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GIOVANNI PASCOLI
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LA VITA Giovanni Pascoli nasce nel1855 a San Mauro di Romagna. All’età di dodici anni perde il padre Ruggiero, amministratore di una tenuta dei principi Torlonia, ucciso da una fucilata sparata da ignoti. Era il 10 agosto Pochi mesi dopo muore anche la madre, Caterina e, tra il1868 e il 1971, tre fratelli: Margherita, Luigi e Giacomo. Questi lutti provocano nel poeta l’angoscia della ‘Distruzione del nucleo famigliare’. La famiglia è costretta a lasciare la tenuta , perde la sicurezza economica. Giovanni ritorna nel collegio di Urbino dove studiava prima della morte del padre, ma nel 1871, a causa dei debiti della famiglia, é costretto a lasciarlo. Ruggiero con i piccoli Giacomo, Luigi e Giovanni.
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Ottiene comunque la maturità classica a Rimini e, grazie a una borsa di studio, frequenta l’Università di Bologna dove segue i corsi del poeta Giosuè Carducci. Dal 1885 vive con le sorelle Ida e Maria a Castelvecchio di Barga. Nel 1905 sostituirà il poeta Giosuè Carducci all’università di Bologna dove insegnerà fino alla sua morte avvenuta nel 1912. Pascoli a Bologna Pascoli con le sorelle Ida e Maria
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LE OPERE Fra le opere in prosa di Giovanni Pascoli si ricordano il Fanciullino ,una riflessione sul valore della poesia. Fra le opere poetiche che ricordiamo : Myricae, i Poemetti, I Canti di Castelvecchio ,Odi e Inni.
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La poetica del fanciullino
Il poeta è come un fanciullo che rivolge uno sguardo puro e ingenuo alle cose. Rispetto alle persone adulte, serie, impegnate, che lavorano con profitto, il poeta sogna e trova nella realtà elementi di fantasia e di gioco
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Poetica I numerosi lutti vissuti dal poeta gli fanno perdere la fede in un mondo giusto. Perde speranze e certezze. Subentra una concezione della vita fondata sulla consapevolezza della tragicità del destino La scienza non è in grado di sostituirsi alla fede
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Poetica Importanza delle piccole cose, del quotidiano, del vivere
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POETICA il linguaggio onomatopee poetica delle piccole cose
sensazioni musicalità onomatopee poetica delle piccole cose POETICA il linguaggio Con Pascoli il linguaggio poetico interpreta la nuova sensibilità di fine ottocento, una sensibilità resa più acuta dal crollo di molte certezze: i poeti, delusi dall’incapacità della ragione di conoscere la realtà, che appare troppo complessa, cercano nell’arte un mezzo per penetrare il significato nascosto delle cose.
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Pascoli poeta decadente
Il Decadentismo è un movimento di pensiero profondamente diverso e per certi versi opposto al verismo. Il verismo si occupa di problemi sociali, di lavoro minorile, di emigrazione, nella convinzione che l’arte e il poeta possano dare un contributo scientifico alla descrizione della società Il decadentismo invece è una tendenza al ripiegamento sul piano individualista e psicologico, ripiegamento interiore per indagare il proprio animo. L’arte è fine a sé stessa. Il poeta si rifugia in un mondo ideale fatto di simboli (simbolismo= il simbolo diventa l’elemento per indagare il fondo nascosto e segreto delle cose)
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I temi Il Nido I morti La natura e le piccole cose
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X agosto San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!
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X agosto: analisi stilistica
Metrica: quante strofe? Quanti versi per ogni strofa? Quante sillabe? Schema delle rime? Lessico: parole semplici di uso quotidiano o ricercate e auliche? Stile: quali figure retoriche possiamo trovare? Temi: di cosa parla? Ci sono parole chiave che magari si ripetono? Aspetti letterari: quali collegamenti col decadentismo?
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La lirica riporta la tragicità di un evento forte nella vita di Pascoli: la morte del padre avvenuta appunto il 10 agosto. Attraverso essa il poeta, infatti, vuole comunicare al lettore la sua tristezza per la mancanza del padre assassinato e la accentua mettendo a confronto una rondine abbattuta col cibo nel becco per i suoi rondinini e il padre che ritornava a casa portando due bambole alle figlie, in modo tale da sottolineare l’ingiustizia e il male che prevalgono su questa terra . Il nido e la casa, per di più svolgono il ruolo di metafora degli unici rapporti d'amore possibili in un mondo d'insidie e di contrasti. A partecipare a questa tragica situazione vi è, non solo Pascoli in persona, ma anche il Cielo che con, appunto, la notte di San Lorenzo famosa per il fenomeno delle stelle cadenti, raffigura il pianto. Successivamente la figura del cielo si contrappone a quella della terra. Il cielo è infinito, immortale, immenso, mentre la terra non è altro che un piccolo atomo di dolore. In conclusione, secondo Pascoli, il cielo di fronte a questo triste fatto invade la terra con un pianto di stelle. Secondo me, emergono in questa poesia i tre grandi temi di Pascoli su cui, incentrava la sua poesia: il simbolo del nido, la sofferenza e il mistero del male.
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Il paragone La poesia fa il paragone tra una rondine che viene uccisa e la morte del padre di Pascoli: come il padre di Pascoli sta ritornando a casa per portare delle bambole a casa per darle alla sorella di Pascoli, anche la rondine sta tornando a casa per portare un verme, il cibo per i suoi rondinini. Sia la rondine sia il padre di Pascoli vengono uccisi senza un perché e entrambe le famiglie (della rondine e del padre di Pascoli aspettano in vano il membro della loro famiglia e lo aspettano, ma alla fine capiscono che non tornerà mai più.
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Il tetto e il nido Per Pascoli il <tetto> e il <nido> rappresentano uno la casa del padre di Pascoli e l’altro la casa della rondine. Luoghi sicuri che ora sono rimasti vuoti.
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La natura Si capisce che la natura partecipa al dolore dell’uomo perché l’uomo muore lì in mezzo alla natura, la natura è come se fosse <la bara> dell’uomo. Tra l’altro, il cielo…
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Il pianto del cielo Nell’ultima strofa il cielo rappresenta l’infinito, immortale cielo che non è indifferente al dolore dell’uomo, anzi!! Il poeta chiede d’inondare quest’atomo opaco di stelle cadenti.
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GELSOMINO NOTTURNO
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Gelsomino notturno: analisi stilistica
Quante strofe? Quanti versi per ogni strofa? Quante sillabe per ogni verso? Schema metrico? Lessico: parole semplici? Ricercate? Specifiche? Stile: quali figure retoriche possiamo trovare? Temi: di cosa parla? Ci sono parole chiave che magari si ripetono? Aspetti letterari: quali collegamenti col decadentismo?
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Parafrasi Nell’ora in cui penso ai miei cari (= la sera) si aprono i fiori notturni (= i gelsomini). Tra i viburni (altri fiori) sono apparse le falene. Da tempo tutto tace, soltanto in una casa si odono ancora bisbigli. I pulcini dormono sotto le ali della madre, come gli occhi sotto le ciglia. Dai calici aperti dei fiori sale un odore di fragole rosse. Nella sala splende ancora una luce, e nel frattempo l’erba cresce sulle tombe. Un’ape giunta in ritardo sussurra, perchè ha trovato tutte le cellette già occupate. Lungo l’aia dei cieli procede una chiocchia, seguita dalle sue stelline. L’odore dei fiori si esala per tutta la notte, portato dal vento. Una luce si vede salire per la scala, giunge al primo piano, poi si spegne. All’alba i petali si chiudono, lievemente gualciti. Dentro un’urna umida e segreta sta nascendo una nuova felicità.
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Tematiche Venne scritta il 21 luglio 1901, ma l’ideazione è degli anni Inserita nella prima edizione dei Canti di Castelvecchio (1903). E’ rivolta all’amico Gabriele Briganti, poeta bibliotecario lucchese, in occasione della nascita del figlio, ma è come se il poeta, che nel 1901 aveva 46 anni, la scrivesse a se stesso, perchè immagina di essere uno sposo senza esserlo. Cinque anni prima della stesura della poesia era naufragato il suo progetto di matrimonio con la facoltosa cugina riminese Imelde, ormai trentenne, figlia di Alessandro Morri. In questa decisione influì pesantemente la sorella di Pascoli, Maria, che viveva con lui. E’ difficile trovare un vero e proprio filo conduttore attraverso il quale ricostruire una "trama": si procede per immagini giustapposte, è come se ogni quartina fosse un quadro a sè stante ma, nel complesso del componimento, collegato agli altri.
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