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Cd l. triennale in Sociologia Processi culturali e comunicativi a.a. 2011/12 Università di Milano- Bicocca 1.

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1 Cd l. triennale in Sociologia Processi culturali e comunicativi a.a. 2011/12 Università di Milano- Bicocca 1

2 4 ottobre 2011 Raymond Williams (1976) : cultura è una delle due o tre parole più complicate con cui abbiamo a che fare Il concetto di cultura è centrale sia per la sociologia sia per lantropologia (vedi oltre). 2

3 La cultura si riferisce alle dimensioni dellagire umano che hanno carattere simbolico e appreso (linguaggio, religione, costumi, eccetera). Differenze fra dimensione innata e appresa. Mondo animale mondo umano. 3

4 Le diversità fra gli esseri umani sono fondamentalmente legate alla cultura a) La cultura mette a disposizione significati (e sistemi di credenze); b) la cultura mette a disposizione regole per lazione sociale 4

5 Due visioni contrapposte del mondo culturale: 1. Centralità delle norme culturali (e dei valori) – la dimensione ideale della cultura. Vedi T. Parsons 2. centralità degli interessi materiali – la dimensione ideologica della cultura. Vedi K. Marx 5

6 Centrale è il passaggio dallidea di cultura come coltivazione dello spirito a cultura come insieme dei valori, delle norme, dei simboli, delle credenze, delle rappresentazioni e delle pratiche presenti in un dato contesto culturale quotidiano (Santoro e Sassatelli, 2009). Importanza della dimensione del dato per scontato 6

7 Gli esseri umani come esseri culturali (animali simbolici, Cassirer). La cultura consente agli esseri umani non solo di adattarsi allambiente, ma di adattare lambiente a se stessi. La relazione natura cultura 7

8 Il valore universale della cultura - XVIII secolo, la prospettiva illuminista La specificità culturale - XIX secolo, la visione dei pensatori romantici tedeschi, relazione fra cultura e specificità nazionale, 8

9 Sullantitesi fra cultura e civilizzazione La analisi di Norbert Elias (Il processo di civilizzazione, 1936). Cultura rimanda qui allunicità e specificità delle singole culture contro la civilizzazione che richiama la visione illuminista della cultura 8aspetto universale) 9

10 Cultura diventa sinonimo di opposizione allaristocrazia e alla società di corte (considerati mondi convenzionali, privi di autenticità – che rimandano ad unidea superficiale e artificiale di civiltà) 10

11 La visione antropologica della cultura La cultura riguarda la dimensione collettiva Tra Ottocento e Novecento: i grandi viaggi, le esplorazioni, le imprese coloniali. Si affermano, e si documentano, le diversità fra culture 11

12 E. Tylor (1871): cultura come insieme di conoscenze, credenze, arte, morale, diritto, costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dalluomo come membro di una società Le culture primitive 12

13 Tre dimensioni centrali delluniverso culturale nella visione antropologica: a) il mondo delle credenze b) il mondo delle azioni quotidiane c) i prodotti del lavoro umano 13

14 Quali sono i caratteri centrali della cultura nella visione dellantropologia? 1. La cultura è appresa 2. La cultura rappresenta la totalità dellambiente sociale e fisico. Cultura e società finiscono per sovrapporsi 3. La cultura è condivisa. La cultura è uniformemente distribuita allinterno della società 14

15 I simboli Differenza tra segni e simboli Segno: qualsiasi oggetto o evento usato come richiamo di altro oggetto o evento Dimensione affine a ciò che significa (fumo > fuoco; orma > animale). Simbolo (mettere insieme). Segno di ordine superiore. Il simbolo come ricomposizione. Lusanza dellantica Grecia. 15

16 Simbolo: segno o contrassegno riferito a dimensioni astratte. Espediente che ci consente di operare astrazioni. I simboli si riferiscono a concetti (corona > regalità; buio > mistero; bandiera > patria). Appartengono alla dimensione nascosta della cultura. Studiare i simboli per conoscere le diverse culture. Dimensioni universali e specifiche dei simboli. La dimensione mitologica. 16

17 Non cè nulla, nella natura delle cose, che conferisca al simbolo il suo significato. I significati sono prodotti umani, che i gruppi umani assegnano a determinati oggetti o eventi, per accordo e convenzione. Carattere arbitrario, ma condiviso del simbolo. 17

18 Ruolo centrale della interazione sociale (e della socializzazione) nellinterpretazione comune dei simboli. Una collettività si riconosce in una serie di simboli condivisi. La scuola durkheimiana: la dimensione simbolica come cemento della società. Il ruolo dei simboli nel creare coesione sociale. 18

19 Simboli sono qui anche le credenze e i rituali condivisi (E. Durkeim, Le forme elementari della vita religiosa, 1912). Società come comunità simbolica. Simboli comuni = identità comune. I simboli creano identità. Ruolo fondamentale, sotto questo profilo, delle credenze religiose e delle forme rituali. 19

20 Centralità dei simboli naturali nelle religioni antiche. Dimensioni che appartengono alla natura, allambiente esterno - ad esempio rocce, alberi, fonti - possono trasformarsi in altrettante dimensioni simboliche. Queste dimensioni non dipendono dalla creazione umana (diverso il caso, ad esempio, di una stele di pietra eretta – vedi Stonehange, UK). 20

21 Diverse funzioni dei simboli: Strumenti di espressione artistica Strumenti di comunicazione. Linguaggio come sistema simbolico. Ma attraverso le azioni simboliche (ad esempio i rituali) si ha la possibilità di condividere idee senza fare uso di parole, o con una verbalizzazione minima. 21

22 Relazione simboli & memoria. I simboli aiutano a ricordare il passato. La memoria collettiva e gli oggetti simbolici (es.: lorologio della strage di Bologna del 1980). Gli oggetti simbolici generano significati in modi molteplici: registri verbali, visuali, olfattivi, e così via. Gli oggetti simbolici creano ambienti memonici che coinvolgono i partecipanti alla commemorazione. 22

23 Ancora sulla relazione fra dimensione simbolica e dimensione del senso. Il senso è prodotto dallinterazione sociale. La lezione weberiana e simmeliana. La lezione etnometodologica (Garfinkel) 23

24 17/09/2011 Le religioni Ruolo delle religioni nella produzione e trasmissione del senso (dellagire e, più in generale, dellesistenza). Mentre le istituzioni economiche e politiche (razionali rispetto allo scopo) hanno tradizionalmente messo a disposizione significati funzionali e oggettivi, sono state le istituzioni religiose (razionali rispetto al valore) a rendere disponibili riserve di senso per le più ampie condotte di vita. 24

25 Questi schemi di significato collegano il tempo della vita ad un tempo che trascende (eternità) lesistenza individuale. La biografia ricava luce da questa connessione. Che cosa accade oggi, quando si diffonde la crisi del tempo lungo: crisi non solo del differimento delle gratificazioni, e dunque del progetto di vita, ma difficoltà anche nella produzione del senso sul piano collettivo. 25

26 Oltre alla dimensione del tempo (aspetto socio- culturale), quali sono le condizioni strutturali che favoriscono crisi di senso: Due tipi fondamentali di strutture sociali: 1. Società con un unico e vincolante sistema di valori. Le istituzioni sociali sono i referenti indiscussi della vita sociale (società aracaiche, grandi culture antiche) 26

27 2. Società in cui non esistono più valori comuni e vincolanti, a carattere prefissato; questa assenza impedisce che i diversi ambiti di vita siano tra loro interconnessi. Pluralismo degli orientamenti di valore, coesistenza di diverse comunità di senso (società moderne). In queste società è la sfera privata di vita a soddisfare lesigenza di integrare lesistenza personale in un sistema di valori sovraordinati. 27

28 Da qui il significato di secolarizzazione: non perdita del senso religioso (interpretazione diffusa, ma erronea) ma, nella modernità, privatizzazione della ricerca di senso nella sfera religiosa. Individualizzazione delle credenze. Più in generale va comunque rilevato che linfluenza delle chiese in Europa è diminuita a partire dal XVIII secolo. 28

29 Il ruolo del disincantamento del mondo (Weber) – la diffusione dellidea che ogni aspetto della vita può essere, in linea di principio, controllato razionalmente – nel ridimensionamento moderno della dimensione pubblica della religione. Disincantamento come tendenza alleliminazione della dimensione magica dallesistenza. Oggi: tendenza al re- incantamento del mondo. 29

30 Che cosè invece il fondamentalismo: il tentativo di ricondurre lintera società a valori e tradizioni antiche. Oggi legame fra ricerca dellaffermazione del fondamentalismo e rivendicazioni sociali e politiche (vedi, ad esempio, il gruppo dei Fratelli Musulmani in Egitto). 30

31 La visione di Durkheim della religione (Le forme elementari della vita religiosa, 1912). Secondo D., le società non possono sopravvivere senza una morale generale. Questo ordinamento morale-simbolico viene definito religione. Si tratta di un ordinamento capace di garantire senso e, insieme coesione sociale. 31

32 La differenza fondamentale fra mondo sacro e mondo profano. Sacro come dimensione trascendente, ma capace di strutturare le vicende e le azioni umane. Contrapposizione fra spazi e tempi sacri e spazi e tempi profani. 32

33 Come conseguenza, grazie alla religione, le interpretazioni comuni della realtà (rappresentazioni collettive) sono ricondotte ad una visione unificata. Durkheim concentra la sua attenzione sulla religione come dimensione simbolica e garante dellordine sociale a partire dagli aspetti meno elaborati dellesperienza religiosa (vedi religioni totemiche). 33

34 A differenza di quanto sottolineato da Durkheim, nella modernità la religione diventa unistituzione secondaria, con funzioni più limitate e specializzate (vedi Berger e Luckmann, Lo smarrimento delluomo moderno). 34

35 Weber si concentra, per contro, sulle grandi religioni universali (cristianesimo, islam, buddismo, induismo, ebraismo). Importanza, per Weber, delle immagini del mondo e dei modi di ottenere la salvezza per classificare le religioni universali * Immagini teocentriche - cristianesimo, islam, ebraismo - o cosmocentriche -induismo, buddismo). * Modi di ottenere la salvezza: differenze fra ascetismo e misticismo. Lascetismo intramondano dei primi imprenditori protestanti (Letica protestante e lo spirito del capitalismo). 35

36 * Immagini teocentriche - cristianesimo, islam, ebraismo - o cosmocentriche - induismo, buddismo). * Modi di ottenere la salvezza: differenze fra ascetismo e misticismo. Lascetismo intramondano dei primi imprenditori protestanti (Letica protestante e lo spirito del capitalismo). 36

37 18/10/2011 Definizione di tempo sociale Si intende con questo termine lintreccio fra i tempi delle diverse istituzioni (lavoro, famiglia, scuola, chiesa…) esistenti in una società. In società storiche diverse esistono pertanto tempi sociali diversi. Allinterno del tempo sociale la dimensione temporale dominante è il tempo del lavoro remunerato. 37

38 19/10 2011 I valori Nel linguaggio comune i valori sono intesi come gli ideali verso i quali si tende. Due significati specifici nel linguaggio sociologico: Dimensioni ritenute soggettivamente/ oggettivamente rilevanti Criteri di valutazione dellimportanza di queste dimensioni 38

39 Le diverse dimensioni dei valori: Affettiva Cognitiva Selettiva Normativa 39

40 Nel discorso pubblico contemporaneo è entrato fortemente il tema della crisi dei valori. In realtà, non sono i valori ad essere in crisi, ma alcuni specifici valori. La variabilità storica dei valori. Nuovi valori possono via via orientare lazione. 40

41 Un esempio del mutamento dei valori: un valore tradizionale: l ʻ onore; un valore contemporaneo: lautorealizzazione (Inglehart) e lemancipazione personale Gli indignati e la lotta intorno a nuovi valori. Il ruolo dei movimenti collettivi. 41

42 Durkheim e i valori La distinzione fra morale – ideali normativi e valori - e mores - condotte abitudinarie, costumi. I valori non possono essere ricondotti al comportamento. La dimensione valoriale è centrale per la vita sociale ( la coesione sociale) 42

43 T. Parsons sviluppa la visione durkheimiana dei valori: centralità del concetto di interiorizzazione dei valori nel corso del processo di socializzazione. I valori entrano a far parte della struttura motivazionale della persona. Importanza strategica dei valori per lintegrazione sociale (ma i valori dividono tanto quanto uniscono – v. Weber) 43

44 Il meccanismo di acquisizione dei valori secondo questa prospettiva teorica: il bambino/la bambina, apprendendo i ruoli si familiarizza e apprende i valori e le norme sociali ad essi collegate 44

45 Le variabili strutturali di Parsons e gli orientamenti di valore. I dilemmi dellazione. Scelta tra: Universalismo o particolarismo Prestazione o qualità Neutralità affettiva o affettività Specificità o diffusione 45

46 Weber e i valori Comprendere significato e funzione dei valori per comprendere lazione sociale (valori come guida e orientamento delle scelte). Politeismo dei valori: non solo numerosità dei sistemi di valore, ma loro inconciliabilità. I conflitti che possono nascere. 46

47 Marx e i valori Le idee e i valori dominanti in una società sono i valori della classe dominante. Sono le attività materiali ad ispirare i valori, e non viceversa. I valori vanno compresi nel contesto di unanalisi sullideologia. 47

48 Falsità delluniversalismo di valori quali libertà, uguaglianza, fraternità (i valori dellIlluminismo). Mascheramento, attraverso i valori, di interessi particolari. Affinità fra la visione marxiana dei valori e quella utilitarista (accettazione dei valori in base allinteresse dellattore sociale). 48

49 I valori e lazione sociale in linea generale va sottolineato come lazione sociale risulti orientata non solo da valori, ma anche da interessi, consuetudini e, più in generale, aspirazioni. Una questione teorica (e empirica) aperta: in che misura i valori influenzano effettivamente i comportamenti? (Weber e Pareto). 49

50 Valori e norme sociali Importanza della distinzione fra valori e norme (anche se i due termini vengono talvolta usati in modo indifferente). Valori come principi generali, norme come dimensione vincolante che dai valori discende. Divieti e sanzioni (negative) come espressione delle norme. 50

51 I valori garantiscono riferimenti generali per lazione; le norme regolano lagire in contesti specifici (regole pratiche). Quando vengono apprese le norme? A differenza dei valori, interiorizzati nel corso della socializzazione primaria, le norme hanno un orizzonte di apprendimento aperto. Diffusione delle norme in tutti gli ambiti della vita sociale 51

52 La distinzione fra comportamenti regolari (routine, tradizione, senso comune) e comportamenti regolati, cioè normati (se la norma è violata esistono sanzioni). 52

53 Weber e la legittimazione: relazione fra legittimazione dellagire e possibilità di stabilire norme. Auorità di carattere carismatico, ltradizionale e legale razionale. 53

54 La classificazione delle norme: Costitutive e regolative Definite in base al contenuto (variabile in relazione ai diversi ambiti sociali) Definite in base al diverso grado di formalizzazione (norme consuetudinarie e statuite) 54

55 Importanza del diritto in relazione alle norme: norme giuridiche come sistema di norme autonomo rispetto al potere. Rapporto fra lidea di legalità e lautonomizzazione del diritto. La sfera del diritto si riferisce sia alla produzione delle norme sia alla loro interpretazione e applicazione. 55

56 25/10/2011 Lideologia Tema di riferimento per la sociologia della cultura. Varietà dei significati attribuiti al termine. Il termine risale al XVIII secolo (Destutt de Tracy). Ideologia come forma di analisi che riguardano le origini delle idee 56

57 La questione dellideologia e la legittimazione del potere. Lideologia come sostituto della religione. E abolito il riferimento al trascendente, e sostituito con il riferimento alla scienza moderna. 57

58 Caratteri dellideologia: Elevato grado di coerenza interna delle idee proposte Visione del mondo totalizzante Funzione di legittimazione del potere (un esempio contemporaneo: lideologia di genere) Richiamo allautorità scientifica 58

59 Le ideologie come sistemi culturali sofisticati, dotati di coerenza razionale. Ideologia come sistema di riduzione della complessità, per nulla segnato dallirrazionale, funzionale alla tecnica sociale moderna (Luhmann) 59

60 Importanza della dimensione rituale per il mantenimento e rafforzamento delle ideologie (dal rito dellampolla al rito del consumo) 60

61 Si può davvero parlare di fine delle ideologie nella società contemporanea? Variano le forme della loro espressione, non viene meno la loro presenza. Dagli ideologi agli esperti 61

62 Le diverse visioni critiche dellideologia 1) La visione illuminista e la centralità della dimensione del pregiudizio (inteso come distorsione della realtà prodotta ad arte per difendere lancien régime) in relazione allideologia. La ragione come antidoto alla superstizione e al pregiudizio. 62

63 Lideologia è uno strumento del potere, e viene imposta attraverso la menzogna e linganno. E sufficiente smascherare lideologia attraverso la ragione per riconquistare la capacità di scorgere i rapporti di potere e il loro uso strumentale delle idee. La visione ottimista dellIlluminismo 63

64 2) La visione marxiana e la centralità della falsa coscienza Che cosè la falsa coscienza. Il paragone con la camera oscura (dispositivo ottico alla base della tecniche fotografiche) fotografici. Coscienza di sé come prodotto delle relazioni sociali. Lautonomia della coscienza è per Marx illusoria. Marx considera la propria visione come oggettiva (scientifica). 64

65 Lideologia indica qui le rappresentazioni illusorie della realtà che ne occultano i fondamenti materiali (economici in primo luogo). La forza di unideologia è correlata allassenza di consapevolezza da parte di chi la sperimenta. LI. legittima gli interessi del potere. 65

66 Lideologia allopera: religione, filosofia, teorie economiche e politiche, ecc. come forme ideologiche: forme di giustificazione delle diseguaglianze sociali esistenti. Il rapporto fra ideologia e reificazione; fra ideologia e de-storicizzazione. 66

67 3) Lideologia come forma di razionalizzazione La visione di Pareto (sociologo ed economista italiano: 1848/1923). Che cosa sono le derivazioni: razionalizzazioni a posteriori dellesistente. Per Pareto, tuttavia (a differenza che per Marx), le cause non sono sociali, ma psichiche. 67

68 Che cosa viene razionalizzato? Impulsi e istinti sono presentati con argomentazioni razionali, mascherati dalle forme ideologiche (derivazioni). Gli individui non hanno coscienza di questo meccanismo. I diversi livelli di analisi delle ideologie proposti da Pareto. 68

69 4) La visione di Karl Mannheim e la concezione totale dellideologia Ideologia non come distorsione legata a forme particolari di interesse, ma concezione del mondo complessiva ( Weltanschauung ). Differenza fra concezione particolare e totale dellideologia. 69

70 A differenza della concezione particolare, quella totale di ideologia non mira a smascherare le affermazioni di un dato gruppo sociale, ma a comprendere queste affermazioni inquadrandole storicamente. Legame fra studio dellideologia e sociologia della conoscenza. Concezione neutrale dellideologia (oltre la falsa coscienza). 70

71 Il senso comune La vita quotidiana e il senso comune Il senso comune può essere definito come lo specifico stile cognitivo, il modo di pensiero proprio della vita quotidiana. 71

72 In accordo a questo modo di pensiero il mondo è, per così dire, dato per scontato, è esente dal dubbio che le cose possano stare diversamente da come appaiono (Schutz, Saggi sociologici). Esso appare stabile dal punto di vista cognitivo. 72

73 Senso comune come forma di pre- comprensione del mondo. Il senso è comune perché la struttura della vita è intersoggettiva. Sotto il profilo sociologico, questa struttura è costruita storicamente. 73

74 Già da questo primo approccio ricaviamo una serie di significati del s.c.: istruzioni pratiche, precetti morali, pre-giudizi e significati (conoscenze, regole,abitudini, convinzioni) condivisi e accettati come ovvi in una data comunità. Saper fare, saper riconoscere; modo di interpretare abitualmente il mondo che ci circonda. 74

75 Per la scuola fenomenologica il senso comune rinvia a ciò che è dato per scontato. Senso comune come conoscenza ordinaria di cui i soggetti fanno uso nella loro vita quotidiana. Il s.c. è il tipo di conoscenza che sospende il dubbio circa la definizione della realtà. Ha finalità di carattere eminentemente pratico. 75

76 Il s.c. consente di agire nel mondo come se il mondo fosse assolutamente certo. Il sapere che lo caratterizza consente di aggirare il dubbio che le cose possano stare diversamente da come appaiono. S.c. anche come atteggiamento quotidiano che consente lazione. 76

77 La tipizzazione. I tipi come forme di classificazione della realtà (Schutz). Utilità delle tipizzazioni in quanto condivise allinterno della comunità di appartenenza. S.c. come routine cognitiva, forma di automatismo. Conoscenza più atteggiamento. 77

78 Per letnometodologia, il senso comune è una costruzione sociale Gli esperimenti di Garfinkel come rottura delle assunzioni di senso comune che sostengono la convivenza. Negli esperimenti si sospende la sospensione del dubbio. Carattere contingente di queste procedure (procedure ad hoc). 78

79 Senso comune come ciò che ciascuno pensa che gli altri pensino (Jedlowski). La relazione fra senso comune e routine. 79

80 Tratti generali del senso comune: pragmatismo, carattere auto-evidente, naturalezza, ovvietà, ma anche formazione di difesa. Come si costruisce il senso comune. La socializzazione primaria. 80

81 La finalità ultima del senso comune: consentire a ciascuno di interagire con laltro, sentendosi a casa nel mondo; ma anche costruire un sistema realistico di aspettative circa la realtà sociale. 81

82 Per capire il senso comune è utile considerare il suo contrario: la condizione di follia. 82

83 Il senso comune come forma di credenza: si sa qualcosa, ma non si è in grado di dimostrarlo. In generale: è importante evitare di reificare il senso comune. Esso resta una costruzione sociale, in quanto tale modificabile. 83

84 Cultura e identità Non si può parlare di identità personale in modo separato dallidentità sociale. Il ruolo delle appartenenze sociali sotto questo profilo. Lidentità, personale o collettiva, richiede forme di autoriconoscimento per potere essere considerata tale. Se si parla di identità non vi può essere mancanza di consapevolezza (a differenza di quel che può accadere per la cultura). 84

85 Lidentità personale Lidentità si definisce al crocevia fra uguaglianza e differenza (con altri); fra continuità e discontinuità (con se stessi). Centralità della dimensione di unità (del sé). Questa unità nasce dalla tensione fra due processi: di identificazione e di individuazione. 85

86 La nozione di identità è in tal senso indissolubile da quella di tempo: rapporto con il passato (la memoria), con il presente (lazione) e con il futuro (i progetti). Identità come continuità temporale nonostante i cambiamenti 86

87 Lidentità collettiva Si sente di appartenere a un gruppo, concepito come una dimensione unitaria e coerente. Il gruppo, a sua volta, enfatizza il mantenimento nel tempo della propria cultura – memorie, valori, specificità. Centralità, di conseguenza, della dimensione culturale (una cultura comune è necessaria per fare riferimento ad unidentità collettiva) 87

88 Identità collettiva come baluardo contro lincertezza sociale contemporanea: lI. ci colloca nel mondo. Tutte le identità sono costruzioni sociali e storiche. Contro lessenzialismo (lI. non è una dimensione naturale, eterna). Per definizione, le I. sono soggette a continue trasformazioni. 88

89 Ogni identità si definisce sulla base del rapporto con le differenze. Le politiche dellidentità nascono dallo scarto fra dinamiche di auto- riconoscimento e etero-riconoscimento (es: gruppi etnici, gruppi femministi, ecc.). Rifiuto delle identità imposte. 89

90 La negazione dellidentità Le istituzioni totali (Goffman); i processi migratori. Lidentità culturale Centralità dell sentimento di appartenenza sulla base di unorigine comune, della condivisione di un territorio, di una lingua. 90

91 Relazione fra globalizzazione e crisi di identità - identità sempre più frammentate in un contesto di flussi culturali transnazionali. La risposta a questa condizione di incertezza è sovente costitita dal revival di identità etniche, culturali e religiose. Nuovo riferimento alle identità ascritte identificate come strumento di libertà. 91

92 Il multiculturalismo Due strategie di fronte allimmigrazione: assimilazione (precedente gli anni Settanta: il melting pot come assimilazione delle diverse culture in ununica, grande cultura – vedi USA) e riconoscimento delle diversità culturali (dopo i Settanta: si discute del diritto dei migranti a mantenere la propria identità). 92

93 Il multiculturalismo prende forma in questo secondo quadro. Ma è necessario distinguere fra laggettivo multiculturale (differenze culturali) e il sostantivo multiculturalismo. Con questo secondo termine ci si riferisce ad una forma di politica governativa (Canada e Australia i primi a praticarla negli anni Settanta) messa a punto per fronteggiare le conseguenze di processi migratori su larga scala. 93

94 Multiculturalismo come approccio alternativo allassimilazione. Riconoscimento dei diritti dei cittadini e delle identità culturali di gruppi etnici minoritari. Nel discorso pubblico equivalenza di multiculturale e multietnico. In chiave oppositiva, multiculturalismo è inteso come quella prospettiva necessaria a superare concezioni etnocentriche o razziste della vita sociale. 94

95 Il concetto di M. resta dunque controverso. Oggi viene spesso usato per evocare i dilemmi e le difficoltà della politica della differenza (per alcuni critici il M. promuove ad esempio un approccio solo estetico alla differenze, celebrando la diversità culturale. Forma di contenimento della resistenza). Vedi i numerosi festival multiculturali organizzati a livello locale. 95

96 La critica degli studi postcoloniali e postmoderni: il M. presuppone che i singoli gruppi etnici possiedano una cultura, e che questultima costituisca una realtà fissa, statica. Il multiculturalismo critico (versus il M. liberale): la diversità è un obiettivo, che va affermato nel contesto di una politica di critica culturale e di impegno a favore della giustizia sociale. 96

97 Per i critici conservatori il M. incoraggerebbe il separatismo e metterebbe in discussione lunità nazionale e la coesione sociale (culto delletnicità; ossessione della differenza) Il problema delloggi: come affrontare la proliferazione delle differenze etniche e culturali allinterno della nazione (porosità delle frontiere). 97

98 Cultura alta, cultura popolare, cultura di massa Le diverse caratteristiche della cultura nelle società pre-moderne (cultura alta versus cultura bassa) e nelle società moderne (solo qui esiste una cultura di massa, esito della presenza di unindustria culturale). Cultura di massa come cultura degradata. Lanalisi della Scuola di Francoforte (Adorno, Horkheimer, Marcuse, Fromm, Benjamin). Il ruolo dei media e lomologazione culturale. La semicultura. 98

99 Perché la cultura di massa non può essere considerata semplicemente la forma moderna della cultura popolare. La cultura popolare come cultura diversificata al proprio interno. Cultura alta e cultura popolare hanno in realtà confini molto meno netti di quanto comunemente si ritenga. 99

100 Cultura e classi sociali nella ricerca sociale contemporanea La ricerca di Hoggart sulla cultura della classe operaia in Inghilterra (1958). Orientamenti culturali di classe ancora ben riconoscibili. Due ricerche sulla relazione fra posizione di classe e orientamenti culturali: Goody (1982) sulla cultura in tema di cibo; Bernstein (1971) sul linguaggio 100

101 Goody (antropologo): che cosa mangiamo e come lo mangiamo è legato anche alla nostra collocazione di classe (ma lespansione della classe media tende a rimettere in discussione anche le divisioni nette nel rapporto con il cibo). 101

102 La ricerca di Bernstein (sociolinguista): i codici linguistici sono differenziati per classi sociali. I codici linguistici ristretti e legati al contesto (classe operaia) e elaborati e slegati dal contesto (classe media) risultano contrapposti. Differenti abilità linguistiche dei bambini delle due classi sociali. 102

103 Pierre Bourdieu (La distinzione. Critica sociale del gusto, 1979) affronta la relazione fra cultura e posizione di classe. Analisi empirica delle differenze di classe nelle pratiche di consumo e nelle scelte estetiche, che generano stili di vita differenti. La rielaborazione del concetto marxiano di capitale. I tre diversi tipi di capitale: economico, sociale e culturale. Come i tre tipi di capitale possono mescolarsi. 103

104 I gusti estetici vanno messi in relazione alla posizione di classe e costituiscono vere e proprie pratiche culturali. Apprezzare unopera darte richiede ad esempio la possibilità di padroneggiare, grazie al capitale culturale, un codice simbolico specifico. I modi per acquisire quel codice sono legati alla classe sociale. 104

105 Diversificazione di classe dei consumi (consumi alimentari, cure personali, cultura, eccetera) e degli stili di vita e differenti relazioni con ogni sfera di consumo. La contrapposizione tra valorizzazione della forma (classi superiori) e della sostanza (classi popolari) Il ruolo dell habitus nella costruzione degli stili di vita. Che cosè l habitus : un insieme di disposizioni durevoli interiorizzate, legato alle posizioni di classe. L habitus genera le pratiche. 105

106 Qual è lo spazio di libertà del soggetto in relazione all habitus: un problema della sociologia di Bourdieu. Secondo alcuni autori (che scrivono dopo Bourdieu), le culture di classe sarebbero tuttavia progressivamente sostituite, nella società contemporanea, dalle culture di gusto, legate alle preferenze personali. Trovare un equilibrio, sul piano analitico, fra livelli di costrizione e livelli di libertà del soggetto. 106

107 Il consumo Il sostantivo consumo deriva dal verbo latino consumere – non solo usare le cose, ma anche distruggerle, esaurirle, portarle a consunzione. E consunzione è anche il termine utilizzato in passato per designare lultimo stadio della tisi polmonare. Acquisto e distruzione si intrecciano. 107

108 Da qui anche la contrapposizione fra consumo e produzione, tra consumatore e produttore. Per leconomia (nel XX secolo) il consumo diventa la soddisfazione di bisogni umani attraverso mezzi economici. Vedi il modello economico neoclassico (consumatore: azione razionale sulla base di informazioni acquisite, calcolo, scelta). 108

109 Le teorie sociologiche sul consumo Leconomia è interessata alle preferenze di consumo, non al modo in cui queste preferenze si sono formate. Il valore simbolico dei beni. Theodor Veblen (1899, La teoria della classe agiata): Il consumo vistoso. Si riferisce alla tendenza a definire il proprio status sociale attraverso forme di consumo appariscente sul piano sociale. Strategia di distinzione. 109

110 La leisure class ( classe agiata) usa forme di consumo vistoso per distinguersi dalle altre classi. Imitazione da parte delle classi inferiori. Il consumo è vistoso se è superfluo. Il consumo come strumento di onorabilità e rispettabilità. Allorigine del consumo cè il desiderio di supremazia per quel che riguarda lo status. Distanza dalla prospettiva economica neutra. 110

111 Simmel e la moda (1911). Imitazione e differenziazione agiscono congiuntamente. Innovazione nei consumi della classe superiore per segnare la distanza dalle classi inferiori. Non appena il modello viene raggiunto dalle classi inferiori si svaluta e viene sostituito. 111

112 Bourdieu (La distinzione): i consumi sono unespressione dellhabitus, che è sempre un habitus di classe. Linsieme delle pratiche e delle preferenze costituisce uno stile di vita. Gli stili di vita, in quanto schemi di percezione e classificazione consentono una forma di gerarchizzazione sociale. Lhabitus trasforma i beni materiali e gli oggetti di consumo in segni di valore simbolico. 112

113 In analisi successive sui gusti e gli stili di vita (a partire soprattutto dagli anni Novanta) questi ultimi tendono ad essere sganciati dalla differenze di classe e ricondotti, piuttosto, a dimensioni identitarie e scelte su base culturale. 113

114 Oggetti (e consumo) come sistema di segni (Baudrillard, Il sistema degli oggetti, 1968). Oggetti come accessori rituali attraverso i quali viene costruita cultura (e identità) (Douglas e Isherwood, Il mondo delle cose, 1979) 114

115 Per concludere. Al consumo possono esere associate visioni sociali differenti (valutazioni positive versus negative). La società dei consumi. Il consumerismo politico e il consumo critico. 115

116 La comunicazione di massa La comunicazione mediata: i mezzi di comunicazione di massa (media). Gli emittenti sono comunicatori di professione. Il contenuto simbolico (messaggio) è standardizzato. Il rapporto emittente/ricevente è senza obblighi reciproci (amorale) 116

117 Diversi tipi di tecnologie comunicative nella storia: la scrittura, la stampa, le telecomunicazioni. 117

118 La scrittura (prime forme: 4000 a.C.; prima scrittura alfabetica fenicia 1300 a.C.). Differenze tra cultura orale e cultura scritta (Ong) (diversi sensi coinvolti; diverse forme di apprendimento; diversa relazione con il tempo; diverse forme di articolazione del discorso) 118

119 Gli amanuensi (coloro che copiavano i manoscritti). Prime forme di stampa nel XIV secolo in Europa. Linvenzione della stampa a caratteri mobili è del 1456, ad opera di Gutenberg. Meccanizzazione di unattività tradizionalmente manuale. Il libro come prima merce nella fase di transizione dal medioevo al nascente capitalismo. 119

120 Stampa dei libri come attività economica regolata dal mercato. Trasformazione delle forme di conoscenza e del sistema culturale. Il caso della relazione fra stampa della Bibbia (primo testo stampato secondo la tradizione) e Riforma protestante. Carattere individuale e intimo della lettura. 120

121 Rapporto fra individualizzazione e diffusione della stampa. Nasce lautore come figura individuale. La proprietà intellettuale. 121

122 Lopposizioene della Chiesa cattolica alla diffusione della stampa. Necessità di una licenza per leggere i libri sacri in volgare (escluse comunque le donne e chi non sapeva leggere in latino). A metà del XVI viene creato lIndice dei libri proibiti (sopravvissuto fino al 1966). 122

123 Relazione fra nascita di un sistema dei media, alla fine del Settecento, e la nascita dellopinione pubblica. Nasce il concetto di sfera pubblica (Habermas) come ambito intermedio fra società civile e stato. 123

124 Le telecomunicazioni. Fino al 1800 le informazioni si diffondono con il solo supporto fisico. Le distanze (vincolo fisico) richiedono tempi lunghissimi per essere coperte (versus la simultaneità del nostro tempo, garantita dai media elettronici). 124

125 1838: nasce in Inghilterra il telegrafo (codice Morse). Un messaggio poteva arrivare in poche ore da un continente allaltro invece che in parecchi mesi. Il pianeta diventa via via più piccolo. 1856: nasce il telefono (Meucci e Bell). Con il tempo diffusione del telefono nelle abitazioni private. 125

126 A partire dallOttocento progressiva riduzione delle distanze geografiche. Separazione di spazio e tempo nelle telecomunicazioni. La simultaneità non richiede più lo stesso tempo e lo stesso spazio (Thompson). 126

127 Inizio Novecento: nasce la radio (Marconi). Primi utilizzi legati a finalità militari. Dopo la prima guerra mondiale viene scoperta limportanza delle onde radio come strumento di comunicazione 1920: nascono le prime emittenti radiofoniche negli Usa e in Inghilterra. Si trasmette senza sapere a chi ci si rivolge. 127

128 La radio fa il suo ingresso nella vita quotidiana di milioni di persone come primo medium di massa. 1929: prime trasmissioni televisive negli Usa e in Inghilterra nel 1929. Nel 1960 quasi il 90% delle famiglie americane possiede un apparecchio televisivo.In Italia la Rai trasmette i primi programmi nel 1954. 128


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