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PubblicatoTerenzio Turco Modificato 11 anni fa
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eneide L'Eneide (Aeneis) poema epico della cultura latina
scritto dal poeta e filosofo Virgilio nel I secolo a.C. Narra la leggendaria storia di Enea, un principe troiano fuggito dopo la caduta della città, che viaggiò fino all'Italia diventando il progenitore del popolo romano. Il poema, scritto in esametri dattilici e composto da dodici libri, restò incompiuto. I primi sei libri raccontano la storia del viaggio di Enea da Troia all'Italia, mentre la seconda parte del poema narra la guerra, alla fine dall'esito vittorioso, dei Troiani contro i Latini, sotto il cui nome in seguito Enea e i suoi seguaci finiranno per essere conosciuti.
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I: Una tempesta causata da Giunone, irata contro i Troiani, fa approdare Enea lungo le coste presso Cartagine. Con l aiuto della madre Venere, Enea viene bene accolto dalla regina Didone, alla quale racconta la fine di Troia. II: Racconto di Enea: durante la distruzione della città, Enea riesce a scappare con il padre Anchise e il figlio. III: Racconto di Enea: partiti da Troia, Enea si rende conto che una nuova patria lo attende in Occidente. IV: Dopo la partenza di Enea da Cartagine Didone si uccide profetizzando l eterno odio tra Cartagine e i discendenti dei Troiani. V: I Troiani giungono in Sicilia dove svolgono dei giochi in onore di Anchise. VI: Enea arriva in Campania dove consulta la Sibilla ed entra nel mondo dei morti. Qui incontra: Deifobo caduto a Troia, Didone, Palinuro, il timoniere, e il padre che gli mostra la sua eroica discendenza. VII: Enea arriva alla foce del Tevere e riconosce in essa la terra promessagli dal padre. Qui stringe un patto con il re Latino, ma interviene Giunone che fa scagliare contro di loro il principe Rutolo, Turno. Enea non può più sposare la principessa Lavinia. VIII: Enea è costretto a risalire il Tevere dove trova degli alleati in Evandro, re di un piccolo gruppo di Arcadi, e in una coalizione di Etruschi. IX: Con Enea assente il campo troiano è in una situazione critica. X: Enea irrompe nella scena e uccide l alleato di Turno, Mezenzio, che a sua volta uccide Pallante protetto di Enea. XI: Dopo la sua vittoria Enea piange l amico morto. Le sue offerte di pace non hanno successo. XII: Turno accetta di sfidare Enea a duello, ma un intervento di Giunone fa riprendere la guerra. Enea sconfigge Turno e lo uccide nel nome di Pallante.
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il viaggio di Enea
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Enea fugge mentre Troia brucia Federico Barocci -
Galleria Borghese - Roma
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Mercurio ordina ad Enea di lasciare Cartagine - Giambattista Tiepolo Villa Valmarana "Ai Nani" - Vicenza
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Enea e Didone - Karel Skréta - 1670 circa - Galleria Nàrodny,Praga
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Io canto l'armi e l'eroe, che per primo dalle spiaggie di Troia, profugo a causa del Destino, venne in Italia alle coste Lavinie, molto sbattuto sia per terra che per mare dalla forza degli dei, e dalla memore ira della crudele Giunone, avendo anche sopportato molte cose a causa della guerra, finché non fondò la città, e portò gli dei4 nel Lazio, da cui ebbe origine la stirpe dei latini, i padri albani e le mura dell'alta Roma. Oh musa, ricordami le cause, per quale divinità offesa, o dolendosi di cosa, la regina degli dei costrinse un uomo insigne per la sua pietas a subire tante disgrazie e ad affrontare tante fatiche. È così grande l'ira degli dei? Proemio dell'Eneide
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in latino Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam, fato profugus, Laviniaque venit litora, multum ille et terris iactatus et alto vi superum saevae memorem Iunonis ob iram; multa quoque et bello passus, dum conderet urbem, 5 inferretque deos Latio, genus unde Latinum, Albanique patres, atque altae moenia Romae. Musa, mihi causas memora, quo numine laeso, quidve dolens, regina deum tot volvere casus insignem pietate virum, tot adire labores 10 impulerit. Tantaene animis caelestibus irae? lettura in latino
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Omero Omero Virgilio Proemio dell'Eneide Proemio Proemio dell'Odissea
Narrami, o Musa , dell’eroe multiforme, che tanto vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia: di molti uomini vide la città e conobbe i pensieri, molti dolori patì sul mare nell’animo suo, per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni. Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo: con la loro empietà si perdettero, stolti, che mangiarono i buoi del Sole Imperione: ad essi egli tolse il dì del ritorno. Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus. Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco generose travolse alme d'eroi, e di cani e d'augelli orrido pasto lor salme abbandonò (così di Giove l'alto consiglio s'adempìa), da quando primamente disgiunse aspra contesa il re de' prodi Atride e il divo Achille. E qual de' numi inimicolli? Il figlio di Latona e di Giove. Irato al Sire destò quel Dio nel campo un feral morbo, e la gente perìa: colpa d'Atride che fece a Crise sacerdote oltraggio. Degli Achivi era Crise alle veloci prore venuto a riscattar la figlia con molto prezzo. In man le bende avea, e l'aureo scettro dell'arciero Apollo: e agli Achei tutti supplicando, e in prima ai due supremi condottieri Atridi: Proemio dell'Iliade Io canto l'armi e l'eroe, che per primo dalle spiaggie di Troia, profugo a causa del Destino, venne in Italia alle coste Lavinie, molto sbattuto sia per terra che per mare dalla forza degli dei, e dalla memore ira della crudele Giunone, avendo anche sopportato molte cose a causa della guerra, finché non fondò la città, e portò gli dei4 nel Lazio, da cui ebbe origine la stirpe dei latini, i padri albani e le mura dell'alta Roma. Oh musa, ricordami le cause, per quale divinità offesa, o dolendosi di cosa, la regina degli dei costrinse un uomo insigne per la sua pietas a subire tante disgrazie e ad affrontare tante fatiche. È così grande l'ira degli dei? Omero Omero Virgilio Canto l'arme pietose e 'l capitano molto soffrí nel glorioso acquisto; Molto egli oprò co 'l senno e con la mano, che 'l gran sepolcro liberò di Cristo. e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano O Musa, tu che di caduchi allori segni ridusse i suoi compagni erranti. Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi s'armò d'Asia e di Libia il popol misto. tu spira al petto mio celesti ardori, tu rischiara il mio canto, e tu perdona hai di stelle immortali aurea corona, ma su nel cielo infra i beati cori non circondi la fronte in Elicona, d'altri diletti, che de' tuoi, le carte. s'intesso fregi al ver, s'adorno in parte Gerusalemme liberata Proemio Tasso
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Analisi comparata sul piano lessicale, strutturale, retorico e tematico
ENEIDE -Inizia con la formula fissa “canto”, alla prima persona singolare. -Nella protasi l’autore mette in risalto le parole “armi e uomo” per spiegare l’argomento trattato dal poema (le battaglie di Enea). Inoltre ci informa su tutto quello che egli conosce ( e che quindi non sarà la musa a raccontargli) sull’”uomo che per primo dalle terre di Troia raggiunse esule l’Italia”. -Viene presentata la causa per cui il protagonista è “travagliato in terra e in mare”: l’ira della crudele dea Giunone. Inoltre possiamo apprendere dall’aggettivo di ira, memore, che l’ indignazione della dea è per cause passate, lontane dal tempo in cui si svolge la vicenda. -L’invocazione alla Musa, in cui Virgilio le chiede di raccontargli le cause dell’ira di Giunone. ILIADE -Inizia con la formula fissa “canta”, alla terza persona singolare ed è riferito alla dea. -Nella protasi l’autore spiega quale argomento tratterà nel suo poema, ovvero “l’ira di Achille che infiniti dolori inflisse agli Achei”. Omero si affida interamente alle mani della dea senza interventi onniscienti. -Viene presentato il personaggio che causa l’ira di Achille: l’Atride signore degli eroi Agamennone. ODISSEA -Inizia con la descrizione di colui che sarà il protagonista. Inoltre è presente, dal punto di vista stilistico, un ricomposition (composizione ad anello). - Nella protasi l’autore anticipa che avverrà al protagonista e ai suoi amici, i quali non si salveranno perché “per la loro follia si perdettero”.
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differenze terza persona l'invocazione è al primo verso analogie
eneide iliade odissea nodi differenze analogie invocazione musa Io canto ..Oh musa, ricordami le cause prima persona l'invocazione all'ottavo verso Cantami, o Diva terza persona l'invocazione al primo verso ?? terza persona l'invocazione è al primo verso Narrami, o Musa La figura del poeta è strumento della musa ??
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Tasso Proemio Gerusalemme liberata Canto l'arme pietose e 'l capitano
Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco generose travolse alme d'eroi, e di cani e d'augelli orrido pasto lor salme abbandonò (così di Giove l'alto consiglio s'adempìa), da quando primamente disgiunse aspra contesa il re de' prodi Atride e il divo Achille. E qual de' numi inimicolli? Il figlio di Latona e di Giove. Irato al Sire destò quel Dio nel campo un feral morbo, e la gente perìa: colpa d'Atride che fece a Crise sacerdote oltraggio. Degli Achivi era Crise alle veloci prore venuto a riscattar la figlia con molto prezzo. In man le bende avea, e l'aureo scettro dell'arciero Apollo: e agli Achei tutti supplicando, e in prima ai due supremi condottieri Atridi: Proemio dell'Iliade Io canto l'armi e l'eroe, che per primo dalle spiaggie di Troia, profugo a causa del Destino, venne in Italia alle coste Lavinie, molto sbattuto sia per terra che per mare dalla forza degli dei, e dalla memore ira della crudele Giunone, avendo anche sopportato molte cose a causa della guerra, finché non fondò la città, e portò gli dei4 nel Lazio, da cui ebbe origine la stirpe dei latini, i padri albani e le mura dell'alta Roma. Oh musa, ricordami le cause, per quale divinità offesa, o dolendosi di cosa, la regina degli dei costrinse un uomo insigne per la sua pietas a subire tante disgrazie e ad affrontare tante fatiche. È così grande l'ira degli dei? dell'Eneide dell'Odissea Narrami, o Musa , dell’eroe multiforme, che tanto vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia: di molti uomini vide la città e conobbe i pensieri, molti dolori patì sul mare nell’animo suo, per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni. Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo: con la loro empietà si perdettero, stolti, che mangiarono i buoi del Sole Imperione: ad essi egli tolse il dì del ritorno. Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus. Canto l'arme pietose e 'l capitano che 'l gran sepolcro liberò di Cristo. Molto egli oprò co 'l senno e con la mano, molto soffrí nel glorioso acquisto; e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano s'armò d'Asia e di Libia il popol misto. Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi segni ridusse i suoi compagni erranti. O Musa, tu che di caduchi allori non circondi la fronte in Elicona, ma su nel cielo infra i beati cori hai di stelle immortali aurea corona, tu spira al petto mio celesti ardori, tu rischiara il mio canto, e tu perdona s'intesso fregi al ver, s'adorno in parte d'altri diletti, che de' tuoi, le carte. Tasso Proemio Gerusalemme liberata
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esametro in traduzionee lettura in latino
L'esametro o più propriamente esametro dattilico, o esametro eroico è il più antico e il più importante dei metri in uso nella poesia greca e latina, usato in particolar modo per la poesia epica o poesia didascalica. Secondo le definizioni della metrica classica esso consiste in una esapodia dattilica catalettica, ossia di un verso formato da sei piedi dattilici (\acute{-}\smallsmile\smallsmile ), di cui l'ultimo manca di una sillaba (catalettico), secondo lo schema: "A differenza dei numerosi tentativi di rifacimenti virgiliani in ottave, Caro opta per l’endecasillabo sciolto..." lettura in latino
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