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La Risiera di San Sabba 28 marzo 2012
L’inizio della fine
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Ieri viene costruito l’edificio destinato alla lavorazione e alla pilatura del riso viene utilizzato dai militari nazisti come campo di prigionia provvisorio per i soldati italiani; in seguito è destinato allo smistamento dei deportati nei campi di concentramento e di sterminio, a deposito di beni razziati ma, soprattutto, alla detenzione ed eliminazione di nemici politici ed ebrei a conclusione del conflitto i detenuti vengono liberati e il campo chiuso
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Corpo di guardia e abitazione del comandante
Uffici ed alloggi Uffici e camerate per i militari SS germanici, ucraini ed italiani; al pianterreno cucine e spaccio Uffici armeria e depositi; al pianterreno la “CELLA DELLA MORTE” Forno crematorio E₁) Ciminiera Camerate, sartoria, calzolerie; al pianterreno 17 “MICRO-CELLE” Magazzini di deposito di beni razziati; cameroni per gli Ebrei e per i detenuti meno sospetti
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Oggi 1965 - la Risiera di San Sabba è dichiarata monumento nazionale
la Risiera diviene Civico Museo della Risiera di San Sabba Ci sono pervenuti due diari personali e testimonianze di coloro che provarono sulla propria pelle la tragica esperienza dell’internamento: quello di Giordano Dudine e Ada Jerman; abbiamo anche cinque disegni che rappresentano la terribile vita nella Risiera.
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Primo Levi, Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per un pezzo di pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna: senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa, andando per via, coricandovi, alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi, Se questo è un uomo
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Campi di concentramento in Europa
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Campi di concentramento in Italia
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Alcuni campi di concentramento nazisti furono costruiti già prima della Seconda guerra mondiale e servivano come campi di lavoro in cui rinchiudere dissidenti e oppositori politici o altre categorie di persone poco gradite al regime. Durante il conflitto bellico, soprattutto tra la fine del 1940 e gli inizi del 1941 quando il regime adottò la “soluzione finale” del problema ebraico, la costruzione di lager si intensificò e alcuni di essi divennero ben presto tristemente famosi, tra gli altri, Mauthausen, Bergen Belsen, Buchenwald, Dachau, Treblinka, Flossenburg, Chelmno, Sobibor, Theresienstadt, Gross Rosen. Numerosissimi campi di concentramento, tuttavia, rimangono ancora oggi sconosciuti ai più, come ad esempio quello di Sachsenhausen a qualche fermata di metropolitana da Berlino. Tutta l'Europa è inoltre disseminata di luoghi in cui furono commessi sanguinosi massacri dai nazisti, come in Italia, a Marzabotto, Boves, Sant'Anna di Stazzema e in numerosissime altre località. Tuttavia i nomi che maggiormente incutono terrore sono Auschwitz e Birkenau in Polonia a poche decine di chilometri da Cracovia, dove furono sterminati centinaia di migliaia di innocenti, in gran parte ebrei. In un quartiere di Cracovia esiste ancora la fabbrica di Oskar Schindler, l'imprenditore tedesco che salvò la vita ad alcune migliaia di ebrei e la cui nobiltà d'animo fu immortalata nel celebre film di Steven Spielberg: Schindler's List. La scritta beffarda Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi) che accoglieva i prigionieri di Auschwitz, si ripete sul cancello d'ingresso di numeri altri campi. A Buchenwald, nei pressi di Weimar, in Germania, sul cancello d'ingresso compare la scritta “Jedem das seine” (a ciascuno il suo). Il governo fascista, nel 1938, varò "leggi razziali" anche in Italia, avviando la costruzione di campi di internamento e concentramento, tra gli altri quelli di Fossoli, nei pressi di Carpi (Modena) dal quale transitò anche Primo Levi, di Ferramonti di Tarsia, a poche decine di chilometri da Cosenza, e di Trieste, nella Risiera di San Sabba, che sarebbe divenuto campo di smistamento e di sterminio. Con Legge 20 luglio 2000, n. 211, è stato istituito il Giorno della Memoria, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni a danno del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Gli articoli 1 e 2 recitano: La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, Giorno della Memoria, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato e protetto i perseguitati. In occasione del Giorno della Memoria […] sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai accadere.
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Autrici CLAUDIA CICCOLINI CLAUDIA COLETTA SILVIA MORRA VERONICA TEODORO Classe II Sezione G
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