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Lo scenario della politica regionale di sviluppo
Paola Casavola DPS-UVAL 6 luglio 2006
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Le politiche regionali di sviluppo
Politiche regionali di sviluppo e … coesione (per non peggiorare, per stare meglio, se possibile, un po’ tutti) Politiche “place based” (che hanno bene in testa i luoghi in cui avvengono) Politiche di medio – lungo termine (che hanno una prospettiva per dopodomani) Politiche con risorse dedicate e aggiuntive (cioè per fare cose che, altrimenti, non si farebbero … non tutte, non negli stessi tempi, non in questo modo)
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Cosa intendiamo per “scenario” ?
L’inquadramento e l’evoluzione del contesto “regolatorio” in cui avranno luogo le politiche regionali Le trasformazioni, le opportunità, le sfide, i suggerimenti esterni da considerare per “pensare” e “attuare” le politiche Come vogliamo essere, diventare e dove vogliamo andare (dipende molto, anche se non solo, da noi)
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Quindi discutere di “scenario”
E’ importante: Per capire quali sono le regole del gioco (cosa si può fare e cosa no) Per renderci conto delle pressioni reali e di idee del mondo esterno (e da dove vengono) Per scegliere e non subire Per capire dove vogliamo arrivare tra dieci anni
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Un mondo con un inquadramento regolatorio “nuovo”
La programmazione è in Italia unificata (tra risorse FS e FAS e quindi … tra responsabilità e modi di fare) Distingue di più tra cose che si possono “fare da soli” e cose che è meglio “intraprendere con altri” E’ più decentrata, anche nell’inquadramento comunitario, (e quindi ci si confronta un po’ più sui risultati e un po’ meno, sperabilmente, sulle procedure) Si partecipa a una strategia nazionale (il QSN, che non si può fingere che non ci sia) e a una strategia di policy comunitaria
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Le sollecitazioni esterne: essere più consapevoli del globale (1)
Shock competitivo (e il tuo salario rischia davvero di … essere negoziato a …) Serve studiare e imparare ad imparare Serve premiare chi ha buone idee Serve capire che ci sono standard da tenere in mente, da costruire e/o da pretendere Serve tenersi la gente e essere un posto dove si vuole rimanere e fidarsi, o che si vuole vedere e ricordare Serve avere contatti con il mondo che funziona, pensa e crea … anche se si rimane a casa Serve, davvero, avere una amministrazione amichevole, consapevole, colta e non autoreferenziale Serve sapere da dove vengono e dove vanno gli “altri”, i vicini e i lontani
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Avere uno sguardo lungo
In un mondo così … per avere più occasioni di sviluppo, bisogna capire meglio dove va la “domanda”, anche internazionale Cosa può e vuole fare il “settore privato” (quello che c’è e quello che potrebbe diventare) Come vogliono vivere i residenti di oggi e di domani Come possiamo mantenere nel tempo i nostri punti di forza (i nostri “assets”)
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Il Quadro strategico nazionale
10 priorità e 4 grandi obiettivi (che sono anche un’idea dello sviluppo) Sostenere la conoscenza Sostenere la qualità della vita Promuovere le filiere produttive e la concorrenza Aumentare l’internazionalizzazione e la modernizzazione del sistema Questo si declina in vario modo, ma anche nello sviluppo locale (sembra banale, ma sappiamo che non né ovvio, né automatico)
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Il QSN in itinere: leggere anche tra le righe
Risponde ad alcune delle sollecitazioni esterne … ma si può fare anche meglio (specie in alcuni punti) E’ più consapevole, non solo degli errori, ma della gravità degli errori (non lo dice sempre, lo mette in positivo e quindi vuol dire che non è ovvio) Ripropone, con caveat, ma lo fa - anche se tra le righe - una scelta a favore dello sviluppo locale e place based Ricorda che ci vogliono diverse scale di aggregazione per fronteggiare diversi problemi
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Scegliere e determinare il “proprio scenario”
Dove e come voglio essere tra 10 anni (o 20) ? Cosa sto già facendo e dove mi sta portando, quando ? Dove devo cambiare e dove devo, invece, continuare ? Cosa voglio chiedere e a chi ? Come e perché voglio cambiare ? E quindi come voglio … dato tutto il resto … utilizzare le risorse che mi si offrono
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L’Abruzzo tra 10 anni … e tra 20
Com’è ?
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