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LAVORARE COMUNICANDO NELLA RAGNATELA DEL VALORE
Il design tra flussi e luoghi
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I cinque capitalismi europei
Il capitalismo anglosassone Capitalismo dei flussi finanziari; impresa come molecola del capitale finanziario Il capitalismo anseatico Grandi investimenti in ricerca e sviluppo; modernizzazione sociale del fare impresa Il capitalismo renano Cogestione al vertice tra grande impresa, grande banca, grande sindacato Il capitalismo francese Forte interventismo dello Stato nella creazione di dinamici “campioni europei” Il capitalismo post-comunista In transizione verso un mondo “che consente tutto e non garantisce nulla”
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Il capitalismo di territorio italiano
È un capitalismo che si fonda sulla capacità produttiva dei sistemi territoriali, contraddistinto da successive fasi evolutive: I capitalismo il capitalismo delle “partecipazioni statali” II capitalismo il capitalismo della grande impresa fordista III capitalismo il capitalismo dei distretti produttivi IV capitalismo il capitalismo delle “multinazionali tascabili” e delle piattaforme produttive
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In Italia vivono di impresa circa 28 milioni di persone
La piramide del capitalismo italiano oggi Poche grandi imprese 6.000 medie imprese “imprese a grappolo” 6 milioni di piccole e micro imprese (da 1 a 9 dipendenti) In Italia vivono di impresa circa 28 milioni di persone
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Il design come creatività messa al lavoro
“Compito del designer non è più solo quello di risolvere problemi estetici, ma quello di creare nuovi prodotti, nuovi mercati, nuove economie” (Andrea Branzi) “Quando constatiamo questa nozione di design (design come valore aggiunto, ndr) ci vien fatto pensare al ragazzino che dopo aver assistito alla parata dell’esercito, domandava al nonno: “Sì la fanteria, la cavalleria e i carri armati, tutti molto belli; ma l’esercito dov’era?”” (Augusto Morello) “Il prodotto da me disegnato che ha avuto più successo sul mercato è stata una scopa” (Giulio Iachetti)
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La sfida del quinto capitalismo
Quello del quinto capitalismo o del melting pot post – fordista è un modello capitalistico in potenza che si origina nell’alveo del quarto capitalismo e che si fonda sulle seguenti caratteristiche: “Lavori” e non più “lavoro” autonomia; conoscenza; rischio L’epoca dei “nomadi multiattivi” mobilità spaziale e temporale L’economia delle esperienze centralità dell’utente cliente e della sua sfera emozionale I padroni delle reti strategicità dei beni competitivi territoriali, capitalismo delle reti snodo tra flussi e luoghi, piattaforme produttive come ambito territoriale privilegiato di questa nuova dialettica
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Qualche esempio
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Design e piattaforme produttive
La piattaforma Torino-Canavese Il design delle company town come fattore di produzione del fordismo hard (Fiat) e soft (Olivetti) Milano e la Città Infinita Intreccio tra i saperi contestuali del territorio e quelli formali della metropoli Il distretto del piacere della Città Adriatica Il design in funzione dell’accoglienza, del loisir, delle esperienze Il design della sopravvivenza in Marocco L’economia informale caso dei ciabattini che risuolano le scarpe con vecchi pneumatici Pirelli La filosofia di progetto tra Milano e le Canarie La riflessione senza attriti territoriali e il caso di Design Innovation
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La quarta T Secondo il sociologo americano Richard Florida, autore del fortunato saggio “L’ascesa della nuova classe creativa”, la creatività si può misurare attraverso un indice sintetico che sia espressione delle tre variabili di Talento, Tecnologia e Tolleranza. Quanto detto finora, tuttavia, fa supporre che tale indice restituisca un quadro parziale della creatività in Italia e che, perlomeno, si debba in qualche modo provare a incrociare tale modello con una “quarta T” che esprima la creatività di territorio. Ad esempio, l’incidenza degli addetti al design nelle imprese del made in Italy
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Le “tre nuvole” della creatività italiana
La creatività del terziario metropolitano Aree metropolitane (Roma, Torino, Bologna, Firenze, Genova, Trieste) Forte presenza di terziario avanzato, università, centri di ricerca Bassa incidenza dei designer sul totale degli addetti del made in Italy La creatività di territorio del made in Italy I distretti industriali (Treviso, Macerata, Ascoli Piceno, Novara, Biella…) Scarsa presenza di terziario avanzato, università, centri di ricerca Alta incidenza dei designer sul totale degli addetti del made in Italy La città infinita Intreccio tra aree metropolitane (Milano) e territorio (Como e la Brianza)
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