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Come muoversi nel colore per la stampa
Il documento PDF, come leggerlo, come eseguirlo, come elaborarlo per evitare problematiche nelle fasi di stampa 4comm – Bologna, 11 aprile 2010
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, dal Gamut delle periferiche
Tutto comincia da qui , dal Gamut delle periferiche Questa è la condizione classica in cui si lavora: uno spazio monitor “normale”, un ampio spazio RGB (Adobe 1998) in cui si salvano le immagini acquisite da scanner o da dorso digitale, e lo spazio ISO Coated v2 (ECI) che definisce e rappresenta le macchine da stampa offset su carta patinata. La cosa che balza evidente è che gli spazi pratici (monitor e macchina da stampa) hanno zone reciprocamente non visibili cioè zone in cui il risultato in stampa può essere una sorpresa … non sempre gradita.
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… succede che tutti questi colori non sono riproducibili e da qui le discussioni, contestazioni, cause... Fino a pochi anni fa non esisteva una stampante da ufficio che potesse eguagliare una macchina da stampa. Che vadano a spiegare, gli stampatori, ai loro clienti che le situazioni si sono invertite e che quei bellissimi verdi brillanti che è possibile ottenere con 300,00 euro non si ottengono con ,00 euro e oltre! Anche perché su molte macchine digitali quei colori si possono ottenere … Ma c’è di più ed è anche molto peggio: cosa succede quando un creativo si fa la “sua prova colore” sulla sua stampante da meno di 300,00 euro mettendo la più bella carta fotografica che ha potuto comprare e che gli ha consentito di usare uno spazio colore “immenso” (volume ) rispetto al “minuscolo” Fogra 39 (volume , ovvero solo il 56%)?
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Le carte trattate a parità di macchina e di inchiostro cambiano notevolmente il Gamut.
Notevole è la differenza tra una carta mattata e una fotografica. Per questo quando si affronta un lavoro in modalità professionale elevata è necessario impostare correttamente i parametri dei software grafici al fine di potersi rendere conto di quello che potrà essere il risultato in stampa. Per un creativo, fare una “bella stampa” con ampio Gamut, lungi dal metterlo al riparo sulla qualità del proprio operato, può rivelarsi MOLTO, MA MOLTO pericoloso.
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Profili colore e spazi cromatici standard
Come muoversi nel colore per la stampa Profili colore e spazi cromatici standard Le periferiche danno risposte diverse a stimoli uguali. A parità di colore abbiamo bisogno di qualcosa che forzi le periferiche a dare risposte uguali, magari modificando gli stimoli. Poi c’è il problema della dimensione degli spazi colore e allora occorre qualcosa che consenta di passare da uno spazio grande a uno più piccolo (intento di rendering) preservando al massimo i colori percepiti. Queste esigenze ci stanno avvicinando al concetto di profilo colore. Alessandro Beltrami: un profilo ICC è una “carta d’identità” di un dispositivo di acquisizione (scanner o fotocamera), di visualizzazione (monitor), di stampa. I profili ICC ci permettono di comunicare con il colore percepito invece che con i numeri. Mauro Boscarol: cambiare i numeri per non cambiare i colori.
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Mettiamo tutto assieme …
Come muoversi nel colore per la stampa Mettiamo tutto assieme … e avremo sviluppato la gestione colore se abbiamo una immagine a disposizione di cui conosciamo esattamente quali colori contiene, cioè come li vedrebbe l’osservatore standard Cie, se contemporaneamente riusciamo a sapere come si comporta una periferica, attraverso la sua carta d’identità (=profilo.icc), se attraverso una qualche operazione (motore di colore) e con una particolare modalità (intento di rendering) riusciamo a cambiare i numeri in modo che la periferica ci faccia vedere i colori come erano dal vero (o meglio, il più vicino possibile a quello che dovrebbero essere), allora stiamo facendo gestione colore, cioè stiamo usando correttamente i profili colore
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Cosa ci facciamo con i profili colore?
Come muoversi nel colore per la stampa Cosa ci facciamo con i profili colore? Compensazione monitor Separazione colore Softproof/Hardproof Device link – repourposing I profili non risolvono completamente il problema della uniformità del colore ma quello che fanno lo fanno praticamente a costo zero. Un cromista costerebbe molto perché impiegherebbe molto tempo a realizzare, nella sua testa, quello che un buon sistema calibrato (scanner/dorso digitale – monitor – periferica di stampa) può fare tutto in automatico.
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Applicazione dei profili
Come muoversi nel colore per la stampa Applicazione dei profili Ottenuto il profilo si tratta di applicarlo: ma dove? Come? Quando? Perché? Semplificare le relazioni con i nostri interlocutori (= ovvero vedere gli stessi colori anche a distanza). Consentire ai nostri impianti, spesso costituiti da tecnologie diverse, di eseguire output simili Consentire ai creativi di prevedere il risultato di stampa in base al tipo di carta e/o alla tecnologia usata (offset; digitale elettroink, a toner, inkjet; serigrafica, flessografica, fotografica …) Eseguire delle separazioni professionali e adatte ai nostri impianti di stampa Eseguire delle riseparazioni (repouposing) per migliorare il risultato tecnico attraverso l’armonia qualitativa degli stampati Ebbene ognuna di queste esigenze può richiedere l’uso di un profilo diverso, ma nonostante questa diversità, il tutto può essere realizzato in un contesto armonico di miglioramento globale della qualità della produzione.
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La soft proof Come muoversi nel colore per la stampa
Consiste nel visualizzare a monitor il risultato di stampa atteso, che tornando alla teoria dei profili colore, equivale a simulare il profilo. Limitatamente all’offset (ISO ) consiglio di creare le 4 condizioni di prova per i 5 tipi di carte standard, più, eventualmente, una per i quotidiani (ISO ). Le opzioni dipendono in larga misura dai parametri che si utilizzeranno per la generazione del Pdf. Simulare a video quello che un service di stampa professionale fornirebbe con una hard proof (ovvero una prova colore cartacea) contrattuale: intento di rendering colorimetrico assoluto simulazione della carta Simulazione carta fondamentale per vedere come l’immagine sarà modificata. Photoshop a volte esagera nella simulazione carta, ma piuttosto che niente …
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Solo RGB = compensazione monitor
Carta Uso mano Carta patinata Carta da giornali
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Cosa è successo È successo che l’immagine, i cui colori nello spazio Lab vanno fuori dal gamut dei due tipi di carte, la più bella patinata e la più brutta da giornale, sono stati portati all’interno dei rispettivi Gamut con una operazione che si chiama intento di rendering.
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Sulla patinata colori vivi Visto nel grafico bidimensionale è agevole notare che sulla carta patinata i colori saturi, quelli verso l’esterno del diagramma, sono molti e ben distribuiti.
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E la carta da giornale? Spostandosi dall’esterno, dove ci sono i colori più saturi (a* e b * da +127 a – 127) verso l’asse dei grigi (a* e b * tendente a 0) il grigiore aumenta ed ecco il motivo dei colori più slavati e meno brillanti.
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Senza un buon monitor (ISO 12646)
Come muoversi nel colore per la stampa Senza un buon monitor (ISO 12646) calibrato e profilato parleremmo di niente Monitor da layout (o impaginazione) ampio gamut. Monitor da soft proof gamut preciso. In ogni azienda grafica dovrebbe esistere un monitor da soft proof. Sarà un monitor che copre con precisione tutto il gamut della stampa offset. Ultimo aspetto la luce (ISO 3664): tutta l’azienda grafica dovrebbe essere illuminata con neon di tipo daylight (costano pochi euro in più dei normali neon) con temperatura colore di 5000 K. Adobe Rgb 1988 ISOCoated v2 Monitor moderno
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Il TAGA doc 17 e la responsabilità sul colore
Come muoversi nel colore per la stampa Il TAGA doc 17 e la responsabilità sul colore È stato presentato proprio ieri qui in 4comm questo documento che cerca di dare una risposta. Purtroppo è prevalso l’orientamento che la responsabilità del creativo (che può essere il fotografo) si ferma alla consegna dell’immagine (con profilo). Ebbene, a mio modo di vedere, si è persa una buona occasione per abbassare il livello crescente del contenzioso e questo per molte ragioni: 1° - ragione sociologica. Le fotolito sono praticamente sparite proprio perché i fotografi (in senso lato) hanno invaso quel campo. Adesso non possono far finta che non è successo nulla. Hanno la responsabilità di colmare quel vuoto. 2° - ragione comportamentale. Oggi si consegnano dei Pdf, quasi mai file aperti. 3° - ragione tecnica. Quando i Gamut di partenza e di arrivo sono molto distanti (e questo può voler dire molte cose) l’intento di rendering può stravolgere una immagine e quasi mai assieme al profilo vi è l’indicazione cosciente dell’intento da usare. I profili sono quasi passati, ma per gli intenti il discorso è prematuro. 4° - ragione di opportunità. Tutto il TAGA doc 17 è, giustamente, e opportunamente esaustivo sulle problematiche di conversione …
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Il documento digitale:
Come muoversi nel colore per la stampa Il documento digitale: chi e come deve prepararlo Non esiste nessun alibi all’incapacità di prevedere il risultato di stampa. Tutti gli attori debbano avere la necessaria consapevolezza: le conversioni deve farle il creativo (quindi anche il fotografo): è lui infatti che può intervenire modificando le modalità al fine di ottenere i risultati migliori, qualsiasi operatore che converta una immagine RGB in CMYK quasi certamente dovrà ridurre i colori: fa parte della sua professionalità e responsabilità scegliere la modalità che gli consente di ottenere il risultato voluto. Se non è capace si affidi ad una fotolito: ne esistono ancora che sanno lavorare per la stampa, il creativo curerà di tenere i suoi archivi al massimo del Gamut, ma sarà lui che dovrà preparare i Pdf convertiti nell’attesa di stampa. Ogni altro atteggiamento è perdente anche grazie all’affermarsi delle ISO che pretende che ognuno si prenda le proprie responsabilità. Non fornire le informazioni giuste (che è più difficile che convertire) non mette il creativo/fotografo al riparo delle contestazioni.
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Enorme differenza di Gamut
Questo è – in simulazione monitor – il gradevole risultato ottenuto con l’intento percettivo di un spazio relativamente grande quale potrebbe essere quello di immagini sRGB che devono essere stampate su una carta con quel Gamut. Se avessimo preteso di stampare con un intento colorimetrico relativo, o assoluto, per la necessità di rispettare i pochi colori che stanno nel piccolissimo spazio colore di quella stampante/inchiostro/carta avremmo ottenuto …
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Questo!
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Cosa è successo? Voglio intanto far notare le differenze tra le foto in alto a sinistra e in basso al centro e a destra. Tutti i colori che non stanno nel Gamut di quella carta/macchina da stampa si sono ammassati al bordo del suo limitato spazio colore (più nei rossi e nelle ombre che non nei blu e nelle luci). Abbiamo quindi avuto uno strappo di tutti i colori come si può vedere dalla scaletta presente sullo stesso test in cui si può notare che a partire dal 60% non esiste più differenza cromatica in quasi tutti i colori. Aspetto peraltro ben evidente dalla piccola dimensione del Gamut di quella carta/macchina da stampa.
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Come limitare gli errori
Come muoversi nel colore per la stampa Come limitare gli errori con un Pdf corretto e controllato Non c’è professionista che non abbia avuto brutte avventure con i Pdf: è possibile fare qualcosa per eliminare tutti i possibili errori presenti in un generico Pdf? La risposta purtroppo è NO e questo per un motivo strutturale. Esempio tipico è la risoluzione che deve essere alta per la stampa e bassa per il Web. La risposta può invece diventare SI se ci riferiamo ad un Pdf espressamente realizzato per la stampa (Pdf/X), correttamente generato e poi opportunamente controllato. La maggior parte degli errori per i Pdf per la stampa discende o da cose che non si vedono (esempio le sovrastampe) o dai Rip un po’ datati che non riescono a interpretare i moderni effetti grafici, in particolare le trasparenze. Tutto ciò però è totalmente prevedibile e controllabile: vediamo come.
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Qualche esempio? Questa è una pagina Test
Come muoversi nel colore per la stampa Qualche esempio? Questa è una pagina Test fatta apposta per verificare il comportamento dei Rip. Come si vede il test funziona bene: il Rip un po’ meno …
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… ma questo è un buco vero che il grafico che ha prodotto il documento digitale non poteva vedere perché non è lui che ha fatto cose non previste, ma il Rip che non ha interpretato correttamente l’effetto impostato. Queste sono cose che si vedono anche abbastanza bene in cianografica, ma tutte le situazioni non sono uguali, a volte questi effetti sono in posizioni strane che fanno perdere dei pezzi di pagina senza discontinuità e il risultato è visibile solo sul lavoro confezionato in mano al cliente …
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Come muoversi nel colore per la stampa
Tanti tipi di Pdf, ma solo uno è genericamente adatto per la stampa Il Pdf è un formato che ha tantissimi usi e quindi altrettante esigenze di salvataggio da cui derivano caratteristiche e possibilità operative. Conoscerli tutti è molto complesso ma per la maggior parte delle esigenze di stampa è sufficiente che noi ne conosciamo solo uno: il Pdf/X-1a. Il fatto che il Pdf possa contenere filmati o altri oggetti multimediali a noi interessa qualcosa? Che sia proteggibile con password con algoritmi a 128 bit? Certamente NO e questo ci dice che tra i tanti formati di Pdf (dall’1.3 della versione 4 di Acrobat all’1.7 della versione 8 e 9) possiamo già escludere l’1.6 e l’1.7.
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… anche l’1.5 è per noi poco utile
Come muoversi nel colore per la stampa … anche l’1.5 è per noi poco utile mentre con l’1.4 rischiamo di farci male Se non lavoriamo nel packaging certamente ci bastano i colori di quadricromia più altri 8 colori gestibili con deviceN. Inoltre se non lavoriamo con edizioni multilingua possiamo fare a meno anche dei livelli (nel Pdf, non nel nostro programma di impaginazione) e quindi possiamo fare a meno anche del Pdf 1.5. Poter usare le trasparenze invece sarebbe molto comodo oltre a consentire un sicuro balzo in avanti in termini qualitativi (Pdf 1.4), ma io valuto che oggi la maggioranza dei Rip di fronte a un Pdf superiore all’1.3 o va in errore o non capisce bene, quindi per prudenza meglio escluderlo se non si è certi dell’impianto a valle.
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… resta l’1.3, possibilmente nella sua versione X-1a
Come muoversi nel colore per la stampa … resta l’1.3, possibilmente nella sua versione X-1a Se la stragrande maggioranza dei Rip per lavorare con i Pdf debbono fare il flattenig facciamolo noi, quando siamo nella posizione del creativo, questo flattening in modo da poterlo poi verificare ed eventualmente intervenire. Per fare un Pdf 1.3 basta impostare il distiller (per il flusso che passa dal Postscript) oppure scegliere l’opzione relativa in caso di esportazione diretta in Pdf. Oramai che ci siete impostate l’opzione Pdf/X-1a. Se siete nelle condizioni di ottenerlo bene, altrimenti non avrete nulla di peggio rispetto ad un Pdf non X-1a. Se non riuscite a ottenerlo avrete invece la certezza che dovete cambiare qualcosa nel vostro file se non volete correre un qualche rischio che può essere nelle fonti, nella risoluzione delle immagini, nella presenza di colori diversi da CMYK, scale di grigio e spot, nell’uso improprio di profili colore ….
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Le trasparenze …
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… e il flattening Questo screenshot è stato catturato mentre si formava l’immagine video per sovrapposizione di tutti i tasselli creati dal flattening. Dove c’è del testo, o altri elementi vettoriali, abbiamo normalmente un “degrado” in quanto la risoluzione, che nel Pdf/X-4 potrebbe essere mantenuta a quella del Rip a 2400/2540 dpi passa a 300 (di norma).
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Lo standard Pdf/X serie ISO 15930
Come muoversi nel colore per la stampa Lo standard Pdf/X serie ISO 15930 È lo standard di interscambio nato espressamente per l’industria grafica. Pdf/X-1a: basato sugli standard generali Pdf 1.3 e 1.4 (senza trasparenza) :2001 il più usato, ammette CMYK, scale di grigio, colori spot :2003 come il :2001 ammette il formato Pdf 1.4 (ma senza supporto della trasparenza) Pdf/X-3: basato sugli standard generali Pdf 1.3 e 1.4 (senza trasparenza) :2002 ammette anche RGB con profilo e colori Lab :2003 come il :2002 ammette il formato Pdf 1.4 (ma senza supporto della trasparenza) Pdf/X-4 e /X-4p: basato sullo standard Pdf 1.6, ammette la trasparenza :2008 non ancora di uso pratico, lo diventerà quando il parco Rip sarà aggiornato con l’Adobe Print Engine in grado di gestire le trasparenze Pdf/X-5: basato sullo standard Pdf 1.6, ammette la trasparenza e gli n-canali :2008 valgono le stesse argomentazioni fatte per l’X-4
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Cosa c’è nei Pdf/X e cosa non ci deve essere
Come muoversi nel colore per la stampa Cosa c’è nei Pdf/X e cosa non ci deve essere Le norme ISO della serie prevedono che i Pdf di interscambio non debbano subire alcun ulteriore intervento per poter essere elaborati. Il Pdf/X non è un Pdf diverso, ma un Pdf con alcune limitazioni (altre le ha previste il Ghent Pdf Workgroup nel Pdf/X Plus). In particolare: le pagine debbono essere composite (non è ammessa la separazione) i font utilizzati debbono essere inclusi le immagini debbono essere incluse (non è ammesso l’OPI) debbono essere presenti media box (geometria della pagina con abbondanze e segni di taglio e di registro) e trim box (geometria della pagina raffilata) non è consentita la trasparenza (esclusi i nuovi standard X-4, X-4p e X-5) non sono consentiti script, bottoni interattivi e oggetti multimediali deve essere specificata la condizione del trapping per i colori esistono delle precise regole che differiscono tra l’X-1a e i superiori deve essere presente l’output intent, ovvero la condizione colore per la quale è stato previsto l’output
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Gestione colore nei Pdf/X
Come muoversi nel colore per la stampa Gestione colore nei Pdf/X I Pdf/X sono abbastanza rigidi per la gestione colore. Il più usato, il Pdf/X-1a, di fatto non ammette profili ma solo l’indicazione della condizione colore cui è stato impostato il lavoro e, quindi, prevista la stampa del documento digitale. Per il Pdf/X-1a sono ammessi solo CMYK, scale di grigio o colori spot ed è ammesso un unico profilo (dichiarato nell’output intent) che riguarda tutti gli oggetti Dal Pdf/X-3 sono ammessi oggetti vari CMYK ciascuno con un suo profilo, ma anche oggetti RGB (purché con profilo) e oggetti con colori Lab Per il Pdf/X-5 sono consentiti anche i profili n-canali (tipicamente l’esacromia) Se il nostro documento digitale dal quale si dovrà generare il Pdf contiene solo immagini CMYK previste per una unica condizione di stampa si esporterà (o si farà una elaborazione con Distiller) in Pdf/X-1a, in caso di esigenza di gestire tipi di immagine diverse compresi RGB (purché con profilo) e/o Lab si opterà per il Pdf/X-3 o superiore.
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Prove colore in simulazione gamut e carta
Come muoversi nel colore per la stampa Prove colore in simulazione gamut e carta … ci viene in aiuto la ISO Posta la impossibilità tecnica di usare le carte a norma, se escludiamo – per evidenti ragioni economiche e organizzative – la prova in macchina, bisogna ricorrere ad una simulazione. Si tratta peraltro di adempiere alla ISO , che è la norma delle prove colore ottenute direttamente da dati digitali. La simulazione deve tenere conto dell’attesa di stampa. Non si deve fare (come invece accade di regola) una prova colore per un lavoro che sarà stampato su una carta uso mano simulando una carta patinata lucida. C’è di mezzo un differente Gamut del 55%. Una buona prova contrattuale ISO in simulazione che deve riprodurre una macchina meccanicamente in ordine è una certezza di risultato.
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Cosa vuole la ISO È molto più rigorosa della ISO ma accetta carte adatte alle tecnologie di simulazione digitale: quindi consente l’esecuzione di una prova colore a norma. Rigore significa che se per una prova in misurando la scala Ugra/Fogra Media wedge possiamo avere il DE del colore peggio rappresentato fino a 10, con la non è consentito eccedere 6, la media dei DE non può superare 4 contro 3, i primari sono in tolleranza fino a DE 5, ma con la viene controllata la tinta con DH max di 2,5 per i primari e di 1,5 per i grigi in tricromia. Prevede tre tipi di carta: Glossy white, Semi-matte white e Matte white Misurate con spettrofotometro debbono avere un valore L* ≥ 95, a* e b* = 0 (quindi assolutamente neutre=bianche) con tolleranza di ± 2 su a* e b*. Con questi valori del bianco i valori Lab della carta in stampa si ottengono semplicemente con simulazione della carta attraverso gli inchiostri. Il grado di gloss dovrà essere, rispettivamente: 65, 35, 10 con tolleranza di ± 10.
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Grazie per l’attenzione
Elia Nardini corGae – San Lazzaro di Savena [bologna] consulenza in organizzazione editoriale, service di stampa digitale e prestampa
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