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Persone svantaggiate e Lavoro
Paola Cicognani (RER), Giancarlo Brunato (Legacoopsociali), Enrica Mancini (Legacoop FC) e Fabrizio Ramacci (Legacoop PC)
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Da dove partiamo… ER: luogo di piena occupazione fino a pochi anni fa; tasso frizionale disoccupazione 4% Autonomia delle persone: politiche del lavoro e politiche sociali (approccio multidisciplinare) Approccio integrato PUBBLICO-PRIVATO (esempio del SIIL Ra)
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Emergere di nuove forme di svantaggio, disagio, fragilità (legate alla CRISI ma non solo - migranti/donne) Non uniformità nella definizione dello svantaggio tra UE e art.4 L.381 (*) Elemento positivo: art.22 L.R.17/05 - convenzioni privato profit e coop sociale per obbligo quota parte L.68/99 - estensione al pubblico
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Quale funzione per l’inserimento lavorativo e la cooperazione di tipo B?
Ingresso al lavoro ma anche permanenza nel lavoro Possiamo fare inserimenti al lavoro ma solo se esistono occasioni di lavoro! Siamo visti ancora non come aziende che offrono servizi, ma che fanno solo inserimenti… (ma AVCP…)
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mercato che cambia (aumento della concorrenza nei settori “storici”, centrali di acquisto, tentazione reinternalizzazione o prevalere di logiche di risparmio, associazionismo/volontariato) calo risorse pubbliche: noi restiamo ancora molto dipendenti dal pubblico quali professionalità nella coopne B? non solo livelli più bassi, ma competenze e professionalità maturate negli anni salari più bassi - CCNL come strumento valorizzazione lavoro sociale e ns specificità
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EUROPA 2020 e coopne B? Lotta alla esclusione sociale
Riduzione povertà 25% Occupazione al 75%
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COOPNE SOCIALE 2020 Vorremmo continuare ad esserci … e ci saremo! ;-)
Accettiamo la sfida dei prossimi anni e siamo consapevoli che: - dovremo sapere fare innovazione - continuare a coniugare inclusione e capacità di stare sul mercato - fare rete e farci promotori di rete/i con il territorio oltre che con il solo ente pubblico
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Vorremmo che l’identità della coopne sociale B sia nota e acquisita… anche all’interno del movimento cooperativo Vorremmo che non si dovessero inventare “etichette nuove” (big society o altro), ma si riconoscesse il valore di un modello (quello cooperativo) ancora valido e attuale
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Vorremmo essere riconosciuti, perché lo siamo, come soggetto imprenditoriale maturo e con propria autonomia - non elemento residuale del welfare, ma protagonisti economici e del welfare Vorremmo essere dei PARTNER e non meri fornitori, con una piena integrazione tra pubblico e privato e una visione comune
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Non vorremmo essere costretti a discriminare tra gli svantaggi in nome di un criterio di efficienza
(chi inserisco? nuovi svantaggi e svantaggi “tradizionali”) Vorremmo si riconoscesse il VALORE SOCIALE dell’inserimento lavorativo (non solo logica di risparmio e massimo ribasso nelle gare - clausole sociali)
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Vorremmo che l’intersettorialità e la collaborazione tra cooperative sociali A e B non sia solo uno slogan, ma una pratica reale Non vorremmo si parlasse di “guerra tra poveri” tra soggetti del cd. Terzo settore: a ognuno suo ruolo e sue specifiche competenze (noi siamo impresa!)
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Vorremmo che l’applicazione dell’art
Vorremmo che l’applicazione dell’art. 5 della 381 continuasse ad essere vista come una opportunità per la cooperazione sociale di tipo B e che si arrivasse a regole per poterla applicare correttamente (valorizzazione del territorio, strumenti trasparenti per applicazione) Vorremmo continuare a crescere anche in settori nuovi mettendo a frutto le nostre competenze (imprenditoriali, tecniche, sociali…) e sviluppandone di nuove
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Vorremmo continuare a far parte di una società che non sia solo quella dei liberi e forti…
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