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Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

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Presentazione sul tema: "Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011"— Transcript della presentazione:

1 Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

2 Paolucci, Signorini, La storia in tasca volume 1
5. Migrazioni e nuovi popoli nel Vicino Oriente 6. La civiltà del mar Egeo: Cretesi e Micenei 7. Le nuove città greche 8. La diffusione della civiltà greca Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

3 Migrazioni e nuovi popoli nel vicino Oriente
CAPITOLO 5 Migrazioni e nuovi popoli nel vicino Oriente Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

4 Le grandi migrazioni Tutte le grandi migrazioni del passato furono avviate da popoli nomadi che abbandonavano le loro sedi per trasferirsi altrove, dando così origine a ondate migratorie. Nonostante nel Neolitico un numero crescente di gruppi umani cominciasse a coltivare la terra diventando sedentario, erano ancora numerose le tribù di allevatori nomadi che vivevano di pastorizia e che spostavano continuamente le loro greggi in cerca di terre migliori. Siccome i nomadi generalmente non conoscevano la scrittura, che fu un prodotto della vita cittadina, quello che sappiamo di loro è stato scritto da popoli sedentari. Pastori e allevatori occupavano la vasta fascia di steppe aride e di deserti che attraversa il continente euroasiatico dall’Ungheria alla Cina. Più a sud, nelle regioni più fertili, vivevano le popolazioni sedentarie che praticavano l’agricoltura e costruivano città. La prima grande migrazione iniziò intorno al 2000 a.C. quando alcune popolazioni dell’Asia centrale e della Russia meridionale cominciarono a spingersi verso ovest e verso sud. La causa dei questi grandi spostamenti è sconosciuta. Parecchi secoli più tardi esse occupavano un territorio vastissimo, dall’India fino all’Europa. Da ciò deriva il nome indoeuropee, dato sia alle popolazioni sia alle lingue da loro parlate, tutte discendenti da un’unica stessa lingua, a noi sconosciuta. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

5 Gli Ittiti Favoriti in battaglia dall’uso di carri veloci e di armi di ferro, gli Ittiti riuscirono a creare un forte impero che durò più di due secoli. Gli Ittiti si stabilirono in Anatolia (la Turchia asiatica o Asia Minore) intorno al 2000 a.C. portando con se e diffondendo tra le popolazioni locali, il cavallo e le prime armi di ferro. Il cavallo rese molto più rapidi i movimenti dei carri da guerra. Gli Ittiti impararono, forse per primi, a fondere il ferro e si impadronirono della tecnica della tempra, che consiste nell’immergere il ferro ancora rovente nell’acqua per renderlo più resistente e duro. Una seconda migrazione di tribù indoeuropee, chiamate Popoli del Mare perché si spostavano via mare o lungo le coste, distrusse il regno ittita, ma diffuse la tecnica della lavorazione del ferro, dando così inizio all’Età del Ferro nel Vicino Oriente. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

6 I popoli della terra di Canaan: gli Ebrei
Gli Ebrei provenivano dalla Mesopotamia. Erano una popolazione di pastori seminomadi di lingua semitica, divisi in tribù ma guidati da un unico patriarca (padre). La loro storia è narrata nella Bibbia. Secondo il racconto della Bibbia il patriarca Abramo, obbedendo al comando di Dio, partì con la sua famiglia dalla Mesopotamia per stabilirsi in Palestina, la «Terra Promessa». In Palestina i discendenti di Abramo abitarono per varie generazioni. Poi una parte delle tribù emigrò in Egitto, forse a causa di una carestia. Dopo un primo periodo di convivenza pacifica con gli Egiziani, gli Ebrei furono costretti a partecipare al duro lavoro di costruzione delle piramidi per il faraone Ramsesse II. Mosè, ebreo, liberò il suo popolo dal lavoro forzato e lo riportò in Palestina. Gli Ebrei, a differenza di tutte le altre popolazioni credevano in un solo Dio, Jahvè, il quale, grazie ad un patto di alleanza con il suo popolo, lo protegge, lo dirige, lo premia e/o lo punisce. La religione monoteista degli Ebrei si è conservata fino ai giorni nostri. Quando gli Ebrei lasciarono l’Egitto per la Palestina, la trovarono però già abitata da altre popolazioni. Seguirono due secoli di guerre. In questo tempo le tribù si unirono, nacque il regno di Israele e, sotto la giuda di re Davide, si espanse fino a confini mai raggiunti. Nel secolo VIII a.C. il regno di Israele fu invaso dagli Assiri e nel secolo VI a.C. dai Babilonesi del re Nabucodonosor. Gli Ebrei vennero deportati in massa ( 586 a.C.) a Babilonia e la loro capitale, Gerusalemme, fu completamente distrutta. Questo è uno dei più antichi episodi di migrazione forzata che la storia ricordi. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

7 I popoli della terra di Canaan: i Fenici
I Fenici furono abili costruttori di navi e marinai. Con le loro imbarcazioni, rese più stabili dalla chiglia e impermeabilizzate con il bitume, riuscirono ad oltrepassare lo stretto di Gibilterra e perfino a navigare intorno all’Africa. A partire dal 1200 a.C. dominarono il commercio marittimo. Dalle loro città stato poste lungo la costa ( Biblo, Sidone, Tiro, Berito) partivano per scambiare con metalli le loro stoffe pregiate, tinte di porpora, e altri articoli di lusso come avorio, gioielli, vetro trasparente. Fra l’VIII e il VI a.C. gruppi di emigrati fenici fondarono sulle coste del Mediterraneo nuove città, i cui abitanti tenevano vive leggi e usanze della madrepatria. Grazie ai loro viaggi i Fenici contribuirono a diffondere una importante invenzione: l’alfabeto fonetico che tutti conosciamo, in cui ad ogni segno corrisponde un suono. L’alfabeto fonetico era molto più facile da leggere e scrivere e poté essere usato da un maggior numero di persone. Le città fenicie rimasero sempre indipendenti le une dalle altre, non formarono mai un unico regno, ma furono sottomesse a varie dominazioni: Assiri, Babilonesi, Persiani e infine Romani. La civiltà fenicia sopravvisse nelle colonie, in particolare a Cartagine. I Fenici furono un popolo di marinai e commercianti. Abitavano nel territorio dell’attuale Libano e da lì partirono per fondare numerose colonie . Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

8 Gli Assiri: un popolo guerriero
Gli Assiri unificarono le popolazioni del Vicino Oriente fondando un grande impero basato sulla forza. Le prime conquiste degli Assiri cominciarono nel IX secolo a.C. ma il loro impero raggiunse la massima espansione con il re Assurbanipal nel 650 a.C. che dominò tutta la Mesopotamia, la Siria, la Palestina e l’Egitto. La capitale era Ninive, una città bellissima con una ricca biblioteca che raccoglieva tavolette d’argilla scritte a caratteri cuneiformi. La dura dominazione assira, basata sulla forzata sottomissione, la distruzione e i saccheggi delle città conquistate e le deportazioni forzate di intere popolazioni, impoverì la Mezzaluna fertile e provocò la ribellione dei popoli assoggettati. Nel 612 a.C. Ninive venne rasa al suolo da un esercito di Medi e Babilonesi: l’impero assiro cessò di esistere. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

9 I Persiani Nel VI secolo a.C. i Persiani unificarono nuovamente tutto il Vicino Oriente e governarono il loro vastissimo impero con saggezza e tolleranza. I Persiani sono un popolo indoeuropeo giunto sull’altopiano iranico con la prima migrazione nel secondo millennio a.C. I Persiani furono guidati nelle loro conquiste da tre re: Ciro, detto il grande, e dai suoi successori, Cambise e Dario. Il loro impero riuniva una ventina di popoli diversi. Ognuno poteva conservare le proprie credenze religiose, la propria lingua e modi di vivere. Su tutto il territorio venne costruita una fitta rete di strade, dette vie regie, che collegava le varie capitali del regno e facilitava la riscossione dei tributi, che per la prima volta venivano riscossi in moneta, non più in natura sotto forma di dono. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

10 Le civiltà del Mar Egeo CAPITOLO 6
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11 Creta Il palazzo era il centro della vita economica a Creta.
Le donne a Creta godevano di una grande libertà e di una considerazione sociale sconosciuta presso altri popoli antichi. Creta è un isola situata nel mar Egeo, fra le coste dell’Asia Minore e quelle della Grecia: una posizione molto favorevole, al centro delle vie marittime. E’ montuosa ma fertile. A creta si coltivavano vite e ulivo che alimentavano un fiorente commercio di vino e oli. I boschi fornivano invece legname per le navi. Nelle città cretesi (Cnosso e Festo erano le più popolose) sorsero grandi palazzi da dove il re e i suoi funzionari dirigevano e controllavano la vita della città. Secondo una leggenda il re Minosse, figlio del dio Zeus, era stato destinato dagli dei a regnare sull’isola di Creta. Dal nome di questo mitico personaggio la civiltà cretese si chiamò minoica . Forse il rispetto per le donne a Creta va messo in relazione con il culto della madre – terra, una potente dea che reggeva il cielo, la terra, il mare. La civiltà cretese fiorì per quasi sei secoli, da 2000 al 1400 circa a.C., in pace e prosperità. Crollò a causa di catastrofi naturali e delle invasioni straniere fra il 1500 a il 1400 a.C. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

12 Il progresso della navigazione
Fiumi e canali costituivano le principali vie di comunicazione dell’antichità. I Sumeri discendevano la corrente del Tigri e dell’Eufrate in imbarcazioni a forma di cestoni in legno o canne intrecciate. Con queste primitive imbarcazioni era però impossibile risalire la corrente. Nel terzo millennio a.C., grazie all’invenzione della vela i battelli egizi potevano risalire il Nilo controcorrente sfruttando il vento. Il legno divenne presto il materiale prediletto nella costruzioni di imbarcazioni. Col tempo si costruirono navi sempre più grandi, con vele più larghe, con la prua (la parte anteriore) rialzata che faceva da frangiflutti, e un grande timone per tenere meglio la rotta durante i viaggi commerciali sempre più lunghi. Il vero progresso nella navigazione per mare fu l’applicazione della chiglia, cioè una trave che attraversava la parte sommersa dell’imbarcazione in tutta la sua lunghezza. Con la chiglia la nave “tagliava” l’acqua in profondità, teneva meglio la rotta e poteva affrontare anche il mare in tempesta. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

13 I Micenei: i primi greci
Dopo il crollo della potenza di Creta, le navi micenee percorrevano il Mediterraneo in lungo e in largo, dall’Egitto all’Anatolia, dalle coste della Siria all’Italia meridionale e alla Sardegna. Fra il 1600 e il 1200 a.C. si sviluppò in Grecia una fiorente civiltà chiamata micenea, dal nome della sua città più ricca e potente: Micene. Generalmente le città micenee sorgevano su n’altura, erano difese da grandi mura e al centro si trovava il palazzo del re che, come a Creta, dirigeva da qui tutta la città. Per questo le civiltà di Creta e Micene sono dette civiltà dei palazzi. A fianco del re vi era una classe privilegiata di guerrieri che possedevano terre, schiavi e greggi e costituivano la nobiltà. Il commercio marittimo era particolarmente fiorente e i Micenei, abili navigatori, lasciarono tracce della loro civiltà in buona parte del Mediterraneo. Ai Micenei viene attribuita la distruzione della città di Troia (XII secolo a.C.), che probabilmente era di ostacolo all’espansione commerciale micenea. Le gesta eroiche dei Micenei, detti anche Achei, furono raccontate dal poeta Omero cinque secoli dopo. Per quanto abbelliti dalla fantasia i canti di Omero forniscono anche informazioni esatte e preziose. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

14 La fine della civiltà micenea
La civiltà micenea entrò in una fase di decadenza e nel XI secolo a.C. finì per scomparire, forse a causa di ripetute invasioni di altri popoli indoeuropei, fra cui i Dori. I Popoli del Mare e i Dori, una tribù greca, furono la causa principale di decadenza della civiltà micenea. Intanto altri gruppi di greci, in cerca di nuove terre da coltivare o forse in fuga dagli invasori, colonizzarono le coste dell’Asia Minore. Nei secoli che seguirono la Grecia attraversò un periodo di crisi: si tornò a praticare quasi esclusivamente la pastorizia e l’allevamento, la popolazione calò, la scrittura scomparve. I documenti archeologici di questi secoli sono scarsi ed è difficile ricostruirne la storia, per questo sono detti «l’età oscura». La Grecia uscì dall’età oscura solo a partire dall’ottavo secolo a.C. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

15 Le nuove città greche CAPITOLO 7
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16 La polis La polis è la nuova città greca: una città – stato basata sull’autogoverno dei cittadini. Atene era una delle polis più importanti. Dopo l’età oscura, a partire dal VII secolo a.C., la Grecia ebbe un momento di grande sviluppo demografico ed economico. La novità della polis era la sua organizzazione urbanistica: al centro della polis si trovava l’agorà, una vasta piazza, dove si affacciavano le botteghe degli artigiani e dove i mercanti disponevano le loro bancarelle, ma anche dove i cittadini si trovavano per discutere e prendere decisioni comuni sulla vita della città. Ogni polis era dedicata ad una divinità, ad esempio Atene deriva il suo nome dalla dea protettrice Atena. Ogni polis era autonoma rispetto alle altre, e aveva le proprie leggi, feste, forme di governo e moneta. L’originalità della polis era la forma di governo autonoma, per cui gli abitanti non erano più sudditi ma cittadini. La durata storica delle poleis si limita a quattro secoli, dal VII al IV secolo a.C.,ma la loro importanza sulla nostra civiltà è così grande da aver lasciato tracce anche nel nostro linguaggio: la parola politica deriva da polis. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

17 Le poleis: società ed economia
Tra gli uomini liberi della polis solo alcuni erano cittadini e in quanto tali avevano il diritto di partecipare alle assemblee, votare, decidere, possedere la terra, ma anche il dovere di difendere la città partecipando alle eventuali guerre. Erano cittadini gli «aristocratici» (da àristoi, che in greco significa “i migliori”) che possiedono terreni, greggi e mezzi per procurarsi un carro da guerra per assolvere il compito di difendere la città. Costoro detenevano il potere. Erano uomini liberi e cittadini anche i piccoli proprietari terrieri, che però spesso finivano con l’indebitarsi e ridursi in servitù per pagare i propri debiti. Commercianti e artigiani erano liberi ma non cittadini, in quanto il lavoro manuale non era considerato particolarmente nobile, anche perché erano per lo più stranieri residenti, detti meteci. Essi non solo non partecipavano al governo della città, ma dovevano regolarmente pagare una tassa per vivere in città. Anche le donne non avevano diritti politici. Nelle poleis la popolazione era divisa in due gruppi ben distinti: uomini liberi e schiavi, cittadini e non cittadini. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

18 Colonizzazione e cambiamento
La colonizzazione greca era causata soprattutto dall’eccessivo aumento della popolazione che spingeva i cittadini ad emigrare. Fra l’VIII e il VI secolo a.C. un gran numero di greci abbandonò la propria terra. Quando in una città greca l’aumento demografico diventava insostenibile, erano le stesse autorità ad imporre per legge l’emigrazione forzata. Partivano soprattutto contadini poveri minacciati dalla fame, servi per debiti, mercanti che cercavano fortuna e potenti sconfitti in fuga dai nemici politici. Molti emigravano nelle colonie già esistenti nella Ionia (fondate tra il 1100 e l’800 a.C.), altri si dirigevano verso le coste dell’Italia meridionale fondando nuove colonie che presero il nome di Magna Grecia. Le comunità di emigranti mantenevano le usanze della madre patria, perciò l’influenza della cultura greca nel bacino del Mediterraneo risultò molto forte. Inizialmente i coloni importavano dalla madrepatria prodotti e oggetti necessari, poi cominciarono a fabbricarli in proprio, così l’artigianato e il commercio marittimo ebbero un grande sviluppo. In età antica, e una città fondata da gruppi di cittadini al di fuori dei confini del loro stato. Gli abitanti della colonia di solito mantengono la cultura della adrepatria, la città da cui provengono. La colonizazzione fenicia ebbe scopi commerciali; quella greca fu causata soprattutto dall'eccessivo aumento della popolazione che spingeva i cittadini a emigrare. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

19 Sparta: un’oligarchia
Gli abitanti di Sparta si consideravano discendenti dell’eroe Eracle (Ercole), figlio di Zeus e fondarono così il loro potere sulla forza delle armi e sulla proprietà terriera. Le famiglie proprietarie, poco più di ventimila persone, chiamavano se stessi «gli Uguali» e costituivano un’oligarchia (governo di poche persone), che dominava su una popolazione venti volte superiore. Gli Spartiati, cittadini di Sparta, reggevano lo stato con disciplina militare per tenere i sudditi sottomessi. Gli Iloti erano gli schiavi, privi di diritti politici e civili che lavoravano la terra per conto dei padroni. Non avendo nessun diritto, il padrone poteva fare dello schiavo ciò che voleva. I perieci erano invece uomini liberi, avevano cioè diritti civili, ma non erano cittadini, in quanto stranieri e quindi non godevano di diritti politici. Erano per lo più artigiani e commercianti. Si credeva che le leggi di Sparta fossero opera di un mitico legislatore, Licurgo, ed ispirate dal dio Apollo. Due ispettori avevano il compito di impedire che fosse violata la legge. Oltre agli ispettori l’organizzazione politica di Sparta prevedeva: 2 cittadini spartiati che avevano il titolo di re e svolgevano compiti militari; un’assemblea degli anziani che prendeva le decisioni più importanti e un’altra assemblea generale di tutti gli Spartiati che votava le leggi. In caso di disaccordo fra le due assemblee prevaleva quella degli anziani. Nel corso del secolo VII a.C. Sparta impose la sua supremazia su tutto il Peloponneso e si pose a capo di una alleanza militare fra le città della regione (lega peloponnesiaca). Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

20 Atene: la prima democrazia
Inizialmente anche Atene era un’oligarchia come Sparta, ma cambiò presto grazie al suo sviluppo commerciale e a riforme legislative. Inizialmente nove arconti (governanti) eletti fra gli eupàtridi («discendenti di nobili padri») governavano la città assieme a due assemblee. Le leggi della città non erano ispirate da un dio come a Sparta. Il primo motivo di cambiamento fu la formazione di una vasta categoria di cittadini indipendenti e ricchi, non di proprietà terriere ma di denaro, che gli derivava dal commercio. Il secondo motivo di cambiamento fu la maturata convinzione, grazie al costante contatto con altre popolazioni, che le leggi e le costituzioni erano fatte dagli uomini nel loro interesse, e che, quando lo richiedeva l’opportunità, essi potevano cambiarle. Nel 594 a.C l’arconte Solone decise di dividere la popolazione in quattro classi, in base alla ricchezza posseduta, non alla nobiltà. La politica era comunque un privilegio ma non più di che nasceva nobile bensì di che era o diventava ricco. Le nuove classi risultavano così essere aperte a chiunque si arricchiva. Solone abolì anche la servitù per debiti. Clistene, arconte nel 508 a.C., continuò l’opera di indebolimento dell’oligarchia, dividendo i cittadini in dieci tribù in base al territorio che abitavano e istituendo un’assemblea popolare che si riuniva nell’agorà e che approvava, respingeva, discuteva e proponeva le leggi . Quella Ateniese era una democrazia (governo del popolo) diretta, cioè in cui ogni cittadino concorreva direttamente con il proprio voto al governo della città. Ciò era possibile perché la polis era uno stato a misura d’uomo, dove una piazza bastava a contenere tutti i cittadini. Nei moderni stati la democrazia è indiretta o rappresentativa. Atene Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

21 I giochi olimpici Secondo la tradizione i giochi olimpici vennero celebrati fin dal 776 a.C. I giochi olimpici comprendevano gare di corsa, incontri di pugilato, il pentathlon ( salto in lungo, corsa, lancio del disco, lancio del giavellotto, lotta) e anche corse di cavalli e quadrighe. Gli atleti gareggiavano nudi perché non c’era vergogna del proprio corpo. I vincitori ricevevano in premio una semplice corona di olivo selvatico o edera, ma acquisivano una grande fama. Ai giochi potevano partecipare solamente atleti greci, non schiavi, non donne. I giochi olimpici si svolgevano ogni quattro anni ad Olimpia, in onore di Zeus. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

22 La diffusione della civiltà greca
CAPITOLO 8 La diffusione della civiltà greca Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

23 La prima guerra persiana
Nel VI secolo a.C. le città greche dell’Asia Minore erano cadute sotto il dominio persiano, ma nel 499 a.C. si ribellarono. Nel 499 a.C., quando le città greche si ribellarono, sul trono di Persia sedeva Dario. Le città ribelli della Ionia erano guidate da Mileto. Queste chiesero aiuto alle altre città greche, ma solo Atene ed Eretria inviarono alcune navi. Così Mileto fu distrutta nel 494 a.C. e la stessa sorte tocco alle altre città insorte. Nel 490 a.C. i persiani attaccarono le due città greche che avevano aiutato gli insorti: Eretria e Atene. Eretria cadde dopo un breve assedio. Atene invece affrontò le truppe nemiche a Maratona e le costrinse a ritirarsi. Nel 486 a.C: Dario morì. Gli successe il figlio Serse che non rinunciò alla conquista della Grecia progettata dal padre. Nel frattempo Atene era riuscita a dotarsi di una potente flotta. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

24 La seconda guerra persiana
Nel 480 a.C. Serse costruì un ponte di barche sullo stretto dei Dardanelli per effettuare la traversata dall’Asia all’Europa, con tutto il suo potente esercito. L’esercito persiano era costituito da truppe di tutte le nazioni dell’impero. Molte città greche impaurite dalla potenza dei persiani si sottomisero subito, ma Sparta, Atene e poche altre città si rifiutarono. L’esercito greco era comandato da Leonida, un re spartano. L’esercito greco venne battuto al passo delle Termopili, dove gli spartiati resistettero fino alla morte. I persiani si diressero poi verso Atene, che era stata evacuata, e la incendiarono. I greci però aspettavano la flotta persiana nei pressi di Salamina dove, colti di sorpresa, i persiani furono battuti in una grande battaglia navale. Senza più l’appoggio della flotta, anche l’esercito persiano fu costretto a ritirarsi. Dopo la vittoria sulla Persia molte città greche si unirono nella lega di Delo, sotto la guida di Atene. La lega si trasformò presto per Atene in uno strumento di dominio. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

25 Atene: progressi della democrazia
Sotto la guida di Pericle la democrazia ateniese fece ulteriori progressi. Pericle fece pagare una specie di stipendio ai giudici popolari e ai membri dell’assemblea popolare. In tal modo quei cittadini che , dovendo lavorare per vivere, non avevano potuto dedicarsi all’attività politica, furono in grado di farlo. Nella democrazia ateniese tutti i cittadini avevano uguali diritti.Tuttavia vi erano dei limiti: stranieri (meteci), schiavi e donne restavano senza diritti politici. I meteci non potevano acquistare terre e dovevano pagare una tassa per avere diritto di commerciare nell’agorà. Le donne non partecipavano per nulla alla vita pubblica. La vita esemplare di una donna era quella tanto silenziosa da non essere nemmeno ricordata. Nel periodo di massimo splendore gli schiavi ad Atene erano moltissimi.. Non c’era settore in cui non prestassero la loro attività, tanto da essere il fondamento dell’intera economia. Pericle in un ritratto dello scultore Kresilas. (Londra, British Museum) Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

26 Atene contro Sparta Atene, a capo della lega di Delo, era diventata ricca e potente e cercava di estendere la sua supremazia su tutta la Grecia. Il tentativo di supremazia di Atene non fu ben visto da Sparta, che era a guida della lega peloponnesiaca. La guerra fra Sparta e Atene scoppiò nel 431 a.C., durò fino al 404 a.C. e prese il nome di guerra del Peloponneso, perché iniziò in quella regione. La guerra assunse da subito l’aspetto di una lotta fra la democrazia, rappresentata da Atene e i suoi alleati, e l’oligarchia, rappresentata da Sparta e alleati. La flotta di Atene fu ripetutamente sconfitta e la città assediata e ridotta alla fame fu conquistata da Sparta. Atene perse la guerra, ma tutta la Grecia ne uscì devastata e indebolita politicamente, socialmente ed economicamente. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

27 La Macedonia La fanteria dell’esercito macedone era stata riorganizzata dal re Filippo II che ne aveva alleggerito l’armatura e rivisto la disposizione. Questa particolare fanteria era detta «falange macedone». Vista la debolezza delle città greche dopo la guerra del Peloponneso, Filippo riuscì ad inserirsi con successo nella lotta per il predominio sulla Grecia. Dopo aver conquistato la Grecia Filippo morì assassinato. L’esercito macedone era dotato di un’efficiente cavalleria e di un particolare ordinamento di fanti che lo rendevano rapido negli spostamenti. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

28 Alessandro Magno A Filippo il Grande successe il figlio Alessandro che continuò le conquiste del padre invadendo anche l’impero persiano: in breve tempo occupò tutta l’Asia Minore, la Siria, la Palestina e l’Egitto. Alessandro, detto Magno per le sue grandi imprese, era un uomo di grande cultura, educato dal filosofo Aristotele, cercò di rispettare il più possibile i modi di vita e le tradizioni religiose dei popoli assoggettati. Dopo la morte di Alessandro si susseguirono anni di guerre fra gli ufficiali dell’esercito di Alessandro, poi tra il 280 a.C e il 275 a.C. si formarono tre grandi monarchie: il regno d’Egitto, quello di Siria e quello di Macedonia. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011

29 L’eredità culturale del mondo greco
In Grecia e nelle colonie hanno origine conoscenze, modi di pensare, comportamenti sociali e politici che sono alla radice di alcuni aspetti della vita di oggi. Fra VII e VI secolo in Grecia comincia a svilupparsi la filosofia, che letteralmente significa «amore per la conoscenza», che si pone domande sul destino dell’uomo. I pensatori greci evitano di dare a queste domande spiegazioni fantasiose o mitologiche e ricercano risposte scientifiche e razionali, cioè basate sul ragionamento (Socrate, Platone, Aristotele) L’abitudine all’osservazione critica della realtà fa progredire anche la matematica e la geometria (Pitagora). Nasce anche la storia, cioè una narrazione dei fatti storici condotta con spirito scientifico (Erodoto). Il fenomeno della colonizzazione diffonde idee e costumi greci in tutto il mondo. Con Alessandro Magno la civiltà greca si estende ulteriormente, fino al mondo orientale. Nei tre secoli dal IV al I a.C., Età ellenistica, il greco diviene una lingua internazionale. Il più importante centro culturale ellenistico fu Alessandria d’Egitto, fondata da Alessandro Magno nel 332 a.C. Paolucci, Signorini, La storia in tasca © Zanichelli editore 2011


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