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Una felice sintesi medievale
FEDE E RAGIONE Una felice sintesi medievale
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Fede e ragione: una felice sintesi medievale
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AGOSTINO 13 novembre 354: Agostino nasce a Tagaste;
Fede e ragione: una felice sintesi medievale AGOSTINO 13 novembre 354: Agostino nasce a Tagaste; 372: prende con sé una concubina; 373: nasce il figlio Adeodato; 384: è nominato professore di retorica a Milano; 387: conversione al Cristianesimo e battesimo 387: muore la madre Monica;
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391: viene nominato sacerdote;
Fede e ragione: una felice sintesi medievale 391: viene nominato sacerdote; 395: è nominato vescovo ed inizia la stesura del De doctrina christiana; 397: comincia a lavorare alle Confessiones; 399: inizia la stesura del De Trinitate; 413: scrive il De civitate Dei; 28 agosto 430: muore.
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Crede ut intelligas Intellige ut credas
Fede e ragione: una felice sintesi medievale Crede ut intelligas Intellige ut credas Per capire, per conoscere la verità, è indispensabile la fede che ci guida ad essa; per credere è necessario comprendere ciò in cui si crede.
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Fede e ragione: una felice sintesi medievale
Lo stesso, carissimi, è del mio supposto interlocutore e della controversia nata fra noi, per risolvere la quale sono ricorso al giudizio del profeta. Qualcosa asserisce anche lui quando mi dice: Fammi capire affinché possa credere. In effetti, ciò che sto dicendo adesso, lo dico affinché credano gli increduli. Costoro, se non capiscono ciò che dico, non potranno giungere alla fede. Da un lato quindi è vero ciò che il mio avversario dice, cioè: Fammi capire affinché possa credere. Ma sono nella verità anch’io quando affermo, come diceva il profeta: Viceversa, credi per poter capire. Tutt’e due diciamo la verità; vediamo di trovare l’accordo. Quindi, comprendi per credere, e credi per comprendere. Voglio dirvi brevemente come si debba intendere l’una e l’altra espressione perché si eviti il contrasto. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere. (Agostino, Discorsi, 43, 9)
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Fede e ragione: una felice sintesi medievale
Se altro non fosse credere ed altro conseguire con l'intelletto e se prima non si dovesse credere la verità di ordine superiore e trascendente che desideriamo conseguire con l'intelletto, non a proposito avrebbe detto il Profeta: Se non crederete, non conseguirete con l'intelletto. Ed anche nostro Signore con le parole e le azioni ha esortato coloro che ha chiamato alla salvezza ad avere prima la fede. Ma in seguito, parlando del dono che doveva dare ai credenti, non disse: " Questa è la vita eterna, che credano ", ma: Questa è la vita eterna, che conoscano te solo vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Poi a coloro che già credono dice: Cercate e scoprirete. E non si può considerare scoperto ciò che, non essendo oggetto di scienza, si accetta per fede e nessuno diviene idoneo a scoprire Dio se prima non accetta per fede ciò di cui in seguito avrà scienza. Quindi ossequenti al precetto del Signore cerchiamo con insistenza. (Agostino, Il libero arbitrio, II, 2, 16-17)
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ANSELMO D’AOSTA 1034: nasce ad Aosta;
Fede e ragione: una felice sintesi medievale ANSELMO D’AOSTA 1034: nasce ad Aosta; 1060: prende gli ordini nell’abbazia benedettina di Notre-Dame du Bec, in Francia; 1076: scrive il Monologion; 1078: scrive il Proslogion;
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1078: è eletto abate e priore del convento;
Fede e ragione: una felice sintesi medievale 1078: è eletto abate e priore del convento; 1093: è nominato arcivescovo di Canterbury, in Inghilterra; 1109: muore a Canterbury.
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Fides quaerens intellectum
Fede e ragione: una felice sintesi medievale Fides quaerens intellectum La fede muove verso l’intelligenza; essa chiede una conferma alla ragione
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Non tento, Signore, di penetrare la tua altezza, perché in nessun modo paragono ad essa il mio intelletto, ma desidero comprendere in qualche modo la tua verità, che il mio cuore crede e ama. Infatti non cerco di comprendere per credere, ma credo per comprendere. Giacché credo anche questo: che «se non crederò, non comprenderò». (Anselmo d’Aosta, Proslogion, 1)
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Fede e ragione: una felice sintesi medievale
TOMMASO D’AQUINO 1225: nasce a Roccasecca, presso Cassino, da nobile famiglia; 1243: entra, a Napoli, nell’ordine domenicano; 1248: segue il maestro Alberto Magno a Colonia; 1252: inizia l’insegnamento a Parigi;
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1272: insegna all’Università di Napoli; 1274: muore a Fossanova.
Fede e ragione: una felice sintesi medievale 1259: ritorna in Italia e intraprende la stesura delle opere principali (Summa contra Gentiles, Summa theologiae); 1272: insegna all’Università di Napoli; 1274: muore a Fossanova.
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Philosophia ancilla theologiae est
Fede e ragione: una felice sintesi medievale Philosophia ancilla theologiae est La ragione è al servizio della fede in tre modi: Dimostra i preamboli della fede (l’esistenza di Dio); chiarisce, non dimostra, i misteri della fede (l’incarnazione); mostra l’errore delle posizioni contrarie alla fede. Tra fede e ragione non può esserci contraddizione: laddove si verificasse tale contraddizione, sarebbe da imputare ad un errore della ragione.
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I doni della grazia sono aggiunti alla natura, poiché non la tolgono, ma la perfezionano; dunque il lume della fede, che è infuso in noi gratuitamente, non distrugge il lume della ragione naturale messo in noi da parte di Dio. E benché il lume naturale della mente umana sia insufficiente per la manifestazione di quelle cose che sono manifestate dalla fede, tuttavia è impossibile che quelle cose, che ci sono consegnate attraverso la fede da Dio, siano contrarie a quelle cose messe in noi per natura. (Tommaso d’Aquino, Super De Trinitate, pars I, q. 2, a.3)
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Come la sacra dottrina si fonda sul lume della fede, così la filosofia si fonda sul lume naturale della ragione; dunque è impossibile che le cose della filosofia siano contrarie alle cose della fede, tuttavia si distinguono. Le cose della filosofia contengono alcune similitudini delle cose della fede e alcuni preamboli alla fede, come la natura cammina davanti alla grazia. Se dunque nei detti dei filosofi si trova qualcosa contrario alla fede, questo non è filosofia, ma piuttosto un abuso della filosofia per un difetto della ragione. (ibidem)
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Così dunque nella sacra dottrina possiamo utilizzare la filosofia in tre modi. Innanzitutto per dimostrare i preamboli della fede, che è necessario conoscere nella fede, come quelle cose riguardanti Dio che sono provate mediante ragioni naturali, come l’esistenza di Dio, l’unicità di Dio e altre cose riguardanti Dio o le creature provate in filosofia in questo modo, cose che la fede suppone. In secondo luogo per esporre, attraverso alcune similitudini, le cose della fede, come Agostino nel De Trinitate usa molte similitudini tratte dalle dottrine filosofiche per manifestare la Trinità. In terzo luogo resistendo alle cose che si dicono contro la fede mostrando o la loro falsità oppure la loro non necessità. (ibidem)
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GUGLIELMO DI OCKHAM 1290: nasce a Ockham, in Inghilterra;
Fede e ragione: una felice sintesi medievale GUGLIELMO DI OCKHAM 1290: nasce a Ockham, in Inghilterra; 1326: le autorità ecclesiastiche condannarono 51 articoli tratti dai suoi scritti; 1328: si rifugia presso Ludovico il Bavaro, allora in lotta con il papa; 1349: muore a Monaco.
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Fede e ragione sono inconciliabili.
Fede e ragione: una felice sintesi medievale Empirismo radicale Tutto ciò che supera l’esperienza non può essere conosciuto. L’oggetto della fede supera l’esperienza; dunque non può essere conosciuto. Fede e ragione sono inconciliabili.
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Se gli articoli di fede possono essere dimostrati? A tale questione rispondo che non possono essere dimostrati dall’uomo viatore né con dimostrazione a posteriori, né con una dimostrazione a priori. […] Gli articoli di fede non sono principi di dimostrazione né di conclusioni né sono probabili, giacché a tutti o ai più o ai sapienti appaiono falsi; e ciò prendendo “sapienti” per i sapienti del mondo e per coloro che si avvalgono principalmente della ragione naturale, giacché in tal modo si intende il sapiente nella descrizione che la scienza o la filosofia ne danno. (Guglielmo di Ockham, Summa totius logicae)
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Se questa proposizione «Dio si è incarnato» non può essere conosciuta con evidenza dalla conoscenza intuitiva della natura umana, occorre avere la conoscenza intuitiva della divinità, cioè, anche se l’intelletto avesse la conoscenza astrattiva della divinità, in virtù di questa sola non potrebbe conoscere con evidenza che Dio si è incarnato. Analogamente, le proposizioni: «la resurrezione dei morti avverrà nel futuro», «l’anima beata sarà beatificata in eterno», e consimili proposizioni contingenti circa il futuro, essendo manifesto che non possono essere conosciute con evidenza mediante la notizia intuitiva di qualsivoglia creatura, non possono essere conosciute con evidenza dal viatore. Ed è dubbio anche che le possa conoscere uno che abbia l’intuizione dell’essenza divina. (Guglielmo di Ockham, Ordinatio, prol., q. 1, a. 1)
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