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Moduli di Psicologia a cura del Dott. Giorgio Di Matteo

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1 Moduli di Psicologia a cura del Dott. Giorgio Di Matteo
Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti - Pescara Master 1° liv Progettazione e Gestione della Sicurezza dei Cantieri ad Alta Complessità Moduli di Psicologia a cura del Dott. Giorgio Di Matteo

2 Programma Infortuni sul lavoro. Evoluzione delle concezioni
Management della sicurezza: cultura, organizzazione, gestione Comportamento sul lavoro e sicurezza Fattore umano nel lavoro Rapporto uomo – lavoro

3 Percezione e sicurezza
Motivazione alla sicurezza Comunicazione e sicurezza Rapporto capo - dipendente e sicurezza Formazione alla sicurezza

4 In particolare Comunicazione non verbale Comunicazione verbale
Assertività Leadership Auto ed etero consapevolezza

5 MANAGEMENT DELLA SICUREZZA: CULTURA ORGANIZZAZIONE GESTIONE

6 Infortuni sul lavoro Evoluzione delle concezioni
L’analisi degli infortuni sul lavoro richiede un approccio multi-disciplinare che suppone, al contempo, approcci tecnici, medici, sociologi, economici, ecc., senza i quali ci si condanna ad una visione frammentaria e incompleta

7 Infortuni sul lavoro Evoluzione delle concezioni
monocausalità corrispondono studi centrati sull’individuo (la vittima) multicausalità corrispondono analisi di sistemi sociotecnici sempre più ampi

8 Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
prospettiva globale in cui la sicurezza è il risultato di una equilibrata interazione tra Uomo, Macchina e Ambiente l’infortunio è la caduta di questo equilibrio

9 Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
Elementi del sistema uomo: lavoratore macchina: tecnologia produttiva ambiente: ambiente fisico (microclima, illuminazione, rumorosità, eventuali inquinanti…) ambiente “organizzativo” (rapporti tra persone, clima interno, stili gestionali, sistema di comunicazione, organizzazione produttiva,…)

10 Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
approccio globale ai problemi della prevenzione gli aspetti tecnici e normativi condizione necessaria ma non sufficiente

11 Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
Per realizzare la sicurezza sul lavoro occorre: tecnologia sicura ambiente di lavoro idoneo sia per parametri fisici ambientali aspetti organizzativi comportamenti sicuri ed efficaci del lavoratore conseguenti ad un atteggiamento maturo e responsabile

12 Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
netto contrasto con ciò che accade nella prassi quotidiana tendenza generalizzata a voler considerare la sicurezza come un problema specialistico tecnico o normativo

13 Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
L’infortunio andrà studiato insieme con le altre aree di miglioramento dell’organizzazione aziendale: qualità, razionalizzazione, flessibilità La sicurezza è un dato di vita dell’organizzazione e ne esprime il grado di salute e di efficienza

14 Comportamento sul lavoro
Il comportamento costituisce la manifestazione esterna della realtà psicologica individuale, è l’aspetto fenomenologico, osservabile direttamente

15 Comportamento sul lavoro
Nonostante quello di sicurezza sia un bisogno “cardine” nella vita sociale, molto spesso gli uomini assumono comportamenti contrari alla sicurezza

16 Comportamento sul lavoro
esempio delle cinture di sicurezza in auto un dispositivo tecnico finalizzato alla prevenzione un obbligo tutelato da norma di legge ma l’uso di esso è raro

17 Comportamento sul lavoro
Perché? L’ansia associata al vissuto di pericolo viene superata con meccanismi di difesa inconsci di rimozione, di negazione dell’esistenza del pericolo di proiezione sugli altri della probabilità di un evento drammatico

18 Comportamento sul lavoro
cinture di sicurezza (e in genere il mezzo di protezione individuale) aspetto buono, protettivo, che ripara aspetto cattivo: possibilità concreta del pericolo (a volte interpretato con: ….fastidioso, …impaccia i movimenti…)

19 Comportamento sul lavoro
Da che cosa è determinato l’aspetto buono e l’aspetto cattivo? Conseguenze Conoscenze Capacità Emozioni Opinioni Atteggiamenti

20 Comportamento sul lavoro
fattori determinanti del comportamento legati a: ambiente lavorativo clima dei rapporti dinamica comunicativa modello di comportamenti richiesto in azienda E’ la Cultura organizzativa vigente in azienda che determina il comportamento di sicurezza auspicato

21 tanto più è possibile parlare di
Cultura di sicurezza insieme di valori e principi su cui si fonda il rapporto tra individuo e organizzazione Quanto più questo sistema è condiviso (grado di accettazione/partecipazione) e coerente con gli obiettivi generali (grado di orientamento strategico) tanto più è possibile parlare di cultura di sicurezza

22 Condizioni di base per “condivisione e coerenza”
Cultura di sicurezza Condizioni di base per “condivisione e coerenza” flusso comunicativo che metta in comune il valore sicurezza e lo sostenga con comportamenti coerenti e con attività che ne favoriscono un’accettazione consapevole (importante, a questo proposito, è il ruolo della formazione del gruppo) problema della comunicazione (obiettivi, regole del gioco, risultati) diventa prioritario

23 gli atteggiamenti e a favorire il cambiamento
Cultura di sicurezza Occorre intervenire parallelamente su quegli aspetti gestionali atti a modificare gli atteggiamenti e a favorire il cambiamento dei comportamenti

24 rispetto agli obiettivi produttivi
Cultura di sicurezza La sicurezza è ritenuta un aspetto molto importante da molte realtà aziendali ma non prioritario rispetto agli obiettivi produttivi

25 Segno che bisogna cambiare strada
Cultura di sicurezza La quantità di infortuni negli ultimi 50 anni è rimasta pressoché invariata, a dispetto delle leggi e delle formazioni, dei divieti e delle pressioni Segno che bisogna cambiare strada Si propone un’idea soggettiva, psichica, gruppale Soggettività e appartenenza, partecipazione e autogestione possono forse costruire una speranza sinora difficilmente immaginabile

26 Cultura di sicurezza La psicologia oggi dà un contributo alla formulazione di una teoria generale della sicurezza seguendo tre direttive principali: Partecipazione e motivazione alla sicurezza Teoria delle comunicazioni dei climi e delle influenze interpersonali e sociali Intervento sulle attitudini e le capacità soggettive, gli atteggiamenti, le competenze, ecc.

27 Cultura di sicurezza Motivazione
Individuale: tende a stabilire un’unità tra le diverse parti della dinamica psichica Sociale: tende ad ottenere un livello d’accettazione sociale elevato, cioè un’integrazione tra i motivi individuali e i motivi del gruppo Morale o etica: controllo del senso di colpevolezza

28 In tale dinamica se ne iscrive sempre un’altra, quella del “rischio”
Cultura di sicurezza In tale dinamica se ne iscrive sempre un’altra, quella del “rischio” Ma non si parla mai di motivazione al rischio perché la tendenza individuale al rischio fa in ogni caso parte della dinamica della sicurezza, per quanto sia costantemente presente, pur se in gradi diversi, e per quanto agisca apparentemente contro la tendenza verso la sicurezza

29 Cultura di sicurezza Vanno sperimentate per la sicurezza le condizioni di efficacia della relazione capo/collaboratore Quella del coinvolgimento Quella di dare alla relazione un orientamento pragmatico rispetto al risultato da conseguire

30 Gestione della sicurezza
Maggiore attenzione agli aspetti organizzativi, sociali e psicologici (leadership, comunicazione, motivazione, …) assunzione di comportamenti sicuri

31 Gestione della sicurezza
Esempio lavoratore che non usa il mezzo personale di protezione 1) il capo vede ma non interviene - frenato dalle conseguenze che potrebbero nascere dal suo richiamo - poco determinato dalla necessità di dover prendere posizione rispetto ad una omissione (soprattutto se non si sente sostenuto dal vertice)

32 Gestione della sicurezza
2) il capo interviene - ascolta le ragioni del collaboratore - comprende il significato del rifiuto - impara un diverso modo di agire e di procedere che arricchisce nei fatti il suo set comportamentale e professionale Nel primo caso la relazione è finalizzata a bisogni di tipo personale e non al miglioramento della prestazione Nel secondo la relazione diventa fonte di apprendimento, anche se l’efficacia del messaggio dipenderà dalla sua capacità di comunicazione

33 Comportamento sul lavoro
Esempio comportamento degli automobilisti di fronte all’obbligo delle cinture di sicurezza in auto R1: rispetta sempre l’obbligo di indossare le cinture in auto R2: rispetta l’obbligo a volte si a volte no, cioè quando presume che ci sia maggiore o minore pericolo (in autostrada, quando piove…)

34 Comportamento sul lavoro
R3: rispetta l’obbligo solo perché teme la sanzione R4: non solo non rispetta l’obbligo ma suppone che le cinture siano, oltre che inutili, anche “pericolose”

35 Comportamento sul lavoro
In generale anche in campo lavorativo, queste tipologie comportamentali appaiono comuni e diffuse

36 Comportamento sul lavoro
Safety e Security Safety (sicurezza oggettiva) esigenze di sicurezza legate ad aspetti oggettivi quali es. la normativa e gli aspetti tecnici (Protezioni, impianti a norma, segnaletica, dispositivi di sicurezza, disponibilità dei dispositivi di protezione individuale)

37 Comportamento sul lavoro
Security (sicurezza soggettiva) atteggiamento verso la prevenzione alla cultura di sicurezza al valore che viene attribuito all’aspetto oggettivo della sicurezza agli schemi comportamentali che favoriscono o, al contrario, inibiscono comportamenti coerenti nei confronti dei messaggi di sicurezza ricevuti

38 Comportamento sul lavoro e decreto 626
Art. 5 “Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, conformemente alla sua formazione e alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro”

39 Comportamento sul lavoro e decreto 626
La richiesta di sicurezza significa interdipendenza rispetto ad un progetto comune di lavoro e di miglioramento continuo tra le varie componenti aziendali in cui la stessa sicurezza viene integrata nel processo produttivo

40 Comportamento sul lavoro e decreto 626
Art. 21 Impone al datore di lavoro l’obbligo di informare i lavoratori sui rischi presenti in azienda e sulle misure messe in atto per prevenirli Art. 22 Fa ricadere l’obbligo di formazione alla sicurezza dei lavoratori sia sul datore di lavoro che sul dirigente preposto

41 Comportamento sul lavoro e decreto 626
Art. 9 Servizio di Prevenzione e Protezione valutazione dei rischi individuazione delle misure di prevenzione proposta dei programmi di informazione e formazione con particolare ai fattori umani e alla comunicazione fornire ai lavoratori le informazioni di cui all’art. 21

42 IL FATTORE UMANO NEL LAVORO

43 Fattore umano nel lavoro
“fattore umano” o “problemi umani” nel lavoro variabili che non hanno nulla, apparentemente, a che vedere con gli aspetti tecnici, organizzativi, produttivi, … A volte vengono chiamati “problemi morali” e sono messi in relazione alla volontà - buona o cattiva - di chi lavora

44 Fattore umano nel lavoro
Di solito ci si accorge di loro quando essi si manifestano in comportamenti in contrasto con gli obiettivi delle Organizzazioni

45 Fattore umano nel lavoro
gli aspetti più frequenti Mancata o diminuita produttività non dovuta a cause oggettive Difetti nella qualità indipendenti dallo stato degli impianti e macchine Disaffezione per il lavoro svolto Rifiuto di apprendere cose nuove Rifiuto o resistenza ai cambiamenti

46 Fattore umano nel lavoro
Scarsa sensibilizzazione per ciò che riguarda l’aspetto della sicurezza, che a lungo andare può portare ad eventi traumatici, incidenti, infortuni Assenteismo Non collaborazione tra persone, gruppi o enti Abbandono frequente del posto di lavoro Scarsa attenzione per le norme e le procedure di lavoro

47 pregiudizi all’insorgere dei problemi
Ricerca delle cause pregiudizi all’insorgere dei problemi umani nel lavoro “Li creiamo noi parlandone troppo” “I tempi sono mutati e le persone diventano più esigenti” “Le aziende sono condotte male” “Le persone se ne approfittano, si concede loro il giusto e loro abusano di queste concessioni”

48 Ricerca delle cause “L’organizzazione del lavoro comporta necessariamente disagio per il lavoratore” “Si parla molto di sicurezza, ma nessuno ha intenzioni serie” Sono frasi lapidarie che non lasciano spazio al dialogo, al confronto, al coordinamento di forze per affrontare in modo appropriato questi problemi

49 RAPPORTO UOMO-LAVORO

50 molteplici fattori intervengono
Rapporto uomo-lavoro molteplici fattori intervengono in questo rapporto aspettative dell’Organizzazione i bisogni che l’uomo vuole vedere realizzati nel lavoro

51 Aspettative delle Organizzazioni
Rapporto uomo-lavoro Aspettative delle Organizzazioni Produttività Espansione sui mercati Raggiungimento di utili Presentazione di un’immagine aziendale di prestigio e all’avanguardia Coordinamento armonico di tutti i settori aziendali (bisogno di tenerli sotto controllo al fine che nessuno di essi si scosti dalla tensione al raggiungimento degli obiettivi)

52 Aspettative delle Organizzazioni
Rapporto uomo-lavoro Aspettative delle Organizzazioni Riduzione delle spese Necessità che l’attività proceda senza intoppi ed ostacoli (specialmente quelli di natura umana, difficili da gestire) Necessità di flessibilità di adattamento da parte dei dipendenti a nuove situazioni

53 Bisogni del lavoratore
Rapporto uomo-lavoro Bisogni del lavoratore Necessità di risolvere i problemi più urgenti dell’esistenza Necessità di progettare il proprio futuro e non solo di sopravvivere Vivere in un ambiente che non presenti eccessivi pericoli di ordine fisico o disagi psicologici

54 Bisogni del lavoratore
Rapporto uomo-lavoro Bisogni del lavoratore Desiderio di essere inserito in un gruppo in cui è accettato Sviluppare la propria creatività e personalità Soddisfare i propri bisogni intellettuali e affettivi Mantenere nel tempo la propria identità professionale e psicologica

55 Rapporto uomo-lavoro obiettivi dell’organizzazione e quelli dei lavoratori molto spesso in conflitto per vari motivi Situazioni di partenza insanabili e rigide, con inflessibilità da ambo le parti

56 B) Concezione delle attività in compartimenti stagni
Rapporto uomo-lavoro Concezioni superate A) Concezione dell’uomo diviso l’uomo al lavoro, l’uomo che si diverte, l’uomo che fa vita associativa, ecc., sono separati, non sono quasi parte di un’unica realtà B) Concezione delle attività in compartimenti stagni le attività, le specializzazioni, i settori in cui l’uomo si muove, sono inconciliabili fra loro; per cui si manifestano gelosie, chiusure, mancata comunicazione tra settori diversi anche nella stessa azienda

57 Modi di agire verso l’ambiente esterno
Rapporto uomo-lavoro Modi di agire verso l’ambiente esterno Collaborazione/non collaborazione Disponibilità/indisponibilità Calma/tensione Accettazione/rifiuto Razionalità/irrazionalità Apertura/chiusura Prudenza/imprudenza

58 Modi di agire verso l’ambiente esterno
Rapporto uomo-lavoro Modi di agire verso l’ambiente esterno Questi comportamenti in buona parte sono dovuti alla storia passata dell’individuo, al suo “vissuto” Alcuni ritengono che il comportamento non sia influenzabile da interventi esterni “Non c’è molto da fare!” “L’individuo inserito in una determinata situazione darà sempre la stessa risposta”

59 Modi di agire verso l’ambiente esterno
Rapporto uomo-lavoro Modi di agire verso l’ambiente esterno Tesi: “Tendenza al comportamento imprudente” selezione adeguata di individui con caratteristiche positive e rifiuto di quelli con carattaristiche negative

60 Modi di agire verso l’ambiente esterno
Rapporto uomo-lavoro Modi di agire verso l’ambiente esterno Spesso però le persone scelte, a distanza di tempo, manifestano comportamenti non conformi alle aspettative, sia sul piano della disciplina che su quello della sicurezza

61 Modi di agire verso l’ambiente esterno
Rapporto uomo-lavoro Modi di agire verso l’ambiente esterno manifestazioni più evidenti Produzione di una serie di incidenti non gravi ma pericolosi per il loro ripetersi Noncuranza per disposizioni e norme Nessun riguardo per la propria e altrui sicurezza Leggerezza nel trattare con dispositivi pericolosi Intolleranza verso gli strumenti di protezione Nessuna attenzione ai segnali d’allarme

62 Modi di agire verso l’ambiente esterno
Rapporto uomo-lavoro Modi di agire verso l’ambiente esterno ? parte di questi interrogativi va ricercata nell’ambiente di lavoro

63 Rapporto uomo-lavoro Ambiente di lavoro Fisico
clima, temperatura, polveri, stato di efficienza di macchine o impianti, chiarezza dei segnali, ecc. in un numero sensibile di casi è correttamente impostato

64 Rapporto uomo-lavoro Ambiente di lavoro Psicosociale
interazioni tra persone, gruppi, settori “cultura” aziendale ufficiale e sotterranea tipo di comunicazione prevalente stile di management esistente

65

66 Comunicazione Percezione e sicurezza Motivazione e sicurezza Leadership Formazione alla sicurezza

67 LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE

68 Comunicazione interpersonale
Definizioni e modelli due caratteristiche fondamentali, che la distinguono dal semplice comportamento: intenzionalità nella persona emittente processo, cioè di un sistema che coinvolge più soggetti sociali in una serie di eventi

69 Comunicazione interpersonale
Modello tradizionale Emittente-Messaggio-Ricevente modello lineare qualcosa che una persona “fa” ad un’altra Emittente (E) codifica idee e sentimenti in una sorta di Messaggio (M) e lo spedisce attraverso un canale (parole, scritti, ecc.) al Ricevente (R)

70 Modello di Shannon e Weaver (1949)
Comunicazione interpersonale Modello di Shannon e Weaver (1949) 5 elementi disposti in ordine lineare: fonte di informazione codificatore canale di trasmissione decodificatore destinazione

71 Comunicazione interpersonale
Modello interattivo concetto di feedback “partita a tennis” verbale e non verbale emittente può diventare anche ricevente durante una stessa interazione: la comunicazione è riuscita quando le immagini mentali degli interlocutori coincidono trascura l’aspetto di costruzione dei significati

72 Comunicazione interpersonale
Modello dialogico interlocutori contemporaneamente emittenti e riceventi durante l’interazione soggetti creano congiuntamente il significato degli scambi

73 Pragmatica della comunicazione
Comunicazione interpersonale Pragmatica della comunicazione Pragmatica della comunicazione umana (Watzlawick, Beavin, Jackson ) Vengono analizzati gli effetti pragmatici, cioè comportamentali, della comunicazione

74 Assiomi della comunicazione
Comunicazione interpersonale Assiomi della comunicazione 1) “Non si può non comunicare” Qualsiasi comportamento, le parole o i silenzi, l’attività o l’inattività hanno valore di messaggio, influenzando gli interlocutori che non possono non rispondere a queste comunicazioni

75 Assiomi della comunicazione
Comunicazione interpersonale Assiomi della comunicazione 2) “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione” Livello di contenuto: informazione, significato parole Livello di relazione: informa il destinatario sul “tipo” di messaggio emesso e sulla modalità migliore per riceverlo. Definisce quindi implicitamente le relazioni tra i comunicanti

76 Assiomi della comunicazione
Comunicazione interpersonale Assiomi della comunicazione 3) “La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”

77 Assiomi della comunicazione
Comunicazione interpersonale Assiomi della comunicazione 4) “Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico sia con quello analogico” Linguaggio numerico: l’uso di parole, segni arbitrari dovuti ad una convenzione semantica Linguaggio analogico: tutte le modalità della Comunicazione Non Verbale

78 Assiomi della comunicazione
Comunicazione interpersonale Assiomi della comunicazione 5) “Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici e complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza” Es. relazioni complementari padre/figlio, insegnante/alunno, medico/paziente

79 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

80 Comunicazione Non Verbale
contatto oculare espressione del volto gestualità atteggiamento corporeo gestione dello spazio interpersonale tono e volume della voce contatto fisico sincronizzazione

81 Comunicazione non verbale e paraverbale
Elementi NV Elementi paraverbale Posizione del corpo Tono Gesti Volume Espressione del viso Velocità Coloritura Ritmo e cadenza Mimica facciale Lo sguardo La respirazione…

82 Comunicazione non verbale e paraverbale
Verbale meno del 10% Paraverbale % Non verbale %

83 Congruenza e incongruenza della comunicazione
Quando i vari canali di uscita esprimono messaggi discordanti tra loro la persona che comunica è incongrua, e appare confusa ed indecisa Quando invece vengono espressi messaggi tra loro concordanti la persona che comunica è congrua e risulta convincente

84 Comunicazione Non Verbale
Funzioni esprimere emozioni comunicare atteggiamenti interpersonali partecipare alla presentazione di sé completare, sostenere, modificare, sostituire il discorso

85 Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni Strategie per controllare le proprie emozioni: “regole di ostentazione” nascondere l’emozione realmente provata simulandone un’altra mostrare indifferenza cercare di ridurre il livello di espressione di una certa emozione aumentare l’espressività

86 Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni i segnali non verbali possiedono, rispetto al linguaggio, una maggiore efficacia comunicativa e veridicità possono essere controllati in misura minore rispetto al discorso e alle parole

87 Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni 1) volto 2) corpo 3) tono della voce

88 Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni volto canale più controllato, mentre voce e corpo lo sono meno trasmette più informazioni sul tipo di emozione postura, gesti e gli altri movimenti del corpo danno informazioni sull’intensità dell’emozione canale più informativo per esprimere la contentezza e la collera

89 Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni Voce il migliore canale per comunicare la tristezza e la paura il peggiore per esprimere la contentezza

90 Comunicare gli atteggiamenti interpersonali
Comunicazione Non Verbale Comunicare gli atteggiamenti interpersonali CNV (Ekman e Friesen, 1968) un “linguaggio di relazione” basato su sensazioni che sono all’origine delle valutazioni, opinioni e giudizi che gli individui si fanno circa le altre persone

91 Comunicazione Non Verbale
Comunicare gli atteggiamenti interpersonali Simpatia sorriso spontaneo maggiore vicinanza contatto fisico Dominanza assenza di sorriso innalzamento del tono della voce ostentazione della propria altezza

92 Comunicazione Non Verbale
Presentare se stessi aspetto esteriore invia informazioni molto precise caratteristiche personali status sociale appartenenza a un determinato gruppo o esercizio di una professione

93 Sostenere, modificare, completare, sostituire il discorso
Comunicazione Non Verbale Sostenere, modificare, completare, sostituire il discorso gesti e sguardo per sottolineare il discorso vocalizzazioni, suoni come “Uh”, “Ehm”, sospiri, risate per accompagnare e intercalare le parole

94 Sostenere, modificare, completare, sostituire il discorso
Comunicazione Non Verbale Sostenere, modificare, completare, sostituire il discorso messaggio verbale quasi sempre accompagnato e influenzato da elementi NV non vocale: gesti movimenti del corpo postura espressioni del viso sguardo

95 Comunicazione Non Verbale
Sostenere, modificare, completare, sostituire il discorso vocali: intonazione qualità della voce vocalizzazioni pause

96 Comunicazione Non Verbale
Regole per comunicazione efficace rispettare alternanza dei turni (turn-taking) regolare interazione con feedback Gesti di assenso, sorrisi, espressioni come “sì, bene, certo” rivelano il grado di interesse, sono un rinforzo rispetto a quanto viene comunicato

97 Comunicazione Non Verbale
Elementi della CNV aspetto esteriore conformazione fisica volto (nei suoi tratti fisici) abiti trucco acconciatura

98 Comunicazione Non Verbale
Aspetto esteriore persone magre considerate più tese, nervose e pessimiste persone grasse più calorose, bonarie quelle muscolose più forti, audaci

99 Comunicazione Non Verbale
volto feedback delle espressioni facciali su messaggio verbale esse intervengono inoltre a regolare l’alternanza dei turni e la sincronizzazione negli scambi

100 Comunicazione Non Verbale
sguardo Elementi fisiologici e involontari: es. dilatazione delle pupille o il battito della palpebre consapevoli: es. i movimenti e le espressioni degli occhi

101 Comunicazione Non Verbale
sguardo Guardare gli altri Essere guardati Fattori di influenza su stati emotivi e comportamenti modo tempo tipo e quantità

102 Comunicazione Non Verbale
sguardo Guardare a lungo l’interlocutore è considerato un segnale di gradimento lo sguardo degli altri può anche provocare disagio e ansia perché produce la sensazione di “essere osservati” può provocare inoltre un’alterazione fisiologica e queste sensazioni possono risultare spiacevoli e non gradite

103 Comunicazione Non Verbale
sguardo Uso del contatto visivo in modo opportuno e appropriato alle circostanza (persone e scopi) sguardi per segnalare l’alternanza dei turni e sottolineare le sequenza del dialogo

104 voce e aspetti non verbali del parlato
Comunicazione Non Verbale voce e aspetti non verbali del parlato Legati al parlare Segnali prosodici: pausa, sonorità, tono Segnali sincronici: per segnalare quando si è terminata una frase (es. tono di voce discendente) Segnali di disturbo: ripetizioni, balbettii, omissioni, suoni incoerenti, “Ehm”, “Uh”, “Ah”

105 voce e aspetti non verbali del parlato
Comunicazione Non Verbale voce e aspetti non verbali del parlato Indipendenti dal parlare “Rumori emotivi”:pianto, sospiri, lamenti Segnali paralinguistici: che comunicano le emozioni e gli atteggiamenti La voce rivela in modo più veritiero i reali stati emotivi e gli atteggiamenti interpersonali

106 Comunicazione Non Verbale
comportamento spaziale rapporto tra individuo e spazio elementi fisici dell’ambiente caratteristiche individuali fattori sociali e culturali

107 Comunicazione Non Verbale
comportamento spaziale movimenti del corpo nell’ambiente fisico livello di contatto fisico o distanza che tende a stabilire tra sé e gli altri postura rapporto con il territorio (comportamento territoriale)

108 comportamento spaziale
Comunicazione Non Verbale comportamento spaziale aspetti della personalità stati emotivi atteggiamenti norme condizionamenti culturali e sociali significato che attribuisce a sé e agli elementi dell’ambiente circostante

109 Comunicazione Non Verbale
postura Ogni postura può essere legata a specifiche situazioni d’interazione riflette uno stato d’animo, un atteggiamento, il ruolo sociale di un individuo manifesta la differenza fra i sessi, rivela l’immagine che si ha del proprio corpo

110 Comunicazione Non Verbale
postura Esempi Dominanza e stato sociale postura eretta mani sui fianchi il capo all’indietro Sottomissione o riverenza abbassando lo sguardo e il capo, inchinandosi o inginocchiandosi

111 Comunicazione Non Verbale
postura rilassatezza comunica anche ostilità una postura molto rilassata è usata nei confronti di persone che non si rispettano moderatamente rilassata con quelle simpatiche

112 movimenti del corpo e i gesti (figura)
Comunicazione Non Verbale movimenti del corpo e i gesti (figura) “gesti”: azioni prodotte volontariamente per comunicare informazioni gesti spontanei, involontari che rappresentano comunque segnali visivi percepiti da chi guarda

113 Comunicazione Non Verbale
5 tipi di gesti Emblematici: il cui significato è traducibile direttamente in parole (es. il segno per l’autostop) Illustratori: tutti i movimenti mentre si parla Regolatori dell’interazione (es. cenno del capo) Indicatori dello stato emotivo (es. agitare un pugno in segno di rabbia)

114 Comunicazione Non Verbale
5 tipi di gesti Di adattamento autoadattivi (self-adaptors): rivolti al proprio corpo, cioè movimenti di automanipolazione centrati sull’altro (alter-adaptors) diretti su oggetti (object-adaptors)

115

116 Una via, due vie pag. 86 n. 23 Intro sulla comunicazione
Verbale Non verbale Intro Comunicazione ad una via, a due vie Start Discussione Nella sit 1) usato il verbale e paraverbale senza possibilità di interagire con il pubblico, senza feedback Sit 2) V e NV : + gesti, mimica facciale, sguardo Comunicazione più precisa

117

118 Comunicazione a una via e a due vie
Una via Due vie Messaggio semplice Messaggio complesso Obiettivo predeterminato Obiettivo delineato Preparazione esaustiva Preparazione non esaustiva Numero destinatari alto Numero destinatari basso Tempi brevi Tempi più lunghi Autorità Partecipazione Assenza componenti Presenza forti componenti emotive, assenza di conflitti emotive, possibili conflitti

119 La comunicazione non verbale e paraverbale
Elementi NV Elementi paraverbale Posizione del corpo Tono Gesti Volume Espressione del viso Velocità Coloritura Ritmo e cadenza Mimica facciale Lo sguardo La respirazione…

120 La comunicazione non verbale e paraverbale
Verbale meno del 10% Paraverbale % Non verbale %

121 Congruenza e incongruenza della comunicazione
Quando i vari canali di uscita esprimono messaggi discordanti tra loro la persona che comunica è incongrua, e appare confusa ed indecisa Quando invece vengono espressi messaggi tra loro concordanti la persona che comunica è congrua e risulta convincente

122 Percezione e sicurezza
La percezione: la facoltà di recepire gli stimoli che provengono dall’ambiente, di selezionarli, di riconoscerli e quindi di decodificarli (renderli chiari ed accessibili) allo scopo di produrre adeguate reazioni

123 la percezione è un fenomeno conoscitivo che implica un contatto con il mondo esterno mediante gli organi di senso dobbiamo selezionare allo scopo di risparmiare energie psichiche concentrando l’attenzione su ciò che è importante e utile per noi in quel determinato momento

124 Caratteristiche di un ambiente percettivo idoneo (in fatto di sicurezza):
chiarezza differenziata visiva, uditiva, tattile, olfattiva, di movimento ecc., in cui i vari stimoli sono distinguibili e riconoscibili Di positività affettiva e quindi con segnali non depressivi, ripugnanti, noiosi, burocratici, ecc.

125 Di collaborazione o sollecitazione delle iniziative individuali
Cioè un campo percettivo troppo agevole in cui l’individuo non possa mettere nulla di se stesso è deleterio, in quanto questo campo si presenta alla fin fine piatto, senza attrattiva e quindi corre il rischio di passare inosservato

126 Di ricerca di novità Perché a volte lo stimolo o complessi di stimoli che si è abituati a percepire perdono la loro intensità e quindi vengono sottintesi o rimossi

127 Educazione percettiva in generale e sul piano della sicurezza
Esercizio accorto che abitua all’uso degli organi di senso acuendo la loro capacità di discriminazione e accrescendone il rendimento Se abituo le persone a “vedere” non solo le grandi differenze, ma le sfumature esistenti tra diversi stimoli le aiuto a proteggersi anche quando l’ambiente non presenta chiarezza (es. guardiani di dighe)

128 Informazione calibrata e precisa su ciò che si deve percepire, l’accresciuta conoscenza degli ambienti, delle situazioni e delle circostanze in cui certi eventi si verificano crea una tensione benefica finalizzata a distinguere i vari segnali Molti incidenti avvengono spesso perché le persone hanno “abbassato la guardia” L’informazione in questo caso si chiama anche aggiornamento ed è molto utile per rinfrescare le nozioni passate e per riaccendere nuovi interessi

129 LA MOTIVAZIONE ALLA SICUREZZA

130 Motivazione Spinta o stato interiore che orienta l’organismo verso una azione finalizzata al raggiungimento di un determinato scopo o obiettivo

131 Teoria gerarchica dei bisogni (A. Maslow)
La sorgente della motivazione va ricercata in alcuni specifici bisogni I bisogni umani sono di natura biologica, hanno una base genetica e spesso influenzano il comportamento a livello inconscio La teoria di un uomo non è che la storia del processo di soddisfazione di questi bisogni Un bisogno soddisfatto perde centralità e rilevanza all’interno dell’individuo aprendo la strada all’insorgenza di nuovi bisogni

132 categorie di bisogni bisogni fisiologici bisogni di sicurezza
bisogni di appartenenza bisogni di affetto e di stima bisogni di autorealizzazione Sono tra loro in rapporto gerarchico: non sarà possibile l’insorgenza di bisogni di ordine superiore se non dopo l’avvenuta soddisfazione di bisogni di ordine inferiore

133 Bisogni primari: Protezione dal freddo, dalle malattie, nutrimento, riposo, sopravvivenza, autoconservazione e conservazione della famiglia

134 Bisogni secondari Sfera sociale: Appartenenza al gruppo, desiderio di partecipare alla vita sociale, avere uno “status” dignitosi, essere accettati, stimati ed apprezzati Sfera psichica: Autorealizzazione : sviluppare, nei limiti del possibile, la propria personalità, realizzare il proprio potenziale creativo, soddisfare i propri bisogni intellettuali e affettivi

135 bisogno di sicurezza occupa una posizione intermedia nella scala gerarchica motivazionale fattore di barriera tra sopravvivenza e vita serena che si manifesta in vari modi e riguarda sia elementi fisici (vivere in un ambiente non pericoloso) elementi psichici (non avere paura del futuro, fiducia in se stessi, essere protetti da altri, avere i mezzi per combattere l’insicurezza)

136 Motivazione / demotivazione
Finire figura BISOGNO

137 Quando il bisogno è soddisfatto, il processo motivazionale cessa di manifestarsi, in quanto l’individuo non è più stimolato all’azione Se però il bisogno è costantemente disatteso, sia per continue risposte negative sia per disinteresse dell’ambiente le persone entrano nella convinzione che non c’è più nulla da fare. Non cercano più. Entrano in uno stato di equilibrio perenne, che rappresenta la morte dell’organismo (esempio: fame disattesa a lungo, inedia, stimolo che non si manifesta più) e l’assenza di vita da un punto di vista psichico

138 Esempio Il lavoratore che è – o si crede – bersagliato dai propri capi e dall’azienda Abbandona la tensione al lavoro Cessa di applicarsi Si autoemargina dalla vita di lavoro, dai compagni, ecc Atteggiamento che favorisce una diffusa situazione di pericolo, in quanto cessano di agire le difese positive individuali

139 Processo di demotivazione
Le persone non entrano più in tensione perché sanno, o credono di sapere, che non c’è più nulla da fare

140 In fatto di sicurezza gli interventi (da parte delle Organizzazioni) solamente repressivi hanno effetti immediati, ma poi a lungo termine non danno più alcun frutto I “delusi” (cioè coloro ai quali sono state fatte molte promesse di bonifica dell’ambiente o genericamente preventive, ma poi non le hanno viste messe in pratica) sono poco propensi a considerare l’utilità della sicurezza A poco a poco costoro attuano un meccanismo di rimozione sull’argomento, cioè non ne vogliono più sentir parlare


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