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PubblicatoBonaventure Puglisi Modificato 10 anni fa
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IV LEZIONE AMBITO: MACROAREA 7A - PROMOZIONE E PROGETTAZIONE DELLE ATTIVITÀ MOTORIE, EDUCATIVE, RICREATIVE E SPORTIVE ADATTATE PER PERSONE CON DISABILITÀ.
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Handicap indotti e società Come definire lhandicap? Il termine handicap, mediato dallinglese (prova sportiva nella quale vengono attribuiti ai concorrenti vantaggi e svantaggi differenziati a seconda delle loro capacità per porli tutti sullo stesso piano) rappresenta la discrepanza tra lefficienza o lo stato del soggetto e le aspettative di efficienza e di stato sia dello stesso soggetto, sia del particolare gruppo di cui egli fa parte (Canevaro 1993); come pureresistenza alla riduzione di asimmetria tra essere e dover-poter essere (Larocca 1988).
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ApprofondimentiApprofondimenti Prendiamo in esame la definizione di Larocca. Analisi: resistenza, si intende sforzo contrario che si oppone allazione di qualcosa o qualcuno; alla riduzione, si intende loperazione di riportare alla posizione naturale le parti compiuta dal soggetto o da altri; di asimmetria, si intende la mancanza della disposizione per cui, preso un qualsiasi elemento di un qualsiasi insieme o corpo, rispetto ad un altro elemento dello stesso o di altro insieme o corpo a cui si faccia riferimento, vi possa essere tra loro piena corrispondenza (di forma, dimensione, posizione, valore, significato, ecc.); tra essere, si intende laliquid del soggetto, la sua struttura ontologica, il dato che egli è persona; e dover essere, si intende il compito etico a cui la persona è chiamata in quanto persona, ovvero, il suo dover divenire personalità, persona aperta ed in dialogo con se stessa, il tu, la realtà, i valori, la trascendenza; e poter essere, si intende la possibilità di realizzazione data ad ogni persona in quanto possibilità di cambiamento, di ulteriorità, di accesso ad un mondo in cui cogliersi migliore, trasformata, ricreata. Sintesi: resistenza alla riduzione di asimmetria tra essere e dover-poter essere, si intende tutto ciò che ostacola la persona che deve e può divenire personalità in quanto le è dato per diritto e per natura, indipendentemente da qualsiasi criterio oggettivo esterno e solo in relazione allincremento di sviluppo che di quella persona costituisce lunica e possibile, quindi propria, realizzazione.
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Handicap indotto Facendo riferimento allICIDH-2, lanalisi del termine partecipazione mette in luce il fatto che una restrizione della Partecipazione può derivare direttamente dallambiente sociale anche quando lindividuo non ha alcuna menomazione o limitazione dellattività. Vi può essere resistenza alla riduzione di asimmetria anche in assenza di deficit laddove le condizioni ambientali non siano favorevoli al pieno sviluppo del soggetto in relazione alle proprie potenzialità. In questo caso la patologia è addirittura assente; e se proprio si vuole cercare una causa patogena questa la si può trovare dentro le azioni educative mancate o distorte dellambiente familiare e/o dellambiente sociale allargato. Non a caso nellICIDH-2 è stata introdotta la dimensione dei fattori contestuali (fattori ambientali più fattori personali) quale componente essenziale della classificazione.
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Una società che crea handicap Leducazione vera è riduzione di asimmetria tra educatore ed educando: ridurre le asimmetrie è uguale a scartarsi ovvero, disvelare la propria nudità interiore, rendersi accessibili allalterità. Integrare allora significa rendere accessibile a noi stessi il dono rappresentato da ciò che laltro è in quanto altro da noi: per quanto diverso possa apparire. Ma tutto ciò comporta la modifica del contesto ovvero, della cultura che genera e costituisce lo scarto dellalterità
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Dal testo: Nei frammenti lintero (Larocca, 1999) Fenomenicamente, sè detto, il frammento è uno scarto, un resto, uno scampolo da svendere al miglior offerente nella logica mercantile. Ma civiltà e cultura agiscono sul piano del simbolico e lequivalenza operante fra handicap e fenomeno frammento è unequivalenza diabolica. Se sim- bolizzare è un gettare insieme, il dia-bolizzare è un gettare lontano, via, un dis-perdere. Ma cosa perdono la cultura e la civiltà disinteressandosi dellhandicap, del disabile, del frammento dumanità? E cosa si guadagnerebbe invece nel sim-bolizzare e meta-bolizzare, digerire, far propri questi frammenti?
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Una società che scarta Da un punto di vista ecologico la società contemporanea si è resa conto che non è più possibile continuare a scartare. La raccolta differenziata, il riutilizzo delle materie prime, lo stoccaggio razionale dei rifiuti, sono esempi concreti di un tentativo di superare la logica perversa dello scarto. La società consumistica non produce però solo scarti materiali, ma anche scarti umani: il disadattato, il disagiato, linefficiente, il disabile, lanziano, lextracomunitario, ecc.
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La civiltà della crisi Ogni civiltà ha prodotto scarti; scarti che sono stati recuperati dalle civiltà successive e poi divenuti parte costitutiva di nuove forme di civiltà. La nostra civiltà, definita da Larocca civiltà della crisi, è così caratterizza per il perverso meccanismo di scarto e rifiuto dellalterità che agisce invisibilmente nella cultura.
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Ma cosè cultura? La cultura non è solo qualcosa di cerebrale o razionale, ma è qualcosa che segna di sé la sensibilità, la percezione, il pensiero, la coscienza della persona. Linterazione sociale è il luogo in cui è assorbita e metabolizzata. Essa è elemento necessario alla formazione della società ed al suo funzionamento. Tuttavia, aggiunge Tentori, la cultura è oltre che strumento indispensabile agli esseri umani nella misura in cui la loro esistenza si attua necessariamente per rapporto ai gruppi, anche occasione di sviluppo di mali sociali. In tal senso il termine cultura può assumere anche il significato di strumento doppressione e dalienazione: specialmente di chi è debole.
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