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PubblicatoPietronella Danieli Modificato 10 anni fa
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DISTRETTI TECNOLOGICI E SVILUPPO LOCALE: L’ESPERIENZA DELL’IMAST
XIII MASTER IN LOCAL DEVELOPMENT DISTRETTI TECNOLOGICI E SVILUPPO LOCALE: L’ESPERIENZA DELL’IMAST ESPERTI: Roberto Parente Eugenio Corti Marco Matarese Domenico Foglia TUTOR: Ilaria Sorrentino REFERENTE ISTITUZIONALE: Teresa Armato GRUPPO 4: Claudio Carlino Domenico Gatti Gianfranco Mingione Rosa Pugliese Maria Giovanna Ruggiero Cristina Zanchiello
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DEFINIZIONI DI TECNOLOGIA E DI INNOVAZIONE
SVILUPPO E TECNOLOGIA: DUE VISIONI A CONFRONTO DEFINIZIONI DI TECNOLOGIA E DI INNOVAZIONE INNOVAZIONE è un opportuno insieme omogeneo di azioni, scelte, cambiamenti, comportamenti ecc., finalizzati a raggiungere un obiettivo percepito come positivo - per esempio per un’impresa: diventare più competitiva (E. CORTI) TECNOLOGIA è un insieme omogeneo di conoscenze tecniche, organizzative, gestionali, economiche, commerciali, ambientali, culturali, legali, relazionali, ecc., il cui uso, insieme ad un opportuno ammontare di risorsa finanziaria, consente a chi la possiede di realizzare una innovazione (E. CORTI) Differenza tra ATTIVITA’ di R&S ed affermazione di un PROCESSO DI INNOVAZIONE (M. SANCIN)
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LE POTENZIALI FASI DELLA CATENA DI PRODUZIONE DELL’INNOVAZIONE
Attività di servizi avanzati Università Settori e filiere produttive high-tech Enti di ricerca Investitori Razionali Venture capitalist Business angel Innovazione Altre istituzioni ibride di tipo pubblico e/o private (incubatori, parchi scientifici e tecnologici) Mercati
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DEFINIZIONE E PECULIARITÀ DEL DT
Il distretto tecnologico si contraddistingue per un “fattore innescante che agisce all’origine della sua affermazione, esso rimanda quasi sempre ad un super-investimento quali-quantitativo in R&S o una superperformance di una determinata organizzazione in grado di produrre flussi di uso e riuso della conoscenza presenti lungo le filiere high-tech a livello globale” (PICCALUGA). Principali aspetti del DT: 1) intervento esogeno atto alla creazione di uno o più fattori discreti che possano innescare meccanismi di sviluppo territoriale; 2) grande diffusione sul territorio; 3) focalizzazione su una particolare tematica tecnico-scientifica inerente più settori e potenzialmente, più filiere produttive.
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METAMODELLO DELLA TRIPLA ELICA
I tre modelli: Modello a dominanza statuale Modello ad interazione paritetica Modello a network tra organizzazioni ibride Stato Secondo livello di lettura: 1) agenti ibridi dell’innovazione 2) interfacce dell’innovazione tra impresa e ricerca; 3) coordinatori ibridi dell’innovazione Università Imprese
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METODOLOGIA DI INDIVIDUAZIONE DEI DT
European Innovation Scoreboard ( EIS): 17 indicatori principali, suddivisi in 4 macro-categorie (Risorse umane, Creazione di conoscenza, Trasmissione e applicazione di conoscenza, Finanza per l’innovazione, output e mercati). Schema per l’individuazione dei DT italiani Variabili Fattori Indicatori utilizzati Specializzazione high-tech Consistenza delle imprese high-tech • Indice di specializzazione dei settori high-tech • Indice di specializzazione dei settori high-tech a più elevato contenuto tecnologico Innovatività del sistema Disponibilità di risorse umane qualificate Presenza dell’università e di centri di ricerca Cultura imprenditoriale • Percentuale di laureati formati dalle università nelle materie scientifico-tecnologiche sulla popolazione residente • Percentuale di addetti all’università e ai centri di ricerca nelle materie scientifico-tecnologiche sulla popolazione residente • Tasso di natalità delle imprese
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DALLA STRATEGIA DI LISBONA AL DISTRETTO TECNOLOGICO IMAST: ASPETTI NORMATIVI E POLITICI
LE TAPPE 23-24 Marzo Strategia di Lisbona: creazione di uno “Spazio Europeo della Ricerca”; Marzo VI Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico dell'Unione Europea adottato dalla Commissione Europea per il periodo ; Aprile 2002 – Il Governo Italiano vara le Linee Guida per la politica scientifica e tecnologica: viene individuato il distretto tecnologico come strumento di governance idoneo a perseguire gli obiettivi di Lisbona; 15 marzo 2005 – Programma Nazionale per la Ricerca per il periodo (proposta del MIUR); 15 ottobre 2005 – Piano per l’Innovazione, la Crescita e l’Occupazione (PICO); 6 aprile 2005 – proposte della Commissione Europea per il VII Programma quadro di ricerca e per il Programma quadro per la competititività e l’innovazione per il perido
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LE FONTI DI FINANZIAMENTO PER LA RICERCA E L’INNOVAZIONE
Fondo rotativo per il sostegno alle imprese, istituito della legge 30 dicembre 2004, n. 311, art. 1 comma 354 (legge finanziaria 2005); Fondo per progetti di ricerca, istituito dalla legge 27 dicembre 2002, n. 289, art.56 (Legge Finanziaria 2003), destinata anche ai distretti tecnologici; Programma Operativo Nazionale (PON) “Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico, Alta Formazione” ; FAS - Fondo Aree Sottoutilizzate – (limitatamente alle Regioni Obiettivo 1); Fondo per l’innovazione tecnologica, istituito dalla legge n. 46/1982; Incentivi automatici per la Ricerca e l’Innovazione, previsti dalla legge n. 140/1997. Con il decreto legislativo n. 297/99 il MIUR ha provveduto a riordinare e razionalizzare l’intera attività di sostegno alla ricerca scientifica
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LEGISLAZIONE E POLITICA REGIONALE 3 IMPORTANTI LEGGI IN MATERIA di R&S
La Regione ha adottato nel 2000 il Piano Strategico di sostegno all’innovazione tecnologica e lo ha sottoposto a revisione nel La Strategia è articolata in più punti, ovvero: Formazione Ricerca Produzione Finanza Società 3 IMPORTANTI LEGGI IN MATERIA di R&S Legge Regionale n. 5 del 28/03/02: Promozione della ricerca scientifica in Campania; Legge Regionale n. 21/2002: Diritto allo Studio; Legge Regionale n. 13 del 20/12/2004, cd. Legge sull’Università, la quale ha previsto uno stanziamento di 65 milioni di euro , suddivisi in tre annualità. Nel dicembre 2005 la Giunta Regionale ha presentato il rapporto preparatorio per l’elaborazione del documento strategico preliminare per la politica di coesione.
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IL DISTRETTO TECNOLOGICO IMAST: CRONISTORIA
17 Luglio 2003: firma del Protocollo d’Intesa tra il MIUR e la Regione Campania per la creazione di un Distretto Tecnologico nel settore dell’Ingegneria dei Materiali Polimerici e Compositi; 11 Febbraio 2004: costituzione della società di gestione del Distretto sulla Ingegneria dei MAteriali Polimerici e Compositi e STrutture – IMAST S.c.a.r.l.; 9 Marzo 2005: firma dell’Accordo di Programma Quadro tra Governo italiano e Regione Campania.
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IL DISTRETTO TECNOLOGICO IMAST
VOCAZIONE TECNOLOGICA: Ingegneria dei materiali polimerici e compositi CAMPI DI APPLICAZIONE: I SOCI DI IMAST: Regione Campania Università degli Studi di Napoli “Federico II” Consiglio Nazionale delle Ricerche ENEA CIRA SCpa Consorzio T.R.E Esaote SpA (per il gruppo Bracco) Elasis SCpA (per il gruppo Fiat) Alenia Aeronautica SpA Cantieristica navale; Aeronautico/aerospaziale; Automobilistico; Elettronica polimerica; Costruzioni civili; Biomedicale. STMicroelectronics Srl Cetena SpA (per il gruppo Fincantieri) Pirelli Labs SpA Mapei SpA Avio SpA Istituto Banco di Napoli Fondazione San Paolo Banco di Napoli SpA Meliorbanca SpA
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MISSIONE ED OBIETTIVI IMAST
Missione: realizzare un sistema di ricerca, formazione ed innovazione tecnologica nel quale si integrino gli obiettivi di sviluppo delle conoscenze e di crescita del know-how da applicare ai prodotti e processi industriali prioritariamente delle imprese socie. Obiettivo generale : crescita del territorio da implementare attraverso una serie di iniziative concentrate in tre macroaree: raggiungere l’eccellenza internazionale nella ricerca, diventando leader nell’ingegneria dei materiali e nella loro applicazione industriale, attraverso la collaborazione università-azienda; attirare e formare i talenti, diventando un polo di attrazione per i migliori ricercatori in campo internazionale; promuovere nuova imprenditorialità tecnologica, creando una fucina di nuove imprese che alimenti lo sviluppo tecnologico della regione e diffondendo l’innovazione creata nell’industria campana per accelerarne lo sviluppo.
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ANALISI TERRITORIALE OBIETTIVI ATTIVITA’
Analisi del sistema imprenditoriale campano riferito alle attività di R & S e innovazione tecnologica; Analisi del sistema di attività di ricerca e sviluppo e innovazione tecnologica relativo ai soggetti pubblici e privati che fanno parte del sistema terrritoriale campano. ATTIVITA’ Il contesto generale Descrizione del tessuto imprenditoriale Quadro descrittivo delle attività tecnico-scientifiche Analisi del tasso di produttività di nuove tecnologie (brevetti e marchi) Le risorse per la ricerca in Campania Il Venture Capital
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IL TESSUTO IMPRENDITORIALE
Risultati: - Alta densità d’impresa Basso tasso di attività imprenditoriale Basso tasso di sviluppo imprese industriali e high-tech Dimensione media delle imprese bassa (numero di addetti) Vocazione per il settore dei servizi Alto tasso di innovazione nelle grandi imprese (correlazione positiva (0,98) tra tasso dell’innovazione e ammontare dei fatturati aziendali )
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ATTIVITÀ TECNICO-SCIENTIFICHE
Analisi delle attività riferite a tre istituti di ricerca: - Istituto per i Materiali compositi e biomedici del CNR - Unità tecnico-scientifica Materiali e Tecnologie del Centro di ricerche ENEA di Portici - Dipartimento di Analisi e Progettazione Strutturale (DAPS) della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli Federico II Risultato: incremento delle pubblicazioni e atti di convegni che coinvolgono istituti di rilievo internazionale
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BREVETTI E MARCHI Brevetti (invenzioni, modelli di utilità, disegni e modelli) Andamento di scarsa crescita o stazionarietà Andamento crescente Codificazione della tecnologia preesistente
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LE RISORSE PER LA RICERCA IN CAMPANIA
Spese in R & S secondo gli standard nazionali (coefficiente di variazione basso solo per le università) Numero di addetti impiegati in R & S secondo gli standard nazionali (coefficiente di variazione alto solo per le amministrazioni pubbliche) Spese in R & S e numero di addetti nelle università secondo gli standard nazionali Finanziamenti PRIN e FIRB: efficacia delle richieste di investimento secondo gli standard nazionali
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VENTURE CAPITAL Incremento degli investimenti ad alto rischio negli anni Decremento negli anni in termini di numerosità in Campania e in termini di ammontare degli investimenti nel Sud Italia Alto tasso di efficacia degli investimenti di tipo “venture”al Sud (3,6 %) Diminuzione degli investimenti ad alto rischio nel settore high-tech negli anni
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Analisi degli stakeholder Albero dei problemi e degli obiettivi
UN’ IPOTESI DI PROGETTO DI SVILUPPO: L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA NELLE PMI CAMPANE I vari step: SWOT Analysis Analisi degli stakeholder Albero dei problemi e degli obiettivi Definizione degli obiettivi, quadro logico Piano finanziario Cronogramma delle attività
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S.W.O.T. ANALYSIS (1) PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA
Elevata competenza nel settore dei servizi Grande diffusione sul territorio di un sistema di piccole e medie imprese Presenza di forti relazioni sul piano internazionale Alta visibilità del territorio dovuta alla presenza del distretto tecnologico dell’IMAST Opportunità di ottenimento di risorse finanziarie aggiuntive dovuto alla individuazione normativa del distretto dell’IMAST Presenza del network dell’IMAST inerente le attività ricerca nell’ambito dei materiali polimerici e compositi Scarsa comunicazione tra IMAST e sistema produttivo Scarsa capacità di interfacciarsi con il mondo delle piccola e media impresa Scarsa propensione al rischio dei ricercatori IMAST nell’ambito degli spin-off Scarsa considerazione della dimensione finanziaria negli ambiti di potenziale sviluppo di spin-off da parte di IMAST Scarsa presenza di grandi aziende ICT Sottocapitalizzazione del sistema delle piccole e medie imprese
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S.W.O.T. ANALYSIS (2) OPPORTUNITA’ MINACCE
Presenza di poli universitari di eccellenza Presenza di enti e centri di prestigio altamente specializzati a forte contenuto di ricerca applicata Presenza di alta specializzazione professionale Presenza di un polo high-tech nel settore aerospaziale Sviluppo dell’ICT favorevole alla creazione di spin-off con più bassi costi Sfruttamento di risorse finanziarie provenienti dalle politiche di coesione comunitarie Forte orientamento della programmazione verso l’innovazione tecnologica Scarsa diffusione delle attività di ricerca e sviluppo nel sistema delle imprese Scarsa diffusione della tecnologia e dell’innovazione nel sistema delle imprese Assenza di un sistema di intermediazione finanziario propenso a sostenere nuovi progetti di ricerca e innovazione Scarsa vivibilità del territorio Condizioni abitative eccessivamente onerose Presenza di criticità nel settore dei trasporti Sottocapitalizzazione delle PMI Inefficienza della pubblica amministrazione Forte concorrenza sul piano internazionale nell’ambito della ricerca e sviluppo in riferimento ai materiali polimerici e compositi Alta attrattività dei sistemi di ricerca esteri Scarsa competitività nei confronti dei paesi a basso costo di lavoro
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STAKEHOLDER ANALYSIS TIPOLOGIA DI STAKEHOLDER INTERESSE INFLUENZA
IMPATTO INFORMAZIONE GRADO DI COINVOLGIMENTO (TOTALE) DISTRETTO IMAST ALTO ALTA MEDIO MEDIA UNIVERSITÀ ENTI E CENTRI DI RICERCA BASSA TECHNAPOLI SISTEMA DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE CAMPANE API GRANDI IMPRESE CONFINDUSTRIA CAMPANIA DISTRETTO TESSILE AMMINISTRAZIONE REGIONALE AMMINISTRAZIONI LOCALI ENEA
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IDEA FORZA “Orientare le politiche regionali al fine di incentivare lo sviluppo economico-sociale del territorio attraverso il sistema della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica”
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ANALISI DEI PROBLEMI… … E DEGLI OBIETTIVI
Problema generale: scarsa capacità delle piccole e medie imprese di applicare nuove tecnologie. Problema specifico: mancanza di strutture atte a favorire il trasferimento di nuove tecnologie verso il sistema delle PMI campane … E DEGLI OBIETTIVI Obiettivo generale: Creazione e potenziamento di strutture atte a favorire il trasferimento di nuove tecnologie presso il sistema imprenditoriale campano. Obiettivo specifico: Creazione e potenziamento di strutture atte a favorire l’insediamento di piccole e medie imprese tese alla innovazione presenti al di fuori della regione Campania stessa.
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PIANO DELLE ATTIVITÀ Le azioni:
Creazione e attivazione di più attività atte a recepire proposte di spin-off nati da incubazioni avvenute all’interno dell’IMAST Promuovere la creazione o trasformazione di attività atte a supportare le piccole e medie imprese nella predisposizione di progetti di innovazione Promuovere la creazione o potenziamento di forme di aggregazione tra piccole e medie imprese atte allo sviluppo di progetti di ricerca con finalità condivise Pubblicizzazione delle attività dell’IMAST all’interno del territorio campano
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PIANO FINANZIARIO Attività 1 Attività 2
Periodo: 3 anni. Azione da rifinanziare ogni anno. Attività Fonti di finanziamento Attività di servizio € Misura 3.17 e misure relative al VII PQ corrispondenti per area di intervento alla misura € Attività 2 Periodo: 3 anni. Azione da rifinanziare ogni anno. Attività Fonti di finanziamento Azioni atte a promuovere attività di supporto al trasferimento tecnologico € Misura 3.16 e 3.17 del VI PQ e misure relative al VII PQ corrispondenti per area di intervento alla misura 3.16 e 3.17 €
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Attività 3 Periodo: 5 anni. Azioni da rifinanziare ogni anno. Attività
Fonti di finanziamento Azioni costruite allo scopo di promuovere la creazione di forme di aggregazione € Misura 3.16 e 3.17 del VI PQ e misure relative alla programmazione corrispondenti per area di intervento alla misura 3.16 e 3.17 € Azioni costruite allo scopo di promuovere il potenziamento di forme di aggregazione € FAS € Totale € Totale €
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Fonti di finanziamento
Attività 4 Periodo: 2 anni. Piano finanziario relativo al primo anno dell’azione. Attività Fonti di finanziamento Istituzione di tre uffici per attività informative € Risorse ordinarie della regione Campania € 1 sito web € IMAST S.c.a.r.l € Piano di marketing orientato al territorio della Campania € Confindustria Campania € API € Manifesti pubblicitari presso gli sportelli unici € Totale € Totale € Cronogramma delle attività Costituzione di una società di consulenza in forma di S.r.l. Budget finanziario : € Capitale sociale : €
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CONCLUSIONI Una diversa interpretazione dei modelli della filiera della conoscenza e della catena di produzione dell’innovazione Il modello ad ibridazione della Tripla elica La criticità del settore dei servizi Le attività tecnico-scientifiche e le risorse finanziarie presenti sul territorio Il carattere di novità delle azioni proposte Il raggiungimento di una massa critica di dinamismo economico come presupposto per un processo spontaneo di sviluppo Il distretto tecnologico può essere considerato come uno dei tasselli fondamentali che vanno a costituire il mosaico degli interventi finalizzati allo sviluppo locale
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RINGRAZIAMENTI Ing. Riccardo Buffardi Prof. Ing. Eugenio Corti
Ing. Domenico Martorana Prof. Roberto Parente Dott.ssa Ilaria Sorrentino Ing. Enrico Viceconte
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