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PubblicatoCapricia Franchi Modificato 11 anni fa
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Leonardo da Vinci, figlio della contadina Caterina e del notaio Piero di Antonio, nasce il 15 aprile nel 1452 a Vinci, in Toscana. Nel 1469 Leonardo entra nella bottega di Andrea del Verrocchio, dove acquisisce una grande esperienza, sia come pittore che come scultore. Nel 1472 era già iscritto alla Compagnia di San Luca, la corporazione dei pittori fiorentini. Nel 1478 Leonardo apre una propria bottega e riceve alcune importanti commissioni.
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Nel 1482 si trasferisce, al servizio di Ludovico il Moro, nel Ducato di Milano. Qui Leonardo prende parte come ingegnere alle campagne militari del Duca; collabora con il famoso matematico Luca Pacioli; dipinge numerose opere, tra le più famose la Dama con l’ermellino, la Vergine delle Rocce o l’Ultima Cena; esegue anche scenografie, studi di architettura e progetti per il tiburio del Duomo di Milano. Invasa Milano nel 1499 dai soldati francesi, Leonardo si trasferisce prima a Mantova, nel 1500 arriva Venezia; successivamente però ritorna a Firenze.
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Nel 1502, in qualità di ingegnere militare e architetto, entrò al servizio di Cesare Borgia, che seguì in Romagna e in Umbria. Nel 1503 ritorna a Firenze dove riceve la commissione di svariate opere. Nel 1503 Leonardo inizia una delle sue più famose opere, la Monna Lisa, che verrà completata solamente negli ultimi anni della sua vita. Nel 1506 ritorna a Milano, chiamato dal governatore francese Charles d’Amboise, nominandolo pittore di corte. Qui Leonardo svolge opere di ingegneria e numerosi dipinti.
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Tra il 1513 e 1516 si trasferisce a Roma, sotto la protezione del cardinale Giuliano de’ Medici, dedicandosi prevalentemente ad esperimenti scentifici. Nel 1517 viene invitato da Francesco I in Francia, alloggiando nel castello di Clos-Lucè, vicino ad Amboise. Il 23 aprile 1519 redige il suo testamento davanti al notaio Guglielmo Boreau, e il 2 maggio 1519 muore.
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Durante il suo primo periodo milanese Leonardo scopre il “peso delle parole” e inizia faticosamente, ma con determinazione, a colmare le proprie lacune per potersi confrontare con la cultura ufficiale. Tale determinazione è dimostrata nei due più antichi manoscritti di Leonardo, il Manoscritto B (c ) e il Codice Trivulziano (c ); numerose pagine di questo codice sono coperte da liste di vocaboli rari o latineggianti. Egli estrae queste parole da testi, manoscritti o a stampa, che comincia a raccogliere. Nel Codice Trivulziano troviamo infatti un primo elenco di libri appartenuti a Leonardo: Donato, Lapidario, Plinio, Abaco, Morgante.
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Codice Trivulziano
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“So bene che, per non essere io litterato, che alcuno prosuntuoso gli parra' ragionevolmente potermi biasimare coll'allegare io essere omo sanza lettere. Gente stolta! Non sanno questi tali ch'io potrei, sì come Mario rispose contro a' patrizi romani, io sì rispondere, dicendo:"Quelli che dall'altrui fatiche se medesimi fanno ornati,le mie a me medesimo non vogliano concedere". Diranno che, per non avere io lettere, non potere ben dire quello di che voglio trattare. Or non sanno questi che le mie cose son più da esser trattate dalla sperienzia, che d'altrui parola; la quale fu maestra di che bene scrisse, e così per maestra la piglio e quella in tutti i casi allegherò.”
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Verso la fine degli anni ottanta Leonardo cambia rotta
Verso la fine degli anni ottanta Leonardo cambia rotta. Non gli basta più lavorare, nei progetti di macchine, con i segreti del mondo fisico. Né si accontenta di rappresentare, in pittura, la forma dei fenomeni naturali. Inizia invece un viaggio oltre il segreto, per carpire la legge, oltre la forma, per conoscere la causa. Per la prima volta nella storia dell’umanità viene configurato, da parte di una mente geniale, un progetto di convergenza tra tecnica, arte e scienza.
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Ogni forma naturale, dalla più grande alla minima, lo ha sempre interessato.
Di gran lunga minore è invece la sua conoscenza delle leggi naturali che hanno prodotto quelle forme. D’ora in poi, ogni forma dipinta, disegnata o scolpita da Leonardo implicherà un “dietro”, una causa interna.
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