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-------------------------------------------- Davide de Caro Relazioni istituzionali e Gestione della responsabilità sociale d’impresa Le politiche pubbliche.

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Presentazione sul tema: "-------------------------------------------- Davide de Caro Relazioni istituzionali e Gestione della responsabilità sociale d’impresa Le politiche pubbliche."— Transcript della presentazione:

1 -------------------------------------------- Davide de Caro
Relazioni istituzionali e Gestione della responsabilità sociale d’impresa Le politiche pubbliche per lo Sviluppo sostenibile e la responsabilità d’impresa Davide de Caro

2 Tema del giorno Definire e gestire a livello europeo i contenuti dello sviluppo sostenibile Responsabilità d’impresa come lo strumento peculiare degli agenti economici per lo sviluppo sostenibile Le politiche elaborate in proposito

3 Principali documenti di riferimento
Com (2009) 400: integrare lo sviluppo sostenibile nelle politiche UE, riesame della SSS Com (2009) 433: non solo PIL, misurare il progresso in un mondo in cambiamento Risoluzione PE – 13/3/2007 Dlgs. 32/07 – attuazione direttiva modernizzazione contabile DDL 386 – DDL 1753 Senato Italia

4 Sviluppo sostenibile Lo sviluppo sostenibile - soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere quelli delle generazioni future - è un obiettivo fondamentale fissato dai trattati. A tal fine è necessario affrontare le politiche economiche, sociali e ambientali in modo sinergico. La versione consolidata del trattato UE è entrata definitivamente in vigore con la ratifica della Repubblica Ceca (3 novembre 2009) Il Consiglio europeo ha convenuto una strategia per lo sviluppo sostenibile che integra l’impegno politico dell’Unione per il rinnovamento economico e sociale, aggiunge alla strategia di Lisbona una terza dimensione, quella ambientale, e stabilisce un nuovo approccio alla definizione delle politiche. La strategia dell’Unione per lo sviluppo sostenibile è basata sul principio secondo cui gli effetti economici, sociali e ambientali di tutte le politiche dovrebbero essere esaminati in modo coordinato e presi in considerazione nel processo decisionale. Consiglio Europeo di Goteborg (2001)

5 Il mondo e in rapida evoluzione e l’Europa del ventunesimo secolo si trova a far fronte a sfide di grandissima portata: crisi economica, cambiamento climatico, sviluppo sostenibile, sicurezza energetica e lotta contro la criminalità transfrontaliera internazionale. Il trattato di Lisbona definisce in maniera chiara gli obiettivi e i valori dell’Unione europea: pace, rispetto dei diritti dell’uomo, giustizia, uguaglianza, Stato di diritto e sviluppo sostenibile. garantire all’Europa uno sviluppo sostenibile, basato su una crescita economica equilibrata, sulla stabilita dei prezzi e su un’economia sociale di mercato altamente competitiva, al fine di raggiungere la piena occupazione e il progresso sociale, unitamente ad un livello elevato di tutela dell’ambiente;

6 Sviluppo sostenibile Obiettivo a lungo termine della UE nel cui ambito crescita economica, coesione sociale e tutela ambientale procedono di pari passo rafforzandosi Per questo la comunità ha integrato tale dimensione in molte delle sue politiche Le sfide: Cambiamenti climatici ed energia pulita (pacchetto ) Trasporto sostenibile (emissioni, rumore, occupazione suoli, biodiversità) Consumo e produzione sostenibili e politica industriale sostenibile (GPP, progettazione ecocompatibile, REACH) Conservazione e gestione risorse naturali (rifiuti, risorsa idrica, ..) Sanità pubblica … Inclusione sociale, demografia e migrazione … Povertà globale … La RSI permette alle imprese di conciliare obiettivi economici, sociali e ambientali. Un maggiore impegno delle imprese europee in materia rafforzerà la capacità dell’UE in termini di sviluppo sostenibile.

7 Sviluppo sostenibile La strategia UE di sviluppo sostenibile è la base di riferimento per la definizione delle relative strategie nazionali Contributo degli stati membri (es: Italia 2007) Sulla strategia di SS incidono diverse strategie trasversali: Lisbona, pacchetto clima energia, politica marittima Per il monitoraggio dei risultati devono svilupparsi appositi indicatori COM (2009) 433

8 Misurare sviluppo e progresso
Ormai il PIL è considerato anche un indicatore dell'intero sviluppo societario e del progresso in generale. Tuttavia, vista la sua natura e il suo scopo, il PIL non può costituire la chiave di lettura di tutte le questioni oggetto di dibattito pubblico. In particolare, il PIL non misura la sostenibilità ambientale o l'inclusione sociale ed occorre tenere conto di questi limiti quando se ne fa uso nelle analisi o nei dibattiti politici .. Il PIL non è stato concepito per misurare con accuratezza il progresso economico e sociale a più lungo termine e, in particolare, la capacità di una società di affrontare questioni come i cambiamenti climatici, l’uso efficiente di risorse o l’inclusione sociale Lo sviluppo sostenibile è un obiettivo generale dell'Unione europea. Lo scopo è migliorare continuamente la qualità di vita e il benessere sul pianeta per le generazioni presenti e future. Sono richiesti indicatori migliori (attuali e specifiche) che rispecchino un nuovo contesto e le preoccupazioni dei cittadini EUROBAROMETER 2008: oltre 2/3 cittadini UE ritengono che per misurare il progresso si debbano usare in ugual misura indicatori sociali, economici e ambientali. Meno di 1/6 preferisce che la valutazione sia basata principalmente su indicatori economici Prossimi impegni: indice pressione ambientale e indici qualità della vita e benessere per una tabella di valutazione dello sviluppo sostenibile

9 Che ruolo ha l’impresa in questo progetto?
(ex plurimis) le imprese non dovrebbero essere considerate un sostituto dei poteri pubblici quando questi ultimi sono incapaci di esercitare il proprio controllo quanto al rispetto delle norme sociali e ambientali il potenziamento delle responsabilità sociale e ambientale delle imprese, collegato al principio della responsabilità imprenditoriale, rappresenta un elemento essenziale del modello sociale europeo, della strategia europea per lo sviluppo sostenibile e al fine di rispondere alle sfide sociali della globalizzazione economica il dibattito in corso nell'Unione europea sulla RSI si sia avvicinato ad un punto in cui l'accento andrebbe spostato dai "processi" ai "risultati", con un conseguente contributo misurabile e trasparente da parte delle imprese alla lotta contro l'esclusione sociale e il degrado ambientale in Europa e nel mondo legare la RSI agli obiettivi economici, sociali e ambientali dell'agenda di Lisbona, segnatamente perché ritiene che un approccio serio alle RSI da parte delle imprese possa contribuire ad aumentare l’occupazione, a migliorare le condizioni di lavoro, a garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori importante sensibilizzare maggiormente circa le disposizioni in materia di informazione sociale e ambientale nel quadro della direttiva 2003/51/CE sulla modernizzazione contabile

10 Impegnarsi e dimostrarlo
Tutto ciò che non può essere misurato non può essere migliorato D.lgs. 32/07 recependo la direttiva 51/2003 ha introdotto importanti modifiche nella redazione della Relazione sulla Gestione (2248 c.c.), documento societario obbligatori per le società di capitali: L’analisi contenuta nella relazione “è coerente con l'entità e la complessità degli affari della società e contiene, nella misura necessaria alla comprensione della situazione della società e dell'andamento e del risultato della sua gestione, gli indicatori di risultato finanziario e, se del caso, quelli non finanziari pertinenti all'attività specifica della società, comprese le informazioni attinenti all'ambiente e al personale. L'analisi contiene, ove opportuno, riferimento agli importi riportati nel bilancio e chiarimenti aggiuntivi”

11 Impegnarsi e dimostrarlo
Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ritiene che le società siano chiamate ad ispirare sempre più le proprie strategie e politiche gestionali alla Corporate Social Responsibility (Responsabilità sociale di impresa) nonché a rendere conto in modo più trasparente della propria attività agli stakeholder (e non solo agli shareholder).” Il CNDCEC ritiene pertanto che questa specifica identificazione debba essere intesa nell’ottica di rafforzare il ruolo sociale delle imprese e, perciò, ritiene che obbligatoriamente – e, quindi, indipendentemente dalla rilevanza degli effetti economici prodotti sulla gestione – vadano indicate, se presenti, una serie di informazioni attinenti all’ambiente e al personale. Informativa 20, marzo 2009 del CNDCEC

12 ..vedremo con quali esiti..

13 E poi c’è anche l’ISO (norma tecnica)


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