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I limiti del mercato: la scelta liberista

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Presentazione sul tema: "I limiti del mercato: la scelta liberista"— Transcript della presentazione:

1 I limiti del mercato: la scelta liberista
Lo stato liberale dopo l’unità ( )

2 Due riflessioni su storia ed economia: John Maynard Keynes, Teoria generale dell’occupazione dell’interesse e della moneta “Le idee degli economisti e dei filosofi della politica, giuste e sbagliate che siano, sono molto più potenti di quanto comunemente si pensi. In realtà il mondo è governato praticamente solo da queste […] Sono persuaso che il potere degli interessi costituiti è largamente sopravvalutato rispetto alla graduale penetrazione delle idee […] Presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, a rivelarsi pericolose, nel bene o nel male”.

3 Due riflessioni su storia ed economia: Marc Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico
“ Difatti, sono i modi di fare e di agire degli uomini che interessano lo storico, il quale deve provare a comprenderli nelle loro ragioni profonde e movenze di superficie, senza giudicare”.

4 La neutralità dello stato in ambito economico
L’affermazione delle teorie liberoscambiste rappresenta il frutto di un clima ideologico favorevole e della preponderanza , in seno alla classe politica dei rentiers L’influenza della rivoluzione industriale che si sta affermando in alcune regioni del continente europeo si fa avvertire anche in Italia in due modi: aumento del commercio coll’estero di alcuni prodotti agricoli da due regioni settentrionali (la seta, in particolare) Influssi di natura culturale

5 Le relazioni internazionali
Il debito pubblico Il collocamento del debito pubblico I rapporti colle grandi banche d’affari estere I capitali esteri per gli investimenti La costruzione delle infrastrutture

6 Il modello di sviluppo della Destra storica
Creare un equilibrio agricolo - commerciale Il ruolo del capitale fisso sociale come premessa per gli investimenti Le garanzie alla proprietà Le forme indirette di intervento: La politica doganale La politica fiscale (la perequazione dei catasti) Un modello ideale per il Nord Ovest

7 La spesa pubblica Lo stato è il principale operatore finanziario della penisola Non c’è un mercato nazionale È un paese povero di capitali La vendita dei beni demaniali ed ecclesiastici come incentivo allo sviluppo del settore primario

8 Il capitale fisso sociale
Organizzazione amministrativa Rete ferroviaria ( : da a km) Porti, strade, edilizia militare e civile Spesa militare (guerre d’indipendenza, brigantaggio) Si utilizzano per la modernizzazione delle strutture i prestiti esteri e l’accumulazione agraria del periodo precedente La mappa degli affari nel contesto di un unico mercato si delinea con le occasioni offerte dallo stato Si delinea un precoce “capitalismo di stato” per supplire all’inadeguatezza del capitale privato

9 L’unificazione Un’unificazione giacobina al di là delle differenze tra moderati e radicali Il processo di unificazione trae la propria dinamica nella politica e nella cultura piuttosto che nell’economia e nella società Il mito della terza Roma Il liberismo di Cavour e il destino del nuovo stato (“non come il Belgio”

10 Un case study: una deroga al dogma
Un case study: una deroga al dogma. Le politiche di sostegno all’industria a Genova Anche se liberista Cavour favorisce la nascita nel 1853 dell’Ansaldo che rileva dallo Stato sabaudo lo stabilimento meccanico di Genova Sampierdarena per produrre locomotive, turbine e artiglierie L’azienda prende il nome dell’ingegnere Giovanni Ansaldo, ma alla fondazione concorrono esponenti della finanza e della marineria genovesi come Carlo Bombrini e Raffaele Rubattino (l’uomo dei mille…) Nasce nella città il primo polo meccanico-siderurgico

11 Il sostegno dello Stato al credito
Cavour aiutò anche il banchiere Domenico Balduino, che nel 1863 avrebbe fondato il Credito Mobiliare (emanazione di una banca francese, poi divenuta indipendente) Il Credito Mobiliare attraversò quasi indenne fino al 1890 le più gravi crisi economiche, riversando le proprie passività allo Stato Le sue attività principali furono il finanziamento alle ferrovie e altre opere pubbliche, la gestione e gli appalti di monopoli fiscali o entrate straordinarie dello stato come la Regia dei Tabacchi e la vendita dei beni demaniali

12 Il sostegno dello Stato alle ferrovie
Ministro delle Finanze nel primo governo unitario è il banchiere livornese Pietro Bastogi, che nel 1862 avrebbe fondato la prima grande impresa del capitalismo italiano, la Società italiana per le strade ferrate meridionali, che entro il 1865 costruì i tratti da Ancona a Brindisi e da Foggia a Napoli Dopo il 1905 (nazionalizzazione delle ferrovie) la società utilizzò i capitali dell’indennizzo per investire nell’industria elettrica e dopo la nazionalizzazione del settore nel 1962 nell’industria chimica

13 Il sostegno alle opere pubbliche
Di pari importanza è la Società veneta per imprese e costruzioni pubbliche, costituita nel 1872 dal deputato padovano Vincenzo Stefano Breda L’impresa realizza gli acquedotti di Venezia e Napoli, il ministero delle Finanze a Roma, la costruzione e la gestione di vari tronchi della rete ferroviaria lombarda e veneta È cointeressata nel controllo di numerose società e in operazioni relative ai porti di Genova e Palermo È per iniziativa di Breda che nel 1884 sorse a Terni la prima acciaieria italiana moderna

14 Gli squilibri regionali
Le scelte privilegiano il Nord Ovest Si accentua il divario col Sud Una logica coloniale: è solo una questione di “buongoverno”… Il dogma liberista e l’anacronismo di una politica speciale Il caso delle banche di emissione E se l’Italia fosse divenuta uno stato federale… Le scelte di allora indirizzano verso il modello di sviluppo localizzato nel Nord Ovest

15 Gli squilibri regionali
Al Sud il capitalismo industriale appare più una sopravvivenza dell’Ancien Regime, retaggio del mercantilismo settecentesco (Pietrarsa, San Leucio, Capodimonte, privilegi/privative e protezionismo) La differenza dell’export agricolo (olio, agrumi, vino e zolfo) rispetto alla seta è soprattutto relativa all’ampiezza e qualità dei mercati e di forza imprenditoriale e politica per il loro controllo Alcune differenze significative persistono anche nell’industria cotoniera


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