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PubblicatoGiulio Morelli Modificato 10 anni fa
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Dialogi Sono dieci trattati filosofici per un totale di dodici libri Il titolo è improprio: i dieci trattati,di argomento morale,non sono del tipo platonico,che prevede l’assegnazione di parti precise a ciascun interlocutore,bensì essi sono trattazioni esposti al destinatario e dedicatario dell’opera.
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Cronologia incerta,quindi li elenchiamo secondo un ordine approssimativo:
Consolatio ad Marciam; Consolatio ad Helviam; Consolatio ad Polybium; De brevitate vitae; De ira; De constantia sapientis; De vita beata; De tranquillitate animi; De otio; De providentia;
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Consolatio ad Polybium
Le Consolationes Temi Consolatie ad Marciam Consolatio ad Polybium Consolatio ad Helviam Morte di un familiare Esilio e lontananza
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Consolatio ad Marciam Scritta nel 40,anno prima dell’esilio di Seneca in Corsica Marcia è la figlia di Cremuzio Cordo Il figlio Metilio si è suicidato ancora giovanissimo Consolando Marcia per la scomparsa del figlio, Seneca celebra indirettamente l'opera dello storico Cremuzio Cordo in cui venivano esaltati Bruto e Cassio, gli uccisori di Cesare. Morte non come male estremo,ma come liberazione. Essa libera l’uomo dalla paura del futuro e lo preserva dagli “inganni” della vita,quindi pone fine alle sofferenze del presente. Inoltre il figlio suicidandosi ha schivato l’eventualità di diventare malvagio.
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Ma perché soffrire se tutto,perfino l’universo,è destinato a perire?
Nel finale di questa Consolatio,campeggia la visione grandiosa della catastrofe cosmica,potente nella sua rappresentazione e filosoficamente platoneggiante: nella conflagrazione universale <<anche noi,anime beate e partecipi dell’eterno,quando piacerà a Dio di iniziare un nuovo ciclo e sarà tutto una rovina,anche noi allora,piccola goccia nel marasma cosmico,torneremo a dissolverci negli elementi primordiali>>
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Consolatio ad Polybium
Scritta qualche tempo prima o qualche tempo dopo l’anno 44, anno in cui Claudio celebrò il trionfo sui Britanni e concesse a molti esuli il ritorno in patria. Tra questi non ci fu Seneca che rimase in Corsica. Nel proporre a Polibio come fonte di consolazione per il suo dolore,in seguito alla morte di un fratello,la vicinanza all’imperatore Claudio, Seneca introduce un elogio adulatorio di quest’ultimo,incentrato per lo più sulla clementia del principe. Precarietà delle cose mortali Ineluttabilità della morte per i viventi e per il cosmo Durezza della legge di natura per tutti gli esseri Elogio del defunto e di chi lo ha perso Invito a trovare conforto negli studi
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Consolatio ad Helviam Elvia, madre di Seneca è afflitta dal dolore per la lontananza forzata del figlio Seneca sostiene che la madre Elvia non debba affliggersi per il figlio,in quanto l’esilio è solo un mutamento di luogo,che rientra nelle vicende naturali della vita. Il sapiens è caratterizzato dall’imperturbabilità e inoltre non ha una particolare patria:la sua patria è il mondo Elvia per trovare conforto può dedicarsi agli studi D’altra parte l’esilio si rivelò assai utile per Seneca,in quanto gli consentì di ampliare il bagaglio delle sue letture,lontano dalle distrazioni della città,e soprattutto di avvicinarsi alla filosofia stoica che,com’è noto,influenzò non poco la sua vita dopo la relegazione.
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De brevitate vitae Seneca torna dall’esilio dopo 8 anni e compone l’opera probabilmente nel 49,ma alcuni studiosi ritengono che la data esatta sia quella del 62. La vita non è breve,ma sono gli uomini a renderla tale dedicando il loro tempo a tutto e a tutti,e riservandone poco a loro stessi. I più sono occupati nella vita pubblica e nelle faccende private e non si curano di sé e non si preoccupano di conoscere se stessi attraverso l’introspezione. Chi sa godere dell’otium, dedicandosi all’introspezione e alla filosofia, è il sapiens. Agli occupati spetta solo il presente fugace che sperperano intensamente
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De ira Anche di questo dialogo è impossibile fissare l’esatta datazione: 1.Riferimenti a Caligola fanno pensare come termine post quem al 41,morte dell’imperatore 2.Forse i primi tre libri scritti nel 41 e il terzo più tardi Altri ancora pensano che il De ira sia l’ultimo dei Dialogi senecani Seneca analizza in chiave psicologica le conseguenze,le tipologie,la genesi,gli aspetti sociali,le possibilità di cura dell’irrazionalità dell’ira. Dedicato al fratello Novato e si avvale di fonti filosofiche greche fra le quali Crisippo e Posidonio.
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1-2 libro: genesi e natura delle passioni umane in generale e dell’ira,vista come impeto passionale capace di ottenebrare la ragione e sconvolgere i caratteri somatici dell’individuo ed indurlo alla violenza Essa però non si origina involontariamente,ma si avvale del coinvolgimento dell’animo e può essere arginata e tenuta a freno dall’intervento della ratio. 3 libro: Seneca considera l’ira come un male sociale e propone alcuni rimedi per sradicarla attraverso cure adeguate;fra queste la più efficace è l’ attività “introspettiva”,attraverso la quale è possibile riflettere sulla nostra condizione di esseri mortali. Il sapiens è lontano dall’ira,mentre gli uomini lontani dalla sapienza sono colpiti da essa perché pensano di aver subito un iniuria dinanzi alla quale il saggio rimane imperturbabile. L’uomo metterebbe da parte gli odi,le offese e i risentimenti,se riflettesse sul destino di morte,che incombe indistintamente su tutti e sulla precarietà della vita umana. L’uomo,così, vivrebbe operando il bene e procurando la felicità agli altri.
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