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Prof. Romano Boni ECONOMIA AZIENDALE Introduzione.

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Presentazione sul tema: "Prof. Romano Boni ECONOMIA AZIENDALE Introduzione."— Transcript della presentazione:

1 Prof. Romano Boni ECONOMIA AZIENDALE Introduzione

2 R. Boni Lez. 1 - 2 Presentare i temi dell’impresa, dell’organizzazione e della gestione aziendale In particolare: fornire il quadro di riferimento storico ed economico in cui opera l’impresa descrivere le forme societarie, l’organizzazione e i modelli di pianificazione e gestione dell’azienda presentare le metodologie di valutazione e controllo degli investimenti, il bilancio e la contabilità illustrare le nuove sensibilità maturate nella società  esigenza di bilanci certificati, dal punto di vista contabile, etico ed ambientale evidenziare le esigenze informative dell’azienda e delineare i requisiti dei sistemi informativi che ne supportano la gestione affrontare la reingegnerizzazione dei processi aziendali legata agli sviluppi dell’informatica, delle telecomunicazioni e delle nuove tecnologie Obiettivo principale

3 R. Boni Lez. 1 - 3 contribuire a farvi diventare cittadini e professionisti in grado di: comprendere il contesto delle aziende in cui (o per le quali) lavorate o lavorerete capire ed interpretare i fatti economici presenti alla luce di quelli passati aggiornarvi e approfondire, attraverso un approccio critico ai media di ogni tipo, cause e sviluppi degli avvenimenti correnti, in particolare di quelli economici vivere la realtà economica, non solo da spettatori, ma da protagonisti attivi intervenire sui processi che riterrete necessario cambiare in base alle esperienze maturate Altri obiettivi non meno importanti

4 R. Boni Lez. 1 - 4 Ricordate la storia e l’economia siamo noi ma siete e sarete soprattutto voi a costruirne il futuro Memento

5 R. Boni Lez. 1 - 5 Struttura del Corso Le definizioni di base Il quadro di insieme: la visione macroeconomica (il mondo, l’Europa e l’Italia) L’organizzazione dell’azienda La gestione aziendale - I bilanci La reingegnerizzazione dei processi (resa indispensabile dalle nuove tecnologie, a cominciare da quelle informatiche e della comunicazione)

6 R. Boni Lez. 1 - 6 Prospettive di lavoro FIGURE PROFESSIONALI ICT CARENTI IN ITALIA - Carenza complessiva di figure professionali nell’area ICT in Italia > 120.000 persone (stima Comunità Europea) - Numero è destinato ad aumentare perché il livello di informatizzazione delle imprese con meno di 10 dipendenti, è destinato a salire (attualmente è al 32%) (Dati 2006 )

7 R. Boni Lez. 1 - 7 Figure professionali dell’area ICT QUALI SONO QUELLE PIÙ RICHIESTE IN ITALIA? Quelle in cui sono spesso preferite competenze di base umanistiche, economico gestionali o artistiche, integrate con competenze tecniche, sono - WEB MASTER (RESPONSABILE SITO WEB) - ICT BUSINESS CONSULTANT (CONSULENTE COMMERCIALE ICT) - RESPONSABILE DI MARKETING E VENDITE IN AREA E-BUSINESS - ESPERTA/O ERP (ENTERPRISE RESOURCE PLANNING) - ESPERTA/O IN LINGUAGGI E TECNOLOGIE MULTIMEDIALI

8 R. Boni Lez. 1 - 8 WEB MASTER (Responsabile sito WEB) E’ responsabile dei sistemi che sovrintendono la struttura generale di un progetto web Ha competenze che variano a seconda delle dimensioni e della complessità del progetto che gestisce Quando opera all’interno di piccoli contesti aziendali si occupa dei contenuti, dei database, della sicurezza e cosi via In progetti maggiormente strutturati tutte queste competenze tendono a ripartirsi tra i diversi specialisti di area In questi casi il Web Master, in virtù delle sue competenze trasversali, assume per lo più funzioni di controllo e coordinamento Si tratta di una figura eclettica che unisce alle competenze tecniche conoscenze di comunicazione e di marketing che gli consentono di tradurre in progetti le esigenze dell’azienda

9 R. Boni Lez. 1 - 9 ICT BUSINESS CONSULTANT Consulente commerciale ICT Ha esperienza commerciale e supporta i clienti nella scelta delle soluzioni ICT che soddisfino i loro requisiti Si tratta di un ruolo che associa le capacità commerciali e la comprensione dei processi organizzativi con una profonda competenza tecnologica

10 R. Boni Lez. 1 - 10 RESPONSABILE DI MARKETING E VENDITE IN AREA E-BUSINESS E’ responsabile di una corretta impostazione del marketing, fondamentale per essere competitivi e sfruttare le opportunità di mercato prima e meglio dei concorrenti

11 R. Boni Lez. 1 - 11 ESPERTA/O ERP Esperta/o di Enterprise Resource Planning E’ una figura in grado di gestire i processi chiave delle imprese, quali la contabilità, le vendite, la logistica, la produzione La maggior parte delle grandi imprese sta rimpiazzando i sistemi applicativi a vantaggio dei prodotti ERP (Enterprise resource planning) che hanno un elevato tasso di crescita

12 R. Boni Lez. 1 - 12 ESPERTA/O IN LINGUAGGI E TECNOLOGIE MULTIMEDIALI Deve essere in grado di scegliere le modalità e gli strumenti di comunicazione più idonei per la realizzazione di un prodotto o di un servizio, coordinando in modo ottimale i diversi media La figura professionale dell’esperto in linguaggi e tecnologie multimediali si focalizza sulla creazione dei contenuti e sulla composizione del palinsesto Per questo motivo sono necessarie sia competenze creative e di comunicazione, sia competenze tecnologiche

13 R. Boni Lez. 1 - 13 Prospettive 2011 Nel 2011 queste prospettive vanno riviste La crisi mondiale del 2008 ha infatti cambiato gli scenari di riferimento È però aumentata l’esigenza di crescita e rinnovamento  maggiori investimenti nell’informatica fondamentale per lo sviluppo dei settori più avanzati della ricerca e della produzione

14 R. Boni Lez. 1 - 14 Cosa è l’Economia Aziendale È l'evoluzione storica della ragioneria applicata all'azienda Antichità - Primi contabili - Egitto: scribaGrecia: logistaRoma: rationale 1200 Leonardo Fibonacci Liber Abaci introduce l’uso delle cifre arabe con lo zero nei calcoli commerciali (L’abaco alla maniera degli “Hindi”) Serie Fibonacci (1,1,2,3,5,8,13 ecc.) 1494 Luca Pacioli Tractatus de computis et scripturis concetto di partita doppia ( dare e avere, bilancio, inventario) che si diffonde in tutta Europa col nome di metodo veneziano

15 R. Boni Lez. 1 - 15 Economia Aziendale scienza economica 1800 Francesco Villa Concetto di scienza economica - Amministrazione aziendale: scienza di base economica che studia la gestione e l’organizzazione aziendale incorpora la ragioneria 1900 Fabio Besta Sistema patrimoniale 1926 Gino Zappa Tendenze nuove negli studi di Ragioneria - fonda l'economia aziendale come scienza economica basata sui seguenti fondamenti

16 R. Boni Lez. 1 - 16 Economia Aziendale scienza economica Azienda: istituto economico che svolge operazioni tese a produrre (e consumare) ricchezza Economia aziendale: scienza che studia le operazioni economiche per individuare leggi e principi che regolano il raggiungimento degli scopi aziendali, formata da tre dottrine: Organizzazione - Gestione - Ragioneria Reddito come correlazione tra ricavi e costi dell'esercizio economico Sistema del reddito utilizzando la partita doppia e prendendo in esame solo gli scambi monetari fra l'impresa e i terzi

17 R. Boni Lez. 1 - 17 EA - Quale ramo delle scienze ? A quale ramo delle scienze appartiene? scienze individualizzanti (studiano un singolo fenomeno per capirne cause ed effetti, es. la Storia) scienze generalizzanti (ricercano leggi generali) formali (senza verifica nella realtà) empiriche (che cercano soluzioni concrete nella realtà) - sociali studiano la società - economiche si occupano di operazioni economiche

18 R. Boni Lez. 1 - 18 Scienze economiche La scienza economica che tratta della polis (cioè la società) è. - l'Economia Politica Quella che tratta dell'azienda è - l'Economia Aziendale

19 R. Boni Lez. 1 - 19 Economia Aziendale È una scienza che studia l’azienda generalizzante (ricerca leggi generali) empirica (cerca soluzioni concrete) economica (studia i mezzi in relazione ai bisogni)

20 R. Boni Lez. 1 - 20 Prof. Romano Boni ECONOMIA AZIENDALE 1. Definizioni e temi da affrontare

21 R. Boni Lez. 1 - 21 L’imprenditore Il codice civile art. 2082 L’attività professionale L’attività economica L’attività organizzata Il fine di lucro

22 R. Boni Lez. 1 - 22 Il codice civile Art. 2082 - Imprenditore - “Colui che esercita professionalmente una attività economica organizzata, al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi” Art. 2083 – Piccolo Imprenditore - coltivatori diretti, artigiani, commercianti Art. 2555 – Azienda - “Complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”

23 R. Boni Lez. 1 - 23 L’azienda Azienda ed impresa sono sinonimi Impresa : rischio, intraprendere, mercato, innovare Azienda : organizzazione e gestione dei fattori produttivi

24 R. Boni Lez. 1 - 24 Proposta di modifica dell’Art. 2082 Impresa: tende a massimizzare i profitti Crack economico finanziari: Enron, Worldcom, Cirio, Parmalat Etica: tende a massimizzare il bene collettivo Proposta di nuova stesura dell’Art. 2082 - “È imprenditore colui che esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi” e che “nell’esercitarla assume le responsabilità previste dagli standard internazionali nei confronti delle persone, della società e dell’ambiente in cui opera” Conseguenza : nuova figura giuridica in cui la responsabilità sociale entra in modo esplicito nella definizione di imprenditore

25 R. Boni Lez. 1 - 25 Proposta di Direttiva Europea Un risultato ancora più significativo potrebbe essere quello di ottenere che venga emanata una Direttiva Europea che stabilisca che le imprese devono: - rispettare lo Standard internazionale SA 8000 (Social Accountability o Responsabilità Sociale) emanato nel 1997 - ottenere la certificazione di Responsabilità Sociale, da parte di Enti qualificati, indipendenti e accreditati a livello europeo

26 R. Boni Lez. 1 - 26 La Responsabilità Sociale delle Imprese in Francia e in Italia Oggetto del Seminario bilaterale tenutosi a Roma il 26-01-2007 - La Responsabilità Sociale delle Imprese - CSR (Corporate Social Responsibility) Italia - Paolo Ferrero - Ministro della Solidarietà Sociale Francia - Gerard Larcher - Ministro per le Relazioni del Lavoro

27 R. Boni Lez. 1 - 27 Organizzazione Descrizione delle interrelazioni tra : - lavoratori - management - fornitori - clienti, ecc. Prima forma di organizzazione - Bibbia - Libro dell’Esodo (Jethro e Mosè) Con l’era industriale l’organizzazione è entrata nel mondo economico

28 R. Boni Lez. 1 - 28 Organizzazione Mettere a sistema i fattori produttivi : - capitale - lavoro - beni materiali - know how per ottenere l’output desiderato Produttività: rapporto tra output ed input Valore creato: differenza tra - il ricavo della produzione - il costo dei fattori produttivi

29 R. Boni Lez. 1 - 29 Gestione Far funzionare l’organizzazione aziendale per il raggiungimento degli obiettivi - Management by objectives(obiettivi) - Management by figures(costi e prezzi) - Management by appropriation (impegni di spesa)

30 R. Boni Lez. 1 - 30 Rischio d’impresa Il capitale di rischio - la rimunerazione è residuale - l’esistenza dell’azienda è a rischio - l’azienda può fallire ed il capitale scomparire del tutto

31 R. Boni Lez. 1 - 31 Chi finanzia le imprese imprese a matrice familiare public companies imprese a baricentro bancario imprese cooperative imprese statali

32 R. Boni Lez. 1 - 32 Esempio costituiamo una nuova società - 5 soci, 10 milioni di € a testa - la banca ci presta 50 milioni di € al 10% - abbiamo 100 milioni di € di capitali disponibili l’utile lordo è di : - +30 milioni di € - +5 milioni di € - - 20 milioni di € qual’è la remunerazione del capitale di rischio ?

33 R. Boni Lez. 1 - 33 Cos’e’ il Prodotto Interno Lordo ? + consumi delle famiglie + consumi collettivi + investimenti +/- variazione scorte = domanda interna + esportazioni - importazioni = Prodotto Interno Lordo

34 R. Boni Lez. 1 - 34 Prodotto Interno pro capite PIL pro capite = PIL / numero di abitanti Indice del benessere della popolazione Strumento per valutare prospettive di crescita Aumento della ricchezza inversamente proporzionale a aumento popolazione Nel 2008 la Spagna ha superato l’Italia per quanto riguarda il PIL pro capite

35 R. Boni Lez. 1 - 35 L’evoluzione demografica nel mondo Popolazione mondiale (PM) 1960circa 3 miliardi 2000circa 6 miliardi 2050circa 9 miliardi Limite massimo teorico della PM con le tecnologie agricole attuali circa 11 miliardi coefficiente di sicurezza standard: 30 % limite massimo = 7,7 miliardi

36 R. Boni Lez. 1 - 36 Proposte di riforma del PIL Gli economisti Georgescu Roegen (americano di origine romena) Amartya Sen (americano di origine indiana) Giorgio Fuà e Giacomo Becattini (italiani) hanno proposto di: 1depurare il PIL dalle anomalie attuali per farne un indice realmente rappresentativo dell’attività economica

37 R. Boni Lez. 1 - 37 Proposte di riforma del PIL 2Integrare il PIL con indici di benessere in grado di rappresentare sinteticamente la qualità sociale del paese nei suoi aspetti più critici: - lavoro - ambiente - sanità - istruzione - sicurezza

38 R. Boni Lez. 1 - 38 Proposte di riforma del PIL 3definire un traguardo progettuale che integri in un “indice normativo” equilibrato gli obiettivi economici e sociali adottati Fonte: La Repubblica - Dom 18-09-2005 - PIL istruzioni per l’uso - Giorgio Ruffolo

39 R. Boni Lez. 1 - 39 Il “nuovo” PIL Permetterebbe di evidenziare i risultati economici tradizionali il costo e la sostenibilità ambientale e sociale delle attività che li hanno prodotti

40 R. Boni Lez. 1 - 40 Urgenza di un “nuovo” PIL Nel 2008 l’Istituto Statistico USA Global Insight prevedeva che nel 2009 il PIL della Cina avrebbe superato quello degli USA, ma il sorpasso non c’è stato Nel 2010 il PIL della Cina ha superato quello del Giappone Nel 2006 la Cina ha però superato gli USA in un altro campo meno lusinghiero e decisamente più preoccupante, quello delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera

41 R. Boni Lez. 1 - 41 Urgenza di un “nuovo” PIL la Cina, per il suo primato industriale, sta - consumando enormi quantità di energia non rinnovabile - distruggendo risorse naturali preziose, con conseguenze disastrose per il pianeta Terra e per tutti noi

42 R. Boni Lez. 1 - 42 Urgenza di un “nuovo” PIL Cosa evidenzierebbe il “nuovo PIL” se quantificassimo questi dati a livello - di singolo paese - mondiale

43 R. Boni Lez. 1 - 43 Georgescu Roegen Georgescu-Roegen (1906 - 1994) fondatore della economia ecologica la scienza economica deve tener conto delle leggi della fisica e, in particolare, del secondo principio della termodinamica la materia e l’energia che entrano nel processo economico ne escono con un'entropia più alta è necessario quindi ripensare la scienza economica per renderla capace di incorporare il principio dell'entropia e più in generale i vincoli ecologici

44 R. Boni Lez. 1 - 44 Amartya Sen Amartya Sen (1933) p remio Nobel per l'economia nel 1998 approccio radicalmente nuovo alla teoria dell'eguaglianza e delle libertà due nuove nozioni di capacità e funzionamenti come misure più adeguate della libertà e della qualità della vita degli individui nuovo concetto di sviluppo che si differenzia da quello di crescita lo sviluppo economico non coincide con un aumento del reddito ma con un aumento della qualità della vita

45 R. Boni Lez. 1 - 45 Giorgio Fuà Giorgio Fuà (Ancona 1919 2000) Grande economista e organizzatore fondatore della facoltà di Economia dell‘Università delle Marche e dell'Istituto Adriano Olivetti di studi per la gestione dell'economia e delle aziende (ISTAO) presidente della società italiana economisti dal 1983 al 1986, socio dell‘Accademia dei Lincei dal 1986 fondatore e primo presidente (1988 - 1994) dell'associazione italiana per la collaborazione tra gli economisti di lingua neolatina

46 R. Boni Lez. 1 - 46 Giacomo Becattini innovativa ricerca sui "distretti industriali in Italia" (Il Mulino - 2007)  prospettiva nuova a lettura fenomeni dello sviluppo economico pone al centro l’uomo col suo impegno, la sua intelligenza, la sua creatività nell'industria, nella ricerca scientifica e nella vita mette in evidenza che accumulazione e concentrazione del capitale hanno la duplice natura di alimento e di limite dello sviluppo socioeconomico Sottolinea il ruolo di una politica industriale che sviluppi i punti di forza del nostro export per contrastare il declino economico del nostro paese

47 R. Boni Lez. 1 - 47 Un cenno ai termini PIL - valore di tutti i beni e servizi prodotti in un determinato periodo e non destinati ai processi produttivi (es. valore del pane ma non quello della farina) PIL pro capite - ricchezza per individuo Debito / PIL - se debito pubblico superiore al PIL (oltre il 100 %) lo Stato è in debito per più di quello che produce in un anno Deficit / PIL - rapporto tra debito pubblico e PIL limitato al debito di un anno

48 R. Boni Lez. 1 - 48 Un cenno ai termini Stagnazione Situazione economica caratterizzata dal persistere di modeste variazioni del PIL e del reddito pro capite Recessione Situazione economica nella quale, per più periodi, la produzione complessiva e/o pro capite diminuisce Stagflazione Situazione economica nella quale la stagnazione si accompagna ad un'inflazione più elevata di quella compatibile con una crescita molto lenta

49 R. Boni Lez. 1 - 49 Indice Rapporto tra intensità o frequenza di un determinato fenomeno, rilevato in uno specifico tempo e luogo e una particolare intensità o frequenza del medesimo fenomeno assunta come base del confronto

50 R. Boni Lez. 1 - 50 UN’ANTICIPAZIONE Vediamo che significato hanno i termini che abbiamo visto in pratica e in relazione ai trattati economici della Comunità Europea

51 R. Boni Lez. 1 - 51 Il trattato di Maastricht I tre requisiti più importanti per aderirvi sono - deficit pubblico rapportato al PIL non superiore al 3% in via stabile - inflazione non superiore al 2% - debito pubblico non superiore al 60 % del PIL L’Italia è entrata nell’area euro (dal 1° gennaio 1999) perché ha soddisfatto i primi due requisiti, ha fornito un piano credibile di rientro del debito pubblico

52 R. Boni Lez. 1 - 52 Quando è cresciuto il debito pubblico in Italia? AnnoDebito/PIL 196129 % 197140 198155 Gli anni delle spese Primo governo Craxi (1983 - 1986) - Gli anni delle spese 198582,3 % 198686,3 198790,5 198892,6 198995,3 199097,2

53 R. Boni Lez. 1 - 53 Discesa del debito pubblico in Italia Governo Andreotti (1991 - 1992) - firma Trattato per Unione monetaria europea 1991100,8 % 1992108,1 Governo Amato (1992 - 1993) - vara finanziaria per 1993 (“lacrime e sangue”) 1993118,7 % 1994124,8 % Grazie ai tagli della spesa pubblica il deficit inizia a scendere dal 1994 Il debito pubblico comincia a scendere dal 1995 Governi Ciampi e Prodi - continuano la politica di rigore che permette all’Italia di entrare in Europa nel 1999

54 R. Boni Lez. 1 - 54 Italia 1995 - 2001 - Debito/PIL % (fonte: Sole 24 Ore del 14 ottobre 1998)

55 R. Boni Lez. 1 - 55 Italia 2002 - 2005 - Debito/PIL % Deficit/PIL % AnnoDebito/PILDeficit/PIL 2002 107,9 % 2,1 % 2003 106,5 3,1 2004 106,6 3,1 2005 106,8 4,3 La montagna del debito ha ripreso a crescere

56 R. Boni Lez. 1 - 56 Debito Pubblico Italiano - 2006 - 2010 Anno Debito pubblico ( €) Debito/PIL Deficit/PIL 2006 1.575,6 miliardi 106,5 4,4 2007 1.596,8 miliardi 103,51,9 2008 1.598.9 miliardi 105, 2 2,7 2009 1.752,2 miliardi 111,2 5,3 2010 1.870,0 miliardi 118,0 5,0 Nel 2007 Il debito pubblico aumenta, ma si riduce di 3 punti percentuali in rapporto al PIL (Fonte: Banca d’Italia)

57 R. Boni Lez. 1 - 57 Deficit Pubblici in Europa dopo la crisi del 2008 2009 - (Deficit pubblici /PIL %) Italia: 5,3 Belgio: 4,5 Germania: 3,9 Irlanda: 12,0 Grecia: 5,1 Spagna: 8,6 Francia: 6,6 Paesi Bassi: 3,4 Austria: 4,2 Portogallo: 6,5 Regno Unito: 11,5


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