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PubblicatoRocco Bernasconi Modificato 11 anni fa
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La percezione delle proprie competenze e il grado di fiducia nelle proprie capacità sono altresì importanti per spiegare le differenze di prestazione. L’autostima favorisce l’attuazione della performance di un soggetto perché permette a quest’ultimo di attribuire buone probabilità di successo alle proprie azioni.
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L’autoefficacia è il giudizio che i soggetti hanno sulla propria capacità di organizzare ed eseguire i corsi d’azione richiesti per tipi definiti di performance. Si tratta di un giudizio che influenza significativamente i livelli di prestazione a parità di competenze e di incentivi.
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Le diverse teorie hanno cercato di spiegare la motivazione in termini di: 1. Istinti (fattori ereditati); 2. Apprendimento (esperienza passata); 3. Contenuto ( il “cosa”); 4. Processi (evidenziano il legame tra obiettivi e bisogni).
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La gerarchia dei bisogni di Maslow bisogni fisiologici (); bisogni di sicurezza (); bisogni di appartenenza (); bisogni di stima ; bisogni di autorealizzazione ().
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Maslow sosteneva che: 1. Perché un bisogno fosse in grado di motivare una persona, doveva essere insoddisfatto; 2. Per soddisfare un bisogno della gerarchia era necessario aver soddisfatto quello precedente.
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Critiche alla gerarchia dei bisogni di Maslow – 1 1
Critiche alla gerarchia dei bisogni di Maslow – I bisogni sono culturalmente definiti, bisognerebbe avere diversi modelli per diverse culture in diverse epoche storiche; 2. I livelli di soddisfazione per ogni categoria variano fortemente da persona a persona;
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Critiche alla gerarchia dei bisogni di Maslow – 2 3
Critiche alla gerarchia dei bisogni di Maslow – Se un bisogno rimane insoddisfatto subentra il meccanismo della regressione; 4. Non sempre è necessario aver soddisfatto un bisogno per passare a quello successivo; 5. I bisogni cambiano nel corso della vita lavorativa;
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Critiche alla gerarchia dei bisogni di Maslow – 3 6
Critiche alla gerarchia dei bisogni di Maslow – I bisogni dipendono dall’esperienza, da quanto una persona è riuscita ad ottenere nel corso della vita; 7. Lo stesso soggetto nello stesso periodo può avere in contemporanea più bisogni (di natura diversa).
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Il modello di Alderfer riclassifica i bisogni in tre categorie: 1
Il modello di Alderfer riclassifica i bisogni in tre categorie: 1. Bisogni esistenziali; 2. Bisogni relazionali; 3. Bisogni di crescita; I livelli di aspirazione oltre che elevarsi possono anche abbassarsi, sulla base della teoria della razionalità soddisfacente.
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Il modello dei fattori duali (Herzberg & al
Il modello dei fattori duali (Herzberg & al.) – 1 Si contrappone al principio secondo cui l’insoddisfazione dei bisogni primari rende inutile l’offerta ai soggetti di benefici che rispondono a bisogni superiori. Individua due tipologie di fattori, igienici e motivanti. Da questi fa dipendere la l’insoddisfazione e/o la soddisfazione dei soggetti.
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Il modello dei fattori duali (Herzberg & al
Il modello dei fattori duali (Herzberg & al.) – 2 I fattori igienici, menzionati come causa di insoddisfazione, comprendono: - le politiche e le procedure d’impresa; - le modalità di supervisione; - la qualità delle relazioni interpersonali con i colleghi; - l’ambiente fisico di lavoro; - la retribuzione; - le condizioni fisiche e di sicurezza personale.
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Il modello dei fattori duali (Herzberg & al
Il modello dei fattori duali (Herzberg & al.) – 3 I fattori motivanti, menzionati come causa di soddisfazione, comprendono: - il raggiungimento di risultati; - il riconoscimento dei risultati raggiunti; - i contenuti del lavoro e la responsabilità; - le possibilità di fare carriera.
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La teoria dei bisogni appresi (McClelland) I soggetti acquisiscono o apprendono certi bisogni sia dalla cultura che dalle esperienze personali. Si distinguono bisogni di: - affiliazione (accettazione dagli altri); - potere (controllo sugli altri); - achievement (realizzazione).
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Critiche alle teorie dei bisogni 1
Critiche alle teorie dei bisogni 1. La lista dei bisogni tende ad espandersi indefinitamente; 2. È pericoloso attribuire agli attori preferenze predefinite senza rilevarle effettivamente; 3. E’ difficile spiegare la motivazione ricorrendo ai bisogni perché questi, per guidare l’azione, devono essere prima operazionalizzati in obiettivi.
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Teorie processuali: il modello dell’aspettativa – valenza M = A x S x V Aspettativa: - Sforzo/Prestazione; Strumentalità: - Prestazione/Risultato; Valenza: - estrinseca, utilità attribuita al Risultato; - intrinseca, costo attribuito allo Sforzo o alla Prestazione.
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Teorie processuali: il modello del Goal Setting Focalizza l’attenzione sull’importanza del fissare obiettivi per motivare. Ciò sarebbe positivo poiché: - focalizza l’attenzione; - aumenta gli sforzi; - dà continuità all’impegno; - stimola lo sviluppo di nuove tecniche; - consente di verificare l’efficienza delle prestazioni.
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Teorie processuali: il modello del Goal Setting Perché gli obiettivi motivino, devono: 1. Avere difficoltà media; 2. Essere specifici o precisi (misurabili anche nei risultati); 3. Prevedere la partecipazione degli attori (nella fase di definizione).
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Teorie processuali: il modello del rinforzo Tale filone di ricerche sostiene che il verificarsi di conseguenze attribuite alle proprie azioni e percepite come positive, aumenta la probabilità che quelle azioni siano ripetute; mentre la percezione di conseguenze negative diminuisce tale probabilità.
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Teorie processuali: il modello del rinforzo Vengono considerati quattro tipi di situazioni: 1. Rinforzo positivo (rinforzo diretto); 2. Rinforzo negativo (rinforzo indiretto); 3. Punizione (rinforzo diretto); 4. Estinzione (rinforzo indiretto). Occorre evitare di rinforzare comportamenti indesiderati e di punire o estinguere comportamenti desiderati.
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Il ruolo dell’equità nella motivazione In virtù del naturale processo di comparazione sociale, gli attori sono portati a confrontare i propri benefici e contributi con quelli di altri attori in una posizione di scambio simile alla loro. Tutto questo, prendendo a riferimento il principio di equità.
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Criteri di equità o di giustizia distributiva Equità basata sul valore dei contributi e delle ricompense, discende da una procedura accettata da tutte le parti senza che queste sappiano quale sarà la propria specifica posizione nelle situazioni in cui sarà applicata; 2. Equità basata sui bisogni, maggiori risorse vanno a chi ha maggiori bisogni;
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Criteri di equità o di giustizia distributiva – Eurismi equi, regole universalmente condivise come il “dividere in parti uguali” e il considerare i costumi e le buone pratiche come fonte di buon diritto.
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Fattori che fanno privilegiare il ricorso a criteri di giustizia distributiva: 1. Presenza di più soluzioni pareto-efficienti; 2. Incertezza sulle alternative migliori; 3. Relazioni multilaterali; 4. Relazioni frequenti e longeve; 5. Conoscenza personale tra le parti; 6. Interessi della relazione molto importanti.
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