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La mente nel corpo II Giacomo Romano
Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali Università degli Studi di Siena, a. a. 2008/2009 Corso di Filosofia della Mente, II parte 28/11/08
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Enazione e circolarità
Mente e Mondo sarebbero realtà dinamiche reciprocamente fondanti L’errore di fondo delle scienze cognitive tradizionali sarebbe quello di concepire Mente e Mondo come strutture esistenti prestabilite Questo errore si può riconoscere ad ogni livello nell’impostazione dello studio tradizionale della cognizione
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Vizi e virtù della circolarità I
Nelle neuroscienze si associano le proprietà biologiche del cervello al comportamento:
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Vizi e virtù della circolarità II
… ma allora anche la relazione in base alla quale si leggono determinati comportamenti dovrebbe essere influenzata dal nostro sistema cognitivo
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Vizi e virtù della circolarità III
Fattori Biologici Fattori Sociali Fattori Culturali
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Vizi e virtù della circolarità IV
ATTIVITA’ RIFLESSIVA Fattori Culturali Fattori Biologici Fattori Sociali
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Vizi e virtù della circolarità V
Non è possibile prendere in considerazione tutte le possibili relazioni di riflessività a cui da luogo l’attività pensante, la conoscenza Secondo VTR occorre invece rivolgersi alla circolarità e riflessività della conoscenza a partire dall’esperienza in quanto tale L’immediatezza dell’esperienza non deve esser persa di vista, anche se bisogna tener di conto delle nostre costruzioni teoriche ad essa relative
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Cognitivismo e anti-circolarità
Per il Cognitivismo classico la prospettiva circolare e riflessiva del conoscere deve essere tenuto a distanza: deve evitare gli aspetti essenziali dell’autocomprensione, da cui una scienza naturale deve poter astrarre L’esperienza immediata risulta essere oggetto meno affidabile di indagine scientifica Questo atteggiamento scientistico è paradossale
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Il Giano bifronte della scienza cognitiva
Quanto all’intersezione di scienze naturali e scienze umane la SC è come Giano Bifronte: da una parte è rivolta ai processi che implementano la conoscenza (i processi cognitivi) in termini comportamentali; dall’altra è rivolta al mondo dell’esperienza immediata Questa dualità è stata risolta o da un estremo con l’aspirazione ad una scienza cognitiva matura e non riflessiva, o dall’altro estremo con la negazione della possibilità di una scienza cognitiva L’altra alternativa è una prospettiva dell’esperienza
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Il debito con la fenomenologia
Merleau-Ponty è la prima fonte di ispirazione per i fenomenologi cognitivi, ma non bisogna dimenticare che anche lo stesso Merleau-Ponty è stato ispirato da qualcun altro: EDMUND HUSSERL, che propone un metodo radicalmente nuovo di analizzare l’esperienza, sempre di matrice cartesiana
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Da Cartesio a Brentano In base all’idea della mente come coscienza soggettiva Brentano ( ) definisce ‘mentale’ ogni stato che appartiene a qualcuno e si riferisce a qualcosa Uno stato mentale è sempre lo stato cosciente di qualcuno relativo a qualcosa Uno stato mentale è uno stato intenzionale
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Da Brentano a Husserl La filosofia di Husserl è incardinata su un metodo di analisi dell’esperienza per mezzo di una analisi dell’intenzionalità Il metodo è quello dell’epoché (blocco del realismo ingenuo, sospensione del giudizio naturale, sua messa tra parentesi) Con l’epoché Husserl è convinto di poter studiare la mente dal suo interno* * Mediante quella particolare forma di introspezione (ma in realtà non voleva che fosse considerata tale) che è l’intuizione eidetica o intuizione di essenze (Wesenschau)
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Implicazioni dell’epoché
Quelli che apparentemente sono i contenuti empirici della mente, in realtà risultano essere determinati dalla mente La mente è informata dal mondo, ma non è una struttura ricettiva passiva: nel suo rapporto intenzionale con il mondo, se da una parte giunge a conoscerlo, dall’altra lo modifica (secondo VTR)
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I limiti dell’epoché Il metodo di Husserl si fonda su basi sostanzialmente solipsistiche: la strategia dell’epoché è radicata nell’individuo* Ma da una prospettiva puramente individuale come si fa a trattare l’intersoggettività dell’esperienza? L’attività intenzionale di un individuo infatti è sempre inserita nel Lebenswelt Ma è sbagliato sostenere, come fanno VTR, che il metodo di Husserl è introspettivo
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L’intenzionalità nel mondo della vita
L’esperienza quotidiana non può essere definita dalla scienza oggettivizzante galileiana (ma neppure dalla pura soggettività) Per Husserl il Lebenswelt riposa su uno sfondo di precomprensioni che hanno natura rappresentazionale; ma non è chiaro perché non sia oggettivabile Per di più, le nostre rappresentazioni sono il risultato anche della scienza e della tecnologia
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Circolarità e astrazione della fenomenologia
Il metodo fenomenologico per Husserl è in grado di cogliere con una analisi interna dell’intenzionalità sia la struttura intenzionale del mondo che la sua pre-condizione intenzionale In quanto tale la fenomenologia è attività puramente teorica (si fonda del resto su una intuizione di essenze)
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Fenomenologia come teoresi
Sia la fenomenologia di Husserl che quella di Heidegger e Merleau-Ponty sono riflessioni a posteriori sul vissuto Si tratta di una forma di riflessione relativa a, sull’esperienza, che quindi non può coglierne direttamente il dinamismo La ragione sembra per sua natura impossibilitata a riflettere la propria condizione
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L’alternativa della psicoanalisi
La psicoanalisi suggerisce di sostituire l’indagine dell’inconscio all’impostazione epistemologica tradizionale Con questa prospettiva la psicoanalisi si pone nella condizione di riflettere dall’interno sulle attività mentali (quindi non del tutto a posteriori) Ma anche la psicoanalisi ad una prospettiva fenomenologica riflessiva appare un approccio a posteriori all’attività della mente Si pone l’esigenza di un altro metodo per analizzare l’esperienza nei suoi aspetti riflessivi e in quelli immediati
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L’alternativa non occidentale
VTR ritengono che l’alternativa da percorrere debba rivolgersi alle tradizioni filosofiche non occidentali: “Se da un lato, in Occidente, la filosofia non occupa più una posizione privilegiata e fondamentale rispetto ad altre attività culturali, come la scienza e l’arte, allora, per una completa comprensione della filosofia e della sua importanza per l’esperienza umana, si rende necessario esaminare il suo ruolo in altre culture.” (VTR: p. 45) [- E’ davvero giustificata questa inferenza?]
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Filosofia occidentale e orientale
E’ convinzione comune che alcuni filosofi occidentali (Cartesio, Locke, Leibniz, Hume, Kant, Husserl) possono essere considerati degli scienziati protocognitivi Opinione di VTR è che anche nell’ambito della tradizione filosofica non occidentale sia possibile trovare ispirazione per una scienza cognitiva, ma in grado di tener conto dell’esperienza in maniera riflessiva
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Un metodo buddhista per le scienze cognitive
VTR intendono affidarsi al metodo buddhista dell’analisi dell’esperienza con la pratica dell’auto-presenza, che implica la dottrina dell’assenza del sé e del non dualismo: Dottrina del non sé: contribuisce alla comprensione della frammentazione del sé Dottrina del non dualismo: filosofia Madhyamika di Nagarjuna entre-deux N.B.: non dualismo qui non equivale al rifiuto di una distinzione!
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Un secondo Rinascimento
Per VTR il pensiero buddhista avrebbe funzione analoga all’influenza del pensiero greco nella cultura Rinascimentale Inoltre nella tradizione indiana e in particolare buddhista la filosofia è sempre stata trattata alla stregua di una pratica, specialmente quella dell’AUTOPRESENZA, che “significa che la mente è presente nell’esperienza quotidiana concreta … pragmatica della vita” (VTR: p. 46)
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Il buddhismo in occidente
L’occidente ospita le condizioni ideali per studiare il buddhismo nei suoi aspetti più profondamente radicati nel corpo (ibid.) Il buddhismo però avrebbe il vantaggio di poter essere studiato, a differenza dei testi greci del Rinascimento, nella sua completa attualità non elitaria Il buddhismo quindi è la nuova via per avvicinarsi alla mente
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La meditazione (VTR: p. 47)
Uno stato di concentrazione nel quale la coscienza si concentra solo su un oggetto Uno stato di rilassamento che è benefico sia dal punto di vista psicologico, sia da quello fisico Uno stato dissociato durante il quale possono manifestarsi fenomeni di trance Uno stato mistico nel quale si sperimentano realtà superiori od oggetti religiosi
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