la qualità del tempo che si vive all’interno di quel processo, delimitando gli spazi in cui esso avviene e connotando di significati particolari oggetti e strumenti utilizzati, nonché facendo sì che le relazioni che si danno all’interno siano relazioni “differenti”… A volte, nella relazione a due o a piccoli gruppi, nei contesti educativi, la circoscrizione di questo spazio non è formale o istituzionale, ma in qualche modo si dà tra due persone attraverso dei particolari rituali di saluto, che inaugurano un salto tra l’esperienza vicina o precedente e quella attuale. Un po’ come se si creassero delle “nicchie”, in cui si avverte che la qualità della relazione, e quindi del tempo e dell’esperienza condivisa, è differente. L’area potenziale è quell’area in cui si possono “coltivare le potenzialità”, potremmo chiamarla del “poter essere”: quel poter essere che si può esprimere consentendosi anche di sbagliare senza essere per questo sanzionati. È quell’area in cui si è già differenti da quello che comunemente si è: “un gradino più sopra del proprio livello di sviluppo”, perché proprio in relazione con quell’ambiente, che sembra un po’ essere una sorta di “incubatrice”, si possono sperimentare dimensioni, elementi, e parti di sé che altrove non sarebbe possibile non solo esprimere ma anche vedere. Solo questa condizione di “sperimentazione” può rendere possibile la trasformazione. È uno spazio-tempo dell’”esitazione”, “transizionale”: in cui è possibile tollerare di essere in “lavori in corso”, per potersi appunto “formare”. Potenzialità giaà nei luoghi di formazione, prima che nei soggetti… Nella situazione di handicap o nei servizi per persone disabili il rischio è che la cronicità delle situazioni individuali ma anche dei gruppi abbiano travolto la possibilità di riconoscere spazi e tempi transizionali, differenti, diventando i centro luoghi di vita, e non più di formazione… questo succede quando il tempo non scorre, si è fermato, è all’interno di un’eternità ciclica che svuota di senso la finzione, consegnandola da un lato alla routine, dall’altro alla caricatura di se stessa (si finge di esser tutti giovani, tutti contenti… la dimensione ludico-infantile impera, ma senza più nessuno scopo realmente educativo…).
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Il contesto educativo In cosa consiste…
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Il contesto educativo…
Strumenti e metodologia di intervento adeguati alla sistuazione Pensare, preparare e prepararsi al setting educativo da soli o in equipe Attivare i cinque sensi Riconoscibile dall’interno e dall’esterno Uso “inusuale” degli oggetti Oggetti come “mediatori” Persone che lo frequentano Educatore come figura di regia, che tiene insieme i percorso (responsabilità) Aprire oltre il dispositivo dato Lavoro sul pregiudizio Area potenziale (legittimità dell’errore) Spazio (circoscritto, diversi ambienti, strutturati/destrutturati, familiare, angoli morbidi, accogliente, creativo, stimolante, produttivo, espressivo, progettato) Cura nella predisposizone di spazi e tempi tenendo conto dei limiti della situazione Tempo (fasi, routine, tempi individuali, progettato e pensato, differente) Quiotidianità (attività routinarie supervisionate e strutturate) Relazione (asimmetrica, formale e informale, reciproca) Interazione tra due o più persone Rielaborazione dell’esperienza Attività (organizzate e progettate in base a obiettivi e bisogni, sulla e per la relazione) Corpo Setting intenzionalità
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Il contesto… Ha a che fare con la dimensione organizzativa ma non si può ridurre ad essa Pre-cede le soggettività Istituisce un “orizzonte di senso” è condizione dell’interazione e quindi della comunicazione Si alimenta attraverso l’interazione tra i soggetti, lo scambio di significati che esso stesso rende possibile
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I vincoli del contesto
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Cos’è un “vincolo”? Non è una regola
Ciò che consente ad un servizio, ad un’organizzazione di essere proprio quello che è Ciò che definisce un (preciso) orientamento nel mondo dell’educazione Ciò che non può essere “trasgredito”: se viene annullato, cambia il senso, l’orientamento e quindi la tipologia del contesto stesso
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Esercitazione: i vincoli del contesto
Pensando alla vostra esperienza di tirocinio/lavoro provate a riflettere: Di che tipo sono i vincoli che un contesto educativo pone: Quali sono le azioni che caratterizzano quel contesto? Quali sono gli “oggetti” di cui si occupa, e che lo differenziano da altri contesti? Come si “ingaggiano” le persone?
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Quali sono le azioni che contraddistinguono quel contesto?
Centro diurno per anziani palestra Cucina Lavori manuali dialogo CDD disabili – bambini: gioco Lavoro Manipolazione Pallestra Rilassamento Attività sensoriali auto.-mutuo aiuto per i genitori CDD: Laboratori RSD: quotidianità Somministrazione sistematica farmaci CFP / SFA: riconoscimento oggetti Calendario Sviluppo capacità di orientamento laboratori Comunità residenziale disabili: riordino e pulizia camere e bagni Attività quotidiane Vincoli determinati dalla tradizione e dalle rappresentazioni sociali legate a quel contesto: si fa così, mi aspetto che accada quello e non altro… e allora se si cambiano le azioni davvero si rischia di cambiare contesto. Oppure, si possono pensare partiture, che danno luogo a scene educative, e che quindi producano azioni, movimenti, relazioni e significati differenti, istituendo, nello stesso contesto (dispositivo?) contesti differenti… Il vincolo di azione è forse quel qualcosa che limita la creatività e quindi la libertà nel “praticare”, nel fare qualcosa all’interno di un determinato contesto… cambiarli significa di fatto istituire altri setting. È possibile farlo nel momento in cui si elabori ciò che si fa (la tradizione) e, si apprenda criticamente dagli “errori” o dagli effetti prodotti, quindi si pensi e si disponga una nuova partitura che produca una nuova scena educativa, il cui accadere, però non è mai totalmente pensabile e programmabile, ma conserva un suo alone di imprevedibilità. Di ciò, le azioni che riguardano le relazioni sono le più imprevedibili, proprio perché ci si trova davanti un altro che, se non appiattito in rappresentazioni stereotipate, non è mai totalmente visibile, comprensibile e prevedibile. Casa di riposo: Orari prestabiliti Sostegno morale e fisico Accompagnamento autobiografia CSE / SFA: Lettura menù giornaliero verifica presenze Laboratori Momenti ricreativi
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Quali sono le azioni che contraddistinguono quel contesto?
Educativa di strada – minori: Equipe Organizzazione eventi Dialogo /ascolto Gioco in cortile Fare/ creare insieme Doposcuola: compiti CAG: Eventi musicali Attività espressive Comunità per minori: Gioco Compiti Attività domestiche Commissioni Accompagnamento Dialogo Orari rigidi e precisi Centro ricreativo socioculturale: Eventi culturali Giochi Laboratori dialogo Vincoli determinati dalla tradizione e dalle rappresentazioni sociali legate a quel contesto: si fa così, mi aspetto che accada quello e non altro… e allora se si cambiano le azioni davvero si rischia di cambiare contesto. Oppure, si possono pensare partiture, che danno luogo a scene educative, e che quindi producano azioni, movimenti, relazioni e significati differenti, istituendo, nello stesso contesto (dispositivo?) contesti differenti… Il vincolo di azione è forse quel qualcosa che limita la creatività e quindi la libertà nel “praticare”, nel fare qualcosa all’interno di un determinato contesto… cambiarli significa di fatto istituire altri setting. È possibile farlo nel momento in cui si elabori ciò che si fa (la tradizione) e, si apprenda criticamente dagli “errori” o dagli effetti prodotti, quindi si pensi e si disponga una nuova partitura che produca una nuova scena educativa, il cui accadere, però non è mai totalmente pensabile e programmabile, ma conserva un suo alone di imprevedibilità. Di ciò, le azioni che riguardano le relazioni sono le più imprevedibili, proprio perché ci si trova davanti un altro che, se non appiattito in rappresentazioni stereotipate, non è mai totalmente visibile, comprensibile e prevedibile. Assistenza educativa scuola materna/casa: Logopedia Gioco Quotidianità Compiti Interessi individuali Nido: Attività manuali Routine Attività per gruppi d’età
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Quali sono le azioni che caratterizzano quel contesto?
Carcere: Inserimento in comunità esterne Laboratori Lavoro fuori dal carcere Educativa di strada – riduzione del danno: Informare Prova etilometro/ distribuzione preservativi / scambio siringhe Ascolto Prevenzione Comunità per autonomia donne: Accompagnamento mansioni quotidiane
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Quali sono le azioni che caratterizzano quel contesto?
Attività quotidiane (cucinare, fare colazione, pulire, fare la spesa, accompagnare, fare i compiti) Attività strutturate (colloqui con lo psicologo, laboratori vari, momenti in cui si sperimentano regole di convivenza civile) Attività relazionali (salutare, parlare, ricostruire la storia personale) Attività straordinarie (vacanze) Attività di tipo sanitario Attività per operatori (supervisione, riunioni d’equipe, lavoro d’ufficio, contatto con altri servizi, contesti, famiglie) Attività “ponte” con l’esterno (andare fuori, in altri servizi o costruire nuovi servizi….)
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I vincoli di azione Ogni azione che avviene in un determinato contesto trova la sua ragion d’essere proprio nel fatto di avvenire lì, all’interno di quel particolare contesto, di quella particolare interazione, di quello scambio relazionale e comunicativo
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Azioni… e contesti Allo stesso tempo, alcune azioni qualificano i contesti. Sono le azioni ricorrenti o prevalenti, non solo e non necessariamente azioni programmate. Interessante che in alcuni contesti per esempio compaiano azioni di tipo sanitario, in altri si compiano attività prevalentemente di tipo ludico… Altro parametro che può consentire di comprendere cosa qualifichi il contesto e ne definisca l’orientamento educativo è la presenza di azioni che prevedono o escludono il rapporto con il “fuori” (dal servizio, dal luogo, verso altre agenzie educative…)
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Quali sono gli “oggetti” di cui si occupa specificamente quel servizio?
CDD disabili – bambini: promozione dell’autonomia Lavoro sulle potenzialità Sollievo alle famiglie Centro diurno per anziani: Mantenimento capacità intrattenimento RSD: autonomia e sicurezza personale Sperimentazione propri limiti e capacità Comunità residenziale disabili: affettività Problemi comportamentali Sollievo familiare Adeguamento a regole rigide Funzionamento dell’ente CFP / SFA: autonomia fisica e psicofisica Vincoli determinati dalla tradizione e dalle rappresentazioni sociali legate a quel contesto: si fa così, mi aspetto che accada quello e non altro… e allora se si cambiano le azioni davvero si rischia di cambiare contesto. Oppure, si possono pensare partiture, che danno luogo a scene educative, e che quindi producano azioni, movimenti, relazioni e significati differenti, istituendo, nello stesso contesto (dispositivo?) contesti differenti… Il vincolo di azione è forse quel qualcosa che limita la creatività e quindi la libertà nel “praticare”, nel fare qualcosa all’interno di un determinato contesto… cambiarli significa di fatto istituire altri setting. È possibile farlo nel momento in cui si elabori ciò che si fa (la tradizione) e, si apprenda criticamente dagli “errori” o dagli effetti prodotti, quindi si pensi e si disponga una nuova partitura che produca una nuova scena educativa, il cui accadere, però non è mai totalmente pensabile e programmabile, ma conserva un suo alone di imprevedibilità. Di ciò, le azioni che riguardano le relazioni sono le più imprevedibili, proprio perché ci si trova davanti un altro che, se non appiattito in rappresentazioni stereotipate, non è mai totalmente visibile, comprensibile e prevedibile. Casa di riposo: Autonomia Stimolazione Valorizzazione della persona CDD: Controllo del comportamento Mantenimento potenzialità CSE / SFA: autonomia Mantenimento capacità Consapevolezza della realtà e di sè
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Quali sono gli “oggetti” di cui si occupa specificamente quel contesto?
Doposcuola: Autonomia e sicurezza Sperimentazione di sè Educativa di strada – minori: Prevenzione e riduzione del danno Relazione Diritti dei bambini Gruppo Visione e rispetto delle regole consapevolezza CAG: partecipazione Comunità per minori: autonomia Formazione scolastica e professionale Trasmissione di valori morali Centro ricreativo socioculturale: Socializzazione Cooperazione giovanile Mediazione Vincoli determinati dalla tradizione e dalle rappresentazioni sociali legate a quel contesto: si fa così, mi aspetto che accada quello e non altro… e allora se si cambiano le azioni davvero si rischia di cambiare contesto. Oppure, si possono pensare partiture, che danno luogo a scene educative, e che quindi producano azioni, movimenti, relazioni e significati differenti, istituendo, nello stesso contesto (dispositivo?) contesti differenti… Il vincolo di azione è forse quel qualcosa che limita la creatività e quindi la libertà nel “praticare”, nel fare qualcosa all’interno di un determinato contesto… cambiarli significa di fatto istituire altri setting. È possibile farlo nel momento in cui si elabori ciò che si fa (la tradizione) e, si apprenda criticamente dagli “errori” o dagli effetti prodotti, quindi si pensi e si disponga una nuova partitura che produca una nuova scena educativa, il cui accadere, però non è mai totalmente pensabile e programmabile, ma conserva un suo alone di imprevedibilità. Di ciò, le azioni che riguardano le relazioni sono le più imprevedibili, proprio perché ci si trova davanti un altro che, se non appiattito in rappresentazioni stereotipate, non è mai totalmente visibile, comprensibile e prevedibile. Nido: Autonomia psicomotoria Socializzazione Apprendimento delle regole Rispetto Sperimentazione capacità e limiti Sviluppo 5 sensi Assistenza educativa scuola materna/casa: Sviluppo capacità linguistiche autonomia
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Quali sono gli “oggetti” di cui si occupa specificamente quel servizio?
Carcere: Reinserimento sociale Consapevolezza Consapevolezza e uso delle proprie capacità nella vita sociale Educativa di strada – riduzione del danno: Aumento della consapevolezza personale Riduzione del danno Comunità per autonomia donne: Autonomia (lavorativa)
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I vincoli di tema L’oggetto intenzionale…
Non la mission, ma ciò su cui di fatto in quel contesto si lavora: l’esperienza proposta e realizzata Quale rapporto con le azioni che qualificano il contesto?
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I vincoli di tema Oggetti dichiarati Oggetti precisamente descritti
Oggetti “latenti”, rivelati dalle azioni che effettivamente si compiono…
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I vincoli di ingaggio Centro diurno per anziani:
Segnalazione del comune o della famiglia CDD disabili – bambini: segnalazione Diagnosi Clima accogliente Comunità residenziale disabili: colloquio individuale Partecipazione ad attività quotidiane Iscrizione familiare RSD: assenza di ingaggio: avviene per iniziativa della persona Atteggiamento differenziato Cogliere i segnali di bisogno Casa di riposo: Valorizzazione capacità Coinvolgimento attraverso la valorizzazione della memoria ed esperienza Dialogo Fiducia Abilità educatore CFP / SFA: segnalazione Atteggiamento differenziato cogliere i segnali di bisogno Vincoli determinati dalla tradizione e dalle rappresentazioni sociali legate a quel contesto: si fa così, mi aspetto che accada quello e non altro… e allora se si cambiano le azioni davvero si rischia di cambiare contesto. Oppure, si possono pensare partiture, che danno luogo a scene educative, e che quindi producano azioni, movimenti, relazioni e significati differenti, istituendo, nello stesso contesto (dispositivo?) contesti differenti… Il vincolo di azione è forse quel qualcosa che limita la creatività e quindi la libertà nel “praticare”, nel fare qualcosa all’interno di un determinato contesto… cambiarli significa di fatto istituire altri setting. È possibile farlo nel momento in cui si elabori ciò che si fa (la tradizione) e, si apprenda criticamente dagli “errori” o dagli effetti prodotti, quindi si pensi e si disponga una nuova partitura che produca una nuova scena educativa, il cui accadere, però non è mai totalmente pensabile e programmabile, ma conserva un suo alone di imprevedibilità. Di ciò, le azioni che riguardano le relazioni sono le più imprevedibili, proprio perché ci si trova davanti un altro che, se non appiattito in rappresentazioni stereotipate, non è mai totalmente visibile, comprensibile e prevedibile. CDD: fiducia Confronto Ascolto Linguaggio del corpo Valorizzazione delle persone Interesse individuale CSE / SFA: invio da parte del servizio disabilità del comune
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I vincoli di ingaggio Doposcuola: Atteggiamento personalizzato
Cogliere i segnali di bisogno Educativa di strada – minori: Incontro/scontro Dialogo Relazione Proposta di attività Accoglienza valorizzazione CAG: Passaparola (incontri informali Sviluppo amicizia Interesse personale Comunità per minori: confronto/dialogo Ascolto Comprensione Centro ricreativo socioculturale: Socializzazione Cooperazione giovanile Mediazione Vincoli determinati dalla tradizione e dalle rappresentazioni sociali legate a quel contesto: si fa così, mi aspetto che accada quello e non altro… e allora se si cambiano le azioni davvero si rischia di cambiare contesto. Oppure, si possono pensare partiture, che danno luogo a scene educative, e che quindi producano azioni, movimenti, relazioni e significati differenti, istituendo, nello stesso contesto (dispositivo?) contesti differenti… Il vincolo di azione è forse quel qualcosa che limita la creatività e quindi la libertà nel “praticare”, nel fare qualcosa all’interno di un determinato contesto… cambiarli significa di fatto istituire altri setting. È possibile farlo nel momento in cui si elabori ciò che si fa (la tradizione) e, si apprenda criticamente dagli “errori” o dagli effetti prodotti, quindi si pensi e si disponga una nuova partitura che produca una nuova scena educativa, il cui accadere, però non è mai totalmente pensabile e programmabile, ma conserva un suo alone di imprevedibilità. Di ciò, le azioni che riguardano le relazioni sono le più imprevedibili, proprio perché ci si trova davanti un altro che, se non appiattito in rappresentazioni stereotipate, non è mai totalmente visibile, comprensibile e prevedibile. Nido: Legame affettivo Curiosità Presenza figura significativa Mettersi in gioco Assistenza educativa scuola materna/casa: Interesse individuale
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I vincoli di ingaggio Carcere: Spronare le capacità
Attività che tengano conto delle inclinazioni personali Possibilità di proporre proprie iniziative Mantenimento interesse Educativa di strada – riduzione del danno: Mettersi in posizioni strategiche Camper Banchetto Iniziativa degli utenti Comunità per autonomia donne: Colloquio individuale Partecipazione alla quotidianità
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I vincoli di ingaggio Istituzionali
Istituiti a partire da un contesto dato, ovvero educativamente predisposti… “Spontanei”, lasciati all’iniziativa personale di educatore o educando, ma “dentro” un’organizzazione data…
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I vincoli di ingaggio Le modalità di approccio, di avvicinamento, di coinvolgimento Il motivo profondo, reale per cui si “ingaggiano” le persone…
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