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Johann Gottlieb Fichte
Vita e opere. Dal criticismo all’idealismo.
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J.G. Fichte ( ) Di poverissime origini, studia, grazie all’aiuto di un nobile, a Jena e a Lipsia. Vive poi di lezioni private e facendo il precettore ( a Zurigo).
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L’incontro con Kant Nel 1790 legge Kant e abbandona l’originaria posizione spinozista. Scrive il Saggio di una critica di ogni rivelazione che pubblicato anonimo (1792) è scambiato per opera di Kant stesso. L'autore, rivelato da Kant, diviene celebre ed è chiamato da Goethe ad insegnare a Jena ( ).
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Granducato di Sassonia-Weimar-Eisenach
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Periodo jenese A Jena scrive:
Fondamenti della dottrina della scienza (Grundlage der gesamte Wissenschaftslehre, 1794 più volte riedito sino al 1813); Sulla missione del dotto (1794). Nel 1799 a causa di un articolo di un suo discepolo, accusato di ateismo, è costretto ad abbandonare la cattedra.
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Periodo Berlinese Si riabilita sostenendo la rinascita della Germania prostrata dall’invasione napoleonica (1806: pace di Tilsit) nei Discorsi alla nazione tedesca ( ); nel 1810 è chiamato alla appena creata Università di Berlino (di cui in seguito diviene rettore). Muore nel 1814 di colera.
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Dal criticismo all’idealismo
Con Fichte si affermò una lettura del pensiero di Kant che ne tradiva lo spirito, ma che era destinata ad affermarsi, anche perché più consona alla sensibilità romantica.
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Fichte e Kant - 1 « Dopo che letto la Critica della Ragion pratica mi sembra di vivere in un nuovo mondo. » Queste parole (tratte dall’epistolario) testimoniano l’entusiasmo di Fichte per la filosofia kantiana: Fichte ha trovato una solida concezione etica che lo ha rassicurato circa la realtà della libertà (era determinista); e vuole contribuire a diffondere il criticismo.
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Fichte e Kant - 2 « Kant si è limitato a indicare la verità ma non l’ha né esposta né dimostrata. » Fichte però ritiene di aver trovato una lacuna nel sistema kantiano: Kant conosce la verità ma non la sa fondare, non sa indicare da quali principi dedurre le sue conclusioni; Fichte ritiene suo compito risolvere questa difficoltà.
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Wissenschaftslehre Fichte vuole trovare i principi supremi da cui l’intera filosofia possa essere dedotta sistematicamente. Attraverso tale “dottrina della scienza” (Wissenschaftslehre) la filosofia cesserà di essere ricerca per diventare scienza rigorosa.
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Il dibattito sul criticismo
Nell’individuazione del problema e nell’elaborazione della soluzione Fichte si avvalse dei contributi di alcuni autori che già avevano avviato una discussione sulla filosofia di Kant: Karl Leonhard Reinhold ( ) aveva rilevato la necessità di rinvenire un principio (che per lui era la rappresentazione) per trasformare il criticismo in “sistema”.
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In difesa di Hume Gottlob Ernst Schulze (1761-1833) aveva criticato:
L’abuso del concetto di causalità (noumeno e forme a priori sono cause del fenomeno). Il passaggio illegittimo dall’ordine logico a quello ontologico che fonda la rivoluzione copernicana (dalla convinzione che la scienza sia possibile solo se il soggetto è attivo si deduce che, di fatto, il soggetto è attivo).
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Il problema del noumeno
Salomon Maimon ( ) sostenne che la cosa in sé non può essere pensata al di fuori dalla coscienza (fuori della coscienza non possiamo pensare nulla). La soluzione di Fichte consisterà proprio nell’eliminare il concetto problematico di noumeno, facendo del soggetto la causa della forma e della materia del fenomeno.
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Idealismo Con ciò si completa la rivoluzione copernicana trasformando il criticismo in idealismo: Non esiste oggetto al di là della conoscenza: esso è totalmente posto dal soggetto. La realtà è Soggetto, un Io assoluto che si dà un oggetto (e non ne dipende). Essere e pensiero coincidono.
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