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LA REPUBBLICA SIAMO NOI

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Presentazione sul tema: "LA REPUBBLICA SIAMO NOI"— Transcript della presentazione:

1 LA REPUBBLICA SIAMO NOI
con la collaborazione di ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI SEZIONE DI ROMA LA REPUBBLICA SIAMO NOI “La Costituzione nella vita e la vita nella Costituzione” Laicità e intercultura

2 Perché questi incontri
Parliamo di noi, del nostro passato e del nostro futuro alla perenne ricerca di un equilibrio tra persona e sovranità.

3 Sovranità elementi costitutivi
Legalità conformità alle prescrizioni della legge Giustizia la virtù rappresentata dalla volontà di riconoscere e rispettare il diritto di ognuno mediante l’attribuzione di quanto gli è dovuto secondo la ragione e la legge Giustizia Sociale Il fine assegnato alla politica sociale ed economica di garantire l’eguaglianza dei diritti di tutti i cittadini, la libera esplicitazione della loro personalità

4 Sovranità nello Stato Moderno concezione giusnaturalistica e contrattualistica elaborata da Hobbes ( ) a Rousseau ( ) il politico non è inteso come un ordine immutabile che discende dall’alto, ma è visto come una costruzione artificiale che si crea dal basso, ad opera di un libero accordo tra gli esseri umani. Perché esista una società organizzata , occorre che vi sia all’origine il progetto liberamente e razionalmente perseguito dagli individui di porre fine alla condizione prepolitica dello Stato di natura e di procedere alla formazione delle istituzioni civili, di modo che i diritti di ciascuno siano salvaguardati da un assetto di leggi positive. Lo Stato diviene il prodotto di una contrattazione volontaria , non ha altra forma di legittimazione all’infuori del consenso dei singoli e trova il suo limite nella finalità per la quale è stato fondato, che è quella di proteggere le libertà di tutti i cittadini. L'uomo, secondo la riflessione hobbesiana, è un animale pre-politico, che vive in uno stato di natura, dove sussiste una sostanziale eguaglianza e libertà, ma che, come accennato prima, pone di fronte la questione della giustizia e del diritto in questa società: se gli uomini dello stato di natura sono tutti uguali, ci fa presente Hobbes, allora è conseguente il fatto che abbiano tutti gli stessi diritti, e nella stessa misura, rispetto a tutte le cose che sono presenti nella natura. Dunque, a questo punto Aristotele avrebbe risposto che naturalmente la società si sarebbe organizzata in governanti ed obbedienti, mentre l'evidenza dei fatti, ci dice Hobbes, a partire dalla componente competitiva della natura umana prima sottolineata, e dalla possibilità giuridicamente giustificata di poter accedere a qualunque cosa con qualsiasi mezzo, dimostra come lo stato di natura sia una "guerra di tutti contro tutti", e la vita divenga solitudine, brutalità, violenza e miseria. La domanda che sorge immediata è questa: come si può uscire da questo brutale stato di natura, stato di guerra intestina permanente? Hobbes sottolinea come lo stato di natura abbia queste caratteristiche, perché manchevole di un potere comune, e poiché è l'istinto di autoconservazione che regola l'agire umano in questo frangente, la ragione prescrive (soprattutto, verrebbe da pensare, a chi non sarebbe in grado di autoconservarsi perché più debole) di ricercare la pace e di conseguirla. La società, che prima era governata da miseria, paura e prevaricazione, può divenire regolata e sicura, tramite il controllo di quelle che Hobbes chiama "leggi di natura". Ma un dubbio ci mette in guardia: chi stabilirà le regole, e soprattutto, chi garantirà il loro rispetto? È in questa questione che Hobbes inaugura il metodo contrattualista: gli uomini troveranno regole comuni, sacrificheranno parte della loro libertà in cambio della tutela e del rispetto delle regole stabilite, stilate nero su bianco su un contratto sottoscritto, e faranno riferimento ad un unico grande rappresentante istituzionale, il Leviatano, che altro non rappresenta per Hobbes, che la forza gigantesca di tutti coloro che hanno sottoscritto il contratto e che formano lo Stato, l'unità corporale di questo. I diritti totali che si avevano nello stato di natura devono essere completamente affidati ad un unico grande sovrano, lo Stato, sotto il cui potere tutti potranno vivere sicuri; le leggi di natura sono quindi i precetti di un'etica razionale della reciprocità, ed il contratto rappresenta la garanzia del loro rispetto. le leggi di natura sono quindi i precetti di un'etica razionale della reciprocità, ed il contratto rappresenta la garanzia del loro rispetto.

5 Riforma protestante 1517 L’affermazione del primato della coscienza provoca lo spostamento significativo dalla esteriorità della religione all’interiorità della fede e dalla mediazione salvifica della chiesa all’immediato rapporto con Dio. Il credente si svincola dalla subordinazione alla chiesa magistero, ed è chiamato ad assumersi la responsabilità delle sue scelte. La rivendicazione della capacità di autodeterminarsi porta con sé, come implicazione primaria , il fondamentale diritto alla libertà di coscienza, che a sua volta è matrice di ogni altro diritto. Il principio della responsabilità di tutti e di ciascuno (Sacerdozio universale) fa sì che, come si legge in un testo del 1644 relativo al sistema presbiteriano, « nessuno, per quanto degno di rispetto per la sua pietà, sapienza o cultura , o per quanto desideroso di potere, potrà avere nelle mani le redini del governo della chiesa per disporre o fare ciò che gli sembrerà opportuno. Tutti i problemi dovranno essere discussi, analizzati , risolti con il consenso di tutti nelle assemblee e nelle riunioni della congregazione» LA RIFORMA PROTESTANTE (1517) (integrazione e sintesi) La Riforma protestante è stata uno degli eventi più importanti dell’età moderna: anzi molti storici hanno considerato la Riforma come il fenomeno politico e culturale che più di tutti ha caratterizzato la modernità, differenziandola dal passato medioevale. In altre parole, lo spirito moderno della civiltà europea non sarebbe nato senza l’avvento del protestantesimo. Sulle origini e sulle cause della Riforma sono state avanzate tantissime ipotesi, ma probabilmente nessuna di esse, presa singolarmente, può spiegare in maniera esauriente le ragioni che furono alla base del fenomeno politico-religioso. Molto probabilmente bisogna tenere conto di una complessità di fattori che, combinandosi in quel preciso momento e contesto storico, ne provocarono lo sviluppo. Ad esempio sono stati indicati questi fattori: 1) la mancata riforma morale della Chiesa cattolica e quindi la sua corruzione, che sicuramente favorirono lo sviluppo delle teorie luterane (vedi polemica contro la vendita delle indulgenze) 2) la rivendicazione di uno spirito nazionalistico tedesco contrapposto al predominio romano: in altre parole i popoli tedeschi, non costituendo ancora un unico Stato nazionale, videro nelle tesi di Lutero un modo per affermare una propria identità nazionale, culturale e politica, identità che comportava il rifiuto di sottomettersi alla Chiesa di Roma; 3) il desiderio dei principi e degli Stati tedeschi di impossessarsi degli ingenti beni appartenenti alla Chiesa cattolica e di affermare nello stesso tempo la loro totale autonomia dall’Imperatore, considerato il rappresentante del papa; 4) l’esigenza profonda di ritornare ad un cristianesimo puro, spirituale ed interiore, contrapposto all’esteriorità, alla ritualità, ai formalismi e alla mondanità della Chiesa romana. Come si diceva, tutti questi elementi, che erano peraltro strettamente connessi tra loro, agirono simultaneamente e trovarono un terreno favorevole nella situazione politica e sociale tedesca dei primi decenni del XVI secolo: il concorso di tutti questi fattori determinò quindi il successo duraturo che il movimento promosso da Lutero conobbe, mentre altri analoghi movimenti dei secoli precedenti non avevano trovato condizioni altrettanto favorevoli e concomitanti. Ad esempio le teorie di Lutero non erano molto diverse da quelle di Wycliff e di Huss, eppure la predicazione di questi ultimi non ebbe quegli effetti dirompenti e duraturi che invece provocarono le tesi del monaco tedesco: in Germania quindi si crearono quelle condizioni oggettive che consentirono il verificarsi di una vera e propria rivoluzione religiosa e politica, condizioni che probabilmente erano assenti nella Boemia di Hus e nell’Inghilterra di Wycliff. ASPETTI TEOLOGICI DEL LUTERANESIMO La Riforma protestante si basò su una profonda revisione dei dogmi cattolici. Si possono così riassumere i caratteri essenziali della teoria luterana: 1) la salvezza dell’uomo non dipendeva più dal libero arbitrio, cioè dalla possibilità di compiere il bene o il male, quindi dalle azioni e dalle opere compiute durante la vita, ma solo e soltanto da un disegno divino, cioè dalla scelta imperscrutabile di Dio di destinare alcuni uomini alla salvezza e altri alla dannazione (teoria della predestinazione). 2) Le opere e le azioni umane non potevano salvare l’uomo in quanto egli possedeva una natura corrotta, imperfetta e peccatrice, che lo portava verso il male (pessimismo sulla natura umana):nessun uomo, nemmeno il più santo, avrebbe potuto applicare in pieno le prescrizioni morali del vangelo in quanto la debolezza della sua natura non lo consentiva (anche i santi erano deboli e peccatori). 3) Solo Dio dunque poteva salvare. In che modo? Donando, attraverso la sua grazia, la fede agli uomini. L’uomo quindi non si salvava perché compiva opere buone (anche se queste erano senza dubbio importanti ed utili) ma solo in quanto possedeva la fede in Dio e in Cristo. La fede, e solo essa, era pertanto salvifica, ma la fede non si acquistava con i meriti e con le opere: essa era un dono di Dio e nessuno poteva sapere perché alcuni uomini l’avessero ed altri no. Dio sceglieva misteriosamente a quali uomini donare la fede e a quali no (la predestinazione di cui si parlava nel punto 1). Per i cattolici invece l’uomo cooperava con Dio alla propria salvezza, nel senso che le sue scelte e le sue azioni erano importanti tanto quanto la fede: l’uomo infatti, dotato di libero arbitrio (uguale possibilità di compiere il bene o il male), era tenuto a sviluppare un vero e proprio “combattimento spirituale”, attraverso cui acquistava quei meriti necessari alla propria salvezza. Espresso in sintesi questo concetto si può riassumere nel modo seguente: per i protestanti l’uomo agisce cristianamente e si salva perché lo vuole Dio, che gli dona la grazia e la fede, per i cattolici invece l’uomo agisce cristianamente e si salva perché lo vuole lui, scegliendo di credere in Dio e di operare secondo la sua volontà. 4) Gesù non aveva istituito alcuna Chiesa, quindi nemmeno il sacramento del sacerdozio: i cattolici quindi avevano deformato il messaggio di Gesù e avevano creato istituzioni e sacramenti del tutto arbitrari ed infondati. Gli unici due sacramenti validi e giustificati erano il battesimo e l’eucarestia, tutto il resto era stata un’invenzione delle comunità cristiane costituitesi in Chiesa. Per incontrare Dio non c’era affatto bisogno della mediazione della Chiesa e dei sacerdoti, in quanto bastava leggere direttamente le Sacre Scritture: in questo senso tutti erano sacerdoti (sacerdozio universale) perché tutti erano chiamati dal Signore e tutti potevano leggere liberamente la Bibbia, senza dover sottostare all’interpretazione ufficiale di un’autorità ecclesiastica (libero esame delle Sacre scritture). La Chiesa era dunque un’istituzione inutile e illegittima: infatti nell’interiorità della propria coscienza ogni uomo poteva incontrare direttamente Dio, senza aver bisogno di intermediari. 5) Il culto della Madonna, dei santi e delle immagini sacre era stato un’invenzione arbitraria della Chiesa, cioè degli uomini, quindi non aveva alcun fondamento e alcuna ragion d’essere. Come si può notare, il risultato più significativo del protestantesimo fu quello di interiorizzare il cristianesimo, di riportarlo cioè ad una purezza spirituale che svalutava tutte le manifestazioni esteriori del culto religioso: gli aspetti comunitari e rituali della religiosità cattolica vennero completamente negati in nome dell’interiorità. IL CALVINISMO Il francese Giovanni Calvino non solo aderì alla Riforma luterana ma ne accentuò alcuni aspetti Tra l’altro è importante sottolineare che in Europa la diffusione e l’affermazione del calvinismo furono maggiori rispetto all’influenza esercitata del luteranesimo, il quale si concentrò soprattutto nell’area tedesca e scandinava. Schematicamente si possono così riassumere alcune differenze tra luteranesimo e calvinismo: 1) il calvinismo accentuò la teoria della predestinazione divina, che era sì presente in Lutero ma in modo più sfumato ed implicito. 2) Il calvinismo rivalutò l’importanza delle opere umane attraverso la teoria del lavoro inteso come vocazione. Se era vero infatti che solo Dio salvava in base ad un proprio imperscrutabile disegno, era però altrettanto vero che il successo nell’attività lavorativa e sociale era una sorta di segnale della stessa predestinazione: in altre parole, lavorare bene, produrre ricchezza, essere utili alla società costituivano probabilmente i segni che Dio inviava per far comprendere chi fosse predestinato alla salvezza. La ricchezza e il lavoro assunsero così un significato estremamente positivo, in quanto, attraverso essi, Dio stesso in un certo senso comunicava la sua scelta: lavorare equivaleva quasi a pregare, a glorificare e a ringraziare Dio e la ricchezza che derivava dal lavoro era anch’essa una benedizione divina. L’amore per il lavoro, per la sobrietà, per il risparmio era una vocazione che discendeva da Dio ed era anche il segnale della sua scelta. Con questa teoria Calvino operò una vera e propria rivoluzione culturale rispetto al passato: infatti nel Medioevo la ricchezza era stata considerata quasi come un’opera demoniaca e come fonte di ogni vizio e peccato. Con Calvino invece essa divenne opera divina e fonte di virtù, mentre l’ozio e la povertà assunsero significati negativi (la povertà in un certo senso derivava dall’ozio, che costituiva appunto un vizio e un peccato). Come è stato sottolineato da molti storici contemporanei, la teoria calvinista del lavoro si collegò strettamente allo sviluppo ed all’affermazione del nascente capitalismo europeo: essa cioè fu, per certi aspetti, l’espressione ideologica di esigenze e valori tipici delle classi borghesi in ascesa, quelle classi che mettevano in discussione l’ordinamento politico, sociale e culturale della vecchia società aristocratica e feudale. Non fu un caso infatti che il calvinismo si diffuse soprattutto in quelle regioni europee (ad esempio Paesi Bassi, Inghilterra, Francia) in cui erano in atto quei processi di trasformazione economica e sociale collegati all’ascesa della borghesia. 3) Il calvinismo si differenziò dal luteranesimo anche sul tema dei rapporti tra etica e Stato, ossia tra religione e politica. Lutero aveva distinto nettamente i due ambiti, in quanto la religione e l’etica riguardavano solo l’interiorità (quindi la dimensione della coscienza), mentre le leggi dello Stato riguardavano i comportamenti esteriori dell’uomo (la cosiddetta legalità). Pertanto la sfera giuridica e politica, che regolava i rapporti sociali, era ben distinta da quella morale e religiosa e lo Stato era visto come una sovrastruttura necessaria, in quanto senza il suo potere l’individuo si sarebbe abbandonato alle peggiori nefandezze. Lutero riconobbe al potere statale una propria autonomia rispetto alla religione, anzi era dovere del cristiano subordinarsi totalmente alle sue norme e alle sue leggi, anche se tale Stato non aveva il diritto di invadere la sfera religiosa, che riguardava appunto la coscienza e l’interiorità dei cittadini. In Calvino invece questa prospettiva fu ribaltata in quanto il potere civile e politico non poteva e non doveva essere autonomo rispetto alle norme etiche e religiose: queste ultime infatti stavano alla base della stessa vita civile, per cui non era possibile separare nettamente sfera religiosa privata e sfera politica pubblica. Calvino quindi teorizzò una sorta di Stato teocratico, ossia uno Stato in cui il potere doveva essere esercitato in conformità agli ideali etici della religione cristiana: i comportamenti pubblici e politici erano dunque subordinati alla supervisione e al giudizio della religione. Fu esattamente quello che i calvinisti attuarono quando presero il controllo della città di Ginevra. I calvinisti, tra l’altro, sostennero il diritto del popolo cristiano a destituire il sovrano, o chi esercitava il potere, quando costui non rispettava le leggi morali e naturali: essi introdussero quindi un principio democratico nella loro concezione politica, in quanto ritennero che la legittimazione del potere politico derivasse in ultima analisi dal basso, cioè dal popolo stesso. Al contrario la concezione luterana fu prevalentemente assolutista, nel senso che concepì lo Stato come un potere forte e indiscutibile, necessario per reprimere le tendenze negative ed egoistiche degli uomini e la cui sovranità derivava da Dio stesso, quindi dall’alto (vedi condanna di Lutero dei moti contadini).

6 Laicità liberale intreccio tra modernità e protestantesimo
Nella celebre Epistola sulla tolleranza (1689) , Locke pone la separazione radicale tra la sfera politica e la sfera religiosa, tra lo Stato e le chiese, che presentano caratteristiche, competenze e prerogative del tutto inassimilabili le une alle altre: «i confini, da entrambe le parti , sono fissi e immutabili » , e «confonde cielo e terra » chi mescola «questi due organismi , che sono per origine, per fini e per ogni rispetto assolutamente distinti». Lo Stato altro non è se non «un’associazione di uomini, costituita solo in vista del mantenimento e progresso dei loro interessi civili», vale a dire «la vita, la libertà, l’integrità e immunità del corpo, e il possesso degli oggetti materiali»; il suo specifico compito istituzionale è quello di assicurare la stabilità della convivenza civile e di garantire i diritti innati e inviolabili dei cittadini. Il 24 ottobre 1648 viene firmato il trattato di Westfalia, che mette fine alla guerra dei Trent'anni e sposta radicalmente gli equilibri di potere in Europa. La guerra dei Trent'anni era scoppiata nel 1618 a seguito del tentativo del re di Boemia (futuro sacro romano imperatore Ferdinando II) di imporre il cattolicesimo in tutti i suoi domini. I nobili protestanti si ribellarono e, verso gli anni '30 del Seicento, gran parte dell'Europa continentale era in fiamme In conseguenza del trattato di Westfalia il Sacro Romano impero venne dissolto, la Svezia acquisì il controllo del Baltico, l'indipendenza dell'Olanda dalla Spagna fu pienamente ribadita e la Francia fu riconosciuta come principale potenza europea. La Guerra aveva messo il continente a ferro e fuoco, specie la Germania, dove le armate di mercenari non retribuiti razziarono e saccheggiarono città, villaggi e fattorie.

7 Laicità liberale separazione della sfera spirituale dalla sfera pubblica
La sfera spirituale della «cura delle anime», di competenza delle chiese, si separa da quella politica del potere del magistrato, che deve fare osservare il rispetto delle leggi anche mediante l’uso della forza, ma non può esercitare alcun tipo di coercizione in materia religiosa, imponendo «articoli di fede, o dogmi , o forme di culto » , dal momento che «nessuno potrebbe, anche volendo, conformare la sua fede ai comandi di un altro». Lo Stato deve attenersi al suo statuto di laicità e mantenersi rigorosamente neutrale nei confronti delle diverse confessioni religiose, e le chiese, dal canto loro , hanno il diritto di scegliere liberamente la loro forma organizzativa, ma non hanno giurisdizione sul piano politico né possibilità di ingerenza nelle istituzioni pubbliche.

8 Laicità liberale e Libertà
Nel quadro del liberalismo, l’unica, vera libertà è la «libertà negativa» , vista come assenza di costrizioni, impedimenti , vincoli e imposizioni, di modo che l’autonomia personale sia preservata da ogni ingerenza esterna. Libertà circoscritta da una barriera protettiva che lo Stato difende e dallo Stato si difende.

9 tra il Seicento e l’età dei diritti
Rapporti tra sovrani improntati al “do ut des” secondo un principio di reciprocità valido anche per regolare violazioni Popoli “oggetto” del dominio dei sovrani Individui non contano salvo come “stranieri potenziali beneficiari” di norme tra Sovrani Unici individui riconosciuti come il Male sono i PIRATI

10 Giustizia nell’età dei diritti un contenuto in continua evoluzione
la virtù rappresentata dalla volontà di riconoscere e rispettare il diritto di ognuno mediante l’attribuzione di quanto gli è dovuto secondo la ragione e la legge Kant Da Metafisica dei costumi  (1797) L’uomo considerato nel sistema della natura […] è un essere di importanza mediocre ed ha un valore modesto […]. Ma considerato come persona […], l’uomo è al di sopra di qualunque prezzo. Perché da questo punto di vista […], egli non può essere considerato come un mezzo per i fini altrui, o anche per i propri fini, ma come un fine in se stesso, e cioè egli possiede una dignità (un valore interiore assoluto) mediante cui costringe tutte le altre creature ragionevoli al rispetto della sua persona e può misurarsi con ciascuna di esse e considerarsi eguale ad esse. Applicazione pratica: Il caso del nano

11 da I.Kant, Metafisica dei costumi, (1797)
Libertà e Giustizia LIBERTA’ DI COSCIENZA dell’individuo che emerge dalla comunità vitale di appartenenza e dall’ anonimato della normalità primaria (ciò che «si fa», «si pensa», «si deve»), prendendo posizione (consenso, dissenso) rispetto alla cultura tradizionale. Modello della veglia morale: chiedere ragione delle norme, approfondimento indefinito ed in ogni rispetto di ciò che è dovuto, di ciò che la realtà delle cose e delle persone esigono da noi, dubbio sulla fondatezza dei doveri già dati. RINNOVAMENTO da I.Kant, Metafisica dei costumi, (1797) Il Diritto (nel senso dell’ordinamento giuridico di uno Stato) esprime « le condizioni alle quali la volontà di ognuno può accordarsi con le volontà di ogni altro secondo una legge universale di libertà» «Se la giustizia scompare, non ha più alcun valore che vivano uomini sulla terra.» Aforismi indiani La terra non ci è data in eredità dai nostri genitori ma in prestito dai nostri figli Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.

12 Costituzionalizzazione persona
Art. 3 inaccettabili discriminazioni sulla base di «condizioni personali» Art. 13 libertà personale inviolabile Art. 32 rispetto della persona umana invalicabile allo stesso legislatore CONSENSO INFORMATO Art. 36 esistenza libera e dignitosa Art. 41 utilità sociale del lavoro nel rispetto della sicurezza, libertà e dignità della persona

13 Laicità e Chiesa Cattolica artt. 7, 8
Un difetto di origine che ha ostacolato il formarsi di una laica religione civile fondata sul patriottismo costituzionale Da Vitaliano Brancati , «L’uomo d’ordine», in Il Tempo, 12 dicembre 1946 «Non credo che quest’ultima diffidenza per la riforma morale sia da imputarsi alla Chiesa cattolica, la quale ha prodotto solitari moralisti e accoglie nel suo seno l’incitamento di S.Francesco, il più forte che abbia dato l’Italia nel campo della moralità. Piuttosto alla società italiana stessa è da imputarsi la Chiesa cattolica quale massima rappresentante di questa diffidenza verso il Pensiero, la Critica, la Riforma» Senza spegnere l’ispirazione laica della nostra Costituzione

14 Il fardello della libertà
Da La leggenda del Grande Inquisitore Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij [….] nulla mai è stato per l’uomo e per la società umana piú intollerabile della libertà! [….] Perché la preoccupazione di queste misere creature non è soltanto di trovare un essere a cui questo o quell’uomo si inchini, ma di trovarne uno tale che tutti credano in lui e lo adorino, e precisamente tutti insieme. E questo bisogno di comunione nell’adorazione è anche il piú grande tormento di ogni singolo, come dell’intera umanità, fin dal principio dei secoli. […] Ma dispone della libertà degli uomini solo chi ne acqueta la coscienza. […] Il segreto dell’esistenza umana infatti non sta soltanto nel vivere, ma in ciò per cui si vive. Senza un concetto sicuro del fine per cui deve vivere, l’uomo non acconsentirà a vivere e si sopprimerà piuttosto che restare sulla terra, anche se intorno a lui non ci fossero che pani. […] Ci sono sulla terra tre forze, tre sole forze capaci di vincere e conquistare per sempre la coscienza di questi deboli ribelli, per la felicità loro; queste forze sono: il miracolo, il mistero e l’autorità. […] E gli uomini si sono rallegrati di essere nuovamente condotti come un gregge e di vedersi infine tolto dal cuore un dono cosí terribile, che aveva loro procurato tanti tormenti. 

15 Libertà di coscienza e bioetica
Libertà di coscienza del legislatore o della persona che fa scelte di vita? L’unico protagonista non può essere un legislatore che s’impadronisce di ogni dettaglio e giudica una volta per tutte ricostruendo una situazione artificiale di impossibilità al posto di quella naturale, travolta dal progresso scientifico. La dignità sociale non può essere il frutto di una imposizione, dell’obbligo di conformarsi a un modello imposto dall’esterno. Nasce dal combinarsi di principi rispettosi della libertà delle persone, di servizi sociali in grado di liberarle dalle costrizioni, di informazioni fornite in modo non direttivo, ma volte a favorire l’autonomia di giudizio. No a comitati di esperti cui la pigrizia dei legislatori trasferisce un potere di chiudere la discussione invece di creare le condizioni della sua massima apertura

16 Valori non negoziabili e obiezione di coscienza
La Pontificia Accademia per la vita ha «raccomandato una coraggiosa obiezione di coscienza» a tutti i credenti e, in particolare a «medici, infermieri, farmacisti, e personale amministrativo, giudici e parlamentari ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero azioni che la mettono in pericolo».

17 Dalla supremazia alla compatibilità
Supremazia: norma giuridica come strumento per chiudere un conflitto dando prevalenza a uno soltanto tra gli interessi presenti Compatibilità: far coesistere valori, punti di vista, interessi diversi Misura nell’uso dello strumento legislativo affinché non si trasformi in scorciatoia autoritaria per imporre valori non condivisi Servizi sociali e giudici rendono possibile il passaggio dall’asrtazione della norma generale alla considerazione delle condizioni materiali.

18 Laicità e Multiculturalismo limiti del modello classico di separazione
Le Costituzioni fanno riferimento all’universalismo dei diritti degli esseri umani innati e preesistenti gli stessi stati, per il quale gli individui, a prescindere dalla loro origine e ascrizione comunitaria , hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri e sono soggetti alle medesime leggi. La globalizzazione ed i fenomeni migratori mettono in crisi il concetto di sovranità e cittadinanza confinati territorialmente e culturalmente. Il modello classico di separazione entra in crisi perché: Incapace di rispondere alla domanda di ritorno del religioso e riconoscimento identitario oggi così marcata e di impedire l’inasprimento dei contrasti culturali e religiosi che la compresenza di gruppi disomogenei porta inesorabilmente con sé. Sacrifica la ricchezza delle differenze nel momento in cui si attiene alla versione liberale dello spazio pubblico, in cui esso appare come una scena neutra e vuota, dove non entrano in gioco le identità culturali e religiose poiché le convinzioni di ciascuno vengono relegate e confinate nella sfera dell’esistenza privata, senza essere messe a confronto nella comunicazione pubblica.

19 Migranti A scuola di diversità

20 Laicità e Intercultura modello pluralista di inclusione
strategia del confronto pubblico tra le differenze a cui la democrazia affida il compito di definire le regole della convivenza civile e di trovare soluzioni normative concordate circa le questioni di rilevanza pubblica che di volta in volta si presentano sulla scena politica. Il confronto pubblico non avviene in un vuoto giuridico e legislativo, ma in uno spazio delimitato dalla cornice giuridica della Carta costituzionale e regolamentato dalle sue leggi inviolabili, le quali, mentre fissano il sistema dei diritti e delle garanzie fondamentali dei cittadini, li vincolano al tempo stesso all’adempimento responsabile di una serie di altrettanti precisi doveri. La compatibilità con i principi costituzionali diviene il criterio in base al quale la società democratica vaglia di volta in volta quali rivendicazioni identitarie, legate a particolarità di costume e di modi di vita, possano essere accettate e quali debbano essere rifiutate.

21 Laicità pluralista e Patria
Appare qui nettissima la linea di demarcazione tra l’integrazione giuridico-politica che include l’altro nel sistema del costituzionalismo democratico ma gli permette di mantenere la sua diversità, e l’assimilazione culturale, che gli imporrebbe invece di rinunciare alla propria specificità. Tale distinzione è resa possibile dal significato che la parola patria riveste in questo contesto: essa non è fatto, ma un patto, non presuppone un’identità nazionale radicata in una comune origine etnica, culturale, religiosa, ma assume una connotazione civico-politica e sta a indicare l’adesione ai principi costituzionali e il lealismo nei confronti delle istituzioni pubbliche da parte di cittadini diversi per provenienza e per appartenenza.

22 Religione e sfera pubblica
Art. 3 uguaglianza senza distinzione di religione Art. 19 diritto di professare liberamente la propria fede Art. 21 diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero Art. 33 istruzione precondizione della democrazia; scuola pubblica «organo costituzionale» L’entrata laica della religione nello spazio pubblico avviene in condizioni di parità non attraverso l’attribuzione di privilegi in un contesto caratterizzato da uguaglianza e riconoscimento delle diversità.

23 Da discorso di Calamandrei 1950
Scuola pubblica Da discorso di Calamandrei 1950 La scuola, come la vedo io, è un organo “costituzionale”. […] Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue [...] serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La scuola di Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici, né protestanti, né marxisti […] strumento di questa eguaglianza civica, di questo rispetto per le libertà di tutte le fedi e di tutte le opinioni [...]. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre: (1) che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre. (2) Che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione [….] (3) Non dare alle scuole private denaro pubblico.

24 Costituzione rigida per difendere ed impegnare
LA COSTITUZIONE E’ LA LEGGE DELLE LEGGI CHE DA’ UN QUADRO DI RIFERIMENTO PER RICERCARE SOLUZIONI ALLE SFIDE ATTUALI. NON ESISTONO SOLUZIONI CERTE PREDEFINITE. DEVONO ESSERE COMPATIBILI CON I PRINCIPI IN ESSA CONTENUTI “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” Eleanor Roosvelt Presidente Commissione Onu Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo

25 Laicità pluralista e Libertà
libertà positiva che si gioca nella sfera collettiva e compete a ciascuno in quanto cittadino che ha il diritto di partecipare attivamente alla produzione delle decisioni pubbliche e di contribuire, insieme agli altri, alla delineazione delle strutture normative della società politica; libertà costruttiva, che trova attuazione nello Stato e apre la via all’assunzione di responsabilità nei confronti del politico, delle istituzioni, in una parola di ciò che è pubblico.

26 Essere Laico NESSUN UOMO E’ UN’ISOLA E SIAMO TUTTI LEGATI AGLI ALTRI
Non c’è contrapposizione tra laico e religioso; c’è contrapposizione tra laico e  dogmatico. Per noi sono laici tutti quelli che: confidano nelle qualità di uomini e donne senza certezze, non hanno in tasca verità assolute da imporre agli altri, sanno trasformare questa mancanza di certezze, fonte di paure e di fedi entrambe al plurale, in necessità di confronto, capacità di ascolto, umiltà, fiducia negli altri e disponibilità al lavoro comune, credono, come diceva Pasolini, che “i diritti civili sono i diritti degli altri”.


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