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CONCERTAZIONE E SVILUPPO NEI DISTRETTI INDUSTRIALI di Gabi Dei Ottati parte I Sandro Buggiani
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Vantaggio competitivo e coesione sociale
Il distretto industriale: forma complessa di organizzazione economica e sociale stabile nel tempo perché riesce a mantenere un vantaggio competitivo non occasionale vantaggio competitivo: capacità di offrire beni e servizi competitivi nei loro mercati di sbocco grazie ad un di più di produttività ed innovatività alla base del vantaggio competitivo: elementi economici ma anche sociali ed istituzionali
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Innovatività: nel caso dei distretti si parla di una innovazione di tipo incrementale.
Dunque piccoli adattamenti ma continui di prodotto e di processo che permettono di adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato (al contrario, importanza di investimenti in R&S come nel caso dell’innovazione radicale) In un contesto del genere diventa fondamentale la collaborazione tra i soggetti (tra lavoratori ed imprenditori, tra imprese). Idea di economia coordinata
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Come si crea questa partecipazione attiva al processo economico e produttivo?
La conquista e la riproduzione del vantaggio competitivo di un distretto industriale dipende in modo significativo dal consenso dei principali attori locali su un progetto condiviso di sviluppo e dalla coesione/integrazione tra i soggetti economici e socio-istituzionali. Questi creano e sono alimentati da un senso di appartenenza alla comunità locale e al suo sistema produttivo. Altri fattori: condivisione di obiettivi, distribuzione del reddito, controlli burocratici, incentivi monetari
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Le 4 componenti essenziali del distretto industriale
Categorie economiche e sociali fondamentali di un distretto (caratterizzato da una divisione orizzontale e verticale del lavoro tra le imprese): Lavoratori del distretto Imprese di fase Imprese finali Istituzioni locali
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Le 4 componenti essenziali del distretto industriale
Lavoratori: dipendenti e non in possesso di competenze codificate e contestuali Imprese di fase: specializzate in una o più fasi del processo produttivo e di attività sussidiarie. Le prime hanno dimensioni di impianto diverse ma anche di quantità ed intensità di capitale fisso e di competenza. Sono numerose all’interno di un distretto e si forma dunque un vero e proprio mercato locale. È proprio da questa varietà che deriva gran parte della capacità innovativa.
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Le industrie sussidiarie (Marshall, 1975) appartengono alla filiera principale del distretto ma si occupano di attività appartenenti ad un settore diverso da quello tipico del distretto (produzione di macchinari utilizzati all’interno del processo produttivo, servizi contabili, di trasporto…). Imprese finali: specializzate nell’ideazione dei prodotti del distretto e collocazione sui mercati esterni. Garantiscono pertanto la relativa stabilità dell’aggancio del sistema produttivo locale con i mercati di approvvigionamento e di sbocco. Ve ne sono molte; si crea dunque un vero e proprio mercato locale dei servizi di progettazione e di commercializzazione. Dunque di fatto queste non producono ma fanno fare alle imprese di fase.
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Istituzioni locali: forze politiche e amministratori pubblici locali
Istituzioni locali: forze politiche e amministratori pubblici locali. Hanno potere di regolamentazione (piani regolatori, licenze per avviare attività) e gestiscono risorse da spendere in infrastrutture e servizi pubblici; svolgono la funzione di arbitri degli interessi delle varie categorie economiche e sociali
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Patto sociale, integrazione e competitività
Parti sociali fondamentali all’interno di un distretto: sindacati dei lavoratori associazioni artigiane associazioni industriali Più parti sociali rispetto all’impresa fordista ma ambito territoriale più circoscritto, tessuto culturale più omogeneo quello del distretto Maggior coesione sociale come elemento fondamentale alla base del vantaggio competitivo del distretto, ma non del tutto spontanea
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Elemento spontaneo: condivisione di norme, valori e consuetudini ereditate dal passato
Tuttavia è anche e soprattutto concertazione tra le diverse categorie viste prima. Dunque un patto con il ruolo fondamentale delle istituzioni locali Oggetto del patto: Equa distribuzione del reddito fra le diverse categorie Regole di comportamento contro la concorrenza distruttiva e che promuovono la collaborazione tra i soggetti locali evitando però la collusione Allora distretto come piccola economia sociale di mercato (Becattini, 2000). Distretto però anche come sistema normativo aperto
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Imprese distrettuali e capitale umano
Distinzione tra impresa-progetto ed impresa nucleolo Impresa nucleolo: l’obiettivo principale è quello di valorizzare il capitale finanziario in essa investito (accumulazione di capitale). Si caratterizzano inoltre per lavoratori meno qualificati Impresa-progetto: lo scopo principale è la realizzazione di un progetto di vita a partire spesso dalla valorizzazione di competenze e relazioni professionali precedentemente acquisite.
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È questo il tipo d’impresa più vicina a quella presente nei distretti industriali. In questo tipo d’impresa acquista un valore centrale il capitale umano. Alla base della nascita di un’impresa vi sono infatti le conoscenze soprattutto pratiche (sapere contestuale) dei lavoratori e degli imprenditori. Per questo motivo risulta determinante lo sviluppo e la valorizzazione del capitale di conoscenze e di relazioni. Tra l’altro ciò è alla base dell’alta mobilità sociale orizzontale (da un’impresa all’altra) e verticale (nascita di nuove imprese nel distretto)
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Alcune conseguenze della natura delle imprese distrettuali
Le imprese distrettuali sono spesso sprovviste di capitale monetario o comunque appena sufficiente; questo spiega l’alto rischio di mortalità infantile delle nuove imprese industriali. Come si consolida un’impresa distrettuale? Due processi: Sviluppo e accrescimento delle sue competenze specifiche Tessitura di rapporti con altre imprese con cui avere rapporti di scambio abituali.
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Una volta raggiunta la dimensione tecnica minima efficiente, l’impresa distrettuale cresce per via esterna (anziché per via interna): cioè a specializzarsi in una propria attività principale e ad aggregarsi ad altre che svolgono attività complementari (già esistenti o dando luogo a nuove spesso formate da ex-lavoratori dipendenti) Perché l’impresa distrettuale cresce per via esterna e dunque rimane di dimensioni modeste? Vi sono motivazioni di carattere culturale ma soprattutto di carattere tecnico ed organizzativo ed in definitiva economico
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In sostanza per i motivi visti precedentemente conviene specializzarsi, in modo da mantenere un’organizzazione snella riducendo così i costi di coordinamento interno Dall’altro le imprese distrettuali tendono a creare rapporti stabili con altre imprese e soprattutto a favorirne la nascita di nuove, per abbassare i costi di coordinamento esterno Infine perché la divisione sociale del lavoro a livello distrettuale consente di adattare meglio il prodotto alle mutevoli richieste della domanda
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Commistione tra attività produttiva e vita ordinaria e la continuità tra lavoro e piccola impresa
L’apparato produttivo è completamente immerso nella società locale. Conseguenze: Pluralità di forme produttive all’interno del distretto: lavoro a domicilio, laboratorio artigiano, piccola fabbrica, media impresa familiare Altre implicazioni: Possibilità di mobilitare risorse lavorative
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temporanee e a tempo parziale, vedi coadiuvanti familiari, ma anche giovani, donne o anziani (flessibilità) Effetto formativo: apprendimento quasi automatico di competenze professionali, regole di comportamento e di valori acquisite quotidianamente Alta mobilità del lavoro in senso verticale ed orizzontale: Mobilità verticale: da lavoro dipendente, lavoro autonomo, piccola imprenditoria Mobilità orizzontale: passaggio da un’impresa ad un’altra
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Alla base della nascita di nuove imprese dunque 3 processi:
Commistione tra sfera produttiva e sociale Continuità tra varie forme di lavoro Apprendimento collettivo ma anche individuale sia di competenze produttive, norme di comportamento, valori; questo è il vero capitale distintivo delle imprese distrettuali
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Apprendimento di conoscenze produttive e mobilità sociale
Da Marshall in poi si è iniziato a sottolineare come il sapere produttivo in particolare quello contestuale, cioè appreso per esperienza, sia maggiore nei distretti industriali per 2 ragioni: Rapporti tra soggetti che svolgono attività simili o complementari (divisione sociale del lavoro) Soggetti di una stessa comunità; ciò favorisce la comprensione reciproca e la trasmissione delle conoscenze tacite
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È dunque molto facile apprendere conoscenze produttive, soprattutto quelle non codificate difficilmente trasferibili; ed è proprio questo il vantaggio comparato più prezioso Due tipi di capitale: individuale e collettivo A livello individuale il soggetto apprende, consapevolmente o inconsapevolmente, conoscenze produttive Il capitale collettivo dipende invece dall’intreccio tra aspetti economici ed aspetti sociali e le relazioni tra le aziende (divisione sociale del lavoro). Questo è disponibile per i membri del distretto, ma inaccessibile per i soggetti esterni
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Allora il processo di apprendimento di conoscenze produttive all’interno del distretto è alla base del suo vantaggio competitivo Oggi è ancora più prezioso per: Aumento dei redditi nei paesi ricchi e sempre più richiesta di prodotti diversificati e di alta qualità Sviluppo e abbassamento dei costi di trasporto e di comunicazione; non è più un vantaggio avere a disposizione risorse in quanto sono trasferibili con estrema facilità e a costi bassi
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Fiducia e nascita di nuove imprese
Il distretto industriale offre inoltre una forma di assicurazione contro i rischi del mercato grazie ad un contesto sociale ed economico che garantisce un certo livello di cooperazione e di fiducia reciproca atto a contenere i costi di collaborazione e i rischi di opportunismo Anche la fiducia è di due tipi: La prima deriva dall’interiorizzazione e condivisione di un insieme di norme di comportamento e di valori
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Deriva da un capitale di tipo collettivo, in quanto a disposizione di tutti i membri del distretto
La seconda dalla ripetuta interazione tra gli agenti in un ambito in cui abbiamo un elevata circolazione di informazioni, ripetuti scambi. Deriva da un capitale personale, vale come garanzia personale (reputazione) Infine la fiducia è motivata tanto da aspetti valoriale e culturali, tanto da motivazioni economiche in quanto offre l’opportunità di guadagni ripetuti fondati sulla reputazione (per motivi economici conviene dunque cooperare)
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