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Metodi e tecniche della ricerca psicosociale Prof. Zira Hichy

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Presentazione sul tema: "Metodi e tecniche della ricerca psicosociale Prof. Zira Hichy"— Transcript della presentazione:

1 Metodi e tecniche della ricerca psicosociale Prof. Zira Hichy
Testo: Di Nuovo, S. & Hichy, Z. (2007). Metodologia della ricerca psicosociale. Bologna: Il Mulino.

2 Quando si conduce una ricerca bisogna seguire delle regole precise.
Come nasce una ricerca Quando si conduce una ricerca bisogna seguire delle regole precise. Le fasi della ricerca sono: Identificazione del problema di ricerca; Studio delle teorie; Definizione delle variabili; Pianificazione del disegno di ricerca; Osservazione; Analisi dei dati; Interpretazione dei dati; Comunicazione dei risultati.

3 Identificazione del problema di ricerca
Interessi personali del ricercatore. Questi sono molto importanti perché stimolano l’individuazione dei problemi, suggeriscono la direzione del lavoro di ricerca e aiutano a perseguire tale lavoro. Gli interessi riguardano vari campi, ad es., le emozioni, la creatività, particolari abilità, aspetti della propria vita etc. Ad esempio, l’interesse di Pavlov per le “secrezioni psichiche” lo portarono a scoprire i riflessi condizionati.

4 Fatti paradossali e fortuna
Fatti paradossali e fortuna. Un evento paradossale può dare vita ad un nuovo problema di ricerca. Ad esempio, Darley e Latané trassero spunto dal caso di Kitty Genovese per teorizzare il concetto di “responsabilità diffusa”. Per quanto riguarda il caso o la fortuna, si parla di serendipità, che indica la capacità di fare scoperte utili alle quali non si mirava. Ad esempio, Alteman e Szechtman hanno scoperto che pizzicando lievemente la coda di un topo, nel 90% dei casi i topi mangiavano. Ora si usa questa tecnica per indurre l’obesità nei ratti.

5 Tentativi di risolvere problemi pratici
Tentativi di risolvere problemi pratici. In questo caso, il ricercatore ha un problema, derivato dalla realtà che lo circonda, che vuole risolvere. Gli esempio sono vari: trovare le tecniche per guarire i bambini autistici, incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici. Teorie e risultati delle ricerche. Tutte le teorie psicologiche fanno sorgere nuove problematiche, che possono essere il punto di partenza per nuove ricerche. Ad esempio, l’ipotesi del contatto di Allport ha fatto sorgere numerosi problemi, generando molte ricerche. Anche i risultati di precedenti ricerche possono far sorgere nuovi problemi. Un esempio è il modello di Hinkle e Brown.

6 Studio delle teorie Prima di condurre una ricerca è indispensabile analizzare le teorie che si sono occupate di quello specifico argomento. Lo studio della teoria consente di: Definire l’argomento di ricerca Conoscere i risultati già ottenuti e le concordanze e le discordanze. Lo studio della letteratura giustifica l’argomento generale della ricerca e le ipotesi specifiche.

7 Teoria Modello Ipotesi Non è possibile dedurre ipotesi empiriche direttamente dalla teoria, ma è necessario avvalersi di un modello che specifichi le condizioni in cui le assunzioni della teoria funzionano.

8 Teoria Modello Modello Modello Ipotesi Ipotesi Ipotesi Ipotesi Ipotesi Ogni teoria può generare più modelli, ognuno dei quali può dare vita a più ipotesi.

9 Le variabili Una variabile è qualsiasi caratteristica (fisica o psichica) che può assumere valori diversi in un dato intervallo. Una variabile, quindi, è qualsiasi caratteristica che, almeno teoricamente, può essere misurata. Le variabili possono essere distinte in base a: il livello di misurabilità; l’oggetto a cui sono associate; il ruolo che assumono nella ricerca.

10 Per quanto riguarda il livello di misurabilità, le variabili si distinguono in continue e discrete.
Si dice continua una variabile che, in teoria, può assumere qualsiasi valore della serie numerica compresa tra due punteggi. L’altezza di una persona, ad esempio, può essere di 160 cm, 161 cm, ma anche di 161,23 cm. Una variabile è discreta, invece, quando non può assumere qualunque valore tra due punteggi. Ad esempio, il numero di figli di una famiglia può essere 3 o 4, ma non 3,25.

11 In base all’oggetto a cui sono associate, le variabili possono essere comportamentali, organismiche (o soggettive). Per variabile comportamentale si intende ogni risposta osservabile di un organismo. Esse riguardano comportamenti sia semplici sia complessi. Un esempio di variabile comportamentale può essere la pressione di un pulsante quando compare una luce. Le variabili organismiche o soggettive riguardano le caratteristiche della persona. Ad esempio, l’età, il genere, il nevroticismo, il razzismo. Alcune sono direttamente osservabili (variabili organismiche osservabili), ad esempio, il peso o l’altezza; altre, invece, non si possono osservare direttamente, ma vengono inferite dal comportamento dei soggetti (costrutti), ad esempio, l’intelligenza o il razzismo.

12 Per quanto riguarda il ruolo che assumono nella ricerca, le variabili si distinguono in variabili dipendenti, indipendenti e intervenienti (o di disturbo). Le variabili indipendenti sono gli stimoli (eventi) che si ipotizza causino dei cambiamenti su un comportamento. Le variabili dipendenti sono le variazioni del comportamento che si suppone dipendano dalle modifiche delle variabili indipendenti. Le variabili intervenienti o di disturbo sono variabili che disturbano la relazione tra la variabile dipendente e quella indipendente.

13 Le variabili indipendenti e dipendenti vengono anche definite ripettivamente variabile stimolo e variabile risposta. Le variabili stimolo sono gli eventi che causano un effetto su un organismo (ad es., cibo). Le variabili risposta sono le reazioni che un organismo ha in seguito alla stimolazione (ad es., salivazione).

14 Esistono due tipi di variabili indipendenti: manipolate e non manipolate.
Le variabili manipolate sono quelle che lo sperimentatore controlla e modifica attivamente. Le variabili non manipolate sono quelle che non possono essere controllate a piacere dal ricercatore. Queste sono prevalentemente variabili oranismiche, come l’intelligenza, il genere, etc. In questo caso, il ricercatore può solo dividere i soggetti in base a queste variabili. Ad esempio, se si vuole studiare l’atteggiamento nei confronti degli extracomunitari in base all’appartenenza politica, il ricercatore può dividere i soggetti secondo le idee politiche e verificare se vi sono differenze nell’atteggiamento verso gli extracomunitari.

15 Il ricercatore, di solito, ipotizza una relazione causale tra le variabili indipendenti e dipendenti, ipozizza, cioè, che i cambiamenti apportati alla variabile indipendente causino cambiamenti nella variabile dipendente. Non è possibile sostenere l’esistenza di una relazione causale tra due variabili senza manipolare direttamente una di esse.

16 Le ipotesi della ricerca definiscono la relazione tra le variabili indipendenti e dipendenti.
Le procedure metodologiche servono a controllare gli effetti delle variabili intervenienti. Il disegno della ricerca coordina questi due elementi.

17 Pianificazione del disegno
In questa fase il ricercatore compie una serie di scelte che portano a delineare il disegno di ricerca. Esse riguardano: i soggetti da sottoporre alle prove, le condizioni in cui condurre le osservazioni, gli strumenti di misura più affidabili, i metodi più appropriati per codificare i dati, i test statistici per analizzare i dati.

18 La possibilità di manipolazione e di controllo delle variabili definisce il piano della ricerca.
Piani di ricerca in cui è possibile la manipolazione delle variabili indipendenti e il controllo delle variabili intervenienti: studi di laboratorio, studi di psicofisiologia clinica, uso di test psicodiagnostici standardizzati, simulazioni su computer. Piani di ricerca in cui non è possibile la manipolazione delle variabili indipendenti: sperimentazioni applicative, ricerche su gruppi precostituiti.

19 Piani di ricerca in cui è possibile una manipolazione delle variabili, ma il grado di controllo delle variabili intervenienti è limitato: ricerche demoscopiche, metodo osservativo stimolato, ricerche mediante role-playing. Piani di ricerca in cui non è possibile alcuna manipolazione né controllo delle variabili intervenienti: ricerche di osservazione delle interazioni sociali, analisi di videoregistrazioni, ricerche etologiche.

20 Conduzione delle osservazioni
In questa fase il ricercatore mette in atto le procedure stabilite nella fase precedente e raccoglie i dati che saranno oggetto di studio nelle tappe successive. Analisi dei dati Le osservazioni effettuate, di solito, vengono codificate in forma numerica e disposte in un determinato ordine, per permettere l’elaborazione statistica. Su questi numeri si applicheranno i test statistici più appropriati, sia in base al tipo di dati sia in base allo scopo della ricerca.

21 Interpretazione dei dati
In questa fase il ricercatore deve verificare se i risultati danno una risposta all’ipotesi di ricerca e se tale risposta contribuisce ad approfondire la conoscenza del problema. Comunicazione dei risultati I risultati della ricerca vanno comunicati al pubblico tramite convegni, articoli su riviste scientifiche e libri. Il resoconto della ricerca deve contenere una descrizione dettagliata non solo dei risultati ottenuti, ma anche delle procedure utilizzate per condurre la ricerca.

22 Le condizioni sperimentali
Quando si conduce un esperimento, una delle prime scelte che bisogna effettuare riguarda il numero delle condizioni sperimentali, ovvero, quanti e quali sono i livelli della variabile indipendente. Ogni variazione della variabile indipendente crea una condizione sperimentale: Una variazione = due condizioni (assenza vs. presenza di trattamento) Due variazioni = tre condizioni (assenza di trattamento vs. trattamento A vs. trattamento B) Quindi, per creare le condizioni sperimentali è necessario manipolare la variabile indipendente, ovvero, è necessario che la variabile indipendente assuma diversi livelli.

23 Livello di aggressività
Quando si conduce un esperimento bisogna avere ameno due condizioni sperimentali, ovvero, almeno una variazione della variabile indipendente. Esempio. Disegno con un’unica condizione sperimentale. Trattamento Post-test Condizione 1 Film violento Livello di aggressività Con questo tipo di disegno è impossibile trarre alcun tipo di conclusione relativa alla relazione tra la variabile indipendente (esposizione a modelli violenti) e la variabile dipendente (aggressività).

24 Trattamento Post-test
Esempio. Disegno con due condizioni sperimentali. Trattamento Post-test Condizione 1 Film violento Livello di aggressività Condizione 2 Film neutro Livelo di aggressività Con questo tipo di disegno, se troviamo una differenza nel livello di aggressività, ovvero, se troviamo che nella Condizione 1 il livello di aggressività è più elevato rispetto alla Condizione 2, possiamo concludere che l’esposizione a modelli violenti provoca un aumento dell’aggressività.

25 Quando bisogna decidere circa il numero delle condizioni sperimentali, bisogna tenere presente il principio della parsimonia: bisogna ridurre il numero delle condizioni al minimo indispensabile per poter verificare le ipotesi. Poche condizioni sperimentali possono non essere in grado di cogliere tutti gli aspetti dell’ipotesi. Molte condizioni sperimentali possono complicare l’interpretazione dei dati.

26 Livello di aggressività
Esempio. Trattamento Post-test Condizione 1 Film violento Livello di aggressività Condizione 2 Videogioco violento Condizione 3 Film neutro In questo disegno, l’aggiunta di una condizione in cui si utilizza un videogioco violento, è inutile ai fini dell’ipotesi “l’esposizione a modelli violenti provoca un aumento dell’aggressività”.

27 Livello di aggressività
Esempio. Trattamento Post-test Condizione 1 Film violento Livello di aggressività Condizione 2 Videogioco violento Condizione 3 Film neutro Condizione 4 Videogioco neutro Questo tipo di disegno è utile per verificare un’ipotesi che preveda una differenza tra l’esposizione a film violenti e l’utilizzo di videogiochi violenti.

28 Manipolazione delle variabili indipendenti
Non è possibile manipolare tutte le variabili indipendenti. Prima di poter manipolare una variabile indipendente è necessario operazionalizzarla, ovvero, tradurla in una definizione concreta. Bisogna, quindi, avere una chiara definizione della variabile indipendente. Esistono vari modi per manipolare una variabile indipendente.

29 In alcuni casi è possibile variare direttamente il livello della variabile indipendente (ad es., illuminazione di una stanza). Esempio. Ricerca di Zajonc (1968) sulla mera esposizione. Ipotesi: la familiarità di uno stimolo (variabile indipendente) determina un aumento della sua piacevolezza (variabile dipendente). La familiarità viene operazionalizzata come il numero di volte in cui il partecipante viene esposto ad uno stimolo. La variabile indipendente può assumere tutti i valori che vanno da zero a infinito.

30 Numero di presentazioni
Post-test Condizione 1 1 Valutazione Condizione 2 2 Condizione 3 5 Condizione 4 10 Condizione 5 15 Condizione 6 20 Condizione 7 25

31 Per decidere quali sono i valori da assegnare alla variabile indipendente il ricercatore può:
Cercare in letteratura manipolazioni simili o uguali a quella che vuole effettuare; Effettuare uno studio pilota, cioè uno studio precedente alla ricerca, che ha come scopo quello di individuali i livelli pertinenti della variabile indipendente.

32 In alcuni casi non è possibile manipolare direttamente il valore della variabile indipendente, ma si può comunque modificarne il livello. Esempio. Ricerca di Tajfel e Wilkes (1963) sugli effetti della categorizzazione. Ipotesi: quando esiste una categorizzazione (variabile indipendente) si tende a sovrastimare le differenze intercategoriali e sottostimare le somiglianze intracategoriali (variabile dipendente). La categorizzazione viene operazionalizzata presentando lettere diverse per categorie diverse. La variabile dipendente, viene operazionalizzata come lunghezza percepita.

33 Categorizzazione Post-test Condizione 1 Sistematica Lunghezza Condizione 2 Casuale Condizione 3 Nessuna In questo caso, non è possibile variare i valori della variabile indipendente, tuttavia è possibile fare in modo che la variabile assuma livelli diversi nelle varie condizioni.

34 Per manipolare la variabile indipendente è anche possibile variare le istruzioni date ia partecipanti. Esempio. Ricerca di Bettencourt et al. (1992) sugli effetti del tipo di orientamento sulla discriminazione intergruppi. Ipotesi: L’orientamento di tipo interpersonale, piuttosto che l’orientamento al compito (variabile indipendente), dovrebbe ridurre la discriminazione intergruppi.

35 Nessun orientamento: non vengono date istruzioni.
Post-test Condizione 1 Interpersonale Valutazione Condizione 2 Al compito Condizione 3 Nessuno Orientamento interpersonale: durante il compito bisogna formarsi un’accurata impressione dei compagni di gruppo. Orientamento al compito: durante il compito bisogna formarsi un’accurata impressione del compito che si deve svolgere. Nessun orientamento: non vengono date istruzioni.

36 Una variabile indipendente può essere manipolata in vari modi.
È possibile utilizzare più manipolazioni nella stessa ricerca, purché siano le stesse per tutte le condizioni. Esempio. Ricerca di Gaertner et al. (1998) sugli effetti della presenza di un ingroup comune sulla discriminazione intergruppi. Ipotesi: Quando si percepisce la presenza di un ingroup comune dovrebbe diminuire la discriminazione intergruppi.

37 Gruppi Post-test Condizione 1 Un gruppo Valutazione Condizione 2 Due gruppi Condizione 3 Individui singoli

38

39 La rilevazione delle variabili dipendenti
Le variabili dipendenti servono a valutare gli effetti della variabile indipendente. Esempio. Ricerca di Tajfel e Wilkes (1963). Stimoli 1 2 3 4 5 6 7 8 Valori reali 16.2 17.0 17.9 18.8 19.7 20.7 21.7 22.8 C 17.1 18.6 19.1 21.4 22.0 24.2 R e NC 16.9 18.1 19.8 20.4 21.2 22.2 23.8 C = condizione “categorizzazione sistematica” R = condizione “categorizzazione casuale” NC = condizione “nessuna categorizzazione”

40 Anche la variabile dipendente deve essere operazionalizzata, ovvero deve essere tradotta in una definizione operativa, per poter essere utilizzata. Qualunque strumento si utilizzi, questo deve rappresentare solo ed esclusivamente la variabile che si intende misurare. Nelle ricerche si possono utilizzare più variabili dipendenti, che possono essere: Rappresentative di costrutti diversi. Rappresentative dello stesso costrutto.

41 Le procedure di controllo
Le procedure di controllo riguardano tutti i procedimenti che si mettono in atto per neutralizzare o controllare gli effetti delle variabili intervenienti. Di distinguono due aspetti del controllo che insieme possono eliminare le spiegazioni alternative dei risultati. L’esperimento di controllo permette di stabilire che la variabile indipendente ha causato i cambiamenti della variabile dipendente. Il controllo sperimentale limita il numero di variabili che possono intervenire nella ricerca.

42 Esperimento di controllo
L’esperimento di controllo serve a stabilire che la modifiche rilevate nella variabile dipendente siano dovute alla variabile indipendente. Esso consiste nel utilizzare un secondo campione di soggetti (gruppo di controllo) che è omogeneo a quello utilizzato per condurre l’esperimento (gruppo sperimentale). Il gruppo di controllo serve ad avere un punto di paragone fisso per verificare gli effetti della variabile indipendente: se abbiamo due gruppi sperimentali che differiscono solo per la variabile indipendente, allora è possibile attribuire a questa variabile le differenze trovate nella variabile dipendente nei due gruppi. È possibile procedere in tre modi.

43 Controllo del trattamento nel gruppo sperimentale mediante un altro gruppo
Pre-test Trattamento Post-test Gruppo sperimentale Si Gruppo di controllo No In questo caso, si confronta il livello della variabile dipendente del gruppo sperimentale che riceve il trattamento con quello del gruppo di controllo che non lo riceve. Se i due gruppi erano uguali prima del trattamento, rispetto alla variabile dipendente, le differenze trovate dopo il trattamento possono essere attribuite all’effetto della variabile indipendente.

44 Controllo con due gruppi, di cui uno di confronto (diverso tipo di trattamento)
Pre-test Trattamento Post-test Gruppo 1 Si a1 Gruppo 2 a2 Si confronta il livello della variabile dipendente del gruppo sperimentale che riceve un livello del trattamento con quello del gruppo di controllo che riceve un livello diverso. Anche in questo caso, se i due gruppi erano uguali prima del trattamento, le differenze riscontrate dopo il trattamento possono essere attribuite alla variabile indipendente.

45 Nei due casi che abbiamo appena visto il controllo è avvenuto tra i gruppi (between groups): ogni gruppo è sottoposto ad un’unica condizione sperimentale, ovvero, ogni gruppo riceve un unico livello della variabile indipendente. Il controllo può anche avvenire entro il gruppo (within group): abbiamo un unico gruppo che viene sottoposto a tutte le condizioni sperimentale, ovvero, che riceve tutti i livelli del trattamento.

46 Controllo entro un unico gruppo.
Pre-test Trattamento Post-test Gruppo 1 Si a1 a2 In questo caso, si confronta il livello della variabile dipendente nello stesso gruppo quando viene sottoposto a diversi livelli del trattamento.

47 Controllo sperimentale
Il controllo sperimentale serve a controllare i possibili effetti di disturbo della ricerca. Le strategie di controllo sperimentale si possono distinguere in: Strategie generali, che hanno lo scopo di effettuare un controllo generale della ricerca; Strategie specifiche, che riguardano gli aspetti più specifici della ricerca.

48 Strategie generali di controllo
Situazione di ricerca come “preparato”. Questo tipo di controllo fa riferimento al fatto che il primo controllo riguarda l’organizzazione della ricerca, ovvero, la scelta del contesto, della manipolazione e degli strumenti. Non esistono indicazioni generali, ma un aiuto può venire dalla letteratura. Ad esempio, se si vuole studiare l’apprendimento degli animali si può utilizzare la gabbia di Skinner.

49 Controllo di laboratorio
Controllo di laboratorio. Si riferisce al luogo della ricerca che deve permettere di eliminare o, comunque, tenere sotto controllo le variabili di confusione. In questo senso, qualunque luogo che assolve a tale funzione può essere considerato un laboratorio. Le varabili di disturbo dipendono dal tipo di ricerca. Il vantaggio del laboratorio sta nel fatto che questo permette di mantenere costante l’ambiente in cui si svolge la ricerca. In questo modo si elimina l’ambiente come fattore di disturbo. Il contesto in cui si svolge la ricerca deve essere in grado di controllare le caratteristiche di richiesta, ovvero tutti gli indizi presenti nella situazione di ricerca tramite i quali i partecipanti tentano di capire cosa si vuole da loro.

50 La strumentazione. Questa riguarda le caratteristiche degli strumenti di misura. La scelta dello strumento di misura dipende dal tipo di variabile che vogliamo misurare. Per scegliere è possibile fare riferimento alla letteratura. Le caratteristiche indispensabili che gli strumenti di misura devono avere sono: - Oggettività: la somministrazione e l’interpretazione dei punteggi devono essere indipendenti da interpretazioni soggettive. - Affidabilità: lo strumento deve dare gli stessi risultati a prescindere da variazioni momentanee dei soggetti o della situazione. - Validità: lo strumento deve misurare la variabile per cui è stato creato e non altre. - Sensibilità: lo strumento deve essere in grado di cogliere i diversi livelli della variabile in esame.

51 La ripetizione della ricerca
La ripetizione della ricerca. Consiste nel ripete la ricerca, per aumentarne l’affidabilità. Si distinguono due tipi di ripetizione: - La ripetizione esatta, che consiste nel ripete la ricerca nel modo più simile all’originale, - La ripetizione sistematica, che consiste nel ripetere la ricerca apportando delle modifiche (ad es., strumenti, soggetti, contesto). È importante modificare un solo aspetto alla volta, per evitare effetti di confusione.

52 La selezione dei soggetti
Strategie specifiche di controllo La selezione dei soggetti Quando si conduce una ricerca, difficilmente è possibile esaminare tutti i casi disponibili, ovvero tutta la popolazione di riferimento, ma soltanto una parte di essa, ovvero il campione. La scelta dei soggetti (campione) garantisce l’equivalenza dei gruppi e la possibilità di generalizzare i risultati alla popolazione.

53 La popolazione, o universo, è costituita da tutti gli elementi esistenti.
La popolazione bersaglio indica tutti gli elementi di interesse cui si rivolge il ricercatore per condurre la sua indagine. La popolazione accessibile è quella parte della popolazione bersaglio che può essere effettivamente raggiunta. Il campione è quella parte limitata della popolazione accessibile che viene presa in esame. Affinché sia possibile estendere i risultati ottenuti dal campione all’intera popolazione, il campione deve essere rappresentativo della popolazione oggetto di indagine, deve cioè rispecchiare le caratteristiche della popolazione. Tramite le procedure di campionamento è possibile individuare un campione che sia rappresentativo della popolazione. In generale, più numeroso è il campione maggiore sarà la probabilità che sia rappresentativo.

54 Esistono varie procedure di campionamento che possono essere raggruppate in due tipologie:
Campionamenti probabilistici: prevedono che ogni elemento abbia la stessa probabilità di essere scelto. Questi tipi di campionamento mirano ad ottenere campioni rappresentativi della popolazione rispetto alle sue caratteristiche essenziali. Campionamenti non probabilistici: si hanno quando gli elementi della popolazione non hanno la stessa probabilità di essere estratti. In questo caso si mira a costruire campioni rappresentativi di categorie di variabili che interessano il ricercatore.

55 Quando si effettua un campionamento non probabilistico è possibile incorrere in un errore sistematico. L’errore più frequente consiste nello scegliere i soggetti più facilmente reperibili. In questo caso, bisogno fare attenzione alla generalizzazione dei risultati.

56 Campionamento casuale
Il campione si definisce casuale quando si estraggono casualmente gli elementi del campione con la garanzia che ogni elemento della popolazione abbia la stessa probabilità di essere scelto. Per effettuare questo tipo di campionamento si parte da una lista completa di tutti gli elementi del campione. Quindi, si dispongono tutti gli elementi in base ad un ordine, e si procede con l’estrazione. Perché tale campionamento sia affidabile è necessario che la numerosità del campione oscilli tra il 5% e il 10% della popolazione.

57 Campionamento casuale stratificato
Questo tipo di campionamento richiede una preliminare suddivisione della popolazione in strati o sub-popolazioni, in base a una o più variabili di rilievo per l’indagine. All’interno di questi raggruppamenti si estraggono in maniera casuale gli elementi che faranno parte del campione.

58 L’assegnazione dei soggetti
Una volta scelto il campione bisogna assegnare i soggetti alle varie condizioni. Assegnazione casuale o randomizzata. In questo caso si assegnano i soggetti alle varie condizioni sperimentali in maniera casuale. Questo tipo di assegnazione controlla gli effetti delle variabili di disturbo facendoli incidere allo stesso modo nei due gruppi. Si effettua creando una lista di tutti i partecipanti e estraendo casualmente i partecipanti. È anche possibile stratificare questo tipo di assegnazione, dividendo i soggetti in gruppi, in base alle variabili da controllare, e, all’interno di questi, estrarre i soggetti.

59 Il pareggiamento. Si utilizza questo metodo quando il campione è piccolo e le variabili da controllare sono tante. Il procedimento per pareggiare un campione consiste nel disporre in ordine crescente o decrescente i soggetti in base alla variabile ritenuta influente (ad es., l’età); si formano delle coppie (ad es., i due più giovani); si assegnano casualmente ai gruppi i due membri della coppia. In alcuni casi, può essere necessario esaminare i soggetti prima di effettuare l’assegnazione.

60 L’appaiamento. È un particolare tipo di pareggiamento che consiste nel appaiare uno a uno i soggetti rispetto alle variabili da controllare. Si procede dividendo i gruppi in base alle variabili di interesse, ed estraendo casualmente gli elementi all’interno di ogni gruppo. Esempio. Campione di 80 soggetti (40 sperimentale, 40 controllo). Variabili da controllare: genere, età, livello di istruzione della famiglia.

61 Variabili da controllare
Soggetti per gruppo Variabili da controllare Sperimentale Controllo Genere Età Liv. Istr. Fam. 5 m 6 E.M. D.L. 9 f

62 Soggetti come controllo di se stessi
Soggetti come controllo di se stessi. Questo metodo consiste nel sottoporre ogni soggetto a ciascuna condizione sperimentale. Si tratta di un metodo di controllo entro il gruppo. In questo caso, bisogna controllare gli effetti di ordine e sequenza. Infatti, poiché i soggetti svolgono in sequenza i vari compiti, è possibile che il compito svolto per primo influenzi il secondo.

63 Controllo degli effetti di ordine e sequenza
L’effetto dell’ordine o di pratica. Si riferisce all’ordine in cui i soggetti sono sottoposti alle prove. Questi effetti dipendono dalla pratica, dall’apprendimento, dalla fatica e dal tempo. L’effetto della sequenza o contrasto è dovuto alla parziale dipendenza di una condizione sperimentale da quella che l’ha preceduta. Esso indica un cambiamento del comportamento del soggetto a causa di una precedente esposizione ad uno o più trattamenti. Per controllare questi effetti di usa il controbilanciamento, che consiste nel controbilanciare l’ordine delle condizioni, per cui quella che è presentata per prima a metà dei soggetti, sarà presentata come seconda all’altra metà.

64 Disegni sperimentali monofattoriali
I disegni monofattoriali sono disegni sperimentali che hanno una sola variabile indipendente (fattore). Questi possono essere: Tra i gruppi, ogni gruppo viene sottoposto ad una sola condizione sperimentale; Entro il gruppo (disegni a misure ripetute) ogni gruppo viene sottoposto a tutte le condizioni sperimentali. 64

65 Disegno sperimentale classico
Pre-test Trattamento Post-test Gruppo A Si Gruppo B No In questo tipo di disegno entrambi i gruppi completano sia il pre-test sia il post-test, ma solo uno dei due gruppi (gruppo sperimentale) riceve il trattamento. Pre-test Trattamento Post-test Gruppo A Si X1 Gruppo B X2 È anche possibile sottoporre i due gruppi a due livelli diversi del trattamento. 65

66 Disegno con due gruppi randomizzati e una sola prova
Pre-test Trattamento Post-test Gruppo A No Si Gruppo B In questo disegno manca il pre-test, tuttavia, l’equivalenza dei gruppi è garantita dall’assegnazione casuale dei soggetti alle due condizioni. 66

67 Disegno con tre livelli della variabile indipendente
Pre-test Trattamento Post-test Gruppo A Si/No X1 Si Gruppo B X2 Gruppo C X3 In questo disegno la variabile indipendente ha tre livelli. 67

68 In tutti i casi: Se il disegno è tra i gruppi, avremo bisogno di tanti gruppi quanti sono i livelli della variabile indipendente. Se il disegno è entro il gruppo, abbiamo bisogno di un unico gruppo di soggetti. 68

69 Esiti di un disegno monofattoriale
Se la variabile indipendente ha effetti, i livelli della variabile dipendente nelle varie condizioni devono essere significativamente diversi. Esempio. Replica della ricerca di Liedert e Baron (1972). Variabile dipendente: numero di insulti verbali. Per ogni soggetto si conta il numero di insulti, quindi, per ogni condizione si calcola la media degli insulti. 69

70 In questo caso, il numero di insulti è superiore nella condizione sperimentale rispetto alla condizione di controllo. Si può concludere che la variabile indipendente ha effetti sulla variabile dipendente. 70

71 In questo caso, il numero di insulti è uguale nella condizione sperimentale e in quella di controllo. Si può concludere che la variabile indipendente non ha effetti sulla variabile dipendente. 71

72 In questo caso, il numero di insulti è inferiore nella condizione sperimentale rispetto a quella di controllo. Si può concludere che la variabile indipendente ha effetti sulla variabile dipendente, ma tali effetti sono contrari a quelli ipotizzati. 72

73 Disegni sperimentali multifattoriali
I disegni multifattoriali sono disegni sperimentali che hanno due o più variabili indipendenti (fattori). Tramite questi disegni è possibile analizzare sia l’effetto principale di ogni variabile indipendente, sia l’interazione tra le variabili indipendenti. L’effetto principale riguarda l’effetto che una variabile indipendente ha sulla variabile dipendente, a prescindere dagli effetti delle altre variabili indipendenti L’interazione riguarda il fatto che l’effetto della variabile indipendente sulla variabile dipendente non è lo stesso per tutti i livelli delle altre variabili indipendenti.

74 Se il disegno è tra i soggetti abbiamo bisogno di quattro gruppi.
Disegno fattoriale 2x2 Variabile A A1 A2 Variabile B B1 A1B1 A2B1 B2 A1B2 A2B2 In questo disegno ci sono quattro condizioni sperimentali, date dall’interazione dei due livelli delle due variabili indipendenti. Se il disegno è tra i soggetti abbiamo bisogno di quattro gruppi. Se il disegno è entro il gruppo dobbiamo sottoporre lo stesso gruppo a tutte le condizioni sperimentali. 74

75 Esempio. Ricerca di Brown, Vivian & Hewstone (1999).
Variabile A Tipicità Atipicità Variabile B Omogeneità Gruppo 1 Tipicità/ Gruppo 3 Atipicità/ Eterogeneità Gruppo 2 Gruppo 4 Variabile dipendente: valutazione dell’outgroup. 75

76 Ipotesi: Se la tipicità ha effetto sulla valutazione dell’outgroup, i gruppi 1+2 dovrebbero avere, nella variabile dipendente, un punteggio più elevato rispetto ai gruppi 3+4. Se l’omogeneità ha un effetto sulla valutazione dell’outgroup, i gruppi 1+3 dovrebbero avere, nella variabile dipendente, un punteggio più elevato rispetto ai gruppi 2+4. Se la tipicità e l’omogeneità interagiscono, la valutazione più positiva dovrebbe essere nel gruppo 1 e quella più negativa nel gruppo 2.

77 In questo caso abbiamo 3 variabili indipendenti ognuna con 2 livelli.
I disegni multifattoriali diventano più complicati con l’aumentare delle variabili indipendenti e dei loro livelli. Disegno fattoriale 2x2x2 In questo caso abbiamo 3 variabili indipendenti ognuna con 2 livelli. 77

78 Disegno fattoriale 3x2 In questo caso abbiamo 2 variabili indipendenti, una con 3 livelli e una con 2 livelli. 78

79 In ogni caso i disegni possono essere sia tra i gruppi sia entro il gruppo.
Quando i disegni sono entro il gruppo, è sufficiente un unico gruppo che partecipa a tutte le condizioni sperimentali. Insorgono problemi di ordine e sequenza. 79

80 Quando i disegni sono tra i gruppi abbiamo bisogno di tanti gruppi quante sono le condizioni sperimentali (ad es., 2x2=4 gruppi; 3x4=12 gruppi). Insorgono problemi di assegnazione dei soggetti alle condizioni. Inoltre, tenendo presente ogni gruppo deve essere costituito da almeno 10 persone, all’aumentare delle condizioni sperimentali aumenta anche il numero di partecipanti. È possibile ovviare a questo problema con i disegni incompleti, in cui si omettono alcuni livelli della variabile indipendente o in cui la numerosità dei gruppi è diversa. Insorgono problemi nell’analisi dei dati e nell’interpretazione dei risultati. 80

81 Disegni misti I disegni misti sono disegni in cui alcune variabili sono tra i soggetti e altre entro i soggetti. Esempio. Ricerca sulle abilità cognitive. Questo è un disegno 2x2, in cui una variabile (il genere) è tra i gruppi e l’altra (tipo di compito) è entro il gruppo. Avremo bisogno di due gruppi, ognuno dei quali svolge prima un compito e poi l’altro.

82 Esiti di un disegno multifattoriale
Se le variabili indipendenti hanno effetti principali, i livelli della variabile dipendente nelle varie condizioni devono essere significativamente diversi. Se c’è un effetto dell’interazione, le differenze tra i livelli delle variabili indipendenti dovrebbero essere diversi. Esempio. Replica della ricerca di Brown, Vivian & Hewstone (1999). Variabile dipendente: atteggiamento. 82

83 Da un punto di vista grafico, se le due linee non sono parallele è possibile che via sia un’interazione tra le due variabili. In questo caso, entrambi i fattori e l’interazione sono significativi. 83

84 Da un punto di vista grafico, se le due linee sono parallele o sovrapposte, non ci sono effetti dell’interazione. In questo caso, gli effetti principali di entrambi i fattori sono significativi, ma non l’interazione. 84

85 Metodi descrittivi di ricerca
I metodi descrittivi di ricerca sono tecniche che servono per identificare e descrivere le variabili di un comportamento o di un fenomeno e le loro eventuali relazioni. Sono molto utili nelle analisi preliminari di un’indagine. I metodi descrittivi di ricerca sono: le ricerche correlazionali, l’osservazione naturalistica, lo studio dei casi singoli, la ricerca d’archivio, gli studi longitudinali e trasversali, l’inchiesta, la meta-analisi. 85

86 Le ricerche correlazionali
La ricerca correlazionale ha lo scopo di determinare la relazione tra due variabili, che non sono né manipolate né controllate in senso stretto. In una ricerca correlazionale si seleziona il campione di soggetti, si misurano le variabili di interesse e si procede con le analisi per verificare se esiste una relazione sistematica tra le variabili. Questo tipo di ricerca presenta alcuni problemi. 86

87 La terza variabile. Questo problema riguarda il fatto che a volte la correlazione trovata tra due variabili non dipende dalla loro reciproca relazione, ma dall’influenza di una terza variabile. Ad esempio, la relazione tra atteggiamento verso gli immigrati e emozioni provate nei loro confronti potrebbe dipendere dalla quantità di contatto che si ha con gli immigrati. La direzionalità. Questo problema riguarda il fatto che stabilire l’esistenza di una relazione tra due variabili non dice nulla riguardo quale delle due variabili causi l’altra. Ad esempio, se si trova che gli studenti migliori provengono dai licei, non è possibile stabilire se sono i licei a dare la formazione migliore o se sono gli studenti più intelligenti a scegliere i licei. 87

88 quando non si possono effettuare esperimenti.
Le ricerche correlazionali non sono in grado di fornire informazioni di natura causale, tuttavia, sono utili: nelle fasi pre-sperimentali, per rilevare la relazione tra le variabili o per identificare un problema, quando non si possono effettuare esperimenti. 88

89 La ricerca d’archivio La ricerca d’archivio consiste nell’analizzare dati d’archivio, cioè, osservazioni, misure o rilevazioni già precedentemente raccolte da altre persone (che non sono il ricercatore). Esempi di dati d’archivio sono le informazioni anagrafiche, l’incidenza di alcuni fenomeni sociali, dati relativi alla mortalità, ai matrimoni, alla disoccupazione, etc. 89

90 Due sono gli scopi principali della ricerca d’archivio.
Esse vengono effettuate per descrivere un particolare fenomeno (ad es., crescita della popolazione, diffusione delle malattie). Le ricerche d’archivio vengono anche effettuate per delineare la relazione esistente tra alcune variabili, senza comunque stabilire un rapporto di causalità (ad es., la relazione tra il lavoro che si svolge e l’incidenza di alcune malattie). 90

91 Vantaggi della ricerca d’archivio
Questo tipo di ricerca non produce l’effetto di reattività nei partecipanti, poiché i dati sono stati registrati al di fuori del contesto di ricerca. La ricerca d’archivio è l’unico metodo disponibile per verificare le ipotesi relative ad alcuni fenomeni, come ad esempio, quelli accaduti in passato. Non richiede molte risorse, come apparecchiature costose o laboratori sofisticati. Sono sufficienti le autorizzazioni per accedere ai dati. 91

92 Limiti della ricerca d’archivio
La ricerca d’archivio può rispondere solo a poche ipotesi, quelle, cioè, per cui si hanno dati a disposizione. La ricerca d’archivio dipende dalla selettività dell’archivio. Negli archivi non si trovano tutte le informazioni che possono essere utili, ma solo quelle che sono state raccolte. 92

93 Inoltre, non tutte le informazioni vengono conservate per lungo tempo, dopo un determinato periodo di tempo le informazioni ritenute inutili vengono distrutte. Un altro limite dipende dall’accuratezza con cui sono state raccolte le osservazioni. La ricerca d’archivio è affidabile solo se i dati sono stati raccolti con precisione. 93

94 La ricerca di Philips (1977) sugli incidenti automobilistici mortali.
Le autorità della California sospettavano che molti incidenti automobilistici mortali fossero in realtà dei suicidi. Philips ipotizzò che le persone che si suicidano ricorrono a questo gesto dopo la divulgazione di fatti analoghi. La sua ipotesi era che il numero di incidenti automobilistici doveva essere correlato positivamente con le notizie di suicidio divulgate dai media. Per verificare questa ipotesi Philips studiò tutti gli incidenti automobilistici mortali avvenuti in California durante la settimana successiva alla diffusione di una notizia di suicidio. 94

95 Confrontò, quindi, il numero di questi incidenti con quelli avvenuti negli stessi giorni di un altro anno (periodo di controllo). I risultati mostrarono un aumento degli incidenti automobilistici del 9%, con una punta massima del 30% il terzo giorno dopo la diffusione della notizia relativa al suicidio. In questo modo Philips dimostrò che l’aumento di incidenti mortali era correlato con le notizie diffuse dai media. Egli, inoltre, trovò che esistevano delle somiglianze tra i dettagli diffusi dai media e quelli degli incidenti. 95

96 L’osservazione naturalistica
L’osservazione naturalistica, o etologica, rientra nel campo dell’osservazione diretta del comportamento che è sempre stata una delle principali tecniche utilizzate dalla psicologia. L’osservazione è una tecnica di rilevazione del comportamento umano che consiste nel “guardare” cosa succede ad un determinato soggetto, in una determinata situazione. Nell’osservazione naturalistica, il ricercatore raccoglie dati sul comportamento dei soggetti senza interferire con il loro comportamento. Tale tecnica è quella che rispetta maggiormente il naturale fluire del comportamento ed è, quindi, consigliabile quando si desidera raccogliere descrizioni delle sequenze comportamentali. 96

97 Le caratteristiche dell’osservazione naturalistica
La non intrusività. Questo comporta che l’osservatore non manipoli le variabili che interessano e che rimanga in disparte. Poiché il comportamento delle persone risulta modificato quando sanno di essere osservate, la presenza dell’osservatore, in questo tipo di tecnica, deve essere vissuta come parte dell’ambiente naturale. I metodi per preservare la non intrusività sono: lo specchio unidirezionale, gli ambienti ben mimetizzati, gli strumenti di registrazione audio e video. 97

98 La mancanza di artificiosità
La mancanza di artificiosità. Nell’osservazione i soggetti sono osservati nel loro ambiente naturale. La sistematicità. Il ricercatore, quando conduce un’osservazione, deve selezionare i comportamenti da osservare, scegliendo quelli che suppone siano più legati all’ipotesi che vuole verificare. 98

99 Limiti dell’osservazione naturalistica
Tale tecnica non è utilizzabile quando si vuole individuare le cause di un comportamento. Infatti un comportamento può essere prodotto da più variabili, e con l’osservazione non si è in grado di isolarle o controllarle. L’osservazione, inoltre, richiede tempi molto lunghi. 99

100 La ricerca di Jones Jones ha analizzato un gruppo di bambini di quattro anni di età mentre giocavano insieme. Il comportamento di ogni bambino è stato osservato per diversi periodi, applicando uno schema di codifica comprendente 22 unità di comportamento precedentemente definite (ad es., picchia, sorride, corre, piange). In questo modo Jones è riuscito ad individuare alcuni comportamenti compositi, ovvero costellazioni di unità comportamentali che tendono a verificarsi contemporaneamente. Uno di questi riuniva le unità ride-faccia giocosa-salta-colpisce-lotta, ed è stato definito gioco turbolento. 100

101 Le regole di conduzione sono:
Quando si conduce un’osservazione bisogna delimitare l’oggetto da osservare. L’ipotesi della ricerca funge da primo delimitatore, tuttavia, essendo questa per sua natura vaga, bisogna attenersi anche ad altre regole. Le regole di conduzione sono: la categorizzazione, l’unità di tempo, la registrazione. 101

102 La categorizzazione Il primo modo per delimitare l’oggetto dell’osservazione è la categorizzazione. Essa consente di ridurre la complessità del fenomeno osservato, raggruppando i suoi elementi in classi, per poi agire su queste classificazioni. Prima di cominciare un’osservazione, bisogna stilare un elenco dei vari comportamenti possibili e raggrupparli in categorie. Ad esempio, osservando il gioco di alcuni bambini, attività come correre, salire o saltare, possono rientrare nella categoria “attività motoria”. 102

103 Le categorie devono essere definite chiaramente, poiché la collocazione di un comportamento nella categoria sbagliata può compromettere la verifica delle ipotesi e la successiva interpretazione dei dati. Inoltre, alcuni tipi di comportamento sono classificabili solo a posteriori, ovvero, dopo averli messi in relazione con altri elementi che ne chiariscono la natura. Ad esempio, se vediamo una persona correre non possiamo sapere se lo fa perché ha fretta, perché fugge da qualcosa o semplicemente per il gusto di correre, se non mettiamo in relazione questo comportamento con altri elementi presenti nell’ambiente. 103

104 Il tempo di osservazione
Il tempo di osservazione indica la quantità di tempo da dedicare ad una ricerca. Esso varia in base al tipo di ricerca da eseguire e può durare da pochi giorni a qualche anno. L’unità di tempo, invece, si riferisce alle ripartizioni temporali effettuate all’interno dall’osservazione. La lunghezza dell’unità di tempo dipende dal grado di continuità o discontinuità con cui si conduce l’indagine. Più il ricercatore è attento alla continuità di un comportamento, più lunga sarà la durata dell’unità di tempo. 104

105 Per capire la rilevanza di un comportamento bisogna prendere in considerazione tre fattori, all’interno dell’unità di tempo. Frequenza. Indica il numero di volte, all’interno dell’unità di tempo, in cui si verifica un comportamento. Latenza. Indica il tempo che intercorre tra l’inizio dell’unità di tempo e il verificarsi del comportamento. Intervallo. Indica il tempo che trascorre tra la fine di un comportamento e l’inizio del successivo. 105

106 Stato. Comportamento che ha una durata significativa.
Una delle maggiori difficoltà delle analisi temporali consiste nello stabilire l’inizio e la fine di un comportamento e l’importanza della sua durata. Da un punto di vista concettuale i comportamenti si suddividono in molari e molecolari. Prendendo, invece, in considerazione l’aspetto temporale, i comportamenti si suddividono in stati ed eventi puntuali. Stato. Comportamento che ha una durata significativa. Evento puntuale. Comportamento che ha una durata irrilevante. Di solito i comportamento molari sono stati mentre i comportamenti molecolari sono eventi puntuali. 106

107 Comportamento molare. Questo tipo di comportamento è visto dall’osservatore come dotato di senso e intenzionalità, anche quando non è consapevole per il soggetto. Sono attività che si protraggono nel tempo e che hanno un fine. Alcuni esempio sono: leggere un libro, scrivere una lettera. In questo caso non è possibile delimitare temporalmente un comportamento, poiché alcuni possono avere una durata molto lunga (ad es., risparmiare dei soldi). Comportamento molecolare. Questo tipo di comportamento è caratterizzato da immediatezza. Sono comportamenti che iniziano e finiscono nel giro di pochi secondi. Un esempio può essere un colpo di tosse o un sorriso. In questo caso occorre definire il limite temporale di ogni comportamento. 107

108 La registrazione La registrazione di un’osservazione, a prescindere dal mezzo utilizzato, deve riguardare i processi e non i contenuti. Non si può, ad esempio, registrare l’intelligenza (contenuto), ma solo le modalità di risoluzione di un compito (processo). Questo è importante perché bisogna mantenere separata l’osservazione di un comportamento dalla sua interpretazione. Le interpretazioni o le riflessioni sui comportamenti vanno comunque annotate, ma tenute separate dal comportamento oggettivo osservato. Queste vengono definite note di osservazione. 108

109 Le note di osservazione comprendono:
eventi precedenti ricordati in un secondo momento, concetti e deduzioni analitiche, impressioni e sensazioni personali, note per informazioni aggiuntive. La registrazione di queste note non deve mai essere fatta contemporaneamente all’osservazione. 109

110 La ricerca di Corsaro Un esempio di osservazione etnografica è lo studio condotto da Corsaro sulle relazioni tra bambini in età prescolare e la cultura infantile, in una scola materna americana. Nel definire il proprio ruolo di osservatore, Corsaro utilizza una strategia di accesso reattiva, che lascia ai bambini il tempo e la voglia di accettare l’osservatore e di lasciarlo entrare lentamente nel loro mondo, con il ruolo che essi decidono di assegnargli. Questo permette di partecipare alle attività dei bambini senza alterarle e, inoltre, di accedere al loro mondo interno. L’osservazione è stata condotta con una routine tipica, che si può riassumere con le parole dello stesso autore. 110

111 Entravo a scuola ogni mattina poco dopo l’ingresso dei bambini, guardavo l’eventuale emergere di un episodio e poi mi andavo a mettere dove l’episodio si stava svolgendo. Il termine migliore per qualificare la mia partecipazione alle attività dei bambini può essere quello di “periferica”. Entravo nell’area ecologica, mi spostavo quando era necessario, rispondevo quando ero interpellato e occasionalmente davo il mio contributo verbale quando mi sembrava appropriato. La mia attività era periferica, nel senso che non ho mai tentato: a) di iniziare o terminare un episodio, b) di ricostruire un’attività quando veniva interrotta, c) di comporre le dispute o d) di coordinare o dirigere l’attività. Ciò che ho fatto è stato tentare di giocare, diventare una parte dell’attività senza influenzare la natura o l’andamento degli episodi. 111

112 Il processo di accettazione risultò piuttosto lento e graduale
Il processo di accettazione risultò piuttosto lento e graduale. All’osservatore furono poste una serie di domande, in seguito fu invitato a prendere parte ad alcuni giochi e gli venne attribuito un soprannome. Egli evitò accuratamente di assumere qualunque ruolo adulto; ciò nonostante, nelle rare occasioni in cui gli capitò di raccomandare i bambini di stare attenti, essi gli ricordarono che non era il loro insegnante e non poteva dire loro cosa dovevano o non dovevano fare. La strategia utilizzata da Corsaro non è l’unica possibile, ma una delle migliori, poiché è a metà strada tra quella di comportarsi come un bambino, assumendo il ruolo meno adulto possibile, e quella di farsi accettare come un adulto familiare, ma non interessato a partecipare, alla cui presenza i bambini tendono con l’abituarsi come a un pezzo di arredo. 112

113 La tecnica di registrazione nell’osservazione etnografica di Corsaro La tecnica di osservazione adottata da Corsaro consiste nello scrivere delle note che rilevano a più livelli ciò che viene osservato. Le note di campo (Nc) registrano ciò che avviene in modo letterale, dettagliato e senza interpretazioni. Le note personali (Np) registrano le reazioni dell’osservatore alle caratteristiche specifiche degli eventi osservati, incluse le sue risposte ai sentimenti e ai comportamenti dei bambini. Le note metodologiche (Nm) precisano gli aspetti dell’osservazione da modificare. Le note teoretiche (Nt) colgono gli aspetti del comportamento dei bambini interessanti per l’interpretazione. La registrazione di questi diversi livelli permette all’osservatore di mantenere distinti i dati dai commenti. 113

114 Esempio di registrazione con i quattro tipi di note
Data: 29 ottobre Scena: Sabbiera all’aperto Partecipanti: Rita (R), Barbara (B), Bill (Bi), Linda (L), Richard (Ri), Jack (J). Nc: Cinque bambini (R, B, L, Ri, J) giocano intorno alla sabbiera che si trova in giardino. I bambini fanno finta di preparare dolci, torte, ecc., mettendo la sabbia dentro le scodelle e altri utensili da cucina. Vicino alla sabbiera si trovano anche un lavandino giocattolo con un rubinetto e un forno giocattolo. Per la maggior parte del tempo i bambini sembrano coinvolti nel gioco in parallelo, ma ci sono anche scambi verbali quando hanno bisogno di condividere gli utensili o altri oggetti necessari per il gioco. 114

115 B-Bi: Certo, è un acqua per finta. Bi-B: OK.
B-Bi: Ho bisogno di un po’ d’acqua (Bi sta in piedi davanti al lavandino e si sposta al lato non appena B si avvicina). Bi-B: Non c’è acqua qui (riferendosi al fatto che il rubinetto non è quello vero). B-Bi: Certo, è un acqua per finta. Bi-B: OK. B-Bi: Tutti quanti dobbiamo condividerne uno soltanto. Successivamente si verifica un altro episodio di cooperazione e condivisione. B-J: Jack? J-B: Che cosa c’è? B-J: Sto mettendo questo nel forno. J-B: OK (B mette la scodella nel forno). B-J: Ecco qua, questa è la mia, Jack (J ora tiene in mano una scodella e B la riempie di sabbia). 115

116 (J ora afferra un cucchiaio che sta nella sabbiera) J-B: Mio.
B-J: No, puoi prendere questo (B allunga a J un cucchiaino). (Poco dopo questo scambio B lascia l’area del gioco senza annunciarlo ed entra in classe) Ora soltanto R, J e L restano a giocare introno alla sabbiera. Ri si avvicina e guarda gli altri bambini per qualche minuto. Ri va poi da J e dice: Ri-J: È ora di lavarsi! Poi Ri afferra la scodella di J piena di sabbia e cerca di rovesciarla. J fa resistenza e la rovescia per suo conto. Poi entra in classe. Ri resta lì per pochi minuti, gioca nella sabbiera e poi se ne va. R e L giocano (ci sono diversi scambi verbali) fino a che un educare non annuncia che è ora di lavarsi. 116

117 Np: Mi ero reso già conto che qualunque tentativo di registrare ogni cosa che i bambini dicevano era infruttuoso. Pertanto, qui mi sono basato soltanto su un riassunto. Mi era sembrato che Richard avesse detto che era ora di lavarsi e per questa ragione avesse cercato di svuotare la sabbia di Jack, ma era chiaro che Jack non era caduto nella sua trappola. Nm: Farò in modo di osservare l’interazione soprattutto intorno alla sabbiera. Non dovrebbe essere difficile, perché potrei sedermi sotto la sabbiera ed essere alla stessa altezza dei bambini. L’intrusione potrebbe essere minore intorno alla sabbiera che nell’area del “gioco della casa”. 117

118 Nt: 1. Il fatto che i bambini passassero da un gioco apparentemente parallelo all’interazione, per negoziare la condivisione di oggetti, è interessante e dovrebbe essere esaminato ulteriormente. Questo fatto suggerisce che i fattori contestuali sono importanti nell’uso che i bambini fanno del linguaggio sociale ed egocentrico. 2. Così come era avvenuto in episodi precedenti, i bambini non hanno usato marcatori linguistici per annunciare che lasciavano l’area e dopo che se ne erano andati non sembravano essere fraintesi dagli altri bambini. 3. Il gioco introno alla sabbiera è simile a quello nell’area del “gioco della casa” nel senso che i bambini allestiscono le routine domestiche (ad es., cuocere, lavare ecc.). Tuttavia, nel gioco intorno alla sabbiera, non vengono assegnati specifici ruoli (ad es., madre, padre, bambino, ecc.) come spesso avviene nel gioco di ruoli che viene fatto nell’altra area. 118

119 Tecniche di registrazione
Le due principali tecniche di registrazione sono la videoregistrazione e il metodo carta e matita. La videoregistrazione offre la possibilità di riosservare i comportamenti e di rendere visibili movimenti troppo veloci per l’occhio umano. Inoltre, elimina la selettività dei comportamenti e consente a più osservatori di studiare lo stesso materiale. Tuttavia, la presenza della telecamere può causare reattività nei soggetti, inoltre, il campo visivo della telecamera è inferiore a quello dell’occhio umano. 119

120 La registrazione carta e matita consente all’osservatore di spostare la sua attenzione sui comportamenti o sui soggetti che ritiene più interessanti, ma questo costituisce anche un suo limite. Il modo ideale per condurre un’osservazione è di utilizzare entrambe le tecniche, purché gli osservatori siano due, uno impegnano alla macchina e uno impegnato con carta e matita. 120

121 L’inchiesta L’inchiesta consiste nel porre un certo numero di domande ad un campione rappresentativo della popolazione. L’inchiesta può essere condotta in vario modo, ad esempio, mediante questionario postale, tramite intervista, per telefono. In questo tipo di studi, le risposte alla maggior parte delle domande sono precodificate, i soggetti, cioè, devono scegliere tra le alternative di risposta proposte. 121

122 Caratteristiche dell’inchiesta
La realizzazione nello stesso momento, la raccolta dei dati, cioè, avviene nel più breve tempo possibile. L’utilizzazione di un insieme ordinato di domande. La possibilità di avere una classificazione precisa delle risposte, che consente confronti quantitativi. 122

123 Casi in cui si utilizza l’inchiesta
Quando si vuole conoscere le condizioni o gli stili di vita, i comportamenti, le opinioni, i valori degli individui. Quando si vuole analizzare un fenomeno sociale. Quando è necessario interrogare molte persone perché si pone il problema della rappresentatività. 123

124 Vantaggi dell’inchiesta
Possibilità di quantificare i dati raccolti e di effettuare molte analisi statistiche. Facilità con cui si ottiene la rappresentatività del campione. Limiti dell’inchiesta Difficoltà e costo elevato. Superficialità delle risposte. Fragilità e debolezza dello strumento (affinché lo strumento sia affidabile è necessario scegliere accuratamente le scale di misura, formulare chiaramente le domande, somministrare lo strumento in un clima di fiducia). 124

125 Studi longitudinali e trasversali
Lo scopo di questi studi è analizzare i cambiamenti che si verificano con il passare del tempo. Nello studio longitudinale, si sceglie un solo gruppo di soggetti e si rileva la variabile di interesse a intervalli prefissati. Nello studio trasversale, invece, si scelgono due o più gruppi di soggetti, con livelli di età diversi, in cui si rileva la variabile di interesse. Entrambe le tecniche possono essere utilizzate anche per condurre esperimenti. 125

126 Queste due tecniche possono essere usate in maniera indifferente per studiare lo stesso problema.
Tuttavia, a volte i risultati cui giungono possono essere diversi. Questa discrepanza dipende dall’effetto della coorte di età. Gli studi longitudinali analizzano lo stesso gruppo di soggetti a intervalli di tempo regolari, per cui, tutti gli individui di un campione sperimentano gli stessi eventi ambientali. Gli studi trasversali, invece, studiano gruppi diversi e, per questo motivo, gli individui del campione sono esposti a esperienze diverse. 126

127 Lo studio di casi singoli
Lo studio dei casi singoli consiste nell’analizzare in maniera intensiva il comportamento, o parte di esso, di una persona. Non va confuso con gli esperimenti sui casi singoli. I dati, di solito, vengono raccolti tramite colloqui, in cui il ricercatore registra le osservazioni mentre il soggetto manifesta i propri comportamenti e sentimenti. Una volta completata la raccolta dei dati, il ricercatore deve costruire una struttura per organizzarli. In questo tipo di studi, il comportamento da osservare, la codifica e la successiva analisi dei dati dipendono dalla teoria di riferimento del ricercatore. 127

128 Questa tecnica è molto utile quando:
il caso da studiare è unico (ad es., un paziente con una personalità multipla), si vogliono verificare punti teorici (ad es., le differenze tra i vari approcci terapeutici), si vogliono illustrare tecniche terapeutiche (ad es., terapia comportamentista per il trattamento delle fobie). 128

129 Vantaggi dello studio di casi singoli
Consentono la descrizione in profondità di un comportamento. Permettono di analizzare gli individui nella loro complessità. Permettono di raccogliere molte informazioni. Limiti dello studio di casi singoli I risultati non sono generalizzabili. Sono soggetti alla selettività del ricercatore. 129

130 La metanalisi La meta-analisi può essere definita come una metodologia che consente di sintetizzare e confrontare, in maniera sistematica, i risultati ottenuti da più studi. In uno stesso ambito di ricerca sono stati prodotti numerosi studi, che si differenziano per il campione, la procedura, le variabili prese in considerazione, etc. Attraverso la meta-analisi è possibile effettuare una valutazione complessiva degli studi che hanno verificato una determinata ipotesi, stabilire l’entità dell’effetto trovato, verificare se l’effetto può dipendere da artefatti metodologici (ad es., il campione utilizzato, o lo specifico strumento) o da specifici fattori predittivi, e generalizzare i risultati ottenuti. 130

131 un’ipotesi di tipo causale da verificare;
Quasi esperimenti I disegni quasi-sperimentali (ex post facto) possiedono alcune caratteristiche dei veri esperimenti: un’ipotesi di tipo causale da verificare; la possibilità di manipolare la variabile indipendente. Tuttavia, non consentono di controllare tutte le variabili di disturbo perché: non è possibile manipolare a piacimento la variabile indipendente; non si possono scegliere casualmente i partecipanti; non si possono assegnate i partecipanti ai gruppi in maniera casuale. 131

132 Disegni con un gruppo di controllo non equivalente
Questo tipo di disegno è uguale al disegno classico dei veri esperimenti, tranne che per il fatto che i soggetti non sono assegnati in maniera casuale alle condizioni. Quindi, subisce gli effetti della mancanza di randomizzazione. In questo caso il confronto, per verificare le ipotesi si effettua tra le differenze tra pre-test e post-test dei due gruppi. Pre-test Trattamento Post-test Gruppo A Si Gruppo B No 132

133 Possibili esiti In questo caso, i due gruppi hanno lo stesso livello iniziale della variabile di interesse. La prestazione del gruppo sperimentale migliora in seguito al trattamento, mentre quella del gruppo di controllo, che non riceve il trattamento, rimane invariata. Anche se non possiamo escludere eventuali effetti dovuti ad altre variabili non considerate, possiamo comunque confrontare i due gruppi, poiché il loro rendimento iniziale è uguale. 133

134 Possibili esiti Anche in questo caso possiamo concludere, che il trattamento ha avuto effetto. Infatti, la prestazione del gruppo di controllo rimane invariata nelle due rilevazioni, mentre la prestazione del gruppo sperimentale, peggiore rispetto a quella del gruppo di controllo nella prima rilevazione, diventa migliore nella seconda. 134

135 Possibili esiti In questo caso il livello iniziale e quello finale della variabile in esame è lo stesso per i due gruppi, inoltre, in entrambi c’è stato un aumento del rendimento. In questo caso è possibile concludere che il trattamento non ha avuto effetto e che il cambiamento del rendimento, nei due gruppi, sia dovuto a variabili non considerate. 135

136 Possibili esiti In questo caso i due gruppi hanno prestazioni diverse sia prima sia dopo il trattamento, inoltre, l’aumento della prestazione, dal pre-test al post-test, è proporzionalmente uguale. Il risultato non dipende dal trattamento perché l’aumento è uguale in entrambi i gruppi e, quindi, è più probabile che il miglioramento dipenda da altre variabili non considerate. 136

137 Possibili esiti In questo caso il rendimento iniziale e quello finale dei due gruppi è diverso, ma, all’interno di ciascun gruppo, non c’è stato alcun cambiamento tra le due rilevazioni. In questo caso, anche se il rendimento iniziale dei due gruppi era diverso, è comunque possibile concludere che il trattamento non ha avuto effetto, poiché non c’è stato alcun miglioramento nel gruppo sperimentale. 137

138 Possibili esiti In questo caso i livelli di partenza dei due gruppi sono diversi, inoltre, le prestazioni del gruppo sperimentale migliorano, mentre quelle del gruppo di controllo rimangono invariate. In questo caso sembrerebbe che il trattamento abbia avuto effetto, tuttavia, è possibile che questi risultati siano dovuti a fattori di confusione. 138

139 Disegni con regressione discontinua
In questo tipo di disegno si valuta l’effetto del trattamento su due gruppi già diversi in partenza. Il presupposto è che vi sia una correlazione fra i risultati precedenti e quelli successivi al trattamento. Esempio Rileviamo l’ansia in un gruppo di soggetti e ne ricaviamo dei punteggi che vanno da 1 a 10, rispettivamente il livello più basso e quello più alto di ansia (prima rilevazione). Successivamente, in base a questa rilevazione creiamo il gruppo sperimentale e quello di controllo, assegnando i soggetti più ansiosi (ad es., quelli che hanno un punteggio uguale o superiore al 7) al gruppo sperimentale e tutti gli altri al gruppo di controllo. A questo punto, sottoponiamo solo il gruppo sperimentale al trattamento e, quindi, rileviamo di nuovo il livello di ansia nei due gruppi (seconda rilevazione). 139

140 Possibili esiti Nel grafico A si vede un’unica retta continua di regressione, ovvero, la correlazione tra livelli di ansia della prima e della seconda rilevazione è la stessa per entrambi i gruppi. Nel grafico B, invece, si notano due rette, una a sinistra, relativa al gruppo di controllo, e una a destra, relativa al gruppo sperimentale, abbiamo, cioè, una retta di regressione discontinua. Dato che l’andamento dei dati è diverso nei due gruppi, possiamo concludere che il trattamento ha influenzato il livelli di ansia del gruppo sperimentale. 140

141 Disegni a serie temporali interrotte
Questi disegni assomigliano ai disegni con un solo gruppo e due prove, tuttavia, invece di una singola rilevazione prima e dopo il trattamento, si effettuano più rilevazioni. Le misurazioni che precedono il trattamento servono per evidenziare la tendenza dei dati prima del trattamento, che viene chiamata linea di base (baseline). La linea di base serve da punto di paragone fisso per i dati raccolti dopo il trattamento. 141

142 Seconda serie di misure
Disegni a serie temporali interrotte semplici Prima serie di misure Trattamento Seconda serie di misure Y1 Y2 Y3 Y4 X Y5 Y6 Y7 Y8 In questo tipo di disegni si ha un solo gruppo di soggetti, sottoposto a più rilevazioni prima e dopo il trattamento e al trattamento. Questi disegni subiscono gli effetti della storia e della strumentazione. 142

143 Possibili esiti Nel caso A, la tendenza dei dati è discontinua e rimane tale anche dopo il trattamento. In questo caso, non è possibile interpretare i dati, poiché le rilevazioni non sono stabili. Nel caso B la linea di base è piatta e stabile prima del trattamento, ma anche in seguito al trattamento, la tendenza dei dati non cambia, quindi, il trattamento non ha avuto alcun effetto. 143

144 Possibili esiti Nel caso C si può concludere che il trattamento non è stato efficace, infatti, la tendenza dei dati è in aumento, con la stessa intensità, sia prima sia dopo il trattamento. 144

145 Possibili esiti Nel caso D, dopo il trattamento la tendenza dei dati inizia ad aumentare e l’aumento rimane costante. Nel caso E, invece, la tendenza aumenta in seguito al trattamento e poi si stabilizza ad un livello più alto di quello precedente. In entrambi i casi possiamo concludere che il trattamento ha avuto effetto. 145

146 Seconda serie di misure
Disegni a serie temporali interrotte multiple Gruppi Prima serie di misure Trattamento Seconda serie di misure Sperimentale Y1 Y2 Y3 Y4 Si Y5 Y6 Y7 Y8 Controllo No In questo tipo di disegni si hanno due gruppi di soggetti, sottoposti a più rilevazioni prima e dopo il trattamento, ma solo uno riceve il trattamento. Questo disegno controlla gli effetti della storia. 146

147 Disegni con trattamenti ripetuti
Un altro tipo di disegno che si può applicare quando non si dispone di un gruppo di controllo è il disegno con trattamento ripetuto, in cui il trattamento viene somministrato più volte. R-Pre = Rilevazioni prima del trattamento R-Post = Rilevazioni dopo il trattamento

148 Possibile esito R-Pre = Rilevazioni prima del trattamento
I cambiamenti riscontrati tra R-Pre1 e R-Post1 dovrebbero andare nella stessa direzione dei cambiamenti riscontrati tra R-Pre2 e R-Post2, inoltre, ci dovrebbe essere un’inversione di tendenza tra R-Post1 e R-Pre2. R-Pre = Rilevazioni prima del trattamento R-Post = Rilevazioni dopo il trattamento 148

149 Effetti di disturbo Effetti di disturbo dovuti alla situazione di ricerca L’ambiente fisico come oggetto stimolo. Sono vari i fattori dell’ambiente in cui si svolge la ricerca che possono creare effetti di disturbo. - Il contesto generale in cui si svolge la ricerca influenza i soggetti, dando indicazioni sulle garanzie scientifiche, sulla possibile utilizzazione e sull’utilità della ricerca. - La caratteristiche fisiche del laboratorio possono provocare nei soggetti: tensione, benessere, curiosità, assecondamento, boicottaggio. - Le caratteristiche di richiesta sono indizi dell’ambiente in base ai quali i soggetti cercano di comprendere cosa si vuole da loro. Le caratteristiche di richiesta possono riguardare anche il comportamento del ricercatore, le domande che pone, il modo in cui è vestito. 149

150 Procedure di controllo
Tenere costanti le condizioni della ricerca per tutti i soggetti. Randomizzare tra i gruppi le inevitabili differenze dell’ambiente di ricerca. Ridurre la reattività alla situazione di laboratorio conducendo la ricerca in un ambiente naturale, Utilizzare apparecchiature non appariscenti, Far abituare il soggetto all’ambiente o alla presenza dell’osservatore. Raccogliere i dati prima che i soggetti si rendano conto che l’esperimento è iniziato. Utilizzare la procedura del singolo cieco. 150

151 È importante conoscere l’impatto delle diverse caratteristiche di richiesta.
Tramite l’intervista post-sperimentale il ricercatore può chiedere ai soggetti informazioni sulla loro percezione dell’esperimento. Questa intervista può essere condotta da un secondo ricercatore, in modo da diminuire l’imbarazzo o l’ansia dei soggetti. 151

152 Il tempo. Il tempo influenza i dati della ricerca in tre modi.
- La durata nel tempo degli effetti del trattamento o stabilità dei risultati della ricerca. I risultati possono cambiare con il passare del tempo - L’ora del giorno in cui si svolge la prova. È bene tenere costante l’ora del giorno i cui si svolgono le prove, oppure variarla sistematicamente sia per le prove sia per i soggetti, oppure, se i soggetti sono molto numerosi, è possibile variarla in modo casuale. - La durata della prove viene intesa sia come lunghezza della prova sia come lunghezza degli intervalli tra le sessioni sperimentali. Per quanto riguarda la lunghezza della prova, essa influisce sulla stanchezza dei soggetti e si rilevano effetti quando sono presenti misure ripetute. Per quanto riguarda la lunghezza degli intervalli tra le sessioni sperimentali è possibile che intervengano gli effetti di maturazione, storia e mortalità. 152

153 Procedure di controllo per la durata degli effetti del trattamento.
Effettuare ripetizioni esatte o sistamentiche della ricerca Procedure di controllo per la lunghezza della prove Controbilanciamento Disegno tra i soggetti Variare il materiale utilizzato per le prove Procedure di controllo per la stanchezza Introdurre brevi intervalli tra le prove Procedure di controllo per la maturazione Evitare gli intervalli Riempire gli intervalli con un compito interposto, ovvero un compito che serve a tenere impegnata la mente con materiale diverso da quello elaborato. 153

154 È preferibile fornire le informazioni in forma scritta.
Le istruzioni. Le istruzioni possono fornire informazioni riguardo alle ipotesi della ricerca. Su queste può influire anche il ricercatore (ad es., con il tono di voce). È preferibile fornire le informazioni in forma scritta. Le istruzioni possono non essere chiare. Procedure di controllo Eseguire una replica sistematica variando la forma delle istruzioni Esplicitare il più possibile le istruzioni 154

155 Effetti di disturbo dovuti al soggetto
Selezione dei soggetti. Di solito, nelle ricerche si usano studenti di psicologia, pazienti di vario genere e scolaresche, poiché sono di facile reperimento. Soggetti volontari e non volontari. Si considerano volontari tutti i soggetti che non rifiutano di partecipare all’esperimento, pur avendone la possibilità, a prescindere dal fatto che siano pagati o meno per la partecipazione. È possibile che tali soggetti differiscano dalla popolazione normale. I soggetti volontari sono, di solito, più istruiti, più socievoli, più ansiosi, più giovani, più intelligenti, più anticonvenzionali, meno autoritari e più bisognosi dell’approvazione sociale, rispetto ai soggetti non volontari. 155

156 I soggetti non volontari si dividono in:
Dalla disponibilità dei soggetti proviene la desiderabilità sociale, ovvero la tendenza a dare una buona immagine di sé, a fare bella figura, ad accordare le richieste del ricercatore. I soggetti volontari, inoltre, sono più desiderosi di provare sempre nuove emozioni rispetto ai non volontari. I soggetti non volontari si dividono in: - Soggetti non reperibili (di cui non si può sapere nulla). - Soggetti che rifiutano di partecipare (che hanno caratteristiche speculari a quelle dei soggetti volontari). - Soggetti che non si presentano pur avendo accettato di partecipare (è più probabile che appartengano al gruppo di controllo). 156

157 Procedure di controllo
Utilizzare persone che non sanno di partecipare alla ricerca Usare misure non intrusive Usare l’inganno Fare in modo che la ricerca sia attraente, ricompensando i soggetti Destare l’interesse dei soggetti 157

158 Le conoscenze del soggetto possono esser di vario tipo.
Conoscenze e aspettative del soggetto. Le conoscenze del soggetto influenzano i risultati della ricerca perché possono produrre risposte che vanno in direzione dell’obiettivo della ricerca, o, al contrario, possono spingere il soggetto a non collaborare o essere ostile. Le conoscenze del soggetto possono esser di vario tipo. - Vere e proprie conoscenze psicologiche, che siano o meno corrette. Per evitare che interferiscano è possibile dare istruzioni che spingano il soggetto a evitare di fare inferenze. Inoltre, dopo l’esperimento è bene somministrare un questionario per raccogliere informazioni sulle competenze del soggetto. 158

159 - Conoscenze generiche sulle procedure sperimentali
- Conoscenze generiche sulle procedure sperimentali. Per limitarne gli effetti è possibile: fornire più informazioni possibili per evitare che il soggetto tenti di andare oltre le cose dette, comprendendo la vera natura dell’esperimento; instaurare un clima di fiducia; rassicurare il partecipante sul fatto che alla fine dell’esperimento verrà informato di tutto e che può ritirarsi in ogni momento. - Conoscenze relative alla procedura o al contenuto della ricerca. È possibile che i soggetti comunichino ad altri soggetti le procedure o il contenuto della ricerca. Per evitare questo è necessario invitarli a mantenere la riservatezza sul contenuto della ricerca. È anche possibile tenerli fisicamente separati da coloro che devono ancora partecipare alla ricerca. 159

160 L’effetto Harwthone. Tale effetto si riferisce al fatto che il soggetto della ricerca si rende conto di essere osservato e per questo motivo modifica il suo comportamento. Questo effetto è stato rilevato la prima volta in un’azienda elettrica di Harwthone, in cui si conduceva una ricerca per verificare gli effetti di alcune condizioni di lavoro sulla produttività. I risultati mostrarono che non vi era alcuna differenza tra le varie condizioni di lavoro, ma che vi era stato un aumento generale della produttività. In realtà, le operaie che avevano partecipato all’esperimento, sapendo di farne parte, avevano modificato il loro comportamento, producendo di più. 160

161 Effetti di disturbo dovuti allo sperimentatore
La presenza fisica dell’osservatore. Questa facilita l’emissione delle risposte semplici e la produzione di risposte già apprese, ma intralcia l’apprendimento del soggetto. Questi effetti sono dovuti all’interazione tra l’ansia del soggetto e la difficoltà dal compito. Le caratteristiche individuali dello sperimentatore. Per quanto riguarda le caratteristiche fisiche, troviamo: il sesso, l’età, l’appartenenza etnica, la condizione sociale. Per quanto riguarda le caratteristiche di personalità, abbiamo: il bisogno di approvazione, l’esperienza, il calore umano, la conoscenza che ha dei soggetti. 161

162 Le aspettative dello sperimentatore
Le aspettative dello sperimentatore. Queste producono l’effetto di attesa, dovuto al fatto che lo sperimentatore che si aspetta di trovare differenze tra i gruppi, può inconsapevolmente trattare i gruppi in maniera diversa o valutare diversamente il loro comportamento. Tali aspettative, insieme alle conoscenze dello sperimentatore, possono influenzare i risultati in tutte le fasi della ricerca. - Nella fase di pianificazione della ricerca, il ricercatore può commettere degli errore (ad es., nel campionamento) in modo da confermare le proprie ipotesi. - Quando è in relazione con i soggetti, lo sperimentatore può comunicare ai soggetti come comportarsi tramite il sorriso, lo sguardo, i cambiamenti nella postura, il tono della voce, etc. 162

163 Procedure di controllo Automazione Procedimento del doppio cieco
- Nella fase di rilevazione dei dati, le aspettative del ricercatore possono influenzare l’esito della ricerca rendendo selettive o distorte le sue percezioni. - Nella fase di interpretazione dei dati, il ricercatore può interpretare i dati in modo che confermino le proprie ipotesi (ad es., non dando rilevanza ai dati contrari). Procedure di controllo Automazione Procedimento del doppio cieco 163

164 La validità della ricerca
La validità si riferisce alla solidità e all’attendibilità di un’indagine, indica, cioè, la corrispondenza tra mondo reale e conclusioni cui arriva la ricerca. Esistono cinque tipi di validità. Validità interna Validità esterna Validità di costrutto Validità statistica Validità ecologica 164

165 La relazione per essere causale deve avere due requisiti:
La validità interna La validità interna si riferisce alla relazione tra la variabile indipendente e quella dipendente. Vi è validità interna quando la relazione tra questa due variabili è di tipo causale, cioè quando si può provare che le modifiche apportate alla variabile indipendente (VI) causino quelle rilevate nella variabile dipendente (VD). La relazione per essere causale deve avere due requisiti: La direzione della relazione, viene dedotta dalla sequenza temporale tra VI e VD, se la manipolazione di VI precede i cambiamenti di VD, allora si può dire che VI determina VD. L’esclusione di fattori di confusione si riferisce al controllo delle variabili che possono influenzare la relazione. Bisogna, quindi, eliminare tutte le minacce dalla validità interna. 165

166 Minacce alla validità interna
Storia reale. Si riferisce ad ogni evento che, durante il corso dell’esperimento, produce un effetto che si sovrappone a quello di VI. Si verifica soprattutto nei disegni con due misurazioni (pre-test e post-test). Processi di maturazione. Si riferiscono ai cambiamenti sistematici, biologici (ad es., età, fame) e psicologici (ad es., noia, motivazione), che avvengono con il passare del tempo. Si verifica soprattutto nei disegni longitudinali. Effetto delle prove. Si riferisce al fatto che la partecipazione all’esperimento può influenzare le successive prestazioni a causa dell’apprendimento o dell’impratichimento. Si verifica soprattutto nei disegni con pre-test. 166

167 Strumentazione. Essa si riferisce al fatto che gli strumenti o il ricercatore possono modificarsi.
L’effetto della regressione statistica. Nelle prove ripetute sugli stessi soggetti e sulla stessa variabile, i punteggi estremi tendono a regredire verso la media. Gli individui che hanno ottenuto punteggi estremi nella prima prova, nelle successive otterranno punteggi più vicini alla media. Si verifica soprattutto nei disegni con misure ripetute. Selezione. Si riferisce ai fattori che possono minacciare l’equivalenza tra i gruppi che partecipano alla ricerca. Mortalità. Essa si riferisce al fatto che alcuni soggetti possono ritirarsi durante l’esperimento. 167

168 Metodi per ridurre le minacce alla validità interna
Per ridurre le differenze tra i gruppi si usa il bilanciamento, che si ottiene con: la randomizzazione, il pareggiamento e l’uso dei blocchi. Per controllare gli effetti della storia si usa: - il controllo della costanza (si mantengono più possibili costanti le condizioni della ricerca, per tutti i soggetti e per tutto il periodo dell’esperimento), - casualizzazione delle condizioni sperimentali (distribuire le varie fonti di errore, ad es., momento del giorno, tra i gruppi), - unica sessione e stessa situazione (si esegue l’esperimento in un’unica sessione e nello stesso ambiente), - abbreviazione dell’intervallo di tempo tra le prove. 168

169 Gli effetti delle prove di neutralizzano: - eliminando il pre-test,
I processi di maturazione si eliminano usando misurazioni ripetute ad intervalli costanti, con la presenza di un gruppo di controllo. Gli effetti delle prove di neutralizzano: - eliminando il pre-test, - facendo passare il pre-test come un evento ordinario. La variabilità dovuta alla strumentazione si evita mantenendo costanti tutte le variabili della sperimentazione. Gli effetti della regressione si neutralizzano estraendo a caso, dalla stessa popolazione estrema un gruppo di controllo. Per quanto riguarda la mortalità, non vi sono procedimenti efficaci, se non l’effettuazione delle prove in tempi molto ravvicinati. 169

170 Le basi filosofiche della validità esterna:
La validità esterna riguarda l’applicabilità dei risultati a soggetti, situazione, tempi e luoghi diversi da quelli della ricerca, ovvero, si riferisce alla possibilità di generalizzare i risultati. Le basi filosofiche della validità esterna: L’ordine della natura. Se si rileva un effetto in un particolare gruppo di soggetti, l’ordine della natura permette di dire che tale effetto di troverà anche in altre situazioni e con altri soggetti. Il determinismo. Tutti gli eventi naturali sono determinati da precedenti eventi e il loro accadere obbedisce a leggi naturali universali. L’assunzione di parsimonia. A parità di condizioni, tra due spiegazioni è migliore la più semplice. 170

171 Le basi empiriche della validità esterna
Il modo migliore per ottenere la validità esterna consiste nella ripetizione sistematica della ricerca, ovvero nel ripetere la ricerca modificando sistematicamente una o più variabili dell’esperimento e/o dei soggetti. Tale processo, comunque, è complicato, quindi per raggiungere la validità esterna i ricercatori utilizzano la validità di popolazione e la validità temporale. 171

172 La validità di popolazione
La validità di popolazione. Si riferisce alla capacità di generalizzare i dati del campione alla popolazione, ovvero all’universo di persone su cui si focalizza lo studio. Per ottenere la validità di popolazione è fondamentale la selezione dei soggetti (campionamento casuale) e l’ampiezza del campione (più grande è il campione maggiore è la sua rappresentatività). La validità temporale. Si riferisce al fatto che i risultati di una ricerca debbano rimanere costanti nel tempo. 172

173 Minacce alla validità esterna
Minacce alla validità di popolazione. La maggior parte delle ricerche in campo psicologico vengono condotte su studenti di psicologia o con soggetti volontari, che non sempre sono rappresentativi della popolazione. Minacce alla validità temporale. Queste possono derivare da: - Variazioni stagionali, che rappresentano quei cambiamenti che avvengono nella popolazione a intervalli regolari. Questa variazioni possono essere a tempo fisso (quando avvengono in un determinato e prevedibile momento) o a tempo variabile (quando non si possono prevedere). - Variazioni cicliche, che dipendono dall’organismo dei soggetti (ad es., ritmo cardiaco, temperatura). - Variazioni personologiche, che si riferiscono al cambiamento delle caratteristiche degli individui che avviene con il passare del tempo. 173

174 Le caratteristiche di richiesta
Le caratteristiche di richiesta. Riguardano la tendenza dei soggetti a rispondere a sottili indizi della procedura di ricerca. Parametri associati alle caratteristiche delle persone. Riguarda il fatto che alcune caratteristiche delle persone rimangono sconosciute quando si effettua una ricerca. La struttura del disegno. Riguarda il fatto che il tipo di disegno può interferire con la generalizzazione dei risultati. Disegni con misure ripetute. Minacciano la validità esterna a causa degli effetti dell’ ordine in cui sono effettuate le misure e della sequenza delle misure. 174

175 Metodi per aumentare la validità esterna
Usare misurazioni non intrusive, ad es., linguaggio del corpo. Raccogliere i dati prima che i soggetti si rendano conto che è iniziata la ricerca. Evitare di spiegare il vero motivo della ricerca. Condurre la ricerca in situazioni naturali. Utilizzare disegni complessi. 175

176 La validità di costrutto
La validità di costrutto si riferisce alla corrispondenza tra la ricerca e la teoria. Una ricerca ha una buona validità di costrutto se si possono escludere spiegazioni dei dati che non siano quelle della teoria di riferimento. La validità di costrutto dipende dagli indicatori che si utilizzano per rilevare i costrutti, ovvero dall’operazionalizzazione dei costrutti teorici. Per avere una buona validità di costrutto è necessario definire chiaramente il costrutto astratto oggetto di indagine. 176

177 Minacce alla validità di costrutto
Carenza di una dettagliata analisi a livello concettuale dei costrutti. Si riferisce al fatto che bisogna identificare chiaramente i costrutti che si vuole analizzare. Inadeguata definizione operazionale. Si verifica quando la variabile da analizzare è molto complessa, per cui la definizione operativa può coglierne solo alcuni aspetti. Ambiguità delle variabili indipendenti. Si riferisce al fatto che la variabile indipendente, non è quella ipotizzata dal ricercatore. 177

178 Metodi per aumentare la validità di costrutto
Questi si definiscono manipulation checks (controllo della manipolazione) perché sono delle verifiche sulla manipolazione della variabile indipendente. Intervistare i soggetti dopo averli sottoposti all’azione della variabile indipendente. Utilizzare indicatori comportamentali per rilevare l’effetto della manipolazione. 178

179 La validità statistica
La validità statistica ha l’obiettivo di verificare se il rapporto tra la VI e la VD è di tipo causale. Una ricerca ha una buona validità statistica se è possibile escludere che i risultati dipendano dal caso. Per escludere la possibilità che i risultati dipendano dal caso è necessario avere delle ipotesi statistiche, che attribuiscono determinate probabilità di comparsa ai singoli valori si una variabile. 179

180 Le ipotesi statistiche sono di due tipi:
L’ipotesi nulla si riferisce al fatto che i risultati sono dovuti al caso. L’ipotesi alternativa, o ipotesi di ricerca, si riferisce al fatto che i risultati non sono dovuti al caso, ma alla manipolazione. L’obiettivo è escludere al prima e accettare la seconda. 180

181 Minacce alla validità statistica
Errore de 1° Tipo. Si ha quando si conclude che esiste una relazione tra le variabili, quando invece non esiste. Questo si verifica soprattutto quando non si hanno ipotesi precise. Errore di 2° Tipo. Si verifica quando si conclude che il risultato tra le variabili è di natura casuale, quando, invece, esiste una relazione. Si verifica soprattutto quando il campione è piccolo. Poca affidabilità degli strumenti di misura. Mancanza di standardizzazione nelle procedure di manipolazione della VI. Si ha quando la VI viene manipolata ogni volta in maniera diversa. Presenza di variabili di confusione. Eterogeneità dei soggetti. Si verifica quando i soggetti sono diversi per caratteristiche che possono essere importanti nella ricerca. 181

182 Metodi per aumentare la validità statistica
Elevare il livello di significatività. In psicologia un risultato è significativo quando si ha il 5% di probabilità di commettere un errore (p < .05). Elevare il livello di significatività, consiste nel accettare come significativo un risultato che ha una probabilità minore di essere sbagliato (ad es., p < .01, 1% di probabilità di sbagliare). Aumentare la grandezza dell’effetto, elevando l’intervallo tra i valori della variabile indipendente. Ridurre l’errore casuale, tramite il campionamento e la randomizzazione. 182

183 Situazioni sperimentali troppo artificiali.
La validità ecologica La validità ecologica è un particolare tipo di validità esterna e si riferisce alla possibilità di generalizzare i risultati dal contesto di ricerca alla vita quotidiana. Minacce alla validità ecologica Situazioni sperimentali troppo artificiali. Impossibilità di conoscere ciò che il soggetto effettivamente percepisce. 183

184 Strumenti di rilevazione dei dati
Quando si conduce una ricerca è necessario avere degli strumenti che siano in grado di rilevare le variabili di interesse. 184

185 Interviste L’intervista è uno strumento che consiste nel porre una serie di domande ad un intervistato, il quale risponde liberamente alle domande che gli vengono poste. Le interviste di distinguono per il grado di strutturazione. Quanto più un’intervista è strutturata, tanto più fisse sono le domande che bisogna porre. Quanto più è libera, invece, tanto più l’intervistatore è libero di scegliere le domande da porre, anche in base alle risposte date dal soggetto. L’intervista ha il vantaggio di consentire un notevole approfondimento dell’argomento in oggetto, tuttavia, presenta dei tempi di esecuzione molto lunghi e una codifica difficile. 185

186 Questionari I questionari sono strumenti prevalentemente utilizzati per rilevare atteggiamenti, opinioni, stili di vita, etc. Essi sono composti da una serie di domande alle quali il soggetto deve rispondere. Le risposte di solito sono prefissate, il soggetto, cioè, può scegliere solo tra le alternative proposte. Le risposte possono essere del tipo vero/falso, oppure offrire una gamma maggiore di possibilità, relative, ad esempio, alla frequenza di un comportamento o all’intensità di un emozione. In alcuni casi, il soggetto deve esprimere il proprio grado di accordo o disaccordo con un affermazione. 186

187 Oltre alle domande chiuse, i questionari possono includere domande aperte. In questo caso il soggetto è libero di esprimere ciò che pensa su un argomento. In questo caso, però, la codifica delle risposte risulta più difficile. 187

188 Esempi di strumenti di rilevazione dei dati
Domande chiuse (il soggetto deve scegliere una sola delle alternative proposte) Come ti senti in questo momento Molto ansioso Abbastanza ansioso Poco ansioso Domande aperte (il soggetto può rispondere liberamente) Cosa ne pensi della formazione in azienda __________________________________________________________________________________ 188

189 Sono orgoglioso di essere italiano
Questionario tipo Likert (il soggetto deve esprimere il proprio grado di accordo o disaccordo con l’affermazione, su una scala a 5 o 7 punti) Sono orgoglioso di essere italiano 1 2 3 4 5 6 7 Completamente in disaccordo Né in accordo né in disaccordo Completamente in accordo 189

190 In questo momento mi sento Teso Ansioso In forma Stanco Contento
Check-list (il soggetto deve scegliere tra le varie voci proposte, anche più di una) In questo momento mi sento Teso Ansioso In forma Stanco Contento Sfiduciato 190

191 In questo momento mi sento ansioso
Self-ratings (il soggetto deve esprimere una valutazione su una scala prefissata) In questo momento mi sento ansioso Livello minimo 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Livello massimo Oppure Livello minimo Livello massimo 191

192 Differenziale semantico
Differenziale semantico. Questo strumento ha lo scopo di quantificare le reazioni cognitive ed affettive suscitate da un concetto-stimolo (ad es., la pace). Il soggetto deve valutare ogni concetto-stimolo su una serie di aggettivi opposti (ad es., bello/brutto), che vengono definiti ‘polari’. Per ogni coppia di aggettivi il soggetto deve indicare a quale dei due poli il concetto-stimolo si avvicina maggiormente, su una scala a 7 gradi, il cui punto intermedio indica l’equidistanza tra i due aggettivi polari. Tramite questa tecnica è possibile ottenere indicazioni meno razionali rispetto ai questionari. 192

193 Bello __ Brutto Forte Debole Gradevole Sgradevole Attivo Passivo
Il sole Bello __ Brutto Forte Debole Gradevole Sgradevole Attivo Passivo Giovane Vecchio 193

194 Tecniche implicite: priming
Tale tecnica parte dal presupposto che gli stereotipi siano costituiti da associazioni semantiche, quindi, ogni volta che la categoria viene attivata saranno attivati anche gli attributi stereotipici ad essa collegati: maggiore è la forza che lega gli attributi alla categoria più facilmente questi attributi saranno attivati quando si attiva la categoria. L’attivazione degli attributi stereotipici è automatica, il soggetto cioè non è consapevole di compiere queste associazioni. Inoltre, quando si attiva la categoria, non vengono attivati solo gli attributi stereotipici ad essa collegate, ma anche le sue valutazioni generali. 194

195 Con questa tecnica si presenta, sullo schermo di un computer un’etichetta (stimolo prime) rappresentativa dell’oggetto o della categoria in esame (ad es., “eutanasia”, “immigrati”) a livello subliminale. Immediatamente dopo la presentazione dell’etichetta viene presentato un aggettivo. Il compito del soggetto è di indicare più velocemente possibile se l’aggettivo presentato abbia valenza positiva o negativa. Il tempo di risposta è utilizzato come indice della valutazione: se la valutazione è positiva si risponderà più velocemente agli aggettivi positivi che a quelli negativi; il contrario se la valutazione è negativa. È anche possibile utilizzare, invece delle etichette, delle foto rappresentative delle categorie. 195

196 Tecniche implicite: IAT
Il Test di Associazione Implicita (IAT) prevede l’utilizzo di due categorie (ad es., Italiani vs. Arabi) e parole con valenza positiva o negativa. Al soggetto compare sullo schermo una parola, che può indicare una categoria (ad es., Italiani) o una valenza (ad es., “buono”). Il compito del soggetto sarà di individuare a quale categoria appartiene la parola presentata (si possono presentare al soggetto una serie di nomi di persone e chiedergli di stabilire se i nomi sono di Italiani o Arabi; ad es., Mario, Luigi, Mohammed, Ali) o che valenza ha una parola (ad es., vomito, arcobaleno). 196

197 Le categorie e la valenze vengono incrociate, ad esempio, il soggetto deve decidere se la parola presentata è un nome italiano o un aggettivo negativo, oppure se è un nome extracomunitario o un aggettivo negativo. Anche in questo caso il tempo di risposta è utilizzato per rilevare la valutazione. Se la valutazione di una categoria è negativa, quando il soggetto deve dare la risposta nella condizione in cui i concetti sono poco associati (ad es., nomi di arabi e parole positive) i tempi di reazione saranno più elevati rispetto a quando i concetti sono molto associati (ad es., nomi di arabi e parole negative). 197

198 Problemi relativi all’uso degli strumenti
Uno strumento di misura deve essere sensibile, deve avere, cioè, una buona capacità discriminativa. Questo significa che una strumento di misura deve essere in grado di cogliere le differenze esistenti tra i soggetti, rispetto alla variabile di interesse. Uno strumento deve valutare coerentemente e stabilmente la stessa variabile, deve, cioè, essere attendibile. Uno strumento deve rilevare le variabili per cui è stato costruito e non altre, deve, cioè, essere valido. 198

199 L’attendibilità L’attendibilità o affidabilità di uno strumento indica la capacità dello strumento di essere risomministrato sugli stessi soggetti, dando risultati simili. In qualunque operazione di misura il punteggio ottenuto può essere sempre influenzato da tre tipi di errore: l’errore dovuto all’uso irregolare dello strumento (dà luogo ad oscillazioni casuali); l’errore dovuto all’alterazione dello strumento (porta a variazioni sistematiche); l’errore dovuto al fatto che lo strumento introduce una distorsione sistematica (porta a variazioni sistematiche). 199 199

200 Per stimare l’affidabilità di uno strumento si usano tre procedimenti:
Il test-retest, che consiste nel testare nuovamente lo strumento a distanza di tempo (subisce gli effetti della storia e della maturazione); Le forme parallele, che consiste nella messa a punto di due versioni dello stesso strumento (è di difficile realizzazione ed entrambe le forme possono contenere lo stesso errore sistematico); Lo split-half, che consiste nel dividere a metà lo strumento e somministrare separatamente le due versioni. 200 200

201 La validità La validità di uno strumento di misura indica la capacità dello strumento di rilevare la variabile che si intende rilevare e non altre. La validità di contenuto indica la misura in cui lo strumento in esame contiene un campione rappresentativo del comportamento o atteggiamento che si vuole misurare, indica, cioè la corrispondenza dello strumento ad un preciso modello teorico. La validità convergente riguarda il grado di concordanza tra lo strumento in esame ed un altro strumento di provata validità. La validità predittiva indica il grado in cui una variabile rilevata con lo strumento in esame è capace di prevederne un’altra, che si suppone sia associata con la variabile in oggetto. 201 201


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