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Dr.ssa Antonella Vacca Psicologa psicoterapeuta
LE EMOZIONI Dr.ssa Antonella Vacca Psicologa psicoterapeuta
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sindrome reattiva multidimensionale
LE EMOZIONI Definizione L’emozione è una condizione complessa che sorge in risposta a determinate esperienze affettivamente connotate. E’un comportamento rispondente ad uno stimolo scatenante. sindrome reattiva multidimensionale
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LE EMOZIONI Definizione La risposta emotiva comprende alcune
componenti: c. esperienziale, soggettiva (vissuto); c. fisiologica; c. comportamentale (espressiva strumentale)
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LE EMOZIONI Componenti Risposta Esperienziale soggettiva:
il vissuto (ciò che ciascuno prova) determinato dalla percezione dello stato interno es.”ho provato una intensa sensazione di rabbia quando…” Risposte Fisiologiche: attivazione del sistema nervoso, endocrino, immunitario.
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LE EMOZIONI Componenti Manifestazioni motorie
Risposte Tonico-posturali: tensione o rilassamento del corpo Risposte Motorie strumentali: finalizzate o abbozzate (evitamento, avvicinamento, attacco, fuga) Risposte Espressive: motorie (mimica facciale) e linguistiche.
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LE EMOZIONI Nessuna di queste tre componenti è prioritaria rispetto agli altri, ma piuttosto ognuno risulta strettamente connesso agli altri in una globale risposta emozionale. I tre sistemi interagiscono tra loro pur essendo parzialmente indipendenti Emozione=insieme di risposte
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LE EMOZIONI Il circuito di Papez (1937)
I centri di elaborazione e di controllo delle emozioni sono situati in un “circuito” composto dall’ipotalamo, dal talamo anteriore, dal giro cingolato e dall’ippocampo.
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LE EMOZIONI Il sistema limbico
MacLean (1949) integrò il circuito di Papez con altre regioni quali l’amigdala, i nuclei del setto, porzioni della corteccia fronto-orbitaria e dei gangli della base e denominò l’insieme di queste strutture neuroanatomiche con il termine di sistema limbico.
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LE EMOZIONI IL CERVELLO 1= Talamo 2 =Setto 3 = Giro cingolato
4 = Amigdala 5 = Ippocampo 3 2 1 4 5
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LE EMOZIONI SISTEMA NERVOSO SIMPATICO
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LE EMOZIONI SISTEMA NERVOSO PARASIMPATICO
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LE EMOZIONI Teoria cognitivo-attivazionale
L’emozione è la risultante di due componenti distinte: * attivazione fisiologica (arousal); * percezione psicologica dell’arousal. Occorre un’attribuzione causale per attivare l’emozione. Schachter e Singer, 1962
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Ambiente Pensieri Reazioni fisiche Emozioni Comportamenti
Cinque aspetti dell’esperienza ( tratto da Center for Cognitive Therapy, Newport Beach, CA, 1986)
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LE EMOZIONI EMOZIONI PRIMARIE (di base) * Paura * Tristezza
* Felicità * Sorpresa * Paura * Tristezza * Rabbia * Disgusto Concezione categoriale Elkman, 1992
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LE EMOZIONI EMOZIONI SECONDARIE Sono emozioni “derivate” che
dipenderebbero maggiormente dalla cultura e dall’apprendimento. Sono dette anche “complesse” perché aggiungono una valutazione di se stessi in uno specifico contesto. Vergogna Imbarazzo Gelosia
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LE EMOZIONI Funzioni delle emozioni Azione;
Segnalazione intra-soggettiva; Comunicazione inter-soggettiva; Motivazione ad agire; Adattamento.
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Empatia E’ un’abilità che consente alle persone di entrare in sintonia con i propri ed altrui stati d’animo. E’ legata all’autoconsapevolezza. La capacità empatica permette di leggere e comprende non solo le emozioni che le persone esprimono a parole, ma anche quelle che, più o meno consapevolmente sono espresse con il tono dei voce, i gesti, l’espressione del volto ed altri simili canali non verbali.
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Parole ed emozioni Alessitimia
“Disturbo nella capacità di esprimere le emozioni” Secondo alcuni studiosi questo disturbo predispone le persone alle malattie psicosomatiche. Paul MacLean (1949, 1954, 1977) i pazienti psicosomatici mostrano evidenti incapacità intellettuale a verbalizzare le proprie emozioni. L’ipotesi è che le “emozioni disturbanti” invece si essere collegati alla neocorteccia (cervello verbale) e trovare espressione nell’uso simbolico delle parole, avessero un’espressione immediata in una specie di “linguaggio d’organo” In genere gli individui alessitimici oltre ad avere un pensiero simbolico ridotto o assente mostrano una difficoltà a riconoscere e descrivere i loro sentimenti ed a discriminare tra stati emotivi e sensazioni corporee. Oggi l’alessitimia e considerata uno dei fattori di rischio che sembrano accrescere la suscettibilità alla malattia.
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Emozioni primarie La rabbia
Rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica Ancor più delle circostanze concrete del danno, quello che più pesa nell’attivare la rabbia sembra essere la volontà che si attribuisce all’altro di ferire e l’eventuale possibilità di evitare l’evento o situazione frustrante. Come per tutte le emozioni, la rabbia è accompagnata da mutamenti di pensiero, di comportamento e di funzionamento fisico.
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Contro chi ci si arrabbia
Contro chi ci si arrabbia? L’emozione della rabbia può essere definita come la reazione che consegue ad una precisa sequenza di eventi: Stato di bisogno Oggetto che si oppone alla realizzazione di tale bisogno Attribuzione a tale oggetto dell’intenzionalità di opporsi Assenza di paura verso l’oggetto frustrante Forte intenzione di attaccare, aggredire l’oggetto frustrante Azione di aggressione che si realizza mediante l’attacco Nella specie umana, di solito, si assiste non solo ad una inibizione della tendenza all’azione di aggressione e attacco ma addirittura al mascheramento dei segnali della rabbia verso l’oggetto frustrante. La cultura e le regole sociali a volte impediscono di dirigere la manifestazione e l’azione direttamente verso l’agente che scatena la rabbia.
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Destinatari finali fondamentali della nostra rabbia:
Oggetto che provoca la frustrazione Un oggetto diverso rispetto a quello che provoca la frustrazione (spostamento dell’obiettivo originale) Verso se stessi, trasformandosi in autolesionismo ed autoaggressione.
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Manifestazioni della rabbia
Per quanto siano estremamente forti le pressioni contro le manifestazioni della rabbia, essa possiede una tipica espressione facciale, ben riconoscibile in tutte le culture studiate: aggrottare violentemente la fronte e le sopracciglia, scoprire e digrignare i denti. Tutta la muscolatura del corpo può estendersi fino all’immobilità. Le sensazioni soggettive più frequenti possono essere: paura di perdere il controllo, l’irrigidimento della muscolatura, l’irrequietezza ed il calore. Pensieri: “gli altri sono fonte di minaccia o dolore”, “le regole sono state violate”, gli altri mi trattano ingiustamente. La voce si fa più intensa, il tono sibillante, stridulo e minaccioso. L’organismo si prepara all’azione, all’attacco e all’aggressione. Variazioni psicofisiologiche: attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico: accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa e dell’irrorazione dei vasi sanguigni periferici, aumento della tensione muscolare e della sudorazione. Alcuni studi sembrano indicare che chi non esprime in alcun modo i propri sentimenti di rabbia tende a viverli per un tempo più lungo.
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Le funzioni della rabbia
Le modificazioni psicofisiologiche che si manifestano attraverso la potente impulsività e la forte propensione all’agire, sono funzionali alla rimozione dell’oggetto frustrante. La rabbia è sicuramente uno stato emotivo che aumenta nell’organismo il propellente energetico utilizzabile per passare alle vie di fatto, siano queste azioni oppure solo espressioni verbali. La rimozione dell’ostacolo può avvenire sia attraverso l’induzione della paura e la conseguente fuga, sia mediante un violento attacco. Nell’animale: la rabbia precede l’attacco perché qualcosa li spaventa, perché sono aggrediti da predatori, per avere la meglio sul rivale sessuale, per cacciare un intruso dal territorio o per difendere la propria prole. Negli uomini: i motivi riguardano maggiormente la frustrazione di attività che erano connesse con l’immagine e la realizzazione di sé. Lo scopo in questo caso sembra più rivolto a modificare un comportamento che non si ritiene adeguato. L’arrabbiarsi, motivando chiaramente le motivazioni dello scontento, sembra infatti essere una procedura per ottenere un utile cambiamento.
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Le emozioni primarie La paura
Con questo termine si identificano stati di diversa intensità emotiva che vanno da una polarità fisiologica come il timore, l’apprensione, la preoccupazione, l’inquietudine, sino ad una polarità patologica come l’ansia, il terrore, la fobia e il panico. Il termine esprime sia una emozione attuale che una emozione prevista nel futuro, oppure una condizione pervasiva ed imprevista, o un semplice stato di preoccupazione e di incertezza. Esperienza soggettiva: senso di forte spiacevolezza, intenso desiderio di evitamento nei confronti di un oggetto o situazione giudicata pericolosa. Pensieri: sopravvalutazione del pericolo, sottovalutazione delle proprie capacità nell’affrontarlo, sottovalutazione dell’aiuto a disposizione, preoccupazione e pensieri catastrofici. Altre costanti dell’esperienza della paura sono la tensione che può arrivare sino all’immobilità (essere paralizzati dalla paura) e la selettività dell’attenzione ad una ristretta porzione dell’esperienza. Questa focalizzazione della coscienza riguarda sia il campo percettivo esterno, che quello interiore dei pensieri che risultano statici, quasi perseveranti. La tonalità affettiva predominante nell’insieme risulta essere negativa, pervasa dall’insicurezza e dal desiderio di fuga.
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Da dove nasce la paura? Dai risultati di molte ricerche empiriche si giunge alla conclusione che potenzialmente qualsiasi oggetto, persona o evento può essere vissuto come pericoloso e quindi indurre una emozione di paura. Paure innate Originano da : Stimoli fisici molto intensi, come il dolore oppure il rumore Oggetti, eventi o persone sconosciuti Situazioni di pericolo per la sopravvivenza dell’individuo o per l’intera specie: altezza, buio, freddo, abbandono della figura di attaccamento Circostanze in cui è richiesta l’interazione con individui o animali aggressivi Es. di paure innate: estranei, buio, certi animali (ragni e serpenti), terrore alla vista di parti anatomiche umane amputate. Paure apprese Riguardano una infinita varietà di stimoli che derivano da esperienze dirette che si sono dimostrate penose e pericolose. Il meccanismo universale responsabile dell’acquisizione di paure apprese viene definito condizionamento, che può trasformare un qualunque stimolo neutro in stimolo fobico.
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Come il corpo manifesta la paura?
“La faccia della paura”si manifesta in modo molto caratteristico: occhi sbarrati, bocca semi aperta, sopracciglia avvicinate, fronte aggrottata. Questo stato di tensione dei muscoli del viso è ben riconoscibile anche in età precoce e nelle diverse culture. Le attivazione psicofisiologiche si differenziano; nel caso di uno stato di paura acuta ed improvvisa caratteristica del panico e della fobia: attivazione del sistema nervoso autonomo parasimpatico, con abbassamento della pressione del sangue e della temperatura corporea, diminuzione del battito cardiaco e della tensione muscolare, abbondante sudorazione e dilatazione della pupilla. Il risultato è una sorta di paralisi, ossia l’incapacità di reagire in modo attivo con la fuga o l’attacco ha lo scopo di difendere l’individuo dai comportamenti aggressivi d’attacco scatenati dalla fuga e dal movimento. In casi estremi può condurre alla morte per collasso cardiocircolatorio. Stato di paura meno intensa attiva il sistema nervoso simpatico: i peli si rizzano, ai muscoli affluisce maggior sangue e la tensione muscolare ed il battito cardiaco aumentano; il corpo è così pronto all’azione finalizzata all’attacco oppure alla fuga.
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Le funzioni della paura
Sicuramente la paura ha una funzione positiva, così come il dolore fisico, di segnalare uno stato di emergenza ed allarme, preparando la mente e il corpo alla reazione che si manifesta come comportamento di attacco o di fuga. In tutte le specie studiate l’espressione della paura svolge la funzione di avvertire gli altri membri del gruppo circa la presenza di un pericolo e quindi di richiedere un aiuto e soccorso. Dal punto di vista biologico-evoluzionista sia il vissuto soggettivo (attraverso i processi di memoria e di apprendimento), sia le manifestazioni comportamentali ( fuga, paralisi o attacco) che le modificazioni psicofisiologiche (attivazione simpatica o parasimpatica) tendono verso la conservazione e la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Se la paura viene estremizzata e resa eccessivamente intensa, diventando quindi ansia, fobia o panico, perde la funzione fondamentale e si converte in sintomo psicopatologico.
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Aspetti cognitivi dell’ansia
L’ansia è accompagnata dalla sensazione di essere in pericolo o di essere in qualche modo minacciati o vulnerabili. La minaccia o il pericolo possono essere di tipo - fisico: pericolo fisico in agguato (es. morso di un serpente, attacco cardiaco, aggressione) mentale: temere di diventare pazzi o di perdere la ragione. sociale: essere umiliati, rifiutati, imbarazzati o messi a tacere. La percezione della minaccia varia da persona a persona. I pensieri dettati dall’ansia sono diretti al futuro e spesso prevedono catastrofi.
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Aspetti cognitivi del panico
Il panico rappresenta un’ansia o una paura estrema. Una attacco di panico consiste in una precisa combinazione di emozioni e sintomi fisici: si crea un circolo vizioso per il quale sintomi fisici, emozioni e pensieri interagiscono tra loro per incrementarsi rapidamente. I pensieri che riguardano le sensazioni fisiche possono avere il potere di aumentare tali sensazioni.
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Bibliografia Greenberg D., Padesky C. “Penso, dunque mi sento meglio” ed. Erickson 2002. Pancheri P., “Stress, emozioni, malattia” ed. Mondadori, 1989.
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