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Filosofia politica 2010 (Beatrice Magni)
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Significato e metodi della fp come prospettiva disciplinare
Per capire che cosa è→capire che cosa fa = esaminare il rapporto tra filosofia e politica; Tornare sulla scena originaria: Socrate (cold case); “Questione socratica”; Binomio inscindibile tra persona e pensiero in S. (azione isolata, coraggio); Vita di S. destinata a entrare fatalmente in collisione con le regole del gioco politico di Atene (chiusura conformistica della polis) →caratteristiche di S.: “Simile a nessun altro” (paradosso socratico = mediazione tra divino e umano, ma: ambiguità, inquietudine); Atopos; Esemplare (paradeigma)= Apollo si serve di S. come esempio di sapienza (in una forma molto particolare, cfr. Apologia, 21A, 23 A e B ). S. è esemplare grazie alla particolarità con cui conduce la sua vita (peso di una dottrina vs comportamento tenuto in concreto); Plastico: coraggio di fronte alla morte, critica del potere politico, aderenza ad un ideale assoluto di giustizia, assenza di bisogni materiali.
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Filosofia e politica: una relazione significativa e problematica
Apologia di Socrate: il miglior testo introduttivo In A. Socrate spiega e giustifica se stesso, il suo stile di vita, di fronte ad una giuria di “pari”: difesa in uno spazio pubblico dell’utilità della filosofia per la vita politica; A. mostra la vulnerabilità della filosofia politica nel suo rapporto con la città, e la vulnerabilità della città nel suo rapporto con la filosofia.
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Apologia di Socrate “Scarti socratici”:
Una difesa “attacco” (cfr. il tono del “polemos”); Apologia, 17A, 17C. “Io sono straniero al linguaggio che si usa in questo luogo” (17D); “Combattere contro delle ombre”, 18E. “io sono sempre lo stesso” (il modo di dire le cose = primo livello del discorso sul linguaggio); Polemica contro i sofisti (secondo livello del discorso sul linguaggio).
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Le vecchie accuse Fisiologo-naturalista: a S. non interessa la conoscenza del cosmo (le indagini sui segreti della natura sfidano la cosmologia accettata, e i greci attribuiscono i fenomeni naturali all’egemonia divina); Sofista: S. non ha una conoscenza da vendere, non vuole educare nel senso e nel modo in cui lo fanno i sofisti, non ha scuole.
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Apollo Eppure, l’accusa processuale non è casuale: l’oracolo rivela una “certa qual saggezza umana”; Diffidenza socratica (accertamento razionale dell’oracolo); Indagine di S. sulle competenze; Scoperta dei limiti della conoscenza (oggetto non finito, non computabile).
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Dia-logos Una f che richiede dialogo: dia-logos come modalità socratica peculiare, paradigma per lo scambio politico, “attraversamento reciproco”: d. non è mai un puro esercizio teorico; d. costringe l’interlocutore a mettersi interamente in gioco (come agente morale che ha il dovere di giustificare fino in fondo le sue posizioni); d. misura la “fama” non sull’approvazione della comunità, ma su doti reali.
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Strategia di Socrate Estensione del numero degli accusatori;
Proseguimento in aula della sua indagine razionale; “capovolgimento del capo d’accusa”: i corrotti siete voi (Apologia riguarda l’identità di Atene e della politica, tanto quanto l’identità di Socrate e della filosofia). Atene sotto accusa. (30 C, D, E).
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Socrate democratico? In che senso Socrate esercita una leadership politica? In che senso la sua filosofia è politica? Socrate democratico e politico in modi altamente non convenzionali (rifiuto di incarichi ufficiali, rifiuto di parlare in assemblea, pretesa di essere estraneo ai tribunali, amici oligarchici, osservazioni polemiche sui “molti”); La politica socratica: democraticamente aristocratica.
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“così vicini, così lontani”
Cosa significa essere estranei al luogo cui si appartiene di più; Creazione di un nuovo spazio pubblico; La politica ateniese è sotto processo esattamente come la filosofia socratica; Il modo in cui Socrate mette in parodia le procedure e critica le pratiche ateniesi, invertendo il loro significato all’interno delle forme tradizionali, sovverte la pretesa che tali procedure vadano nel senso della giustizia, e suggerisce: che Socrates potrebbe cavarsela, ma sceglie di non farlo; che l’attività filosofica prenda impulso e riferimento iniziale da pratiche e istituzioni politiche; che ha conoscenza profonda delle tradizioni che cerca di correggere e trasformare. Perdere il processo, ma accertare una verità. Torna il senso dell’”indagare”.
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Fisionomia della pratica filosofica socratica (1)
Idea dialogica della filosofia: Necessità della presenza di altri; Rifiuto della solitudine contemplativa, filosofia mondana, vita activa; Filosofia come servizio alla polis (laddove per gli ateniesi: impresa destabilizzante, piaga malefica della città); Dare forma ad un’attitudine senza dettarne i contenuti (cfr. scambio con Meleto): un maestro non convenzionale.
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Nuove accuse corrompere i giovani;
non credere negli dèi della città, ma in altri di sua invenzione (empietà); Meleto e la cura del dialogos; Il tafano.
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Socrate democratico? In che senso Socrate esercita una leadership politica? In che senso la sua filosofia è politica? Chi si può impegnare nella discussione filosofica sulla politica? Socrate democratico e politico in modi altamente non convenzionali (confusione relativamente ai confini accettati nella città – pubblico/privato, politico/non politico -, rifiuto di incarichi ufficiali, rifiuto di parlare in assemblea, pretesa di essere estraneo ai tribunali, amici oligarchici, assenza di orari, assenza di luoghi convenzionali, osservazioni polemiche sui “molti”); La politica socratica: democraticamente aristocratica; La politica ateniese: mero gioco di forze contrapposte (“tirannia” della paura).
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Socrate e Pericle Standard fondativi della polis:
“quelli che siamo stati→quelli che siamo →quelli che dobbiamo essere”; “Noi abbiamo una forma di governo che non guarda con invidia le costituzioni dei vicini, e non solo non imitiamo altri, ma anzi siamo noi stessi di esempio a qualcuno. Quanto al nome, essa è chiamata democrazia, poiché è amministrata non già per il bene di poche persone, bensí di una cerchia piú vasta: di fronte alle leggi, però, tutti, nelle private controversie, godono di uguale trattamento; e secondo la considerazione di cui uno gode, poiché in qualche campo si distingue, non tanto per il suo partito, quanto per il suo merito, viene preferito nelle cariche pubbliche; né, d’altra parte, la povertà, se uno è in grado di fare qualche cosa di utile alla città, gli è di impedimento per l’oscura sua posizione sociale… Le medesime persone da noi si curano nello stesso tempo e dei loro interessi privati e delle questioni pubbliche: gli altri poi che si dedicano ad attività particolari sono perfetti conoscitori dei problemi politici; poiché il cittadino che di essi assolutamente non si curi siamo i soli a considerarlo non già uomo pacifico, ma addirittura un inutile… In una parola, io dico che non solo la città nostra, nel suo complesso, è la scuola dell’Ellade, ma mi pare che in particolare ciascun Ateniese, cresciuto a questa scuola, possa rendere la sua persona adatta alle piú svariate attività, con la maggior destrezza e con decoro, a se stesso bastante. E che questo che io dico non sia vanto di parole per l’attuale circostanza, ma verità comprovata dai fatti, lo dimostra la potenza stessa di questa città che con tali norme di vita ci siamo procurata”.
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Socrate come Achille Revisione socratica: l’aretè da virtù militare a carattere distintivo dell’attività filosofica; “Tenere la posizione”: il coraggio di Achille; Socrate e Achille: figure esemplari di una tradizione; Socrate e Achille: critici interni di una tradizione.
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Il verdetto Prima condanna: 280 voti contro 220;
Ribaltamento ironico socratico: la pena alternativa; Seconda e definitiva condanna: 360 voti contro 140; Congedo di Socrate.
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Analogie tra f e p Due attività che mettono in luce la parzialità dei soggetti (insufficienza, necessità della presenza di altri); Necessità di una comunità di discorso (condivisione di un vocabolario pubblico); Necessità di una pluralità di voci (singolari e distinte).
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Caratteristiche della (filosofia) critica socratica
Una posizione “anfibia”: il critico interno come straniero parziale; Che cosa significa essere “teorici”: l’importanza della spettatorialità; Il “funambolismo” socratico.
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Gli aspetti qualificanti del dialogo socratico
Condivisione di regole discorsive; ≠ libero scambio di opinioni (presenza di regole); Funzione politica (il dialogo coincide sempre con l’attivazione di uno spazio pubblico); Seguire sempre il proprio argomento.
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Parresia socratica Una pratica critica (anche) fisica;
Il pericolo di dire la verità: rapporto tra sapere e potere; Coraggio e libertà; Parresia epistemica: scoprire e insegnare determinate verità; Parresia politica: prendere posizioni nei confronti del potere pubblico; Parresia etica: una pratica di sè (esposizione di sé).
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Doxa Doxa (Socrate): l’unica forma di conoscenza politica conseguibile; Doxa (Platone): corrotta e inaffidabile; L’errore di Socrate? Persuasione vs dimostrazione; Dokei moi: cosa significa muoversi all’altezza delle opinioni.
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Doxa e Verità Opinione Soggetta a cambiamento
Radicata in una prospettiva provvisoria Ciò che appare (apparenza) Presenza degli altri Pluralità (molteplicità delle prospettive) limitata nel tempo e nello spazio sul mondo. Verità Immutabile Universalmente valida Certa e dimostrabile (essenza) Contemplazione solitaria Uno Eterna.
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Socrat?(I) Prima interpretazione di S.: qualità “negativa” del logos socratico (distanza, diffidenza, decostruzione delle certezze assodate, infezione di perplessità, lavoro di disturbo): tafano (Apologia); pesce paralizzante (Menone e l’effetto narcotizzante di Socrate).
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Socrat?(II) Seconda interpretazione di S.: qualità “positiva” del logos socratico→intreccio tra marginalità e appartenenza (= la marginalità viene definita nei termini di una appartenenza)→possibilità di ridefinire la mappa della polis(tica)→la città ri-pensa se stessa (connessione civico-politica, diffidenza che incoraggia alla partecipazione, non all’astensionismo): - levatrice (“maieutica”).
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“Philosophy for political earthlings”?
Rapporto tra vita e teoria di f.: Socrate è un caso esemplare? (crediti e debiti della filosofia); Vocazione sì, ma quanta? Il dilemma della distanza.
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Risposta di f al suo compito vocazionale
Negativismo: mettere in discussione ogni incantamento; tafano-pesce paralizzante; Filosofia politica= + filo; - malattia (virus e conflitto). Costruttivismo: attivare capacità deliberative; tafano-levatrice; Filosofia politica= + contingenza (connessione); terapia (e riconciliazione).
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In mezzo… la critica Distinguere; Separare; Prendere le distanze;
Evitare le identificazioni automatiche; Sottrarsi alla presa delle abitudini valutative; Non perdere mai la connessione con il mondo. Un approccio critico in filosofia politica: Un impegno a fare distinzioni tra stati del mondo; Un impegno a identificare criteri per valutare stati del mondo; Un impegno a ordinare stati del mondo possibili, secondo criteri di preferibilità.
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Tensioni tra f e p - Primo punto di tensione: origine divina e razionale di f; - Secondo punto di tensione: priorità di f su p, o priorità di p su f? Terzo punto di tensione: f benefica (critico connected e vita esaminata) o malefica (negativismo e astensionismo) per p?
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il Gorgia Sottotitolo : “Perì rhetorikès”; Un vero dialogo:
presenza di avversari; pluralità di temi e di livelli (il senso e il valore della retorica, il rapporto tra potere e giustizia, la miglior forma di vita possibile).
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Le domande aperte dal dialogo
Qual è la natura della persuasione di cui la retorica è l’arte, e qual è l’oggetto della retorica? La retorica è un’attività indifferente ai valori, o deve essere subordinata alla giustizia? Cosa significa essere “potenti”? Il tiranno è un individuo felice? È meglio commettere un’ingiustizia, oppure subirla? Il diritto del più forte di fronte al potere del più giusto: su cosa si basa la distinzione tra giusto e ingiusto? Qual è la vita migliore? In che cosa consiste la vera politica? Qual è il senso dell’impegno filosofico?
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Dall’Apologia al Gorgia
La domanda fondamentale di A.: “che cosa fa la fp?” La domanda fondamentale di G.: “Come vivere il tempo che abbiamo in modo che la nostra vita sia la migliore possibile?” (512E); Far buon uso della libertà (cfr. Pericle); La posta in gioco del dialogo: la miglior scelta di vita possibile.
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“ma tu che cosa fai nella vita?”
Occasione del dialogo: visita del retore Gorgia ad Atene (Gorgia riceve i visitatori a casa di Callicle); Socrate vuole sapere dall’esperto qual è la sua arte, e che valore ha (447c, 449a); Amplificazione del tema iniziale (cos’è la retorica): retorica→commettere/patire ingiustizia→come si deve vivere (come filosofi, come politici); Retorica; Responsabilità; Giustizia; Educazione civica; Leadership politica.
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I caratteri Gorgia: il gentleman; Polo: il giovane (allievo) sofista;
Callicle: la “pietra di paragone” della filosofia e di Socrate (486d-e)
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Primo scontro: Socrate contro Gorgia (447a-461b)
La domanda: che cos’è la retorica? (449c-455a); - Che cosa non è: la retorica non deriva da alcuna pratica manuale, ma si basa interamente sulla parola (449d-451a); Che cosa è I: un’arte di persuadere, e non un’arte che insegna una verità; Che cosa è II: la retorica è un’arte della persuasione che si pratica davanti ai tribunali o alle assemblee cittadine.
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Replica (e confutazione) di Socrate
454e: “ma non esistono forse due tipi di persuasione: una persuasione che permette di credere senza sapere, e una persuasione che permette di conoscere?” Il (vero) potere della retorica (455b-457c): la retorica non conosce le cose che fa credere; Socrate confuta Gorgia (457c-461b).
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Confutazione di Gorgia
La retorica è la scienza dei discorsi che si occupano del giusto e dell’ingiusto (449d); La retorica si occupa delle cose più grandi (451e); La retorica è una techne che produce persuasione (452e, 454b, nei tribunali, nelle assemblee..); Ma Gorgia non ci sta: “la retorica abbraccia e contiene in sé tutti i poteri” (456b, es. del paziente); Della retorica non si deve fare un uso ingiusto, ma per un altro verso l’oratore potrebbe fare anche un uso ingiusto della retorica: questa è una contraddizione. Socrate Ma anche altre arti hanno a che fare con i discorsi (450b e segg., es. medicina, ginnastica); Anche il medico e il maestro di ginnastica potrebbero dare la stessa risposta (452d); Ma quale tipo di persuasione produce? (455a) produce credenza senza conoscenza→il retore non sa insegnare cosa è giusto e cosa non lo è. Il retore sa solo persuadere. La retorica non trasmette nulla: la retorica manipola coloro che non sanno; Ma allora l’arte del retore sarebbe solo quella di persuadere gli ignoranti? - La retorica deve essere al servizio della giustizia; - della retorica si può fare un uso ingiusto (perché alcuni discepoli lo fanno): contraddizione e confutazione dell’argomento di Gorgia.
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Dover fare giustizia: coerenza socratica, contraddizione di Gorgia
Il giusto fa cose giuste→il giusto non vorrà mai fare ingiustizia→se il retore conosce il giusto→il retore non vorrà mai fare ingiustizia→se il retore ammette di poter fare cose ingiuste, Gorgia si contraddice, e il dialogo deve proseguire (se si vuole giungere a una conclusione coerente); necessità di andare dove ci porta il logos; Confutazione di un argomento=confutazione di uno stile di vita; Ancora sul metodo (dialogico) socratico (453c): “nell’interesse del logos…” (457d-458b): non si tratta soltanto di vincere (riconoscere l’errore, rispettare l’interlocutore).
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Intervento di Polo (e scontro con Socrate)
Cambio di tono (461c, 462b): “Allora Socrate, rispondimi, dimmi tu che cosa è la retorica?”; Il retore come il cuoco: la retorica è una pseudo-arte, una pratica empirica “capace di produrre un certo diletto e un certo piacere”. Come il cuoco lusinga il palato, il retore lusinga chi si lascia persuadere.
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465c-d-e Le 4 technai buone: Ginnastica; Medicina; Legislazione;
Giustizia. Le 4 forme di lusinga: Gastronomia; Cosmesi; Retorica; Sofistica.
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Reazione di Polo Immenso potere del retore nella città: il retore nella polis è come un tiranno, può tutto ciò che vuole (466b,c,e); Confutazione socratica (467a, 468e): Il potere dettato dal desiderio=potere illusorio; Il vero potere=agire secondo il bene; Il tiranno non è invidiabile (compiere ingiustizia è il male peggiore). Necessità di conoscere i fini cui sono rivolte le azioni: il potere senza conoscenza è privo di valore.
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Il “paradosso” della giustizia socratica
“Il più grande dei mali è commettere ingiustizia” (469b); “Se fosse necessario scegliere tra subire un’ingiustizia o commetterla, preferirei subirla” (469c); Socrate dimostra a Polo che non si può essere contemporaneamente ingiusti e felici (come Archelao): Commettere ingiustizia non supera, in dolore, il patirla; Ma commettere ingiustizia supera il patirla per quanto riguarda il male (male morale); Quindi commettere ingiustizia è peggio che patirla; La retorica serve solo con chi ha intenzione di commettere il male: altrimenti, è inutile.
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Pratica politica (Atene) e dialettica (Socrate)
Retorica (e politica): Lusinga il demos (come il cuoco gratifica il palato) per ottenere voti; Non sa nulla, ma finge di sapere; Un metodo che fa appello ai molti. Dialettica: Costringe i partecipanti al dialogos; Il suo potere dipende dalla forza non costrittiva dell’argomento migliore (e non dai voti); Un metodo che fa appello al singolo.
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Callicle La “pietra di paragone” (possiede tutte le qualità che Socrates ammira di più: conoscenza, carattere e franco parlare→parresia): se Socrate riuscirà a convincere Callicle, la filosofia avrà spazio e significato nella città (=possibilità di una politica filosoficamente fondata)→nessun accordo può essere considerato più rilevante di quello di Callicle (487e); CALLICLE INTERLOCUTORE IDEALE DI S. Dalla retorica alla questione morale: “se tu parli sul serio, e se queste cose che dici sono vere, la vita degli uomini è una vita capovolta” (481c).
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Due “eros” distinti – due logoi antagonisti (discorso della potenza vs discorso della verità)
Socrate: Alcibiade: amante instabile (“ora dice una cosa, ora ne dice un’altra”); La filosofia: amante stabile (“dice sempre le stesse cose”). “…io credo che sarebbe assai meglio che fosse scordata e stonata la mia lira…e che la maggior parte degli uomini non fosse d’accordo con me e che dicesse il contrario di ciò che dico io, piuttosto che essere io, che pure sono uno solo, in disaccordo e in contraddizione con me stesso” (482c). Callicle: Il demos: amante instabile; Atene: amante instabile.
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Callicle: la giustizia del dominio
CALLICLE oppone: Retorica a dialettica; Politica a filosofia; naturalmente potente a convenzionalmente giusto (la legge non è fondata in natura, ma è un’istituzione umana→la giustizia non è che una convenzione; Atene a Socrate: la pretesa della verità di Socrate deve essere smascherata per quello che è, ovvero una pretesa di potere che si nasconde dietro la maschera della rispettabilità intellettuale.
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Socrate: una morale “da schiavi” (483a,b,c,d)?
La giustizia socratica secondo Callicle: un insieme di convenzioni fatte dal debole per il debole; La morale non è che l’astuzia del più debole, messa in opera per dominare il più (naturalmente) forte; Il più forte (colui che è superiore) dovrà sottomettersi alle convenzioni istituite dai più deboli; Lo standard di riferimento di Callicle: la natura (physis)→il forte domina, il debole subisce (483e).
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Callicle e il “posto” della filosofia (484,485,486)
La filosofia come pratica “infantile” – una parte dell’educazione degli individui - (e sconvenienza della pratica di f in età adulta); Condanna della filosofia: la filosofia non insegna a difendersi, la filosofia non è un fine ultimo (chi vi si dedica….); “…smettila di confutare e coltiva, invece, la buona musica delle azioni...” (486c,d). Alla condanna della retorica da parte di Socrate risponde la condanna della filosofia da parte di Callicle. Ciò non significa che la filosofia non ha posto nell’educazione del kaloskaiagathos, ma che quando è portata agli estremi, come nel caso socratico, il risultato non è benefico per un uomo libero, che sarà inadatto alla politica, non saprà intervenire in un dibattito, e, se portato in tribunale, non sarà in grado di difendersi. Lo studio della filosofia è dunque limitato, nel suo valore di formazione, e nel tempo: se si rivela infatti utile per i giovani, non potrà che pervertire gli adulti, nella misura in cui la filosofia rende incapaci di affrontare con realismo i problemi della vita politica nella città, di gestire con successo le questioni pubbliche, compresa la sicurezza della sua stessa esistenza. La scelta è qui tra 2 modi di vita (vita fondata sulla conquista del potere o vita fondata sulla giustizia), ossia tra la vita e la morte. Che uomo è uno che non sa difendersi dai suoi nemici, e che si lascia colpire impunemente? Meglio allontanare la filosofia, che rende un uomo effeminato, negli angoli a chiacchierare con i ragazzini. La vita filosofica non è degna di un uomo libero, non è degna di un ateniese.
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Il giusto per natura Callicle: forte=buono (I); Buono=migliore (II)
“è proprio questo che dico! Questo, infatti, credo sia il giusto secondo natura: che chi è migliore e più intelligente comandi e abbia di più di quelli che sono inferiori” (490a)→Lussuria, intemperanza, libertà=felicità→il loro perseguimento è giusto secondo natura (492c). “Colui che non è capace di governare se stesso, come potrà governare gli altri?”(491d)→Socrate introduce la correlazione tra giustizia e temperanza, che determinerà una concezione della competenza politica indissociabile dalla morale. Callicle: giustizia e temperanza sono le virtù dei mediocri.
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“… ma non ti vergogni, Socrate…?”
Socrate: bene=piacere→forza di governare se stessi (fondamento nella ragione)→una vita vissuta secondo giustizia; Callicle: bene≠piacere→forza di vincere gli altri (fondamento nel desiderio)→una vita vissuta perseguendo indiscriminatamente il piacere; La differenza tra piaceri “buoni” e piaceri “cattivi”: Fame soddisfatta dal cibo; Sete soddisfatta dal bere; Prurito soddisfatto dal grattarsi. Esiste una “gerarchia” di virtù (e di piaceri): solo la persona competente – colui che ha la conoscenza – potrà individuare i criteri dell’agire morale. Saggezza e coraggio sono migliori di stupidità e codardia (Callicle è d’accordo).
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Gorgia: due modelli di potere contrapposti
Callicle: - Potere politico=potere del dominio; Potere politico=capacità (di un uomo/città) di soddisfare i propri desideri illimitati; Dibattere in assemblea=guadagnare forza, onore, ricchezza, reputazione (nel caso di una città=diventare tanto potente da dominare le altre) Socrate: potere=dominio e governo di se stessi (desideri e appetiti), e ordine del sé e della città secondo criteri di giustizia (504d); Potere=sapere.
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Tesi (socratiche) finali di G
Solo Socrate, tra gli ateniesi, pratica la vera arte della politica (521d, p. 289, 291, 293); Socrate afferma il dialogo filosofico come paradigma di deliberazione politica (527d) e identifica la filosofia come pratica della vera arte della politica→se gli ateniesi seguissero la pratica socratica nelle loro deliberazioni politiche, la città sarebbe sana e i cittadini migliori.
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Ma è così facile l’identificazione tra dialogo filosofico e deliberazione politica?
La pratica filosofica socratica evita i luoghi pubblici istituzionali; La filosofia non ha uno status istituzionale ad Atene (=non ha una forma pubblica riconoscibile); Dialogo socratico rimane marginalizzato: lavora negli “interstizi” tra pubblico e privato.
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Fallimento della filosofia?
Socrate confuta Callicle, ma non lo persuade (né riesce a cambiare il suo modo di vivere): il ritiro del politico traduce il fallimento della filosofia? La vittoria alla fine del confronto con Callicle traduce la vittoria della risorsa dialogica, oppure anche la forza dialogica viene meno? Se Socrate non è in grado di convincere Callicle in una conversazione privata, come potrà essere in grado di convincere l’Assemblea?
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Qualche conclusione e una domanda finale
L’accordo intellettuale non produce necessariamente comunione esistenziale; Socrate sconfigge Callicle, MA non lo persuade=la confutazione formale è insufficiente se la conoscenza non diventa virtuosa→Socrate non convince la sua “pietra di paragone”=la filosofia non convince Atene; Socrate è inefficace//Callicle è incorreggibile; DOMANDA: il fallimento di Socrate nel convincere Callicle segnala il fallimento del dialogos?
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Dilemmi affrontati dal dialogo (attualizzabili)
Come controllare il potere della propaganda (e della tirannia della maggioranza) in una democrazia; come ristabilire standard morali in un mondo in cui gli standard tradizionali sono giunti al collasso? Physis contro nomos (il nomos sarebbe una sorta di contratto sociale promosso da schiavi come ricompensa contro i forti – il nomos produce una moralità di schiavi) (cfr. 483b)
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Qualche affinità tra Apologia e Gorgia
1) argomenti di Socrate sulla filosofia; 2) allusioni al processo, e all’incapacità auto-difensiva della filosofia; 3) distinzione tra la filosofia e le altre forme discorsive, come la retorica. 4) «non ti vergogni dell’attività che pratichi?» (tema della vergogna). 5) questione della morte (non sappiamo se sia un bene o un male). L’atteggiamento filosofico si applica anche alla morte.
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Filosofia e politica (I)
Tensioni tra f e p→ Apologia di Socrate→ filpol come pratica non solitaria che esplora opinioni diverse (pluralità delle doxai) e, facendole dialogare, le connette→ NB: critica di Callicle nel Gorgia→ difficoltà della pratica filosofica socratica (ritiro del politico dal dialogo)→ Dopo la condanna di Socrate, la filosofia è ancora in grado di conservare la sua forza?
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Filosofia e politica (II)
Cercare di capire perché non si può non aver bisogno di filpol→ è vero che non si può non aver bisogno di filpol? Dal processo a Socrate in poi→ relazione tra filosofia e polis è: problematica: divorzio “platonico” tra f e p (Apologia è il testo del divorzio)→ cambiamento di natura di f: da politica e polemica diventa autodifensiva e “medica” (ma nei confronti del solo filosofo); biunivoca: f senza p = monologo; p senza f = gioco di forze e poteri contrapposti; instabile: separazione tra f e p→ fatto tragico per alcuni, benefico per altri (separazione permette alla filosofia politica di costituirsi come sguardo filosofico non troppo coinvolto sulla città, mantenendo una distanza critica nei confronti delle tradizioni civiche e delle appartenenze).
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Due profili di Socrate Profilo negativistico (Socrate-Apologia):
Lavoro di “disturbo” di filpol→distanza, diffidenza→scopo: distruggere certezze assodate e accettate senza sottoporle al vaglio della critica (es. tafano); Capacità di “slegare” i soggetti da legami fittizi (la “tradizione”). Profilo costruttivistico (Socrate-Gorgia): malattia→omeopatia: la confusione che Socrate crea sui confini stabiliti dalla polis non ha uno scopo negativo, ma vuole trasmettere ai cittadini la possibilità di ridefinire la mappatura politica (e non di farne a meno). diffidenza→scopo: incoraggiare alla partecipazione, invitare la città a ripensare se stessa; Connessione civico-politica della filosofia.
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Analogie tra f e p filosofia e politica enfatizzano il nostro bisogno di interlocutori, che offrano riparo alla nostra unilateralità e incompletezza (quindi, importanza del dialogo); filosofia e politica dipendono da un corpus di significati stabili, ed entrambe hanno bisogno di costituire comunità discorsive; filosofia e politica hanno come oggetto la continuazione della loro possibilità (deve cioè esistere un quadro cognitivo, devono esistere regole costitutive); filosofia e politica sono attività antitiranniche (cfr. Socrate/Gorgia), nel momento in cui richiedono la sussistenza di una pluralità di voci).
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Limiti di Socrate? filosofia e politica dipendono da un corpus di significati stabili, ed entrambe hanno bisogno di costituire comunità discorsive: ma cosa succede quando c’è instabilità (es. “l’uomo non può certamente essere, a un tempo, sano e ammalato”, Gorgia, 495d; “Una casa che abbia ordine e armonia, potrà essere una buona casa, mentre quella che ha disordine cattiva”, Gorgia, 504b) ? La necessità di uno sfondo condiviso sul quale muoversi sarebbe un fatto costitutivo della filosofia politica. Ma che cosa succede quando ci si trova a doversi muovere su sfondi non condivisi, o almeno su sfondi plurali? A chi parla il filosofo politico? Il punto su cui bisogna ora lavorare, è precisamente che il filosofo parla anche a colui che non condivide: la filosofia, in altri termini, è anche per coloro che stanno fuori dalle mura della polis (“…io credo che sarebbe assai meglio che fosse scordata e stonata la mia lira…e che la maggior parte degli uomini non fosse d’accordo con me e che dicesse il contrario di ciò che dico io, piuttosto che essere io, che pure sono uno solo, in disaccordo e in contraddizione con me stesso” (Gorgia, 482c). Il ritiro di Callicle, il limite di Socrate→le nuove “parole-chiave”: CONFLITTO, CONFINE, PLURALISMO.
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Il conflitto Difficoltà di filpol ad esprimere il proprio oggetto – la politica ← nasce dalla sua tendenza a rappresentarlo secondo moduli categoriali che ne nascondono, o rimuovono, il contenuto prevalente, vale a dire il CONFLITTO (di interesse, di potere, di valori); → la filosofia politica è strutturalmente inabilitata a pensare il conflitto perché originariamente indirizzata su domande interamente concentrate intorno alla questione dell’ordine. E di un ordine che non si combina o si intreccia con il conflitto, ma che lo espelle in quanto tale”→scopo di filpol (←Platone): risoluzione del conflitto; → se la natura conflittuale costituisce il fondamento dei rapporti tra filosofia e politica, Hobbes è uno dei primi autori che affronta tale conflitto, e ne indaga possibili soluzioni→ attraverso una riflessione sul significato e sui limiti del potere che la società può esercitare sugli individui: CONFLITTO → ACCORDO.
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Nuove domande ← pdv normativo: costruire argomenti per rispondere ai dilemmi della convivenza e del conflitto. Scopo di filpol II: mostrare in che cosa consista l’attività della filosofia quando essa cerca di rispondere all’incertezza che investe i criteri del giudizio e le pratiche della giustificazione di istituzioni e scelte collettive→ filpol come risposta costruttiva alle sfide dell’incertezza (politica); Giustificazione razionale dell’autorità e dell’obbligo politico → la stabilità (ordine) come imperativo; La domanda centrale di Hobbes: perché (dobbiamo) ubbidire? = quali ragioni, se ve ne sono, sono a favore della giustificazione dell’obbligo politico?→possiamo riformulare la domanda centrale di Hobbes come una domanda sulla giustificabilità del fatto che vi siano istituzioni politiche→ il problema della giustificazione si riformula come un problema di scelta collettiva o di deliberazione.
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Perché ubbidire? Incertezza deve investire i modi in cui persone ubbidiscono ad altre persone; Dobbiamo ritenere che il fatto che alcuni ubbidiscano e altri comandino non sia un dato naturale (ma un dilemma da risolvere); Se i modi non politici del nostro riconoscerci e del nostro interagire = modi naturali→ la politica è la costruzione artificiale che risolve i dilemmi e le trappole dei nostri modi di interagire naturale; Vincolo molto esigente→autorità e obbligo politico saranno giustificati se e solo se individui liberi ed eguali avranno ragioni per preferirle allo stato di natura (in questo senso, il problema della giustificazione è il problema saliente di filpol).
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Hobbes I La sua “antropo-logica” (negativistica): la condizione umana nel Leviatano; L’esperimento mentale di Hobbes: il suo stato di natura e l’invenzione della società civile; La questione fondamentale: a quali condizioni gli individui saranno disposti a deporre il loro diritto su tutte le cose, in modo da poter soddisfare il loro interesse a lungo termine per la pace e la sicurezza? Domanda fondamentale del contrattualismo: “come deve essere organizzata una forma di potere legittimo, cui tutti i cittadini siano tenuti a dare il loro assenso?”.
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Nuovi compiti Determinare la corretta balance tra autonomia e autorità = definire la distribuzione più ragionevole del potere politico→ “come è distribuito il potere?”/”Quali diritti e libertà abbiamo?” (NO/non solo) “cosa corrisponderebbe ad una equa distribuzione di potere?”/”Quali diritti e libertà dovremmo avere?” (SI); Studiare come le cose stanno→spiegare come potrebbero essere→MA→spiegare come potrebbero essere→immaginare come dovrebbero essere.
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Il paradigma del contratto
Il modello contrattualista = un metodo per dare una risposta razionale alla domanda di Hobbes; → l’ordine politico legittimo è quello che meriterebbe il consenso razionale da parte di individui liberi ed eguali, che si trovassero a scegliere come organizzare la loro convivenza a partire da una condizione pre-politica (= “stato di natura”); Il paradigma del contratto non esprime una verità storica, ma una questione controfattuale (non “come sono andate le cose”, MA “come dovrebbe essere organizzato un ordine politico legittimo”); Paradigma contrattualista = uno dei paradigmi concettuali più forti e consistenti cui abbia dato luogo la filpol normativa.
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Strategia a contrario “Come sarebbe la vita in uno stato di natura, cioè in un universo senza ordine né governo?” “Che alternative abbiamo?” → punto di partenza per pensare all’ordine politico: “come sarebbero le cose senza tale ordine?” → gli argomenti del contratto sociale non come un’intesa reale o ipotetica, ma come un espediente in grado di far emergere le implicazioni di certe premesse morali concernenti l’uguaglianza delle persone = quando si invoca l’idea di uno stato di natura, non lo si fa per ricostruire le origini storiche della società, o gli obblighi storicamente sanciti di individui e governi, ma per sviluppare l’idea di uguaglianza morale degli individui.
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Hobbes II La sua “antropo-logica” (negativistica): la condizione umana nel Leviatano→ non esistono che corpi; (Intro) = movimento+desiderio; L’esperimento mentale di Hobbes: il suo stato di natura e l’invenzione della società civile (libro I, cap. XIII)→da un patto di associazione a un patto di soggezione consapevole: scelta libera di creare un Commonwealth = liberarsi dal desiderio, rinunciare alla libertà→autorità centrale (“sovrano” o “corpo politico”). I contraenti sono vincolati al patto, il sovrano non lo è: il Leviatano dice la legge, e la fa rispettare (e a nessuno è concesso ribellarsi); La questione fondamentale: a quali condizioni gli individui saranno disposti a deporre il loro diritto su tutte le cose, in modo da poter soddisfare il loro interesse a lungo termine per la pace e la sicurezza?
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“Non esiste qualcosa che assomigli ad una quiete…”
Gli esseri umani→”felicità” (= successo continuo nell’ottenimento di oggetti di desiderio)→stato di guerra nella condizione di stato di natura, paura della morte→ Leviatano. Perché? ←definizione di potere (Hobbes) = un mezzo/metodo presente in misura di garantire beni futuri→per essere certi di raggiungere felicità, necessità di avere potere; Quindi: Impossibilità di raggiungere un livello di completa soddisfazione; Impossibilità di garantire sempre il proprio potere (ricerca del potere in sé = competitiva).
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Competizione +uguaglianza = “state of war”
Tendenza continua e naturale dell’individuo di aumentare il potere→competizione; MA: competizione≠guerra→perché la competizione nello sdn porta a guerra? Assunzione hobbesiana: gli individui sono per natura uguali (uguaglianza naturale, XIII, 1 – ovvero in forza e in abilità - degli esseri umani = tutti gli umani possiedono il medesimo livello di forza e di abilità→ogni essere umano possiede la capacità di ucciderne un altro: “… il più debole ha sufficiente forza per uccidere il più forte, avvenga ciò per segreta macchinazione, o tramite alleanza”; Seconda ragionevole assunzione hobbesiana: la scarsità di beni.
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Nessuno è al sicuro In sdn nessuno può rendere se stesso invulnerabile contro la possibilità di un attacco: qualsiasi cosa io possieda, altri potrebbero desiderare→restare costantemente in guardia; Se non possiedo nulla = preda di fear (potrei essere una minaccia per gli altri→vittima di un attacco preventivo); Dalle assunzioni hobbesiane in termini di UGUAGLIANZA, SCARSITA’, INCERTEZZA→sdn come state of war; 3 principali ragioni per un attacco in sdn: guadagno; salvezza (prevenire la tua invasione); gloria e reputazione; L’elemento rivelatore: la paura.
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Le due tesi di Hobbes 1) tesi della naturale uguaglianza tra i soggetti (parte I, cap. XIII)→impossibilità di attestarsi spontaneamente in rapporti gerarchici (rilevanza del corpo→ cfr. Introduzione); 2) tesi della conflittualità inevitabile tra i soggetti→impossibilità di una convivenza pacifica/necessità di un’istituzione artificiale (parte I, cap. XVII-XVIII).
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Le leggi di natura (Lev.,I, XIV)
Leggi di natura = “una regola generale, scoperta dalla ragione, che vieta ad un uomo di fare ciò che è lesivo della sua vita”; Problema: nello sdn (=privo di potere comune) le leggi di natura non sono davvero vincolanti per gli individui→le ldn sono vincolanti in foro interno (non in foro externo); Il patto è la soluzione (I, XVII, 12)→la legge naturale viene sostituita dalla legge del Leviatano (= potere non limitato nel suo esercizio dalle leggi di natura, ora sostituite dalle leggi positive dettate dal sovrano), che è per definizione al di sopra della legge.
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Quale libertà La libertà per Hobbes (parte II, cap. XXI)→ libertà negativa = libertà come assenza di impedimenti = la libertà dei sudditi si esplica in tutte le azioni che il sovrano omette di regolare; Rischio: possibilità di abusi da parte di L. (privo di istanze che lo limitino-paradosso del senso del limite); Risposta hobbesiana: male minore.. (la più dura sovranità è comunque preferibile a state of war).
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Il “patto sociale” (parte I, cap. V - parte II, cap. XVII)
Una versione verticale del contratto sociale: l’ordine si fonda sull’alienazione delle libertà individuali. Perché Hobbes è un liberale: - è un “progressista”; - “un mondo di individui liberi ed uguali” il suo riferimento; - crede nel consenso come elemento cruciale del patto. Perché Hobbes non è un liberale: - la direzione del patto è verticale; - il sovrano è onnipotente (squilibrio tra le pretese individuali e il potere dello stato); - l’indipendenza del cittadino è compromessa: la sicurezza interpretata in termini repressivi ed espulsivi (il consenso è sull’alienazione della libertà del singolo).
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Hobbes: una teoria democratica della sovranità assoluta→ problemi ancora aperti
In nome dei cittadini: l’ombra della rappresentanza (il rispetto dell’obbligo politico è basato su motivazioni utilitarie); Il teatro della politica non è più il teatro della morale/religione; Cosa significa prendere la paura sul serio: aspetti prudenziali e aspetti politici della questione; La “legge del desiderio”.
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