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I bisogni della popolazione nelle emergenze e nei disastri

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Presentazione sul tema: "I bisogni della popolazione nelle emergenze e nei disastri"— Transcript della presentazione:

1 I bisogni della popolazione nelle emergenze e nei disastri
Scuola Ingegneria dell’Emergenza Aspetti umani e sanitari nella gestione delle emergenze F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

2 Principi generali di analisi della situazione e di pianificazione
Identificare i problemi Stabilire le priorità Determinare obiettivi e strategie Pianificare le attività Valutare i risultati ottenuti F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

3 Informazioni rilevanti da raccogliere
Analisi della popolazione e del contesto (demografia, religione, cultura, condizioni economiche, norme sociali, meccanismi di presa in carico delle fasce vulnerabili…) Analisi dell’occupazione della popolazione prima dell’emergenza e capacità di lavoro Analisi di come la popolazione usa e controlla le proprie risorse (terra, acqua, cibo o educazione, capacità personali) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

4 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
Differenze tra metodi qualitativi e quantitativi di raccolta dati (mod da BMJ 1995; 311:42-5) Qualitativo Induttivo (dall’osservazione all’ipotesi) Process-oriented Propositivo, teoretico Osservazione, interviste Analisi durante la raccolta Punto di forza: validità Quantitativo Deduttivo (testing the hypothesis) Out-come oriented Statistico Questionari, esperimenti Analisi dei dati dopo la raccolta Punto di forza: affidabilità F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

5 Metodi rapidi di raccolta dati
Interviste a individui”chiave” (ostetriche tradizionali, insegnanti, rappresentanti di gruppi vulnerabili) Discussioni di gruppo (Focus Groups) Osservazione Indagini basate su questionari (necessitano di più tempo) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

6 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
Rapid Appraisal Procedures: utilizzo di metodi qualitativi e quantitativi KAP surveys (Knowledge, Attitudes and Practices): questionari per ottenere dati su comportamenti e attitudini Community diagnosis: simile al KAP, si serve di assistenti locali con approccio partecipativo Rapid Rural Appraisal: metodo rapido sviluppato in agricoltura (revisione dati; osservazione diretta, interviste e focus groups,; diagrammi, role playng, workshops) Rapid Epidemiological Appraisal: adattamento di procedure epidemiologiche standard per raccogliere informazioni in modo rapido e poco costoso F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

7 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
IDENTIFICAZIONE DI: Bisogni della popolazione Priorità identificate dalla popolazione Il grado di accettabilità dell’intervento proposto Problemi da anticipare per favorire l’accettabilità del programma Problemi da anticipare per consentire l’accessibilità a tutti i gruppi Gruppi vulnerabili e loro specifici bisogni Modalità per incoraggiare la partecipazione della popolazione F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

8 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
Emergenze Complesse “Crisi umanitarie maggiori di natura multi-causale, che richiedono risposte diversificate attraverso le diverse Agenzie delle Nazioni Unite, inclusi interventi di peace-keeping” The Oxfam handbook of development and relief, 1995. F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

9 FASI delle Emergenze Complesse
FASE di EMERGENZA: segue lo spostamento di popolazioni, caratterizzata da elevati tassi di mortalità (CMR>1morto per /die) FASE di POST-EMERGENZA: riduzione della mortalità ai livelli precedenti (CMR<1/10.000/die), i livelli di base dei bisogni della popolazione sono soddisfatti. F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

10 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

11 Fase di emergenza: le 10 priorità principali
1. Valutazione iniziale 2. Immunizzazione contro il morbillo 3. Acqua e smaltimento dei reflui 4. Cibo e nutrizione 5. Soluzioni abitative 6. Cura della salute nella fase di emergenza 7. Controllo delle malattie trasmissibili 8. Sorveglianza sanitaria 9. Gestione e formazione delle risorse umane 10. Coordinazione (da: Médecins Sans Frontières (MSF) Refugee Health an approach to emergency situation, 1998) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

12 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
1. Valutazione iniziale 1.1. Dati da rilevare: 1. Contesto geo-politico 2. Descrizione della popolazione 3. Caratteristiche dell’ambiente 4. Principali problemi sanitari 5. Risorse umane e materiali 6. Attori coinvolti F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

13 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
1. Valutazione iniziale 1.2. Obiettivi: 1. Decidere se intervenire 2. Definire le priorità dell’intervento 3. Pianificare l’implementazione delle priorità 4. Gestione delle informazioni F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

14 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
1. Valutazione iniziale 1.3. Metodi: I FASE (3 giorni). Osservazione sistematica Interviste a persone “chiavi” Focus Groups Incontri con rappresentanti (autorità locali, UN, ONG) Mapping Fotografie aeree o da satellite Censimento Estrapolazione da vaccinazioni di massa II FASE (1-3 settimane). Inchieste su un campione significativo (systematic sampling, cluster sampling) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

15 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
1. Valutazione iniziale 1.4. Raccomandazioni: Necessità di un team esperto e indipendente I dati raccolti devono essere esaustivi La I fase deve essere rapida ed efficace (3gg) La II fase (1-3 settimane) permette raccolta dati qualitativi e quantitativi Tasso di mortalità: miglior indicatore per severità della situazione Ottenere informazioni con metodi diversi F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

16 Bisogni minimi da garantire nelle situazioni critiche
1. ACQUA: 1.1 Quantità 5 l a persona al giorno (WHO) nei primi giorni 15-20 l a persona al giorno successivamente 1.2. Qualità < 10 E.Coli/100 ml F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

17 2. Smaltimento dei reflui
1 latrina per 20 persone (UNHCR) 1 latrina per famiglia (ideale) Organizzazione di raccolta dei rifiuti e trasporto con camion Creazione di pozzi in loco per la raccolta dei rifiuti e copertura giornaliera con terreno (se materiale medico, prima incenerirlo) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

18 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
3. Controllo dei vettori Igiene ambientale (eliminazione di acqua stagnante, protezione delle latrine, protezione dei contenitori di acqua) Educazione della popolazione Pulizia delle abitazioni e dintorni Uso di insetticidi F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

19 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
Standard per acqua e smaltimento reflui nelle strutture sanitarie di emergenza Acqua Reparto di degenza Chirurgia/maternità Ambulatorio Centro nutrizionale Cucina 50 l/persona/die 100 l/persona/die 5 l/ medicazione 20-30 l/persona/die 10 l/persona/die Reflui Escrementi Immondizia Un pozzo (0.04m3) riempito/persona/anno Volume prodotto = 3 dm3/persona/die, 100 L di immondizia ogni 25 pz F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

20 Malattie trasmissibili in relazione all’acqua
1. Consumo di acqua inquinata: Colera Amebiasi 2. Scarsità di acqua e inadeguata igiene personale: scabbia tracoma 3. Presenza nell’acqua di agenti patogeni: Schistosomiasi 4. Sviluppo di vettori di malattie trasmissibili nell’acqua: Febbre gialla Malaria 5. Combinazione di più cause: Amebiasi (1-2) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

21 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
Cibo e Nutrizione Minima razione di cibo: 2.100 Kcal/persona/die 10% proteine 10% grassi Food basket: 6 elementi (cereali, cereali arricchiti di vitamine, legumi, olio, zucchero, sale) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

22 Requisiti minimi per pianificazione di strutture abitative temporanee
Area / persona Spazio coperto / persona N° persone /punto d’acqua N° persone/latrine Distanza dal punto d’acqua Distanza punto d’acqua-latrine Punto per accendere il fuoco Distanza tra due abitazioni 30 m2 3,5 m2 250 20 150 m max 30 m 75 m ogni 300 m 2 m min F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

23 Principali servizi richiesti in soluzioni abitative temporanee
Strade e punti per accendere il fuoco Approvvigionamento d’acqua e servizi igienici Strutture sanitarie Posto di incontro per i visitatori Centri nutrizionali Depositi e centri di distribuzione materiali Centro amministrativo, area di ricevimento Altre strutture per la comunità (mercato, scuola, cimitero, etc) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

24 Assistenza sanitaria in situazioni di emergenza
Livello N° di strutture Attività Ospedale di riferimento Dipende dalla situazione Chirurgia, Emergenze ostetriche, Laboratorio Centro sanitario 1/ persone Triage, OPD, Emergenza (24 h), ostetricia, chirurgia minore, farmacia, vaccinazioni Ambulatorio 1/ persone OPD, medicazioni, trasferimento a livelli superiori, raccolta dati Attività di “outreach” 1 visitatore per persone Raccolta dati, screening, Trasferimento, educazione sanitaria F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

25 Coordinamento in Emergenza
Organizzazione integrata delle varie attività di assistenza sotto una leadership riconosciuta e realizzato attraverso la comunicazione tra tutti gli attori. Partners: UNHCR, Autorità locali, rappresentanti della popolazione, ONG, altre agenzie UN. Comunicazione: contatti regolari tra i partner sia formali che informali. F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

26 Coordinamento: Obiettivi
Stabilire una leadership chiara Creare un corpo di coordinamento Assicurare che le priorità siano assegnate a diverse agenzie Prevenire programmi di duplicazione e assicurare che i bisogni siano soddisfatti Razionalizzare i servizi creando degli standard comuni, usando linee guida condivise F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

27 Coordinamento: canali di comunicazione
Incontri regolari tra i partner (settimanali in emergenza; mensili in post-emergenza) Generali (management) Di settore (tecnici) Rapporti di attività e degli incontri Follow-up delle decisioni prese F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

28 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
Comunicazione Attività routinaria (settimanale e mensile): Feedback: invio di dati elaborati a chi aveva fornito i dati grezzi (in riunioni e corsi) Disseminazione delle informazioni (per i responsabili dei programmi e le autorità locali) Attività speciale: Informazioni riguardanti specifici problemi: epidemie, grave malnutrizione (necessità di produrre un documento e di utilizzare la comunicazione visiva, es. grafici) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

29 Situazione globale e prospettive per il 2003
3 sfide principali: Persistenza di crisi protratte “man-made” Crisi emergenti in aree considerate stabili in passato Aumento degli effetti avversi dei disastri naturali F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

30 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
Priorita‘ECHO per il 2003: (fonte ECHO-European Community Humanitarian Aid Office- Aid Strategy 2003) Implementare attività in aree in cui sono maggiori i bisogni umanitari: Corno d’Africa, Regione dei Grandi Laghi, Africa Occidentale, Sud Africa, Asia Centrale (Afghanistan) Crisi dimenticate: Sahara Occidentale, Caucaso Settentrionale, Uganda, Burma/Myamar Miglioramento qualità dell’aiuto umanitario, implementando le tematiche trasversali: LRDD (Linking Relief Rehabilitation and Development) Preparazione dei disastri Attività legate ai bambini F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

31 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
La fine della Guerra Fredda ha sancito la diffusione di guerre e violenze nel mondo Dal milioni di persone sono state uccise nei conflitti Il numero di guerre e crisi violente è salito da 27 nel 1997 a 31 nel 1998 a 38 nel 2001 a 42 nel 2002 I civili, e in particolare i gruppi vulnerabili (bambini, giovani, donne, anziani e disabili) sono le principali vittime dei conflitti moderni F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

32 Principali aree “calde”
Africa Centrale: dal Sudan (Nord-Est) e Corno d’Africa (Etiopia ed Eritrea, al DR Congo e alla zona dei Grandi Laghi, Sierra Leone e Liberia (Ovest); Sud Africa (Angola e Zimbabwe) Caucaso Settentrionale: NIS(Newly Independent States): Cecenia Asia Sud-Occidentale: Afghanistan, Pakistan Medio Oriente: Israele/Palestina, Irak Sud America:Colombia F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

33 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
Disastri naturali Global trend: in diminuzione nel biennio 2001/2002 Cause: modifiche dei fattori demografici, degrado ambientale, cambio d’uso della terra, modificazioni climatiche (es. siccità) Vittime: 256 milioni nel 2000; 170 nel 2002 Prevenzione: incremento delle attività di disaster preparedness e loro inserimento come parte integrante dei programmi N.B. In preoccupante stagnazione la situazione dei disastri “man made” (conflitti) (fonte ECHO Aid Strategy 2003) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

34 Relazione Disastri - Povertà
I disastri nei PVS sono parte integrante del loro ciclo di povertà: la povertà causa disastri e i disastri esacerbano la povertà La promozione di uno sviluppo umano sostenibile, che aumenta la sicurezza degli uomini e del pianeta, può ridurre la frequenza e l’impatto dei disastri naturali F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

35 Tematiche orizzontali prioritarie in Emergenza
Sicurezza del personale Ending-over delle operazioni di emergenza Misure di Disaster Preparedness Mainstreaming di problematiche correlate ai diritti umani Rapporti rifugiati/IDPs e popolazioni locali e Attori Internazionali (governativi e non) Relazione tra operazioni di emergenza, riabilitazione e sviluppo (LRRD: Linking Relief Rehabilitation and Development) F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza

36 F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza
Modalità di transizione da Programmi di Emergenza a Programmi di Sviluppo 1. Fase iniziale dei programmi di Emergenza: autonomia totale dal sistema esistente (rischio di dipendenza completa da aiuti umanitari) 2. Riabilitazione come forma di Intervento di Emergenza (il sistema locale esiste ancora e può essere riabilitato immediatamente fornendo gli aiuti necessari alla popolazione) 3. Programmi integrati di aiuto diretto e riabilitazione (se il sistema locale non è in grado immediatamente di far fronte all’emergenza) 4. Necessità di promuovere e sostenere lo sviluppo dei sistemi locali in quanto non realizzabile una riabilitazione per la presenza di particolari e non correggibili vulnerabilità F. Pietrantonio Scuola Ingegneria Emergenza


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