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PROGETTO SICUREZZA IN CATTEDRA 2006

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Presentazione sul tema: "PROGETTO SICUREZZA IN CATTEDRA 2006"— Transcript della presentazione:

1 PROGETTO SICUREZZA IN CATTEDRA 2006
LA NASCITA DI QUESTO PROGETTO Con il progetto “Sicurezza in cattedra” abbiamo affrontato il tema della sicurezza sul lavoro. Con questa iniziativa ci siamo quindi posti l’obiettivo di imparare a percepire il rischio in un modo più “professionale”, attraverso il primo passo (fondamentale) dell’informazione. Solo quando si conoscono le varie tipologie di rischio che sono presenti su un dato posto di lavoro, siamo in grado di adottare delle adeguate prevenzioni in tema di sicurezza collettiva e, solo successivamente, di sicurezza individuale.

2 PROGETTO SICUREZZA IN CATTEDRA 2006
L’ESIGENZA DI OCCUPARSI DELL’ACQUEDOTTO DI FIRENZE Dopo aver trattato delle varie tipologie del rischio, abbiamo preso in esame un particolare posto di lavoro, quale l’acquedotto di Firenze. La nostra scelta è dovuta al fatto che questo ambiente presenta al suo interno svariate tipologie di rischio (elettrico, chimico, tossicologico). Prima di affrontare la visita guidata dell’impianto di potabilizzazione dell’Anconella, ci siamo serviti di un dvd che ci ha illustrato il percorso dell’acqua, descrivendo tutte le fasi e le sostanze usate nel processo di potabilizzazione.

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4 IMPIANTO DI S. MARIA A MANTIGNANO

5 IMPIANTO DI SAN COLOMBANO

6 IMPIANTO DI POTABILIZZAZIONE DELL’ANCONELLA

7 IL PROCESSO DI POTABILIZZAZIONE DELL’ACQUA
LA NECESSITA’ DI RENDERE L’ACQUA POTABILE Il processo di potabilizzazione dell’acqua è tanto complesso quanto indispensabile per la popolazione. Di fatto richiede il costante impegno di ben 400 addetti nei soli tre impianti prima citati. L’acqua è inquinata da sostanze civili e industriali, ma anche da microrganismi patogeni che, se non eliminati, sono la causa di gravi danni alla salute dell’uomo. Vediamo di seguito il percorso dall’acqua a partire dalle opere di presa dell’impianto dell’Anconella fino ai rubinetti delle abitazioni e tutte quelle sostanza che la rendono potabile.

8 IL PROCESSO DI POTABILIZZAZIONE DELL’ACQUA
LE SOSTANZE USATE E I PROCESSI ADOTTATI Barriera galleggiante: Prima di entrare nell’impianto l’acqua prelevata dal fiume Arno passa attraverso una barriera galleggiante che ha la funzione di trattenere oli vegetali e minerali Griglie: Successivamente l’acqua viene filtrata attraverso delle griglie di vario spessore per eliminare materiali di una certa consistenza Le pompe: L’acqua viene poi spinta da 3 pompe la cui portata varia ciascuna da 1500 l/s a 2000 l/s (potenza 373 Kw cad.) e da 2 pompe ausiliarie sommerse con portata di 1000 l/s cad.

9 IL PROCESSO DI POTABILIZZAZIONE DELL’ACQUA
Biossido di Cloro: Questa sostanza è data dal Clorito di Sodio (NaClO2) e dall’Acido Cloridrico (HCl). Ha la funzione di disinfettare l’acqua e di eliminare i microrganismi (batteri, spore, virus, animali unicellulari). Il Biossido di Cloro elimina inoltre le sostanze chimiche inquinanti. Viene prodotto all’interno dell’acquedotto e viene dosato da degli appositi misuratori secondo il grado di inquinamento dell’acqua.

10 IL PROCESSO DI POTABILIZZAZIONE DELL’ACQUA
Anidride Carbonica (CO2): Regola l’acidità dell’acqua al fine di migliorare l’effetto dei successivi trattamenti. Carbone Attivo in Polvere: Il carbone attivo in polvere viene trasportato dai camion cisterne e successivamente inserito nei grandi contenitori detti Silos. A contatto con questa sostanza l’acqua diventa nera e allo stesso tempo viene purificata da molecole organiche di origine naturale o derivanti da attività umane (tensioattivi, detersivi, pesticidi usati in agricoltura). Come per il Biossido di Cloro, anche il Carbone Attivo in Polvere deve essere dosato in corrispondenza del tasso di inquinamento dell’acqua.

11 IL PROCESSO DI POTABILIZZAZIONE DELL’ACQUA
Ripartitori: Nei ripartitori l’acqua è sottoposta all’aggiunta di una sostanza liquida, il Flocculante (Policloruro Solfato Basico di Alluminio). Decantatori: I decantatori sono delle grandi vasche dove avviene il processo di “decantazione” dell’acqua: il Flocculante, unendosi alle sostanze in sospensione forma dei fiocchi che, essendo pesanti, si depositano sul fondo delle vasche rendendo l’acqua molto limpida. Biossido di Cloro: L’acqua viene sottoposta ad una nuova aggiunta di Biossido di Cloro. Filtri a sabbia quarzifera: In questa fase l’acqua scorre dall’alto verso il basso nei filtri a sabbia quarzifera per eliminare eventuali sostanze in sospensione, le quali rimangono nella sabbia dei filtri e che vengono rimosse con lavaggio controcorrente con acqua e aria dei filtri stessi.

12 IL PROCESSO DI POTABILIZZAZIONE DELL’ACQUA
Ozonizzazione: In questa fase l’acqua viene portata, attraverso tubazioni, in vasche sotterranee dove si unisce con l’Ozono, che viene prodotto nei reattori. Il contatto con questo gas fornisce un’ulteriore garanzia sulla sicurezza microbiologica dell’acqua, visto che è uno dei più potenti battericidi e riesce ad eliminare delle sostanze che il Biossido di Cloro non è in grado di togliere. L’Ozono migliora anche le caratteristiche organolettiche dell’acqua. Carbone in granuli: A questo punto l’acqua viene fatta passare attraverso dei filtri contenenti Carbone in granuli, che incrementa l’opera finora svolta dal Carbone Attivo in Polvere (questa fase avviene solo nell’impianto di Mantignano) Centrale di Spinta: È un edificio sotto al quale ci sono delle vasche sotterranee dove l’acqua si “riposa” per 30 minuti a contatto per la terza volta con il Biossido di Cloro, che è poi indispensabile nel trasporto dell’acqua per mantenerla potabile. In questo edificio sono situate le pompe che permettono all’acqua di distribuirsi lungo una rete di 900 km. Controllo: All’interno dell’impianto esiste un laboratorio in cui si verifica che l’acqua sia davvero potabile. I campioni vengono estratti prima, durante e dopo il processo di potabilizzazione. Vengono eseguite più di analisi chimiche e biologiche all’anno.

13 IL RISCHIO CHIMICO

14 IL RISCHIO CHIMICO

15 IL RISCHIO CHIMICO Accorgimenti: Affinché non si verifichino esplosioni o incendi è importante tenere separate le sostanze che fra loro causano reazioni chimiche. Oltre a tenere le varie sostanze separate in contenitori numerati e colorati per un’immediata distinzione, si adottano delle procedure che garantiscono un’ulteriore grado di sicurezza: all’arrivo dei camion cisterne si effettuano dei controlli sulle sostanze contenute negli stessi camion. Queste devono rispettare tutte le specifiche tecniche per poi poter essere riversate nei rispettivi contenitori. Una volta nei contenitori è importante che il percorso delle varie sostanze avvenga entro “circuiti” di tubazioni ben distinte. È infatti molto rischioso che due o più gas percorrano una stessa tubazione, poiché si causerebbero reazioni pericolose.

16 Descrizione dell’impianto elettrico
IL RISCHIO ELETTRICO Descrizione dell’impianto elettrico

17 IL RISCHIO ELETTRICO Il sistema con cui è stato realizzato l’impianto è il TN, nel quale il collegamento delle masse a terra avviene all’interno della cabina privata dell’acquedotto. L’impianto, basato sullo schema “entra-esci”, vanta della continuità di servizio necessaria, grazie ai due arrivi della linea ENEL. In caso di guasti o incendi si ha inoltre la possibilità di “bypassare” uno o più trasformatori dal resto dell’impianto per evitare l’ampliarsi dei danni. Altra cosa importante è che solo il personale addetto alla manutenzione dell’impianto elettrico è in grado di apportare queste modifiche all’impianto stesso. Questo avviene perché si può agire sugli apparecchi di comando di quadri e trasformatori solo attraverso l’uso di chiavi come si può notare dalle foto delle pagine successive.

18 IL RISCHIO ELETTRICO Trasformatori

19 IL RISCHIO ELETTRICO Apparecchiature di comando sui Trasformatori

20 IL RISCHIO ELETTRICO Quadri di comando locali (laboratorio chimico, centrale biossido, …)

21 Trasformatore n° 2 Sezione Potenza (scorta)
IL RISCHIO ELETTRICO Trasformatore n° 2 Sezione Potenza (scorta)

22 IL RISCHIO ELETTRICO Sezionamento Pompe

23 Plc controllo dosatori
IL RISCHIO ELETTRICO Plc controllo dosatori

24 IL RISCHIO ELETTRICO

25 IL RISCHIO ELETTRICO Nella precedente illustrazione vengono mostrati i comportamenti da seguire in prossimità della cabina di trasformazione. Ovviamente, nel caso in cui l’incendio coinvolga l’impianto elettrico, è vietato usare acqua o estintori contenenti soluzioni acquose. Gli estintori in dotazione per la protezione dai rischi elettrici devono contenere polveri asciutte, anidride carbonica o alotano. Anche se alcuni estintori contenenti soluzioni acquose come AFFF potrebbero soddisfare le richieste del test di conduttività elettrica espresso nello standard britannico 5423, essi potrebbero non ridurre il rischio di conduttività elettrica in modo sufficiente lungo le superfici bagnate come il pavimento. Di conseguenza, tali estintori non dovrebbero essere forniti in modo specifico per la protezione dai rischi elettrici.

26 Scheda tecnica acquedotto – www.publiacqua.it
Aggiunta di carbone attivo in polvere per l'eliminazione di sostanza chimiche (es.tensioattivi,pesticidi) Ripartizione dell'acqua in due impianti di decantazione-filtrazione (linea Degrémont e linea Panelli) Linea Degrémont chiariflocculazione per l'abbattimento delle sostanze in sospensione - 4 decantatori Pulsator: portata 625 l/s cad. - superficie totale 3600 m2 - filtrazione per trattenere eventuali particelle ancora in sospensione: 2 filtri a sabbia quarzifera - superficie filtrante totale 1800 m2 - altezza letto di sabbia 1 m - velocità 5 m/h. Linea Panelli chiariflocculazione - 6 decantatori Dorr - portata circa 250 l/s cad. - superficie totale 3690 m2 - filtrazione per trattenere eventuali particelle rimaste in sospensione: 18 filtri rapidi a sabbia quarzifera - superficie filtrante totale 1100 m2 - altezza letto di sabbia 1 m - velocità 4.6 m/h. Ozonazione - dosaggio O3 2 g/m3 - tempo di contatto 10 minuti. Trattamento con azione battericida e virulicida - rimozione di microinquinanti chimici - miglioramento della qualità organolettiche dell'acqua Filtrazione su carbone granulare attivo, 14 filtri di 130, 4 mq cad. - altezza letto carbone m - velocità m/h - superficie filtrante totale mq - assorbimento molecole disciolte nell'acqua - degradazione biologica sostanze organiche con conseguente eliminazione di odori e gusti sgradevoli Post-disinfezione con biossido di cloro( tempo di contatto 30 minuti) L'acqua così trattata viene immessa in rete di distribuzione (900 km) dalla centrale di spinta costituita da 6 pompe ciascuna con portata di 1000 l/s prevalenza 6 atm. - potenza 710 kw.

27 CONCLUSIONI Abbiamo analizzato le due principali tipologie di rischio che interessano l’acquedotto. Una volta che si è coscienti dei rischi che si corrono bisogna mettere in atto un piano di sicurezza, che sarà redatto da un organo addetto, il SERVIZIO PREVENZIONE e PROTEZIONE. Da questo punto di vista l’impianto di potabilizzazione dell’Anconella è all’avanguardia con i più importanti d’Europa. Le soluzioni adottate sono in molti casi quasi “scontate”, ma allo stesso tempo molto efficaci ed indispensabili per evitare che si verifichino incidenti (basti pensare alla suddivisione delle sostanze in contenitori di diverso colore). La strategia dell’azienda è, ovviamente, quella di rendere la sua rete di distribuzione sempre più efficiente sul territorio e parallelamente quella di sensibilizzare l’utenza al risparmio idrico, con adeguate campagne pubblicitarie (soprattutto nel periodo estivo).


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