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La lingua della politica in Italia

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Presentazione sul tema: "La lingua della politica in Italia"— Transcript della presentazione:

1 La lingua della politica in Italia
4. La comunicazione politica: discorsi e testi

2 I fattori che influenzano la comunicazione
Nella comunicazione intervengono sei fattori: l’emittente (colui che produce il messaggio); il ricevente o destinatario (colui che lo riceve); il messaggio (il testo trasmesso); il canale o mezzo (l’aria nel parlato, i segni grafici sulla carta o su altri supporti – come il monitor del computer o lo schermo televisivo – nello scritto); il codice (il linguaggio che viene usato per trasmettere il messaggio: lingua naturale, alfabeto Morse, gesti, immagini e così via); il contesto (l’insieme dei fatti e degli oggetti ai quali la comunicazione si riferisce).

3 Le funzioni linguistiche secondo la teoria di Roman Jakobson
In correlazione con questi sei fattori, il linguista Roman Jakobson ha individuato sei funzioni della lingua: funzione emotiva funzione conativa funzione poetica funzione fàtica funzione metalinguistica funzione denotativa o referenziale o rappresentativa

4 1. La funzione emotiva È la funzione che entra in gioco quando la lingua esprime emozioni e sentimenti dell’emittente. Un segnale tipico di questa funzione linguistica è rappresentato dall’uso delle interiezioni (ahi, oh, mah, e così via). Frequenti nel parlato confidenziale, le interiezioni possono essere usate anche nello scritto (un caso esemplare è rappresentato dalla lingua dei fumetti).

5 2. La funzione conativa Si registra quando la lingua è orientata sul ricevente ed è particolarmente evidente nei discorsi e nei testi che mirano a convincere il destinatario della bontà di una tesi, di un’azione o di una decisione, oppure che vogliono spingerlo a comprare un determinato prodotto. I discorsi e i testi con funzione conativa ricorrono generalmente all’uso dell’imperativo e del vocativo.

6 3. La funzione poetica È la funzione linguistica tipica dei messaggi orientati su sé stessi, che si concentrano, per esempio, sui suoni delle parole, sulle loro sfumature di significato, sulla costruzione sintattica. La funzione poetica ricorre soprattutto nei testi letterari ma non solo in essi: si pensi agli slogan pubblicitari o alle battute di spirito che si basano su giochi verbali (è il caso dell’espressione mettetevelo in zucca, usata per reclamizzare i servizi bancari di un gruppo che ha come logo proprio una zucca).

7 4. La funzione fàtica Questa funzione è tipica della lingua che si concentra sul canale di comunicazione, ovvero sulla connessione psicologica o materiale che lega emittente e destinatario. Ne sono un esempio tipico domande ed espressioni che formuliamo quotidianamente rispondendo al telefono (Pronto?, Mi senti?, Parla più forte e simili), il cui unico scopo comunicativo è quello di verificare o migliorare le condizioni di trasmissione del messaggio.

8 5. La funzione metalinguistica
La lingua ha una funzione metalinguistica quando parla di sé stessa. È quello che accade in particolare nella grammatica (il è articolo determinativo maschile singolare), ma anche nelle varie procedure che vengono adottate dai dizionari per definire un lemma.

9 6. La funzione denotativa
La funzione denotativa, detta anche referenziale o rappresentativa, è quella che appartiene alla lingua che descrive la realtà in modo tendenzialmente oggettivo, senza esprimere valutazioni. Ne sono tipici esempi testi come l’articolo di enciclopedia, il saggio scientifico, la trattatistica scolastica e così via.

10 Le funzioni linguistiche e la lingua della politica
Delle sei funzioni linguistiche esaminate, quella che più di tutte caratterizza la comunicazione politica è quella conativa, ovvero quella propria della lingua orientata sul destinatario. Il politico parla o scrive principalmente per convincere il destinatario (il cittadino, l’elettore) della bontà delle sue idee o delle sue azioni e, in ultima analisi, per indurlo a votare per lui o per il suo partito. In situazioni particolari può tuttavia entrare in gioco anche la funzione emotiva, soprattutto nei comizi e nei dibattiti politici con contraddittorio (tanto nelle aule parlamentari quanto in televisione).

11 Discorsi e testi La parola testo (dal latino TEXTUS ‘intessuto, intrecciato’) suggerisce l’idea di un messaggio compatto e costruito con cura. Per questo gli studiosi tendono a riservarla alle produzioni linguistiche scritte. Per le produzioni linguistiche orali si preferisce ricorrere al termine discorso, che rende meglio l’idea della flessibilità e dell’interazione, caratteristiche tipiche del parlato.

12 Le forme della comunicazione politica
Anche il linguaggio politico assume caratteri diversi in rapporto al canale che veicola il messaggio (diamesia) e alla situazione comunicativa (diafasia). Realizzazione scritta o parlata e contesto formale o informale influenzano la comunicazione politica orientandone le scelte linguistiche e stilistiche.

13 Le forme della comunicazione politica
In base alla diamesia possiamo individuare quattro forme principali di messaggio politico: parlato-parlato; parlato-su scritto; parlato-scritto; scritto-scritto. Il primo termine di ogni coppia indica il modo concreto di trasmissione del messaggio; il secondo, invece, la forma in cui è stato concepito.

14 Parlato-parlato Appartengono a questa tipologia due forme di comunicazione politica: l’intervista televisiva “rapida” il dibattito televisivo con contraddittorio. In realtà, data la natura del canale di comunicazione, si può adottare anche la definizione di trasmesso-parlato.

15 Parlato-parlato L’intervista televisiva “rapida” consiste sostanzialmente nei commenti rilasciati “a caldo” dai politici (per esempio dopo la discussione di temi particolari nelle aule parlamentari o dopo la pubblicazione dei risultati elettorali). In queste interviste si realizza un parlato informale e spedito, per l’assenza di una pianificazione pregressa e per l’esiguità del tempo a disposizione. La comunicazione è di norma unidirezionale, senza interazione con il destinatario: il pubblico televisivo (tendenzialmente generico e vastissimo) e altri esponenti politici, avversari e non (comunque assenti).

16 Parlato-parlato Il dibattito televisivo con contraddittorio è la forma di dibattito a cui siamo più abituati (rispetto al dibattito parlamentare con contraddittorio che pure può essere trasmesso in televisione: votazioni su disegni di legge, elezione dei Presidenti della Repubblica e altre occasioni di dibattito parlamentare trovano spazio nel palinsesto televisivo delle reti del servizio pubblico). I discorsi politici esposti in questi dibattiti rappresentano un buon esempio di parlato spontaneo perché non prevedono una pianificazione, se non quella data da una generica scaletta degli argomenti in discussione o da appunti concordati prima della messa in onda. La comunicazione è bidirezionale in rapporto al contraddittorio tra gli interlocutori presenti in studio o in collegamento ed è (o meglio dovrebbe essere) vincolata ai turni di parola; si ha però contemporaneamente una comunicazione unidirezionale in relazione al destinatario rappresentato dal pubblico a casa.

17 Parlato-su scritto A questa tipologia appartengono:
intervista giornalistica intervista radiofonica discorsi tenuti durante i comizi discorsi tenuti durante i congressi

18 Parlato-su scritto L’intervista giornalistica viene prodotta oralmente e si snoda tra domande e risposte dell’intervistatore e dell’intervistato. Si tratta però di un’oralità mediata (non spontanea) perché di solito i temi sono concordati ed esiste una scaletta di domande preimpostata. Inoltre, la fruizione tramite un canale scritto comporta due trasformazioni: la normalizzazione dei tratti tipici dell’oralità durante la trascrizione e la riformulazione da parte del giornalista sulla base dei suoi appunti. La comunicazione è bidirezionale durante la produzione orale dell’intervista ma è unidirezionale al momento della fruizione da parte del lettore.

19 Parlato-su scritto L’intervista radiofonica condivide con quella giornalistica le caratteristiche di oralità mediata per la presenza di una scaletta prefissata ma il canale radiofonico conserva i tratti tipici dell’oralità che si perdono invece in caso di trascrizione. La comunicazione è bidirezionale (intervistatore-intervistato) e unidirezionale al tempo stesso (intervistato-radioascoltatori)

20 Parlato-su scritto Il comizio è una forma di comunicazione politica tradizionale che negli ultimi anni è stata ampiamente sostituita dai dibattiti televisivi. Ha ancora una certa vitalità nella politica locale e, a livello nazionale, come scelta comunicativa di partiti che fanno leva sul legame con il territorio, in primo luogo la Lega Nord di Umberto Bossi. L’esposizione orale si basa su un testo scritto confezionato in precedenza e la comunicazione è unidirezionale, anche se si fa leva sulle emozioni e il pubblico può esprimere assenso (applaudendo) o dissenso (fischiando o rumoreggiando)

21 Parlato-su scritto La relazione congressuale condivide molte delle dinamiche comunicative del comizio, inclusa la natura di discorso orale con alla base un testo scritto. Rispetto al comizio però, a causa del maggior grado di formalità della situazione comunicativa, la relazione congressuale prevede una struttura più articolata che comprende, per esempio, il saluto di apertura, l’introduzione all’occasione dell’assemblea, una chiusura con ripresa sintetica dei punti principali e saluto ai partecipanti. La comunicazione è unidirezionale e nella relazione congressuale la maggiore o minore vicinanza tra scrittura e oralità dipende non solo dall’occasione del congresso ma anche dallo stile personale dell’oratore che è più evidente proprio per l’assenza di contraddittorio (interferenze, vincoli, interruzioni).

22 Parlato-scritto A questa categoria possono essere ricondotti:
discorsi parlamentari discorsi preregistrati e poi messi in onda alla radio o in televisione

23 Parlato-scritto I discorsi parlamentari sono realizzati oralmente ma hanno alle spalle testi scritti pianificati che già nella loro formulazione originaria tengono conto della destinazione orale e del contesto istituzionale in cui saranno pronunciati. Si tratta quindi di esempi di parlato formale, con un grado di formalità che dipende sia dallo stile personale, sia dalla carica ricoperta in Parlamento, sia dalla rilevanza del tema discusso. Sono discorsi generalmente monologici e quindi espressione di una comunicazione unidirezionale, anche se il destinatario (gli altri parlamentari, i presidenti di Camera e Senato e così via) è presente. La comunicazione è invece dialogica e quindi bidirezionale nel caso di un dibattito aperto con alternanza di battute. Va ricordato, infine, che questi discorsi subiscono un successivo processo di trascrizione (in forma di resoconto stenografico) che eliminando i tratti tipici della produzione orale (pause, ripetizioni, lapsus) ne ripristina i caratteri di testo scritto.

24 Parlato-scritto I discorsi preregistrati e trasmessi alla radio o in televisione (come il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica) si fondano un testo scritto e pianificato e la loro stessa esecuzione orale è sottoposta a prove, registrazioni e riascolto che ne disciplinano l’adeguatezza ai tempi della messa in onda. È evidente che la comunicazione è unidirezionale e che si tratta di messaggi che presentano un alto grado di formalità. Notevole, in questo caso, anche il peso di tratti paralinguistici (come la mimica e l’intonazione della voce) e della scenografia circostante. Siamo quindi in presenza di un’oralità non solo trasmessa ma, per così dire, recitata.

25 Scritto-scritto Sotto l’etichetta di scritto-scritto si possono raccogliere: tesi programmatiche opuscoli informativi manifesti volantini Si tratta di testi scritti e diffusi in forma scritta (e grafica) che non portano la firma di un singolo personaggio perché vengono prodotti o da un intero gruppo o movimento politico o da un Ufficio stampa. La comunicazione, come per quasi tutte le produzioni scritte, è unidirezionale.

26 Scritto-scritto Nelle tesi programmatiche vengono esposti i fondamenti teorici dell’azione politica. Sono testi molto lunghi (perciò detti anche “lenti”), provvisti di indice e suddivisi in capitoli e paragrafi. In questi documenti si alternano sequenze argomentative e sequenze descrittivo-narrative a carattere storico. Alle tesi programmatiche si può assimilare anche un testo più breve, ultimamente molto in voga: la “Carta dei valori”. Si tratta di un documento in cui i vari movimenti tracciano una sorta di summa valoriale che pongono a fondamento dell’azione e delle decisioni politiche.

27 Scritto-scritto Gli opuscoli, i manifesti e i volantini sono testi di pubblicizzazione pura che interessano soprattutto per la loro natura di forme brevi della comunicazione politica scritta. Sono caratterizzati da una scrittura molto concentrata e da uno stile brillante e tendente alla nominalizzazione. Sono perciò molto simili alle forme della comunicazione pubblicitaria. Si pensi in particolare ai manifesti che associano al testo breve anche l’elemento iconico (per esempio tramite l’accostamento ricercato di immagini e colori che richiamano la simbologia del partito) Un tempo legati agli appuntamenti elettorali, questi testi oggi sono piuttosto l’emblema della tendenza alla campagna elettorale permanente.

28 Testi primari e testi secondari
I messaggi politici (testo scritto o discorso orale) si possono distinguere in primari e secondari. I testi politici primari sono quelli prodotti in prima persona dai politici in relazione alle attività e ai fatti elettorali e istituzionali in cui sono impegnati. Sono i testi fin qui delineati, quelli più utili per chi voglia studiare il linguaggio politico. I testi politici secondari possono essere prodotti non solo da politici ma anche da non politici (giornalisti, politologi, costituzionalisti e così via) e nascono dall’osservazione dei fatti politici. Sono testi di commento, di studio e di analisi e possono contenere discussioni teoriche di più ampio respiro. Rientrano in questa categoria anche gli editoriali dei quotidiani e i cosiddetti pastoni che presentano comunque elementi utili per lo studio della lingua della politica.

29 Il discorso politico Abbiamo visto finora le varie forme che la comunicazione politica può assumere in rapporto alla diamesia. Altre categorie di discorso politico possono essere individuate in base al rapporto tra emittente e destinatario, alle occasioni di produzione del messaggio (discorso politico polemico e discorso politico didattico) e al ruolo che l’emittente ricopre nel sistema politico-istituzionale di riferimento (discorso politico elettorale e discorso politico istituzionale).

30 Dinamiche di contesto Le dinamiche di contesto sono quelle prodotte dal medium e dal rapporto che intercorre tra emittente e destinatario. Nella comunicazione politica questo rapporto dipende da fattori diversi ma strettamente legati tra loro: consistenza quantitativa del pubblico orientamento ideologico del destinatario processo decisionale di voto sganciato dall’appartenenza politico-ideologica.

31 Dinamiche di contesto Per effetto di questi elementi lo stile argomentativo oscilla tra: comunicazione politica rituale o interna (rivolta all’elettorato d’appartenenza) e comunicazione politica argomentativa o esterna (rivolta a tutti i potenziali elettori per ottenerne il consenso)

32 Dinamiche di contesto Una variabile che è sempre presente nei discorsi politici è quella dei cosiddetti messaggi trasversali, ovvero di quei messaggi che sembrano diretti all’elettore (destinatario apparente) ma che sono rivolti di fatto ad alleati o avversari politici, o a entrambi (destinatario reale), in forma allusiva o implicita.

33 Dinamiche di contesto Il rapporto tra emittente e destinatario è però legato, come si è detto, anche ad altri fattori: presenza o assenza del destinatario carattere unidirezionale o bidirezionale della comunicazione e del messaggio grado di partecipazione al discorso da parte del destinatario (dibattito, monologo, intervista) presenza o assenza di mediazione esterna a emittente e destinatario (conduttore-mediatore del dibattito televisivo, intervistatore e così via)

34 Dinamiche di stile Le dinamiche di stile che pesano sulla comunicazione politica hanno a che fare con il temperamento di ciascun politico, con la formazione culturale di provenienza, con la dimestichezza nella produzione di discorsi e testi e con l’abitudine al confronto argomentativo. Queste caratteristiche si fondono con quello che Giuseppe Antonelli definisce il DNA linguistico di ciascun politico, ovvero con la tradizione espressiva dell’area ideologica di riferimento.

35 Dinamiche di stile Naturalmente, con la scomparsa dei partiti della Prima Repubblica, la componente ideologica è andata scemando. Così la tradizione linguistica dei vecchi partiti ha perso la sua capacità di agire sullo stile dei singoli politici. Il DNA linguistico conserva oggi una certa importanza solo per quei partiti che hanno mantenuto uno stretto legame con l’impianto ideologico tradizionale (Rifondazione comunista, Partito Radicale, La Destra e pochi altri). In altri casi sono i leader carismatici (come Berlusconi e Bossi) a improntare lo stile comunicativo dei rispettivi movimenti. La tendenza generale è però all’appiattimento dei tratti personali e alla scelta di andare incontro a un pubblico sempre più vasto con argomenti comuni. Di questa combinazione di generalizzazione e genericità Umberto Eco si era accorto già negli anni Settanta quand parlava di argomentazione media.

36 Discorsi politici 1 Si deve a Paola Desideri l’individuazione di due tipologie di discorso politico, distinte in base alle procedure di generazione del discorso e, conseguentemente, di determinati procedimenti testuali: discorso politico polemico discorso politico didattico

37 Il discorso politico polemico
Il discorso polemico (orale, ma anche scritto) presuppone il confronto con gli avversari politici e presenta quindi un alto grado di allusività. Il confronto con l’antagonista porta con sé l’adozione di diversi espedienti testuali come l’obiezione, la negazione, la replica, la ripetizione.

38 Il discorso politico polemico
L’emittente del discorso polemico cerca di portare il destinatario a immedesimarsi con lui e a condividere le sue tesi, il suo punto di vista. Per raggiungere il suo obiettivo, l’emittente ricorre a una serie di tecniche testuali dette di avvicinamento attanziale. L’avvicinamento attanziale (o embrayage) è una tecnica comunicativa “calda” che mira coinvolgere e sedurre il destinatario per innescare un processo di identificazione tra emittente e destinatario. L’oratore genera empatia parlando al cuore (o, come si dice anche, “alla pancia”) del pubblico per accattivarsene la simpatia.

39 Il discorso politico polemico
Gli elementi linguistici (forme della semplicità) tipici di questo tipo di discorso sono molteplici: uso dei pronomi di prima persona (io, noi) e dei possessivi (mio, nostro) per avvicinare il soggetto politico (io) o la parte politica (noi) ai destinatari (noi può indicare anche l’emittente insieme ai destinatari) avverbi di tempo e luogo per contestualizzare il messaggio (indicatori deittici come qui, oggi e simili) sintassi breve (basata sulla coordinazione) che si fa martellante per l’uso delle figure retoriche di ripetizione lessico enfatico e colorito gestualità e mimica espressive. Ovviamente questi espedienti sono più efficaci quando il discorso viene pronunciato in presenza del destinatario (manifestazioni di piazza, congressi) ma compaiono anche in altre situazioni comunicative (dibattiti televisivi).

40 Un esempio di discorso politico polemico
Ecco un estratto del comizio tenuto da Fausto Bertinotti il 16 ottobre del 1999 a Roma, in occasione della manifestazione nazionale contro la legge finanziaria: « [...] E non si dica, per favore, che così mostriamo i muscoli. Questa piazza si riempie con la testa! Questa piazza si riempie col cuore! In questa piazza mostriamo la testa e il cuore dei comunisti. E non è soltanto una massa, questa: è la realtà di tanti individui, di tante donne e di tanti uomini che giorno per giorno lottano in tanti luoghi, parlano con tanti altri, soffrono e gioiscono insieme».

41 Il discorso politico didattico
Il discorso politico didattico presenta caratteristiche opposte a quelle rilevate nel discorso politico polemico. In particolare, si fonda sul criterio dell’oggettività e prevede il susseguirsi di sequenze descrittive. Il mittente tende a eclissarsi per favorire l’identificazione del destinatario con il contenuto del messaggio. Le tecniche testuali adoperate per raggiungere questo scopo sono quelle dell’allontanamento attanziale. L’allontanamento attanziale (o débrayage) è una tecnica “fredda” che produce impersonalità del discorso e apparente distacco tra emittente e destinatario.

42 Il discorso politico didattico
Gli elementi linguistici (forme dell’oscurità) che caratterizzano questo tipo di discorso sono: uso dei pronomi di terza persona verbi in forma impersonale sintassi complessa basata sulla subordinazione (tipica della testualità descrittiva e scientifica) scarsità o assenza di indicatori deittici lessico ricercato e tecnico richiamo a temi generali

43 Un esempio di discorso politico didattico
Ecco un passaggio del discorso di sfiducia al primo governo Berlusconi pronunciato da Umberto Bossi il 21 dicembre 1994 alla Camera dei deputati: «Qualcuno potrebbe affermare, in polemica con il dissenso della Lega, che in sette mesi è difficile riedificare uno Stato italiano completamente nuovo e quindi strutture politiche, economiche e sociali distrutte dal passato partitocratico. Tuttavia, quando la Lega accettò di far parte della coalizione per garantire la governabilità, i patti che l’onorevole Berlusconi sottoscrisse furono molto chiari. La Lega decise di aderire al governo Berlusconi superando le legittime resistenze di molti suoi elettori e della totalità dei suoi militanti verso la contiguità con la frangia fascista missina, considerando prioritario garantire la governabilità del paese».

44 Discorsi polemici e didattici
I discorsi politici polemici sono più frequenti di quelli didattici. Va però rilevato che tra le due tipologie non esiste una demarcazione netta: nello stesso discorso possono susseguirsi sequenze polemiche e sequenze didattiche (soprattutto nei discorsi più lunghi e articolati). Occorre inoltre distinguere tra aspetti formali e testuali da un lato e intenzionalità comunicativa: anche una sequenza didattica può servire a rafforzare il legame tra emittente e destinatario. È quanto avviene, per esempio, nei discorsi di Bossi in cui le frequenti sequenze storiche spesso non hanno una funzione neutra di rievocazione ma servono a giustificare l’azione politica della Lega nel segno di un passato comune che riguarda le genti del Nord, della Padania.

45 Discorsi politici 2 Sulla base dei contenuti, delle finalità dei messaggi e del contesto comunicativo si possono individuare altre due tipologie di discorso politico: discorso politico elettorale discorso politico istituzionale

46 Il discorso politico elettorale
La comunicazione elettorale ha un ruolo centrale nella politica. Il discorso politico elettorale è condizionato da tre fattori fondamentali: la natura agonistica della competizione elettorale la presenza di meccanismi della domanda e dell’offerta il peso dei mezzi di comunicazione di massa

47 Il discorso politico elettorale
Questo tipo di discorso è, naturalmente, quello in cui si esprime con più forza la funzione conativa o persuasiva della lingua. Le strategie linguistiche e testuali adottate sono quindi funzionali alla raccolta del consenso. Le idee sono organizzate e presentate non per informare ma per convincere usando i modi e gli strumenti della propaganda. I media hanno modificato anche formalmente questo genere di discorso che fino a quarant’anni fa si svolgeva prevalentemente nelle piazze. Oggi il politico ottiene visibilità e raccoglie consenso soprattutto grazie alla diffusione mediatica delle sue idee e dei suoi discorsi.

48 Il discorso politico istituzionale
Si definiscono discorsi politici istituzionali quei discorsi che le alte cariche dello Stato e i parlamentari pronunciano in sedi e/o contesti istituzionali (altra cosa è invece la comunicazione istituzionale della pubblica amministrazione). In questo caso l’emittente non partecipa al dibattito elettorale e non si pone come obiettivo la ricerca del consenso. Si tratta di discorsi che fanno leva su aree semantiche ben codificate: l’impegno, la legalità, i doveri istituzionali, l’azione e gli strumenti del potere esecutivo.

49 Il discorso politico istituzionale
Sul piano dei contenuti e dell’organizzazione testuale vanno ricordati, almeno, il richiamo ai principi della Costituzione e ai temi cardine dell’economia, del lavoro, delle politiche sociali. Se l’emittente è un presidente del Consiglio il suo discorso può presentarsi al tempo stesso come “di parte” (difesa dell’azione di governo) e istituzionale. Il peso delle due componenti può dipendere da molti fattori (contesto, contenuto, occasione comunicativa e così via). I discorsi politici istituzionali per eccellenza sono quelli pronunciati dal presidente della Repubblica.


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