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PubblicatoDorotea Damiani Modificato 11 anni fa
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NEUROPSICHIATRIA DINAMICA DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA
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LA MENTE Di JOHN R. SEARLE
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CAPITOLI PRESI IN ESAME
L’ INTENZIONALITA’ LA CAUSALITA’ MENTALE IL LIBERO ARBITRIO L’ INCONSCIO E LA SPIEGAZIONE DEL COMPORTAMENTO LA PERCEZIONE L’ IO Lorenzo Pedroni
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INTENZIONALITA’ Capacità di “riferirsi a”, “vertere su” qualcosa del mondo al di là di sé stessi.
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FUNZIONALISMO L’ intenzionalità deve essere analizzata solo in termini causali: relazioni che intercorrono tra l’agente e il mondo esterno J. SEARLE L’intenzionalità è costituita da un insieme di capacità biologiche della mente (es.sete). Ovviamente forme di più sofisticate di pensiero sono più complesse; entra in gioco il concetto di rappresentazione
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STRUTTURA DELL’ INTENZIONALITA’
CONTENUTO E MODO PSICOLOGICO: Il riferimento a oggetti o stati di cose devono avere un qualche tipo di contenuto che determini tale riferimento. Lo stato intenzionale consiste in un modo psicologico, come la credenza o il desiderio, con un contenuto proposizionale. E’ importante sottolineare come gli stati intenzionali abbiano sempre una forma aspettuale (es.acqua\H2O), che le teorie materialistiche, come il funzionalismo, non sono in grado di supportare in quanto considerano solo il loro valore causale.
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DIREZIONE DI ADATTAMENTO:
L’adattamento si sviluppa in due direzioni differenti: la credenza e il desiderio. La credenza è responsabile del suo adattamento al mondo, lo stato mentale infatti è responsabile dell’adattamento a una realtà che esiste indipendentemente. Possiamo sintetizzare dicendo che lo stato mentale ha un adattamento mente-mondo (↓). Al contrario nel caso del desiderio, lo scopo non è rappresentare come stanno le cose, bensì come vorremmo che stessero, dirò che questo particolare stato mentale ha direzione di adattamento mondo-mente (↓). Alcuni stati intenzionali hanno direzione nulla (es. mi dispiace averti pestato il piede).
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CONDIZIONI DI SODDISFAZIONE:
Ogni qualvolta abbiamo uno stato intenzionale con direzione di adattemento non nulla, tale stato prevede condizioni di soddisfazione. Possiamo considerare gli stati mentali come rappresentazioni delle proprie condizioni di soddisfazione. AUTOREFERENZIALITA’ CAUSALE: I fenomeni intenzionali più elementari dal punto di vista biologico, incluse esperienze percettive, intenzioni di fare qualcosa e i ricordi, presentano nella loro condizione di soddisfazione una struttura logica peculiare. Non si limitano, se le esaminiamo in dettaglio, all’occorrere dell’evento, ma richiedono che l’evento stesso sia stato causato da tale occorrenza; l’evento stesso è causa del mio ricordo.
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Diciamo quindi che ricordi, intenzioni ed esperienze percettive sono causalmente autoreferenziali. Ne consegue che credenze e desideri siano escluse da dette qualità autoreferenziali. Inoltre, ogni stato causalmente autoreferenziale con una direzione di adattamento possiede anche una direzione causale.
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TABELLA DELLE CARATTERISTICHE DEGLI STATI INTENZIONALI
COGNIZIONE VOLIZIONE PERCEZIONE RICORDO CREDENZA INTENZIONE IN AZIONE INTENZIONE PREC. DESIDERIO Autoreferenzialità causale SI NO Direzione di adattamento ↓ ↑ Direzione causale NESSUNA Possiamo pensare che la totalità degli stati intenzionali di una persona formi una complessa rete interattiva. Possiamo dire che uno stato intenzionale ha efficacia solo in relazione alla rete di cui fa parte.
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INTENSIONALITA’\ INTENZIONALITA’
Ci siamo già occupati della definizione di intenzionalità ma non di intensionalità, il termine si oppone ad estensionalità. La connessione tra i due concetti consiste nel fatto che molti stati intenzionali sono intensionali, anche se non la totalità come credono molti conoscitori della filosofia della mente. Il test di sostituzione è lo strumento più utilizzato per riconoscere un enunciato intensionale o estensionale. Secondo tale test quando due espressioni si riferiscono alla stessa cosa, è possibile sostituire l’una con l’altra senza alterare il valore di verità; nel caso la sostituzione sia possibile l’enunciato è estensionale.
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CESARE HA ATTRAVERSATO IL RUBICONE
CESARE E’ IL MIGLIORE AMICO DI ANTONIO ► Il migliore amico di Antonio ha attraversato il Rubicone → L’ enunciato è ESTENSIONALE BRUTO CREDE CHE CESARE ABBIA ATTRAVERSATO IL RUBICONE ►Bruto crede che il miglior amico di Antonio abbia attraversato il Rubicone → L’ enunciato è INTENSIONALE, l’inversione in questo caso non può essere eseguita perché Bruto potrebbe non credere che Cesare sia il miglior amico di Antonio.
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La ragione per cui gli enunciati che vertono su stati intenzionali sono spesso intensionali è la seguente: gli stati sono rappresentazioni delle proprie condizioni di soddisfazione. Perciò, la verità o falsità di tali enunciati non dipende dallo stato delle cose del mondo reale, come gli stati intenzionali lo rappresentano, ma dallo stato delle cose del mondo di rappresentazioni nelle menti degli agenti di cui gli enunciati rappresentano gli stati intenzionali. Ciò che è importante è che non c’è nulla di intrinsecamente intensionale nell’intenzionalità. Infatti, bensì l’osservazione su Bruto sia intensionale non c’è nulla di intrinsecamente intensionale nell’intenzionalità, in quanto la credenza in sé di Bruto è tanto estensionale quanto può risultare tale.
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DETERMINAZIONE DEL CONTENUTO
INTERNALISMO J. Searle I contenuti mentali derivano interamente dalla nostra mente\cervello. ESTERNALISMO H. Putnam T. Burge Il contenuto intenzionale è in gran parte costituito dalle relazioni causali esterne che intercorrono tra l’agente ed il mondo esterno, e non dalle caratteristiche della mente\cervello. Noi presupponiamo che il nostro uso del linguaggio sia conforme a quello degli altri membri della nostra comunità. ▼ CONFUTAZIONE In realtà dimostrano solo come l’uomo non abbia internamente alcuna credenza metalinguistica sull’uso delle parole
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LE TRE DOMANDE INIZIALI
Com’è possibile l’intenzionalità? 2. In che modo sono determinati i contenuti intenzionali? 3. Come funzionano gli stati intenzionali?
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Non si è risposto alla prima domanda, ho meglio si è riportato la questione su un piano più concreto di intenzioni come la fame, la sete o la paura. La risposta insomma si fornisce mostrando la connessione essenziale tra intenzionalità e condizioni di soddisfazione. Il contenuto dello stato intenzionale è esattamente ciò che fa si che lo stato abbia quelle specifiche condizioni di soddisfazione. La coscienza quindi ha un ruolo centrale: essere cosciente di uno stato intenzionale significa essere consciamente consapevole delle condizioni di soddisfazione. La coscienza umana ha l’enorme vantaggio di coordinare simultaneamente in un singolo campo unificato una grande quantità di intenzionalità (informazione). Alla seconda domanda Searle risponde attraverso la confutazione dell’esternalismo e con lo stesso ragionamento circolare attuato con il primo quesito. Una volta respinta l’ interpretazione metafisica, la terza domanda può essere inclusa nella spiegazione generale del funzionamento effettivo dell’intenzionalità.
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LA CAUSALITA’ MENTALE Come può il mentale etereo ed immateriale avere qualche effetto fisico sul mondo reale?
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CONCEZIONE HUMEANA La precedenza: la causa deve occorrere temporalmente prima dell’effetto Contiguità spazio tempo di causa effetto Deve esistere una connessione necessaria tra causa ed effetto MA se passiamo all’osservazione delle esperienze effettive, ci rendiamo conto che non siamo in grado di percepire alcuna connessione necessaria (scetticismo). Esistono due principi soggiacenti alla nozione di causa ed effetto: il principio di causalità (ogni evento ha una causa) e il principio di regolarità causale (cause simili hanno effetti simili)
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CONFUTAZIONE DI HUME Il principale risultato negativo di Hume è il suo scetticismo nei riguardi di impressioni di connessione necessaria, esperienze di forza, di efficacia, di capacità e di relazione causale. Nel caso dell’azione abbiamo esperienza della causazione di movimenti corporei da parte delle nostre intenzioni in azione coscienti. Nel caso della percezione abbiamo infatto coscienza della causazione in noi di esperienze percettive da parte di oggetti e stati di cose del mondo. MA la nostra esperienza della causalità non contiene in sé nulla che la autogarantisca, ovvero non è più affidabile di qualunque altro dato prcettivo.
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CAUSALITA’ MENTALE E MONDO FISICO
La chiusura del mondo fisico alla causalità mentale poggia su quattro proposizioni che Searle non accetta: Distinzione mente-corpo Chiusura causale del fisico Principio di esclusione causale: le cause fisiche sono sufficienti per un evento Efficacia causale mentale In realtà la confutazione del primo punto sta alla base del pensiero di Searle, confutazione già dimostrata in precedenza.
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La causalità mentale non si sovrappone a quella fisica né l’affianca
La causalità mentale non si sovrappone a quella fisica né l’affianca. Il mentale non che una caratteristica a livello sistemico della struttura fisica del cervello. Non esistono quindi due fenomeni indipendenti bensì il sistema cerebrale comporta un’attivazione neuronale, mentre ad un livello sistemico, in cui il sistema è cosciente, si opera coscientemente il tentativo all’azione. INTENZIONE NEURONI INIZIO MOVIMENTO
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CAUSALITA’ E SPIEGAZIONE DEL COMPORTAMENTO
È essenziale comprendere come il ruolo causale dell’intenzionalità umana richiede la razionalità quale principio organizzativo strutturale costitutivo dell’intero sistema. MA si sollevano grandi problemi filosofici tra cui il più importante è quello del libero arbitrio
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LIBERO ARBITRIO
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IATO Intercorre “qualcosa” tra le ragioni che spingono all’azione o le cause della decisione e l’effettiva esecuzione dell’azione o raggiungimento della decisione. In questo prendere una decisione si differenzia per la percezione: in quest’ultima non è presente alcuno iato. Per questo la libertà di volere risulta un problema, da un lato abbiamo la profonda convinzione che un evento debba avere delle condizioni causalmente sufficienti, dall’altro le esperienze ci danno la convinzione della libertà umana.
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Esistono due approcci esplicativi di questo problema:
DETERMINISMO NEUROBIOLOGICO Le cause puramente psicologiche delle nostre azioni spesso non sono causalmente sufficienti a determinarle. La neurobiologia soggiacente potrebbe essere invece causalmente sufficiente a determinarle. DETERMINISMO PSICOLOGICO I nostri stati psicologici sono causalmente sufficienti a determinare la grande maggioranza delle nostre azioni volontarie.
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SEARLE HA PROPOSTO HA FORNITO LA SEGUENTE VISIONE DEL PROBLEMA
Il determinismo psicologico è probabilmente vero. Secondo questa tesi credenze, stati psicologici, desiderio, speranze e timori non sono in ogni circostanza causalmente sufficienti a determinare l’azione seguente. Esistono azioni libere, benché ovviamente non tutte le azioni lo siano → lo iato non è una mera illusione. Ogni mutamento di stato psicologico richiederebbe un mutamento dell’attività cerebrale. È questa la conclusione che ci ha permesso di risolvere il problema dell’epifenomenismo. MA affinché la libertà psicologica, esistenza dello iato, costituisce una differenza effettiva deve in qualche modo manifestarsi a livello neurobiologico → sorgono, quindi, due ipotesi esplicative.
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Ipotesi 1: il determinismo e il cervello meccanico.
È ritenuta la più plausibile da Searle, anche se fa apparire lo iato un fenotipo genetico inutile che ci illude di essere liberi senza alcun vantaggio biologico connesso. Ipotesi 2: il cervello quantistico. Il cervello al il suo livello più elementare non è deterministico; vale a dire che lo iato, è effettivamente esistente a livello più alto di funzionamento si estende fino alla base (neuroni e processi sub-neuronali). La meccanica quantistica mi da la casualità ma non la libertà, questo argomento può non includere che la casualità si sviluppi anche a livello più alto di funzionameto: la mente. Infatti se supponiamo che il processo di deliberazione cosciente erediti l’assenza di sufficienza causale del livello quantistico, non eredita necessariamente la casualità. L’assumere che ci sia una componente quantistica nella spiegazione della coscienza è un ipotesi suggestiva ma non verificata.
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L’INCONSCIO E LA SPIEGAZIONE DEL COMPORTAMENTO
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PRINCIPIO DI CONNESSIONE
La nostra nozione di inconscio è logicamente connessa alla nozione di coscienza. Uno stato mentale inconscio deve avere la possibilità di divenire uno stato cosciente. Preconscio / inconscio dinamico La neurobiologia è in grado di causare il dolore in forma cosciente ed è anche in grado di causare un comportamento che eviti il dolore anche quando il soggetto non lo avverte Inconscio profondo / non conscio L’inconscio profondo non esiste come stato mentale perché, con il non conscio, non comporta forma aspettuale e quindi intenzionalità, ovvero non ha la possibilità di divenire cosciente.
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Esistono strutture neurobiologiche in grado di causare stati coscienti e comportamenti appropriati a tali stati (preconscio e inconscio rimosso) ed esistono strutture neurobiologiche in grado di causare comportamenti che appaiono motivati intenzionalmente, anche se non si tratta di motivazioni che possono costituire contenuti intenzionali coscienti, e dunque non hanno alcuna realtà psicologica. Secondo tale analisi disposizionale si tratta di capacità cerebrali che costituiscono lo sfondo della rete intenzionale e, in particolare, la loro caratteristica inconscia le rende sottoclassi di capacità di sfondo; con la capacità di produrre certe forme di pensiero e comportamento cosciente
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SEGUIRE UNA REGOLA CONSCIAMENTE
Comportamento retto da regole La regola interviene causalmente nel comportamento Il comportamento si deve adeguare alla regola Ogni regola deve avere un contenuto intenzionale che ne determina la forma aspettuale Seguire una regola è un comportamento volontario Le regole sono soggette ad interpretazione Comportamento descritto da regole
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SEGUIRE INCONSCIAMENTE UNA REGOLA
La regola agisce nella direzione di adattamento regola-mondo e in direzione causale mondo-regola. Le regole devono avere una forma aspettuale Devono essere eseguite volontariamente La loro applicazione deve essere passibile di interpretazione Devono essere applicate in tempo reale. Tali regole sono inconsciamente eseguite nella costituzione degli atti linguistici, ma non nella percezione visiva e nella acquisizione del linguaggio →argomento debole da parte di Searle.
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PERCEZIONE Noi assorbiamo l’informazione relativa al mondo, quindi coordiniamo tale informazione sia consciamente sia inconsciamente, infine prendiamo decisioni oppure concepiamo intenzioni che producono azioni che modificano il mondo
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REALISMO INGENUO → conoscenza diretta del mondo esterno
TEORIA DEI DATI SENSORIALI → esistono due gruppi famosi di argomenti: Argomento della scienza: L’insieme complessivo dei processi neurobiologici causa un’esperienza percettiva.Noi non vediamo oggetti dotati di esistenza indipendente e stati di cose del mondo. Tutto ciò che percepiamo sono le nostre esperienze interne. Argomento dell’illusione: Il realismo ingenuo porta incoerenza e autocontraddizione (es. il pugnale in Macbeth veniva percepito ma non esisteva tra le sue mani).
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CONFUTAZIONE DELLA TEORIA DEI DATI SENSORIALI
L’argomento fondamentale è che i nostri dati sensoriali assomiglino agli oggetti e dunque li rappresentano, allora non abbiamo conferito alcun significato chiaro alla nozione di somiglianza e rappresentazione. Ovvero esisterebbero due realtà, una delle quali invisibile. Berkley Le sole cose che esistono sono la mente e le idee. La realtà consiste in soli dati sensoriali senza nulla al di là dei fenomeni mentali. Hume Conia il termine fenomenismo: una tesi logica che non considera oggetti come costituiti da dati sensoriali, ma semplicemente suppone che le asserzioni empiriche possono essere tradotte senza perdita di significato. (Impulso verificazionista → comportamentismo).
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CONFUTAZIONE ALLA TEORIA DEI DATI SENSORIALI PROPOSTA DA J.SEARLE
Argomento della scienza La spiegazione causale di come accada che io ceda la mia mano non dimostra l’inesistenza della mia mano. Argomento dell’illusione La percezione illusoria non significa vedere veramente una entità apparente. In realtà si vede un soggetto materiale, che in quelle occasioni appare diverso.
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ARGOMENTAZIONE TRASCENDENTALE PER IL REALISMO DIRETTO
L’idea dei dati sensoriali ha ridotto, senza mai dirlo esplicitamente, il mondo pubblicamente accessibile di oggetti materiali a un mondo privato di dati sensoriali. MA come è possibile che noi parliamo dello stesso oggetto in un linguaggio pubblico? Ecco i passaggi dell’argomentazione: Comunichiamo con gli altri La forma di comunicazione consiste in significati pubblicamente condivisibili Dobbiamo assumere che vi siano oggetti pubblicamente accessibili Abbiamo il medesimo accesso percettivo all’oggetto.
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Analisi delle problematiche
IO Analisi delle problematiche
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TRE PROBLEMI SULL’IO Quali sono i criteri dell’identità personale?
Qual è il soggetto delle nostre attribuzioni psicologiche? Che cosa mi rende la persona che sono?
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CRITERI DI IDENTITA’ PERSONALE
La continuità spazio temporale del corpo: a livello molecolare il mio corpo viene sempre sostituito, ma rimane il corpo originario di quando ero bambino Relativa continuità temporale della struttura: continuità della struttura del mio corpo da un punto di vista di I persona La memoria: da un punto di vista di prima persona, la sequenza dei nostri stati coscienti è tenuta assieme dalla nostra memoria in maniera fondamentale La continuità della personalità: esiste una certa continuità della mia personalità e della mie disposizioni.
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SOGGETTO DELLE NOSTRE ATTRIBUZIONI PSICOLOGICHE
Hume: E’ un’illusione supporre l’esistenza di qualcosa al di là delle singole esperienze che costituiscono il mio Io. Searle: Dobbiamo assolutamente postulare un Io in aggiunta alla sequenza di esperienze. Le nostre nono sono pure esperienze disordinate; tutte le esperienze sono parte di un singolo campo unificato. La nozione di Io formulata è puramente formale ma complessa, questa entità ha: coscienza, percezione, razionalità, capacità di intraprendere o organizzare le nostre percezioni in modo da compiere azioni volontarie sul presupposto della nostra libertà
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COSA MI RENDE LA PERSONA CHE SONO
La mia sensazione di essere esattamente la stessa persona nel corso del tempo, dal punto di vista di prima persona, dipende in gran parte dalla mia capacità di produrre ricordi coscienti di eventi precedenti coscienti della mia vita. La continuità delle mie esperienze di riminescenza è una parte essenziale della percezione che ho di me stesso come io dotato di continuità. Qualcuno potrebbe avere esperienze personali dotate di identità di tipo con le mie, e queste potrebbero indurgli percezioni di se stesso identica alla mia. Tuttavia, io e lui non siamo la stessa persona anche se ciascuno di noi percepisce se stesso come dotato di continuità.
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CONCLUSIONI Nel caso di Hume la difficoltà di base era la sua concezione atomistica dell’esperienza, ovvero riteneva che le esperienze ci si presentassero sempre in unità dicrete che chiamava impressioni e idee. Searle ha cerato di mettere in evidenza il nostro possedere un campo di energia globale unificato, dove le nostre esperienze sono organizzate, attraverso il tempo, in strutture ordinate e complesse. Inoltre Hume non riesce a spiegare una caratteristica importante delle nostre esperienze: il “senso dell’Io”.
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