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Essere cittadino Indice: - Cittadinanza Italiana.
- Cittadinanza Romana. - Cittadinanza Greca. - Confronto.
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LA CITTADINANZA ITALIANA
Torna alla Home La cittadinanza italiana è la condizione della persona fisica (detta cittadino italiano) alla quale l'ordinamento giuridico dell'Italia riconosce la pienezza dei diritti civili e politici. È concessa, senza limite di generazioni, ai discendenti degli italiani emigrati, tramite lo ius sanguinis, anche se non sono ammessi salti generazionali. La quantità di potenziali cittadini italiani, secondo questo criterio, raddoppia l'attuale popolazione della penisola Italiana. Nel continente sudamericano si è radicata la maggior parte degli emigrati nella seconda metà del XIX e del XX secolo. COME SI OTTIENE LA CITTADINANZA ITALIANA: Per nascita Per riconoscimento o dichiarazione giudiziale Per adozione Per ascendenti Con decreto del presidente della repubblica Per trasmissione
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CITTADINANZA ROMANA CARATTERISTICHE DEL CITTADINO ROMANO:
Lo status di cittadino romano apparteneva ai membri della comunità politica romana, in quanto cittadini della città di Roma non era legato all'essere un abitante di uno dei domini romani, almeno fino alla Constitutio Antoniniana, emanata dall'imperatore Caracalla nel 212, che concedeva la cittadinanza a tutte le popolazioni abitanti entro i confini dell'Impero. CARATTERISTICHE DEL CITTADINO ROMANO: Essere cittadino romano comportava una notevolissima serie di privilegi, variabili nel corso della storia, a creare diverse "gradazioni" di cittadinanza. Nella sua versione definitiva e più piena, comunque, la cittadinanza romana consentiva l'accesso alle cariche pubbliche e alle varie magistrature la possibilità di partecipare alle assemblee politiche della città di Roma, svariati vantaggi sul piano fiscale e, importante, la possibilità di essere soggetto di diritto privato, ossia di poter presentarsi in giudizio attraverso i meccanismi dello ius civile, il diritto romano per eccellenza.
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Concessione, origine e perdita della cittadinanza
La concessione politica La concessione della cittadinanza anche agli stranieri cominciò a diventare un problema e una necessità nel momento in cui Roma cominciò la sua fase d'espansione sia territoriale che commerciale, venendo quindi a contatto con popoli che mal sopportavano la serie di privilegi che erano loro negati. Ecco quindi che la concessione della cittadinanza cominciò a diventare anche uno strumento di controllo politico oltre che di potere, giungendo spesso come conquista delle varie popolazioni sottomesse dopo periodi di tensioni e conflitto: è il caso ad esempio della concessione agli italici, cioè gli abitanti dell'Italia propriamente detta e della Gallia Cisalpina, con una lex Iulia a seguito della Guerra Sociale. Ottenimento per manomissione: Tutti gli schiavi che vengono liberati divengono anche cittadini romani. Tuttavia ben presto la liberazione di molti schiavi, spesso provenienti da popolazioni straniere, cominciò a comportare problemi d'ordine sociale. Ottenimento per nascita: L'ottenimento della cittadinanza avveniva ovviamente soprattutto per condizione di nascita,. La situazione meno problematica è per il figlio di cittadini romani legati in matrimonio legittimo (conubium): sarà senza dubbio un civis. Normalmente gli stranieri non possono contrarre un negozio di ius civile, qual è il conubium, e pertanto teoricamente il problema non si pone, nemmeno qualora uno dei due genitori fosse cittadino.
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Altre condizioni di cittadinanza:
Nel corso della storia romana la condizione dei singoli o delle popolazioni sottomesse al potere di Roma poteva essere molto varia, in base ai diritti e ai privilegi concessi, e la stessa cittadinanza romana poteva variare, nel corso della storia più antica, a seconda del ceto di appartenenza e del ruolo sociale Torna alla Home Cittadinanza latina: La condizione di latino stava a metà tra quella di civis romanus e quella di straniero popolazioni che erano vicine a Roma politicamente ed etnicamente. Una volta inglobate nell'entità romana, si ritrovarono presto in una situazione privilegiata rispetto alle altre popolazioni sottomesse: in particolare i latini potevano concludere legalmente negozi di diritto romano.
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CITTADINANZA GRECA In Grecia partecipavano alla vita politica solo gli uomini adulti, liberi e cittadini. La situazione poteva variare a seconda delle circostanze. Ad esempio Atene, nei momenti di crisi, estendeva di molto la cittadinanza, persino agli schiavi (durante la guerra del Peloponneso), e, contrariamente, la limitava nei periodi di maggior fortuna, ovvero era ateniese solo chi era figlio di madre e padre ateniese (misura estrema ma necessaria anche se probabilmente non applicata tassativamente). Da questo possiamo dedurre che, generalmente, la cittadinanza di una polis era in minoranza; la maggioranza era costituita da non-cittadini residenti stabili (meteci), gli schiavi e le donne.
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La popolazione è divisa in quattro classi di censo
COSTITUZIONE DI ATENE: 683 a.C.: la monarchia viene rimpiazzata dall'arcontato. Gli arconti durano in carica un anno, e poi confluiscono nell'Areopago, un senato con funzioni giudiziarie e di controllo politico generale ca.: leggi di Dracone. Viene abolita la vendetta del sangue: il giudizio è demandato all'Areopago, anche se l'esecuzione della sentenza spetta alle famiglie delle vittime. 594: riforma timocratica di Solone, eletto arconte con poteri dittatoriali. Viene abolita la schiavitù per debiti. La popolazione è divisa in quattro classi di censo Pentacosiomedimni (proprietari terrieri che producono almeno 500 medimni di grano) Cavalieri (producono almeno 300 medimni: quanto basta per armatura e cavallo) Zeugiti (producono almeno 200 medimni: quanto basta per l'armamento oplitico) Teti (nullatenenti)
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Tutti hanno diritto a partecipare al tribunale popolare (Eliea) e all'ecclesia (assemblea popolare a democrazia diretta), la quale elegge, fra le prime tre classi, il consiglio dei 400, con funzioni di supplenza, e gli arconti e i tesorieri, che devono appartenere alla prima classe. L'Areopago conserva la sua struttura e le sue funzioni giudiziarie e di supervisione politica : tirannide di Pisistrato, cui succede il figlio Ippia (527). L'assassinio del fratello di Ippia, Ipparco (dovuto in realtà a una vendetta privata), conduce al rovesciamento della tirannide : la costituzione di Clistene abolisce i gruppi gentilizi. La sua costituzione verrà ulteriormente democratizzata dalle rifome dell'età di Pericle (dal 462 in poi). 10 tribù territoriali ciascuna delle quali comprende un distretto montano, uno di pianura e uno costiero, dalle quali si sorteggiano 50 delegati a testa che entrano, dopo un esame (docimasia), nel consiglio dei 500 (Bulé), comitato permanente di governo in nome dell'ecclesia (assemblea generale del popolo) Ogni gruppo di 50, nella Bulé, governa la città per un decimo dell'anno (36 giorni, cioè una pritania) I periodi di pritania delle varie tribù scandiscono l'anno secondo un calendario politico, che si affianca a quello religioso. L'istituto dell'ostracismo permette di esiliare, con una semplice votazione, i cittadini ritenuti pericolosi per la città. L'accesso e l'elezione alle altre funzioni (arcontato, Areopago, Eliea) rimane regolato dalle leggi di Solone. Ci sono 10 strateghi (comandanti militari) eletti dall'assemblea popolare o ecclesia. Essendo gli strateghi rieleggibili, questa carica acquisirà un'importanza politica crescente. Le guerre del V secolo, i cui protagonisti sono Persiani, Ateniesi e Spartani, sono, oltre che conflitti militari ed economici, anche scontri fra differenti culture politiche e costituzionali.
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Una comunità aristocratica
COSTITUZIONE DI SPARTA Torna alla Home Note su Licurgo: Licurgo, il mitico legislatore spartano, è il nome collettivo a cui viene attribuita la costituzione di Sparta, che si sviluppa, in realtà, in una evoluzione che ha luogo fra l'VIII e il VII secolo Una comunità aristocratica Sparta intende se stessa come una comunità militare aristocratica. La figura leggendaria di Licurgo, quasi sovraumana, permette di pensare la costituzione spartana: Le classi sociali: Spartiati (l'aristocrazia degli "uguali") Perieci (piccoli proprietari, che prestano servizio militare in guerra) Iloti (contadini privi di diritti politici e civili) Un modello critico Sparta, con la sua disciplina militare, con la sua vita comunitaria e con la sua rigida divisione dei poteri, diventa il modello mitico cui si rifanno i critici della democrazia ateniese.
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IL CONFRONTO GRECIA ROMA
Torna alla Home GRECIA ROMA Nell’antica Roma il diritto alla cittadinanza non era in nessun caso concesso agli stranieri, che tra le altre cose, non potevano sposarsi con il rito matrimoniale romano e di conseguenza i loro figli non potevano essere riconosciuti come cittadini romani. Infatti, nel diritto romano la cittadinanza era considerata come una forma di tutela giuridica che assicurava davanti a magistrati e funzionari il riconoscimento di una serie di diritti e garanzie di cui gli stranieri erano, appunto, del tutto privi. Era considerato cittadino a pieno titolo l’individuo maschio adulto e libero. Nell’antica Grecia, possedere la cittadinanza significava per l’ individuo partecipare alle funzioni legislative e giudiziarie delle città-stato. Il cittadino, pertanto, aveva il diritto di partecipare alla vita politica della propria comunità. Questo diritto era concesso, però, in base alla nascita e ai legami di sangue, solo ai cittadini liberi e adulti della comunità stessa. La cittadinanza era invece negata agli schiavi e alle donne, mentre era concessa di rado agli stranieri.
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Progetto a cura di: Coppo Silvia Garofalo Antonio Longinotti Matteo
Metrangolo Francesca Vezzù Nicolò 1^G Liceo E.Curiel Cittadinanza Italiana: Coppo Silvia; Garofalo Antonio. Cittadinanza Romana: Longinotti Matteo; Vezzù Nicolò. Cittadinanza Greca: Metrangolo Francesca. Confronto: -Longinotti Matteo. Impostazione e Grafica: -Coppo Silvia; Garofalo Antonio.
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